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Autore: AmazingFreedom    26/03/2012    3 recensioni
Cosa ci fa Narcissa Malfoy in un parco giochi babbano? E soprattutto, chi potrà incontrare?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Tonks, Draco Malfoy, Narcissa Malfoy, Nimphadora Tonks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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 Se Lucius l’avesse scoperta, cosa avrebbe detto? Già immaginava l’espressione di disgusto e di disapprovazione che gli si sarebbe dipinta sul volto.
“Mamma posso andare a giocare?”
Il piccolo Draco le strinse con forza la mano, cercando di attirare la sua attenzione. Narcissa si voltò e vedendone la faccia raggiante gli sorrise: aveva fatto bene a portare suo figlio lontano da quella casa, lontano da quel mondo, che ormai di magico aveva ben poco.
Pur di vedere il suo piccolino ridere ancora, si era smaterializzata in un piccolo parco babbano.
“Cosa non farebbe una madre per il proprio figlio!” pensò la donna, prendendolo in braccio.
“Puoi andare a giocare, ma fai attenzione. Ti ricordi il nostro patto, vero?”
“Sì mammina. Niente magia e papà non lo deve sapere.”
Narcissa gli diede un bacio sulla guancia, e lo mise giù. Non appena i piedi di Draco toccarono terra, quello prese a correre verso gli altri bambini.
La donna sorrise ancora, poi si diresse verso una panchina vicina, sulla quale si sedette ed aprì un libro.
Poteva passare per una perfetta mamma babbana; certo vestita un po’ troppo elegantemente per accompagnare il figlio al parco, ma si sentiva a suo agio in quel luogo dove nessuno sapeva niente, dove tutto era tranquillo, dove poteva stare in pace.
Alzò un attimo gli occhi dal suo libro, giusto per essere certa che tutto stesse andando per il verso giusto: Draco stava giocando tranquillamente con una bambina da i capelli blu elettrico, poco più grande di lui.
Narcissa sorrise e tornò a leggere.
“Si è già fatto un’amichetta! Una bella bimba dai capelli blu…”
La donna spalancò la bocca e spostò ancora lo sguardo su quella bambina, che ora aveva i capelli di un biondo grano.
“Ninfadora…” sussurrò Narcissa, lasciandosi scivolare dalle mani il libro, che cadde per terra con un tonfo.
“Come mai così sbadata, Cissy? Non è da te.”
Una voce la fece alzare e voltare di scatto: alle sue spalle, una signora in jeans le rivolgeva un sorriso trentadue denti.
“Andromeda.”
“Narcissa.”
Le due si scrutarono: sembravano due leonesse che si studiano a vicenda prima di sferrare un attacco.
“Hai riconosciuto Ninfadora. Non ti è così indifferente allora…”
La signora Malfoy arricciò le labbra. “Non è facile dimenticare un mostro: già è desolante avere un Metamorfomagus in famiglia, figurarsi se è anche Mezzosangue…”
“Non osare insultare mia figlia e mio marito!”
“Ho detto semplicemente la verità…”
“Non è vero!” la interruppe Andromeda, con il fiato corto per la rabbia.
“Come scusa?”
“Quando eravamo bambine, quando giocavamo insieme, quando ci volevamo ancora bene, quando tu mi volevi ancora bene, dicevi sempre che saresti scappata insieme a Sirius e vi sareste fatti una vita nel mondo babbano: lontano da tutte quelle sciocchezze sul sangue puro. Ricordi?”
Narcissa sbiancò. “Le persone cambiano.”
La sorella le sorrise debolmente. “Davvero? Se fossi cambiata come dici, perché sei qui? Perché hai portato tuo figlio tra i babbani?”
La donna si abbassò a raccogliere il libro che era caduto, per non sostenere più lo sguardo dell’altra. Sapeva che Andromeda aveva ragione: il suo animo ribelle, rimasto assopito per così tanto tempo, si era improvvisamente risvegliato e reclamava la libertà a gran voce.
All’improvviso, la vocina di Draco la destò dai propri pensieri.
“Mammina, chi è questa signora?”
Narcissa guardò la sorella: come la doveva presentare?
“Io sono una vecchia amica della tua mamma. Tu devi essere Draco, vero?”
Il bambino annuì lievemente.
“Lo sapevo. La tua mamma mi ha parlato molto di te. Vedo che hai conosciuto mia figlia. Avete già fatto amicizia?”
“Sì sì! Mi piacciono i suoi capelli! È buffa!” ridacchiò il piccolo Malfoy.
“Draco! Non si dicono queste cose!”
“Dora può venire a casa con noi? Voglio giocare ancora con lei!” disse Draco, guardando negli occhi la madre, che sbiancò di colpo e posò lo sguardo sulla sorella.
Andromeda la osservava speranzosa: forse potevano ricucire i loro rapporti.
“Io… non lo credo possibile, tesoro.”
Gli occhi del bambino si riempirono di lacrime. “Perché no? La signora è una tua amica, no? Può venire anche lei con noi!”
“In realtà, io non parlo con questa signora da molto tempo. È come se non la conoscessi più!”
Narcissa lanciò un’occhiata sprezzante in direzione della donna, sul cui viso si poteva leggere una chiara espressione di dolore.
“Perché mi dici questo, Cissy? Cos’è successo alla ragazzina che conoscevo? Cosa ti hanno fatto Lucius e Bellatrix?”
“Ma conosci anche il mio papà e la zia Bella!” urlò Draco, saltellando sul posto.
“Dai mamma! Per favore! La signora ci conosce tutti! La zia e il papà saranno contenti di vederla!”
A quelle parole, Narcissa si irrigidì e osservò il figlio con fare severo.
“Adesso basta! Ho detto no! Saluta la bimba con cui stavi giocando e poi torniamo a casa!”
Il bambino si avvicinò a Ninfadora con il passo più lento possibile, lasciandole sole.
“Cosa ti è successo, Cissy? Sono tua sorella! Non è cambiato niente!”
Narcissa la guardò: aveva sempre ammirato segretamente la sorella per il coraggio che aveva dimostrato sposando Ted Tonks; quel coraggio che lei non aveva mai manifestato, per paura della sua famiglia.
“Io ho preso la mia decisione 7 anni fa. Amo Ted con tutta me stessa. Tu ami Lucius, Cissy? Secondo me, non sei mai stata in grado di scegliere: hanno fatto tutto gli altri al posto tuo. Ti hanno tenuto in gabbia! Prendi la tua decisione Narcissa!” continuò Andromeda, cercando di abbracciarla.
La donna si scostò: le parole della sorella avevano aperto ferite che pensava si fossero ormai cicatrizzate. Andromeda aveva ragione, ma era troppo orgogliosa per ammetterlo.
Si voltò, si avvicinò a Draco e lo prese in braccio.
“Lascia in pace mio figlio, Ninfadora!” urlò, facendo sobbalzare la piccola.
Poi parlò alla sorella. “Ho preso la mia decisione: nono voglio vederti mai più! Non cercarmi più! Addio!”
Narcissa si smaterializzò e nel giro di un secondo si trovò davanti ai cancelli di Villa Malfoy, dove si lasciò sfuggire una lacrima solitaria, che non sfuggì al figlio.
“Tutto bene, mamma?”
La donna si asciugò la guancia con un gesto frettoloso della mano.
“Certo! Andiamo da papà?”

 
 
 
  
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