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Autore: FairyCleo    28/03/2012    5 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Lucia


Si era svegliato con estrema fatica. C’ era una parte di lui che desiderava rimanere fra le braccia di Morfeo, e si trattava della parte più stanca e provata, quella parte che ormai aveva preso quasi il completo sopravvento.
La verità era che avrebbe preferito dormire per sempre pur di non dover vivere quell’ incubo orribile in cui era piombato. Sarebbe rimasto lì per il resto dell’ eternità, in compagnia del cavaliere misterioso che aveva protetto il suo sonno, diventando parte integrande di quella perfezione di marmo.
Ma, ovviamente, quello era solo un bellissimo sogno che non avrebbe mai vissuto. Miraz e quell’ altro gruppo di pazzi esaltati avrebbe presto setacciato l’ intero castello nel tentativo di stanarlo, e presto ci sarebbero riusciti.
D’ improvviso, aveva avuto la consapevolezza che se lo avessero trovato in quella cripta, in quel luogo segreto, avrebbero fatto di tutto per impedirgli di tornarci. Doveva avere un significato speciale quella statua se le era stata assegnata un’ area così intima e ben conservata ma, allo stesso tempo, era evidente che non dovesse essere vista da nessuno. E lui voleva rivederla, doveva rivederla. L’ idea che sarebbe stata nascosta in un posto introvabile, o peggio ancora distrutta lo aveva letteralmente mandato nel panico. Con uno scatto quasi ferino, Merlino aveva aperto gli occhi di scatto, trovando a pochi centimetri dal suo viso le splendide mani di marmo posizionate sulla bella elsa.
Senza essere troppo brusco, si era sollevato, mettendosi seduto come meglio poteva sul duro letto di pietra pregiata, toccandosi con dolcezza la guancia con la mano destra, mentre con l’ altra continuava ad accarezzare il petto del cavaliere. Il punto in cui si era addormentato conservava ancora il calore del suo corpo. Sembrava quasi che quel tepore provenisse dalla statua. Merlino sapeva perfettamente che era una cosa impossibile, ma non aveva potuto fare a meno di pensarci. Era così bello da sembrare vivo. Vivo e caldo.

“Sarebbe bellissimo se tu non fossi fatto di marmo, cavaliere… Potremmo essere amici…” – aveva sussurrato con dolcezza – “Ma sono certo che io e te lo siamo ugualmente!”.
Doveva essere impazzito, ma non riusciva a pensare altrimenti.
“E’ stato gentile da parte tua vegliare il mio sonno, ma adesso devo proprio andare. Non vorrei che mi trovassero qui e mi impedissero di tornare. Potrebbero farti del male e sì, lo so che sei fatto di marmo, ma prevenire è meglio che curare, fidati!” – e, con un piccolo balzo, si era messo in piedi, continuando, però, ad osservare il volto scolpito con tanta cura.
Senza porsi troppi scrupoli, aveva posato il dorso della mano sulla guancia tornita, scivolando fino al mento in una solitaria carezza.
“Tornerò presto… Promesso…”.
Ora, non saprebbe spiegare perché lo aveva fatto, ma così, senza pensarci su troppo a lungo, si era chinato in avanti, e aveva lasciato che le proprie labbra sfiorassero la fronte del bel giovane.
Era stato un tocco durato meno di un battito di ciglia, eppure, Merlino aveva avuto come la sensazione che anche da quel punto la statua emanasse calore. E non era una parte su cui si era posato per un lasso di tempo lungo.
No affatto!
“Mi prendi in giro, cavaliere?”.
Stava per posare di nuovo la mano sulla fronte, quando un rumore improvviso lo aveva fatto sobbalzare.
Senza indugiare ancora, era corso verso l’ uscita, assicurandosi di chiudere bene dietro di sé la porta.

Era fuori da quel luogo privo di tempo. Era fuori dal suo rifugio segreto. Ed era piombato di nuovo in quella maledetta oscurità che gli impediva di pensare.
Il bel sogno era svanito. Adesso, avrebbe dovuto essere cauto e prendere una decisione fondamentale: sarebbe tornato nei propri alloggi, o sarebbe andato a fare quello che si era prefissato?
Ma avrebbe davvero avuto il coraggio di parlare con Miraz?
Presto, lo avrebbe scoperto.

*


Re Miraz non era un uomo che faceva visita ad un proprio suddito per puro piacere, o per puro caso.
Re Miraz non era un uomo che piaceva agli altri suoi simili.
Re Miraz non era un uomo, secondo molti. E, forse, questi ‘ molti ‘ non avevano tutti i torti.
Ma a lui non importava. Anzi, lui gioiva di non essere messo allo stesso livello della comune plebaglia.
Aveva lottato duramente per diventare quello che era, e ne andava fiero.
Per questo, non si curava affatto di essere circondato da esseri striscianti che lo odiavano, proprio no.
E ciò accadeva perché lui poteva leggere il terrore nei loro occhi traendone un piacere immenso.
Non capiva perché molti sovrani fossero magnanimi. Era da sciocchi, ed era controproducente.
Chi ti teme non trama contro di te, perché sa che la punizione sarebbe tremenda, e che la morte non è prevista, o, almeno, non è prevista da Miraz. Troppo semplice e rapida. Lui preferiva lunghi periodi di prigionia accompagnati da una serie di divertentissime torture che facevano urlare il condannato, inorridire la corte, e che lo divertivano da morire.
E proprio a questi momenti per lui goduriosi stava pensando, mentre si dirigeva al galoppo verso l’ abitazione di lord Glozelle.
Però, a differenza di ciò che faceva di solito, aveva deciso che stavolta non ci sarebbero stati spargimenti di sangue di nessun genere. Non perché fosse diventato improvvisamente magnanimo, sia ben chiaro. Lui non faceva mai niente per niente. Aveva preso questa decisione perché il modo per punire quel traditore non poteva essere affatto consueto. E poi, non sarebbe stato fantasioso punire lui direttamente.
Riversare tutto sulla sua meravigliosa famiglia sarebbe stato mille volte più allettante e gratificante.
Era davvero tanto tempo che non faceva visita alla bella Lucia e al giovane Marcus, e non vedeva l’ ora di arrivare.

Sua maestà era l’ unico a muoversi davvero bene in quella che tutti definivano una ‘ maledetta oscurità ‘. Si sentiva tremendamente a proprio agio. Nel periodo trascorso a Camelot aveva creduto di impazzire con tutta quella luce. Il sole era inutile. A cosa serviva, quando si potevano avere gli stessi effetti in modi molto più rapidi e controllabili? Modi che quell’ idiota di Uther non avrebbe mai e poi mai tollerato, ovviamente. Ma Uther era appunto un idiota, e per fortuna non ci avrebbe avuto più niente a che fare per un bel po’.
Ma come faceva a credere che Camelot fosse protetta? Aveva un mago potentissimo per servitore senza saperlo! Anzi, a dir la verità, era quel borioso biondino d’ un principe che comandava a bacchetta Merlino. E pensare che quello sciocchino non aveva occhi che per lui. Era patetico! Se non avesse avuto affetti, proprio come lui, forse non si sarebbe ritrovato incatenato e schiavizzato! Ma quello non poteva essere un suo problema. Anzi, per lui era stato anche meglio, perché gli affetti rendevano Merlino ricattabile, e Miraz era certo che prima o poi avrebbe ceduto e lo avrebbe reso immortale. Lo desiderava con tutte le sue forze, e lui otteneva sempre ciò che desiderava.

Finalmente, dopo aver cavalcato a lungo ed essersi chiesto centinaia di volte perché Lucia non si fosse trasferita a palazzo come le mogli degli altri consiglieri, aveva intravisto la propria meta fra gli spogli rami di alcuni alberi che costeggiavano i possedimenti di Glozelle.
Anche quella casa, come tutte quelle del regno, aveva risentito degli effetti del buio: un tempo, il prato era rigoglioso e gli alberi carichi di frutta. Il viale era costeggiato da centinaia di fiori colorati, mentre adesso era brullo, morto. Un tempo, i cani avrebbero fatto impazzire i visitatori, continuando ad abbaiare fino a nuovo ordine. Un tempo, Lucia sarebbe stata seduto nel suo splendido giardino a ricamare, mentre suo figlio avrebbe giocato a rincorrere la sua vecchia balia.
Un tempo, per l’ appunto.
Doveva ammettere di aver fatto davvero un ottimo lavoro se anche una donna forte come lady Lucia se ne stava rintanata come una volpe spaventata dai cacciatori. Adorava sentirsi così.

Con un sorriso di trionfo stampato in viso, sua maestà era sceso da cavallo, e si era incamminato lungo il viale di fredda pietra. Era certo che presto la bella Lucia si sarebbe fatta vedere, e lui non voleva farsi cogliere impreparato.
E, proprio come aveva previsto, eccola apparire in cima alla spoglia scalinata.
Era bellissima come la prima volta che l’ aveva vista. Nessuno avrebbe mai e poi mai potuto dire che fosse una donna con un figlio ormai adulto. Se non fosse stato per qualche piccola ruga attorno agli occhi, sarebbe stata sicuramente scambiata per una ventenne.
Il suo sguardo fiero e sicuro avrebbe potuto intimorire anche il più feroce fra i guerrieri, ma non valeva la stessa cosa per Miraz. Il re di Telmar non temeva quella donna. La rispettava e provava per lei sentimenti che mai aveva provato per nessuna. Lucia era la donna che avrebbe voluto avere al suo fianco, se solo non fosse stata talmente ostinata nel voler sposare quel reietto di un soldato.
Forse, però, proprio quel soldato sarebbe stato utile per far leva sul cuore di quella donna così risoluta.

“Lady Lucia…”.
“Mio re…” – aveva detto, abbozzando un inchino – “ A cosa devo la vostra visita nella mia umile dimora?”.

Il re le aveva preso la mano, baciandone con una dolcezza che solitamente gli era estranea il bel dorso morbido.
La donna aveva a stento represso un brivido di disgusto.

“Siete splendida lady Lucia. Siete ancora più bella dell’ ultima volta”.

Odiava quel genere di attenzioni. Era una donna sposata, perché Miraz non si rassegnava? Non aveva mai ceduto alla sua corte sfrenata. Lo aveva sempre evitato, sin da quando era stato poco più che un ragazzo.
Era sempre stato prepotente e viziato, e lei non lo aveva mai potuto soffrire. Le sue lusinghe la irritavano, ma essendo una donna molto intelligente, aveva capito che la soluzione migliore era annuire e tacere, cosa che aveva appena fatto, in effetti.

“Entrate mio re, vi prego. Sono certa che Marcus sarà felicissimo di vedervi”.

Miraz sembrava irritato. Non sopportava la presenza di quel ragazzino, gli ricordava costantemente che Lucia non era più nubile, e che non sarebbe stata mai più sua, se non per via di una serie di sfortunate coincidenze.

“Molto volentieri” – e, senza farselo ripetere due volte, aveva lasciato che Lucia gli facesse strada in casa propria. Se fosse stata regina, non avrebbe mai dovuto fare gli onori di casa. Non poteva evitare di pensarci.

L’ interno era piuttosto spoglio, ma pulito e ordinato. Miraz sapeva bene che la donna spendeva la maggior parte del denaro del marito per aiutare i poveri del paese e che teneva pochissimo per sé.
Era straordinaria. Chiunque, al suo posto, avrebbe comprato abiti e gioielli. Chiunque, ma non lei.

“Vi vedo stanco, mio re. Posso offrirvi qualcosa con cui rifocillarvi? La cuoca ha appena preparato un dolce, mio signore, ma se gradite altro basta chiedere”.
“Siete sempre così gentile, my lady. E so che la vostra cuoca prepara dei dolci buonissimi. Sarò lieto di assaggiarne una fetta”.

E Lucia aveva ordinato con gentilezza ad una cameriera che venisse preparata una porzione di dolce per sua maestà. Sentiva gli occhi di Miraz percorrere il suo corpo da capo a piedi, e la sola idea dei pensieri che potevano attraversargli la mente la faceva sentire male. Ma doveva controllarsi. Doveva farlo per Glozelle, doveva farlo per Marcus e per se stessa.

“Cosa vi porta qui, mio re?”.
Era la seconda volta che glielo domandava. Non avrebbe potuto tergiversare, stavolta.
“Sapete, vostro marito sarebbe un ottimo soldato, se solo non fosse così indisciplinato…”.
“Prego?” – tutto poteva dire di Glozelle, ma non che fosse indisciplinato. Era un ottimo soldato, leale, amato dai suoi uomini. Se aveva una sola colpa, era quella di essersi fatto incastrare da un mostro come il re che serviva.
“Avete capito bene, lady Lucia. Vostro marito è indisciplinato, per non aggiungere altro”.
“E che cos’ altro dovreste dire, mio re?” – si stava davvero arrabbiando.
Miraz non si era lasciato sfuggire il tono di sfida della donna, e stava sorridendo beffardo. Aveva toccato il tasto giusto, a quanto sembrava.
“Che Glozelle è un traditore”.
Era ovvio che Miraz non si stesse riferendo al suo piccolissimo segreto.
“Non è vero”.
“Osate contraddirmi, mia signora?”.

Lo odiava. Era convinta di non poter odiare nessuno in vita sua, invece aveva appena scoperto che non era così. Odiava quell’ uomo con tutte le sue forze.

“Venite in casa mia senza preavviso, venite tratto come il più atteso degli ospiti, mi lusingate, e questo solo perché volete pugnalarmi alle spalle?”.

Era diventata rossa di rabbia. I suoi occhi dardeggiavano furenti, ma per Miraz era ancora più bella di prima.
Il re di Telmar era rimasto impassibile, seduto con le gambe accavallate sulla poltrona che doveva essere di Glozelle.

“Non sono qui per pugnalarvi, Lucia. Sono qui per proporvi un accordo”.
Era confusa.
“Che volete dire?”.
Miraz era profondamente compiaciuto. Aveva toccato il tasto giusto, evidentemente.
“Sedetevi lady Lucia, e mangiate l’ ottimo dolce della vostra cuoca insieme a me”.
“Perché dovrei farlo?”.
“Perché se non lo farete, vostro marito potrebbe non mangiarne mai più neanche una porzione. E voi, volete che lui ne chieda ancora, non è così?”.
Il sangue nelle vene di Lucia si era gelato, e il respiro le era venuto a mancare.
Non poteva essere stato così subdolo.
E invece, il suo sguardo crudele non lasciava più dubbi. Miraz era davvero l’ uomo peggiore del mondo.

Continua…
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Salve Merliniani...
Ho avuto un febbrone che non vi dico per una settimana, e per di più, in questo preciso istante ho un mal di testa che non vi sto a dire.
Ma bando alle ciance, parliamo di cose serie!
Hai capito il viscidone che desidera la moglie di Glozelle.
ODIOSO! Povera Lady Lucia, chissà che vorrà proporle! =( Suo marito morirà di infarto, altro che!
Merlino, invece, ormai è cotto della bella statua! XD
Lo sarei anche io, in effetti! U.U
Bè, nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle!!
Rimanete con me!!
Bacioni
Cleo

   
 
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