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Autore: Carlos Olivera    29/03/2012    9 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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PROLOGO

 

 

Nuvole nere cominciavano ad addensarsi su quella che rischiava di essere l’ultimo campo di battaglia dell’ultima resistenza.

            Un giovane uomo, con il capo cinto da una corona e rinchiuso in un’armatura d’argento, osservava dall’alto del crinale l’esercito nemico che, di secondo in secondo, diventava sempre più grande, inarrestabile. Aveva capelli neri abbastanza lunghi, ricadenti leggermente all’indietro, un accenno di barba a contornargli il viso e grandi occhi blu pieni di amarezza e ardore nello stesso tempo, come di chi è consapevole che quello sarebbe stato, molto probabilmente, il suo ultimo giorno di vita.

            Le poche migliaia di uomini che aveva con sé erano dei disperati, uomini e donne che avevano già perso tutto a parte la vita, e che a breve non avrebbero avuto più neppure quella. I più grandi, i compagni di tante battaglie del giovane uomo, se n’erano già andati, travolti dalla piaga che aveva devastato la loro terra, e che ormai, salvo un vero miracolo, non poteva più essere fermata.

            Un vento freddo e leggero, che tagliava la pelle e screpolava le labbra, si sollevò d’un tratto, quasi un presagio di morte.

            Il giovane uomo prese da dentro l’armatura un pendente d’oro che portava al collo, aprendolo ed osservandone a lungo il contenuto, per poi abbozzare un leggero sorriso. Lo stava ancora osservando quando un essere deforme ed inguardabile, con il corpo interamente coperto da bende sfilaccianti e incrostate di sangue, gli si avvicinò; malgrado le sue forme orribili, indossava un pregevole, per quanto disastrato, abito da soldato, con tanto di mantello, ed  in testa aveva ancora qualche capello arancio fuoco, ma la maggior parte del capo, soprattutto sulla destra, era completamente bruciata, e coperta solo da una leggera peluria.

            Ciò nonostante, anche i suoi occhi, che apparivano a stento tra le bende, trasudavano orgoglio e determinazione, lo sguardo di qualcuno che non aspetta altro che di morire, ma che si riserva di farlo solo dopo aver portato con sé quanti più nemici possibili.

            «I nostri uomini sono pronti, vostra maestà.» disse con una gracchiante e roca voce di donna.

            Il giovane uomo chiuse rapidamente il ciondolo, rinfilandolo nell’armatura e riacquistando lo stesso sguardo di poco prima.

            «E l’aviazione?»

            «È in arrivo. Cinque navi.»

            «Immagino ci dovremo accontentare. Prepararsi alla battaglia.»

            «Sì, maestà».

            Un soldato venne a portare un bell’unicorno bianco sporco, il giovane uomo vi salì e si diresse a passo lento verso i suoi uomini, che attendevano dietro il crinale. Nei loro sguardi c’erano amarezza e sconforto, alcuni piangevano, altri pregavano, altri sembravano sul punto di usare le proprie spade per aprirsi la gola, così da evitare inutili sofferenze in battaglia.

            «Uomini!» disse il giovane uomo «In questi due anni mi avete servito fedelmente e con valore! Comunque vada, voglio che sappiate che è stato per me un onore, avervi comandato e accompagnato in battaglia così tante volte!

            Lo so che avete paura, e che pensate sia inutile trovarci qui! Ma per ogni secondo che guadagneremo, per ogni nemico che abbatteremo, sarà una possibilità di salvezza in più per coloro che, alle nostre spalle, stanno preparando l’ultima difesa! E se questa sarà davvero la nostra ultima battaglia, ebbene io dico, portiamone con noi il più possibile!».

            I soldati, rincuorati ed infervorati dalle parole del giovane uomo, alzarono le armi gridando a squarciagola, poi corsero ognuno al proprio posto formando i ranghi e preparandosi alla battaglia con rinnovato vigore.

            Alle prime luci dell’alba, quando il sole aveva già iniziato a comparire all’orizzonte, i due eserciti erano fermi l’uno di fronte all’altro sulle due sponde della bassa vallata che sarebbe stata il campo di battaglia.

            La differenza di forze era più che evidente; l’esercito avversario doveva essere composto come minimo da centomila uomini, armati di cannoni, fucili, stregoni e velieri, mentre il giovane uomo ne aveva ai propri ordini poco più di trentamila, male equipaggiati e stanchi.

            I soldati nemici, poi, erano spaventosi; sembravano un esercito di fantasmi, rinchiusi a tal punto nelle loro armature scure che non una parte del corpo era visibile. Stesso dicasi per gli stregoni, avvolti in lunghe tonache nere con i cappucci tirati e il viso coperto da dei baveri.

            Il giovane uomo fece un cenno, e furono sparate le prime bordate; i nemici non fecero alcun tentativo di evitarle, restando immobili e fermi come migliaia di statue, anche quando le navi, finalmente sopraggiunte presero a volare sopra di loro bombardandoli con tutto quello che avevano.

            Poi, improvvisa, la risposta. Dopo aver perso almeno mille elementi senza reagire l’esercito nemico di colpo sembrò destarsi, i cannoni tuonarono, gli stregoni si svegliarono e i galeoni presero ad ingaggiare la flotta avversaria con rapidità ed efficienza, impedendo qualsiasi tentativo di supportare le unità di terra.

            A quel punto, il giovane uomo sguainò la spada, ed al suo comando gli uomini si lanciarono giù dalla collina, imitati dai nemici, producendo un urto che si tradusse in un frastuono assordante di spade, scudi e lance.

            I soldati nemici combattevano come tante macchine, senza lasciar trasparire stanchezza né emozioni; colpivano con fredda e spietata precisione, uccidendo rapidamente un nemico per poi concentrarsi subito su di un altro.

            La battaglia fu tremenda, e durò diversi, interminabili minuti.

            In sella al suo unicorno, il giovane uomo si batteva come un leone, mulinando la spada nell’aria e trafiggendo chiunque gli si avvicinasse; poi, d’improvviso, un nemico riuscì ad afferrargli il mantello, tirandolo giù da cavallo, ma rialzatosi velocemente quello continuò a battersi con più foga di prima.

            Venne ferito più volte, in varie parti del corpo, ed in breve si ritrovò coperto di fango e sangue, non solo suo.

            L’essere bendato combatteva al suo fianco, con una foga ed una furia incontrollabili; era stato trafitto e ferito gravemente più e più volte, ma nonostante ciò continuava a battersi, fino a che, sopraffatto da dieci nemici che lo infilzarono contemporaneamente, venne travolto, urlando imprecazioni e maledizioni con la sua voce gracchiante e spaventosa.

            Il giovane uomo nel mentre aveva ormai esaurito tutte le sue forze, cadendo in ginocchio e sorreggendosi sulla spada. Ansimava, stringeva i denti per il dolore, e si aspettava di essere finito da un momento all’altro.

            Invece, di colpo, i nemici si fermarono, allontanandosi dal giovane uomo, ormai rimasto il solo del suo esercito ancora in vita, fino a formare attorno a lui un vasto piazzale. Dopo poco si aprirono ulteriormente, lasciando che un altro giovane, questa volta poco più di un ragazzo, raggiungesse il giovane uomo; era bellissimo, capelli bianchi leggermente scompigliati, pelle candida e bel portamento, ma occhi rosato che facevano gelare il sangue, da freddi che erano.

            Il giovane uomo alzò lo sguardo, incrociando quello del ragazzo, che sorrise malevolo.

            «È passato un po’ di tempo, altezza».

            Vedendolo, il giovane uomo digrignò i denti, e sforzandosi con tutto sé stesso riuscì infine a rimettersi in piedi, alzando la spada in segno di sfida; il giovane sorrise in modo ancor più evidente, poi a sua volta mise mano alla spada, gettandosi il mantello alle spalle.

            I due si scrutarono silenziosamente a lungo, mentre il vento si faceva sempre più forte, poi il giovane uomo scattò in avanti urlando con tutta la sua voce; il ragazzo lo attese, e tra i due scoppiò un violento duello, che i soldati tutto attorno si limitarono ad osservare senza voler apparentemente intervenire.

            Anche il ragazzo si rivelò essere uno spadaccino di talento, capace di resistere agli assalti del giovane uomo senza particolari difficoltà e limitandosi a stare sulla difensiva; ma, forse, non aveva fatto i conti con la furia ceca del suo nemico, che approfittando di un istante favorevole prima lo sgambettò, facendogli perdere l’equilibrio, quindi lo gettò a terra, buttandosi immediatamente sopra di lui e puntandogli la spada alla gola.

            Ancora una volta, i soldati tutto attorno restarono immobili a guardare, senza cercare di fare nulla per salvare il loro comandante. Questi, nonostante avesse la morte ad un tiro di sguardo, continuava a sorridere, mentre al contrario il giovane uomo sembrava esitare; ansimava per la fatica, e le sue mani tremavano, ed il tremore raggiungeva anche la punta della spada, sospesa a pochi centimetri dal collo candido del ragazzo.

            «Cosa c’è? Non hai il coraggio di farlo?»

            «Hai idea…» ringhiò il giovane uomo sgranando gli occhi «Hai idea di quanti siano morti a causa tua?»

            «E allora che stai aspettando? Colpisci».

            Ma il giovane uomo continuò ad esitare, nonostante avesse abbassato leggermente la punta della spada, che ormai sfiorava la pelle del ragazzo.

            «Io… io ti uccido…»

            «E allora fallo.» disse il ragazzo, che poi distorse il suo bel viso in una terrificante espressione «Papà».

            Quella parola rimbombò come un tuono nelle orecchie del giovane uomo, che restò paralizzato. Il tempo di un istante, e subito dopo aver sentito una fitta improvvisa si ritrovò con la spada del giovane piantata nell’addome.

            Il giovane uomo sgranò gli occhi, mentre fiotti di sangue gli sgorgavano dalla bocca e dalla ferita, e come il ragazzo ritrasse la spada tutto si fece improvvisamente nero.

 

NOTA DELL’AUTORE

Salve a tutti!^_^

Questa è la mia prima fanfic su Zero No Tsukaima, un anime che ho conosciuto da poco ma del quale mi sono immediatamente innamorato.

Vorrei però fare una precisazione.

Questa fanfic che (spero) leggerete, è una animezzazione, per così dire, di un romanzo che sto scrivendo. Avevo iniziato a scriverlo già da qualche tempo, e un bel giorno ho deciso di riadattarlo per farlo combaciare con i personaggi e la storia dell’anime.

Se non avete ancora finito di vedere la serie, mi raccomando, attenti agli spoiler!

Io vi ho avveriti!^_^

Grazie a tutti quelli che leggeranno e (spero) commenteranno!

A presto!^_^

Carlos Olivera

 

  
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