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Autore: Swindle    02/04/2012    1 recensioni
Cosa succederebbe se la Cuddy venisse rapita? E cosa succederebbe se il misterioso rapitore fosse interessato ad House?
Tutti mentono. Scoprire la verità, per House, è di vitale importanza. Ma questa volta sarà terribilmente difficile.
Dal capitolo 3: L’uomo sorrise inclinando la testa, e si rivolse alla donna legata e imbavagliata davanti a lui: « È furbo, non c’è che dire. Faccia molta attenzione, dottoressa Cuddy, perché questa sarà la volta in cui in geniale dott. House… » sfiorò il viso della dottoressa con le punte delle dita, e ghignò mentre questa lo guardava spaurita, «… perderà. »
Interrotta a tempo indeterminato (?).
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greg House, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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Chapter 3 – Call me “Bob”









- Cuddy, ma più che altro qualcun altro, in qualche dove -

« House? » chiese la voce dell’uomo al telefonino.

House: « In carne ed ossa! » rispose la voce all’altro capo « Chi mi vuole? »

L’uomo si fece una risata. Pensava realmente che gli avrebbe rivelato la propria identità con questa facilità?

« Non crederà davvero di fregarmi così?! » disse, poi coprì con una mano l’apparecchio « Davvero divertente! » sussurrò alla donna, facendole l’occhiolino.

House: « Ebbene, cosa vuole? » chiese serio.

L’uomo accennò un sorrisetto furbo: « Vuole arrivare subito al dunque, quindi? Ma che strano, questo non è da lei… »

House: « Oh, giusto, ha ragione: non è da me. Mmm… o forse no? Oh mio Dio! Non so più cosa sia da me e cosa no! » affermò canzonatorio.

L’uomo rise di gusto: « Ah ha! Ora sì che la riconosco. Ma sa, scherzare non le servirà a molto. »

House: « Allora, mi faccia capire: se sono serio non va bene, se scherzo ugualmente non va bene. » disse con veemenza, fece una pausa prima di riprendere in tono più deciso « Cosa vuole da me? »

« Che faccia esattamente quello che voglio. » rispose prontamente. Si stava davvero divertendo.

House esitò, prima di rispondere pacato: « Allora lei non mi conosce per nulla. »

« Ah, lei crede? » rispose prendendolo in giro « Perché lei è quello che sa sempre tutto, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno… ma sa, anche le bestie più feroci possono essere domate. Basta avere il frustino giusto. E lei non ha idea di con chi stia parlando. »

House sbuffò al telefono: « No, in effetti no, non lo so. E mi pare fosse proprio questo il punto della discussione. Così io parto svantaggiato: non so nulla di lei, neanche il nome, mentre lei dice di sapere tutto di me. Anche se dubito… non sono un uomo così facile da capire. »

L’uomo sorrise inclinando la testa, e si rivolse alla donna legata e imbavagliata davanti a lui: « È furbo, non c’è che dire. Esattamente ciò che mi aspettavo. Cerca di farmi parlare, solo per avere più informazioni, capire chi io sia… magari anche elaborare una sorta di piano. Faccia molta attenzione, dottoressa Cuddy, perché questa sarà la volta in cui in geniale dott. House… » sfiorò il viso della dottoressa con le punte delle dita, e ghignò mentre questa lo guardava spaurita, «… perderà. »



- Nell’ufficio della Cuddy, ancora loro -

House aveva cominciato a camminare avanti e indietro nell’ufficio, era piuttosto irrequieto. Wilson e i due staff erano in giro per l’ufficio, immobili e ascoltavano increduli tutta la conversazione.

Non volava una mosca, si sentiva solo il rumore ritmico del bastone di House che batteva a terra, e neanche più le due penne di Cameron e Tredici perché, troppo prese dal discorso, avevano smesso ben presto di prendere appunti. Probabilmente dopo House non ne sarebbe stato contento, ma per quel momento alle due dottoresse interessava solo non perdersi neanche una parola, come alle altre persone presenti nella stanza d’altronde.

House gettò uno sguardo al telefono, dove brillava la lucina del vivavoce. Aveva sempre ringraziato per quell’invenzione: stare fermo con la cornetta attaccata all’orecchio non gli era mai piaciuto. E poi non lo aiutava a pensare. E Dio solo sapeva quanto avesse bisogno di riflettere in quel frangente.

Era passato qualche minuto, e il rapitore non si era più fatto sentire. House era curioso e preoccupato allo stesso tempo, avrebbe voluto richiamare la sua attenzione, ma non poteva rischiare di mettergli fretta.

Per il momento, almeno, doveva fare il suo gioco, che per’altro, nonostante la situazione critica, gli stava alquanto piacendo. Dopotutto, era noto quanto il geniale diagnosta adorasse le sfide.

Finalmente l’uomo ricominciò a parlare.

« Oh, scusi, dott. House, l’ho ignorata per qualche minuto. C’è ancora? »

House: « Sono sempre qui. » rispose acidamente. Come se lui non lo sapesse.

« Ah, ma su, non si offenda in questo modo. Non c’è alcun motivo per essere così scontrosi. Come possiamo distendere la tensione, Greg? Le spiace se la chiamo Greg? »

House stirò le labbra e digrignò i denti. Lo stava palesemente prendendo in giro. Lo ignorava, faceva quello che voleva, ironizzava… voleva fargli capire che era lui a comandare. E va bene, House gli avrebbe dato corda.

House: « No, certo che no. » affermò cercando di assumere un tono affabile « Ma allora come posso ricambiare il favore e darle del “tu”? »

« Mi chiami Bob. » disse con una marcata tonalità di sfida nella voce.

House: « Come vuoi, Bob. » rispose, se cercava la sfida, lui non si sarebbe di certo tirato indietro « Allora, Bob, dimmi, cosa vuoi che io faccia per te, Bob? »

Bob: « Con calma, con calma Greg. Cos’è che stavamo dicendo? Ah, già… io ti stavo dimostrando di sapere tutto di te. Ma tu non ci credi, mi sembra di capire. »

House: « … » chiuse gli occhi e si fermò un attimo, la mano stretta sul bastone.

Bob: « Dott. House. » cominciò a dire lui, evidentemente aveva preso il suo silenzio come un assenso « Nome di battesimo Gregory, nato l’11 giugno del ’59… »

House: « È questo ciò che sai di me? » sbuffò « Basta leggere un semplice cartellino, lo saprebbe fare anche un bambino delle elementari! Mi meraviglio di te, Bob… anche se, oh, forse tu sei un bambino delle elementari! »

Bob: « Ah-ha! Molto divertente! Ma hai ragione, quello di certo non basta. Allora mettiamola così: so che sei laureato in nefrologia, e che sei stato espulso dal college per aver copiato; so che anni fa hai avuto un ictus ad una gamba, ed è per questo che ora sei zoppo; so che odiavi tuo padre, e che è morto; so che hai convissuto per qualche tempo con un avvocato di nome Stacy; ma so anche che ora con la… »

House: « Ok, basta. » lo interruppe, tradendo un po’ d’imbarazzo « Ti credo, hai indagato su di me, Bob. Dovei sentirmene lusingato, Bob? »

Bob: « No. » disse lentamente « Dovresti capire che ti ho in pugno. »

House: « … Va bene, Bob. Abbiamo giocato finché hai voluto. Ora dimmi cosa vuoi da me. » disse fermandosi davanti al telefono, le spalle agli altri, ed entrambe le mani a stritolare il bastone.

Bob: « Dunque… ho rapito una persona, perciò, dimmi, secondo te cosa vuole un sequestratore? »

House: « Ah, non lo so, Bob. Dimmelo tu. »

Bob: « Per ora voglio solo essere sicuro che tu farai esattamente quello che ti dico. »

House esitò un attimo, guardò Wilson, che annuì. House sospirò, non aveva altra scelta.

House: « D’accordo. » disse infine.




- In un posto sperduto, Bob & la Cuddy -

L’uomo guardò con un sorriso obliquo la Cuddy: « L’avevo detto che ci sarebbe stato da divertirsi. » le sussurrò.

Bob: « Perfetto. »

House: « Però aspetta, Bob. Anche tu devi fare qualcosa per me, Bob. »

L’uomo rise: « Avanzi richieste, House? Vuoi sapere come sta Cuddy, non è così? »

House: « Ti sembra una richiesta così sconsiderata, Bob? »

Bob: « Non ti basta sapere che non gli sono ancora stati cavati gli occhi, che ha ancora le braccia attaccate al corpo e che le gambe sono intatte? » disse, sapendo di provocare almeno un brivido nell’altro.

House infatti esitò prima di rispondere.

House: « È una minaccia, Bob? »

Bob: « Non ancora. » disse con calma « Ma potrebbe diventarlo. »

House: « A maggior ragione… la mia richiesta ha senso. »

Bob ridacchiò per la capacità del diagnosta di rigirare le cose come voleva.

Bob: « D’accordo. Avrai quello che vuoi. »

House: « Ma ora possiamo passare alle cose serie, Bob? »

Bob: « Sì, giusto, passiamo a cose serie. Se chiamerai la polizia, ucciderò Cuddy. E dovrai essere solo tu a trattare con me. Mi sembra ovvio che altrimenti ucciderò la Cuddy. Tutto chiaro? » chiese ironicamente.

House: « Trasparente… » mormorò fra i denti.

Bob: « Bene. Allora siamo a posto. Torna nel tuo ufficio, accendi il computer e la televisione sul terzo canale. E tieniti vicino il cellulare, ci sentiamo fra poco. » sembrava aver finito la sua arringa, ma, quasi come se se ne fosse appena ricordato aggiunse: « Ah, e un saluto al dott. Wilson e a tutti i presenti! » rise « Bye bye! »

L’uomo rimise il cellulare nella tasca dei pantaloni. Poi si rivolse alla Cuddy.

Bob: « Be', per ora va proprio tutto secondo i piani. Credo che House abbia capito molto bene. » sospirò « Allora, forza, mettiamo a punto questa prova che tanto gli serve, che dici? »



- Sempre in ospedale, sempre House con gli altri -

Tu-tu-tuuu. House mise già la cornetta, e chiuse gli occhi. Nessuno riusciva a dire nulla.

Quell’uomo conosceva davvero delle cose su di lui… e sapeva cosa avrebbe fatto: aveva capito che non era da solo in quella stanza.

A quanto pare House aveva fatto un errore di calcolo. L’aveva sottovalutato.

House sbuffò: « Ho sempre odiato i Bob! »
















Spazio Autore:
Siamo a lunedì... ed ecco un altro capitolo!
Come dicevo da questo la faccenda inizia a farsi interessante (o almeno spero)!
Spero vi sia piaciuto!
E per favore, lasciatemi due paroline! x____x
Grazie!
Rika =)
  
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