Chapter 3
–
Call me “Bob”
- Cuddy, ma più
che altro qualcun altro, in qualche dove -
«
House? » chiese la
voce dell’uomo al telefonino.
House:
« In carne ed
ossa! » rispose la voce all’altro capo «
Chi mi vuole? »
L’uomo
si fece una
risata. Pensava realmente che gli avrebbe rivelato la propria
identità con
questa facilità?
«
Non crederà davvero
di fregarmi così?! » disse, poi coprì
con una mano l’apparecchio « Davvero
divertente! » sussurrò alla donna, facendole
l’occhiolino.
House:
« Ebbene, cosa
vuole? » chiese serio.
L’uomo
accennò un
sorrisetto furbo: « Vuole arrivare subito al dunque, quindi?
Ma che strano,
questo non è da lei… »
House:
« Oh, giusto,
ha ragione: non è da me. Mmm… o forse no? Oh mio
Dio! Non so più cosa sia da me
e cosa no! » affermò canzonatorio.
L’uomo
rise di gusto:
« Ah ha! Ora sì che la riconosco. Ma sa, scherzare
non le servirà a molto. »
House:
« Allora, mi
faccia capire: se sono serio non va bene, se scherzo ugualmente non va
bene. »
disse con veemenza, fece una pausa prima di riprendere in tono
più deciso «
Cosa vuole da me? »
«
Che faccia
esattamente quello che voglio. » rispose prontamente. Si
stava davvero
divertendo.
House
esitò, prima di
rispondere pacato: « Allora lei non mi conosce per nulla.
»
«
Ah, lei crede? »
rispose prendendolo in giro « Perché lei
è quello che sa sempre tutto, che non
si fa mettere i piedi in testa da nessuno… ma sa, anche le
bestie più feroci
possono essere domate. Basta avere il frustino giusto. E lei non ha
idea di con
chi stia parlando. »
House
sbuffò al
telefono: « No, in effetti no, non lo so. E mi pare fosse
proprio questo il
punto della discussione. Così io parto svantaggiato: non so
nulla di lei,
neanche il nome, mentre lei dice di sapere tutto di me. Anche se
dubito… non
sono un uomo così facile da capire. »
L’uomo sorrise inclinando la testa, e si rivolse alla donna legata e imbavagliata davanti a lui: « È furbo, non c’è che dire. Esattamente ciò che mi aspettavo. Cerca di farmi parlare, solo per avere più informazioni, capire chi io sia… magari anche elaborare una sorta di piano. Faccia molta attenzione, dottoressa Cuddy, perché questa sarà la volta in cui in geniale dott. House… » sfiorò il viso della dottoressa con le punte delle dita, e ghignò mentre questa lo guardava spaurita, «… perderà. »
- Nell’ufficio
della Cuddy, ancora loro -
House
aveva
cominciato a camminare avanti e indietro nell’ufficio, era
piuttosto
irrequieto. Wilson e i due staff erano in giro per l’ufficio,
immobili e
ascoltavano increduli tutta la conversazione.
Non
volava una mosca,
si sentiva solo il rumore ritmico del bastone di House che batteva a
terra, e neanche
più le due penne di Cameron e Tredici perché,
troppo
prese dal discorso, avevano
smesso ben presto di prendere appunti. Probabilmente dopo House non ne
sarebbe
stato contento, ma per quel momento alle due dottoresse interessava
solo non
perdersi neanche una parola, come alle altre persone presenti nella
stanza
d’altronde.
House
gettò uno
sguardo al telefono, dove brillava la lucina del vivavoce. Aveva sempre
ringraziato per quell’invenzione: stare fermo con la cornetta
attaccata all’orecchio
non gli era mai piaciuto. E poi non lo aiutava a pensare. E Dio solo
sapeva
quanto avesse bisogno di riflettere in quel frangente.
Era
passato qualche
minuto, e il rapitore non si era più fatto sentire. House
era curioso e
preoccupato allo stesso tempo, avrebbe voluto richiamare la sua
attenzione, ma
non poteva rischiare di mettergli fretta.
Per
il momento,
almeno, doveva fare il suo gioco, che per’altro, nonostante
la situazione
critica, gli stava alquanto piacendo. Dopotutto, era noto quanto il
geniale
diagnosta adorasse le sfide.
Finalmente
l’uomo
ricominciò a parlare.
«
Oh, scusi, dott.
House, l’ho ignorata per qualche minuto.
C’è ancora? »
House:
« Sono sempre
qui. » rispose acidamente. Come se lui non lo sapesse.
«
Ah, ma su, non si
offenda in questo modo. Non c’è alcun motivo per
essere così scontrosi. Come
possiamo distendere la tensione, Greg? Le spiace se la chiamo Greg?
»
House
stirò le labbra
e digrignò i denti. Lo stava palesemente prendendo in giro.
Lo ignorava, faceva
quello che voleva, ironizzava… voleva fargli capire che era
lui a comandare. E
va bene, House gli avrebbe dato corda.
House:
« No, certo
che no. » affermò cercando di assumere un tono
affabile « Ma allora come posso
ricambiare il favore e darle del “tu”? »
«
Mi chiami Bob. »
disse con una marcata tonalità di sfida nella voce.
House:
« Come vuoi,
Bob. » rispose, se cercava la sfida, lui non si sarebbe di
certo tirato
indietro « Allora, Bob, dimmi, cosa vuoi che io faccia per
te, Bob? »
Bob:
« Con calma, con
calma Greg. Cos’è che stavamo dicendo? Ah,
già… io ti stavo dimostrando di
sapere tutto di te. Ma tu non ci credi, mi sembra di capire. »
House:
« … » chiuse
gli occhi e si fermò un attimo, la mano stretta sul bastone.
Bob:
« Dott. House. »
cominciò a dire lui, evidentemente aveva preso il suo
silenzio come un assenso
« Nome di battesimo Gregory, nato l’11 giugno del
’59… »
House:
« È questo ciò
che sai di me? » sbuffò « Basta leggere
un semplice cartellino, lo saprebbe
fare anche un bambino delle elementari! Mi meraviglio di te,
Bob… anche se, oh,
forse tu sei un bambino delle elementari! »
Bob:
« Ah-ha! Molto
divertente! Ma hai ragione, quello di certo non basta. Allora
mettiamola così:
so che sei laureato in nefrologia, e che sei stato espulso dal college
per aver
copiato; so che anni fa hai avuto un ictus ad una gamba, ed
è per questo che
ora sei zoppo; so che odiavi tuo padre, e che è morto; so
che hai convissuto
per qualche tempo con un avvocato di nome Stacy; ma so anche che ora
con la… »
House:
« Ok, basta. »
lo interruppe, tradendo un po’ d’imbarazzo
« Ti credo, hai indagato su di me,
Bob. Dovei sentirmene lusingato, Bob? »
Bob:
« No. » disse
lentamente « Dovresti capire che ti ho in pugno. »
House:
« … Va bene,
Bob. Abbiamo giocato finché hai voluto. Ora dimmi cosa vuoi
da me. » disse fermandosi
davanti al telefono, le spalle agli altri, ed entrambe le mani a
stritolare il
bastone.
Bob:
« Dunque… ho
rapito una persona, perciò, dimmi, secondo te cosa vuole un
sequestratore? »
House:
« Ah, non lo
so, Bob. Dimmelo tu. »
Bob:
« Per ora voglio
solo essere sicuro che tu farai esattamente quello che ti dico.
»
House
esitò un
attimo, guardò Wilson, che annuì. House
sospirò, non aveva altra scelta.
House: « D’accordo. » disse infine.
- In un posto
sperduto, Bob & la Cuddy -
L’uomo
guardò con un sorriso
obliquo la Cuddy: « L’avevo detto che ci sarebbe
stato da divertirsi. » le
sussurrò.
Bob:
« Perfetto. »
House:
« Però
aspetta, Bob. Anche tu devi fare qualcosa per me, Bob. »
L’uomo
rise: « Avanzi
richieste, House? Vuoi sapere come sta Cuddy, non è
così? »
House:
« Ti sembra
una richiesta così sconsiderata, Bob? »
Bob:
« Non ti basta
sapere che non gli sono ancora stati cavati gli occhi, che ha ancora le
braccia
attaccate al corpo e che le gambe sono intatte? » disse,
sapendo di provocare
almeno un brivido nell’altro.
House
infatti esitò
prima di rispondere.
House:
« È una
minaccia, Bob? »
Bob:
« Non ancora. »
disse con calma « Ma potrebbe diventarlo. »
House:
« A maggior
ragione… la mia richiesta ha senso. »
Bob
ridacchiò per la
capacità del diagnosta di rigirare le cose come voleva.
Bob:
« D’accordo.
Avrai quello che vuoi. »
House:
« Ma ora
possiamo passare alle cose serie, Bob? »
Bob:
« Sì, giusto,
passiamo a cose serie. Se chiamerai la polizia, ucciderò
Cuddy. E dovrai essere
solo tu a trattare con me. Mi sembra ovvio che altrimenti
ucciderò la Cuddy.
Tutto chiaro? » chiese ironicamente.
House:
« Trasparente…
» mormorò fra i denti.
Bob:
« Bene. Allora
siamo a posto. Torna nel tuo ufficio, accendi il computer e la
televisione sul
terzo canale. E tieniti vicino il cellulare, ci sentiamo fra poco.
» sembrava
aver finito la sua arringa, ma, quasi come se se ne fosse appena
ricordato
aggiunse: « Ah, e un saluto al dott. Wilson e a tutti i
presenti! » rise « Bye
bye! »
L’uomo
rimise il
cellulare nella tasca dei pantaloni. Poi si rivolse alla Cuddy.
Bob: « Be', per ora va proprio tutto secondo i piani. Credo che House abbia capito molto bene. » sospirò « Allora, forza, mettiamo a punto questa prova che tanto gli serve, che dici? »
- Sempre in
ospedale, sempre House con gli altri -
Tu-tu-tuuu.
House
mise già la cornetta, e chiuse gli occhi. Nessuno riusciva a
dire nulla.
Quell’uomo
conosceva
davvero delle cose su di lui… e sapeva cosa avrebbe fatto:
aveva capito che non
era da solo in quella stanza.
A
quanto pare House
aveva fatto un errore di calcolo. L’aveva sottovalutato.
Come dicevo da questo la faccenda inizia a farsi interessante (o almeno spero)!
Spero vi sia piaciuto!
E per favore, lasciatemi due paroline! x____x
Grazie!
Rika =)