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Autore: Reghina    04/04/2012    1 recensioni
“Io sono Marco. Un amico di Ace”.
“Che vuoi da me?”.
“Solo una chiacchierata. Niente di più”.

Dopo la Guerra, i funerali, i pianti, le urla disperate, Marco aveva dovuto riorganizzare la ciurma. Ace si era sacrificato per fare in modo che Rufy potesse continuare il suo viaggio e raggiungere il suo sogno, quel sogno che il giovane non aveva avuto scrupoli a gridare davanti tutta la Marina, la Flotta dei Sette e a decine di ciurme rivali. Il ragazzino che Marco voleva conoscere.
MarcoxRufy.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Marco, Monkey D. Rufy
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Si sentiva maledettamente a disagio.
Era più di mezz'ora che volava attorno a quella stramaledetta isola a poca distanza da Amazon Lily, ne aveva fatto il giro forse un centinaio di volte e ancora non si decideva ad atterrare.
Più guardava quel dannatissimo sputo di terra dal clima tutto tranne che normale, meno aveva voglia di metterci sopra una zampa.
Marco, però, sapeva che non avrebbe resistito a lungo.
Anche con tutti i buoni propositi, anche con tutte le raccomandazioni che si era fatto e con tutta la volontà che poteva avere un pirata della sua esperienza; non sarebbe riuscito a resistere.
E non ci sarebbe riuscito perché voleva dannatamente atterrare, trovare Rufy e baciarlo come se stesse per terminare il mondo; come se il giorno dopo ci potesse essere un'altra Marineford, come si bacia qualcuno che aspetti di rivedere da così tanto tempo da esserti dannato l'anima.
Il Comandante di Barbabianca era una persona calma e pacata.
La gran parte delle volte sfoggiava un'espressione di annoiata superiorità capace di mettere il nervoso e di far venire voglia di schiaffeggiarlo fino a togliergli quella faccia; la minor parte delle volte aveva invece un ghigno supponente e derisorio che pareva dire a chiare lettere quanto lui fosse superiore rispetto agli altri.
C'erano essenzialmente due persone con cui era stato gentile, le uniche forse nell'intera Grand Line ad averlo visto sorridere in maniera amichevole.
Barbabianca, l'uomo che per lui era stato un padre dalla prima volta che l'aveva raccolto quasi per sbaglio e poi c'era Ace.
Ace con quella sua aria smarrita e malfidata che se ne stava in un angolo della nave come volesse fuggire, Ace che non entrava mai nella sua cabina anche a costo di bagnarsi da capo a piedi, Ace che non parlava con nessuno e che pareva odiare tutti gli esseri esistenti in quello squallido Universo.
Quelle erano le uniche due persone per cui Marco poteva dire con certezza di aver provato un sentimento talmente forte che definire semplice stima o amicizia sarebbe parso ridicolo, come sminuente.
Non che il resto dei suoi compagni gli fossero indifferenti, erano tutti una grande famiglia e il Comandante della prima divisione teneva a tutti indistintamente; da quelli più sconsiderati ai più saggi.
Solo che Barbabianca ed Ace erano diversi, lo erano sempre stati e negarlo sarebbe stato come dire che la Grand Line era nera e viola invece che una distesa azzurra di acqua salata.
Quello che adesso si ritrovava a provare per Rufy non centrava niente con nessuno dei sentimenti a cui era abituato e forse per questo vi cercava paragoni con Ace.
Perché il figlio di Roger era effettivamente l'unico esempio di adolescente determinato da rasentare la pazzia che Marco avesse mai avuto l'occasione di avere intorno e a cui si fosse affezionato.
Ma nonostante tutto, e nonostante Rufy vi somigliasse davvero molto, Ace non era un buon termine di paragone.
Fosse dipeso da lui, il Comandante avrebbe preso il figlio di Roger e lo avrebbe tenuto stretto tra le sue ali per tutta la vita o giù di lì, impedendogli di credere ad assurdità quali essere figli del demonio o non essere degni di vivere.
Con Rufy, ovviamente, era un altro paio di maniche.
Quel moccioso era uno che se avessi provato a pensare di proteggerlo, ti avrebbe staccato la testa a morsi senza pensarci due volte perché era forte; abbastanza da cavarsela da sola e di tenere al sicuro i suoi compagni.
Era per quello che si stava allenando, in fondo, e se qualcuno avesse affermato il contrario Marco era ben certo che sarebbe finito allo spiedo ad essere fortunato.
Rufy se le lasciava scivolare addosso le chiacchiere della gente, si comportava come voleva senza seguire alcuna regola o logica che non fosse la sua; combatteva solo per i suoi Nakama e per i suoi amici, non gli importava un bel niente del Governo Mondiale o di essere il figlio del Capo dei Rivoluzionari.
Il Comandante sbuffò e decise finalmente di atterrare, si trasformò in umano appena la zampa sfiorò terra e si guardò intorno.
< Forse sarebbe stato meglio cercarlo dall'alto > pensò.
Anche se aveva girato l'isola più volte, non c'aveva pensato.
Probabilmente non voleva nemmeno davvero incontrarlo, solo che non poteva evitare di essere lì anche se ci provava con tutte le sue forze dalla prima volta.
Non avrebbe dovuto incontrarlo perché lui e Rufy erano gli esponenti di due ciurme diverse, non avrebbe dovuto incontrarlo perché lui avrebbe dovuto essere con i suoi compagni per continuare a guidarli nella difficile difesa del territorio da chi voleva rubare le terre di Barbabianca, non avrebbe dovuto essere lì perché Rufy sarebbe tornato dai suoi compagni e dalla sua avventura e non si sarebbero probabilmente visti mai più, non avrebbe dovuto perché entrambi cercavano Ace ed era impossibile trovarlo.
Eppure era lì, era lì e ormai non poteva andarsene.
L'idea che fosse davvero impossibile guarire quella cicatrice che il figlio di Roger aveva lasciato morendo sarebbe stata troppo dolorosa, abbastanza da morirne.
Credere che poteva svanire, assorbita dai baci e cancellata dalle carezze, era molto meglio.
Era meglio perché così si poteva sperare di dimenticare, di scordare l'enorme buco di magma nel petto di un ragazzo appena ventenne; il suo sorriso prima di morire e il grazie che gli aveva dedicato nemmeno loro avessero fatto chissà cosa d'importante.
Ma era stato lui l'unico a fare cose davvero importanti, tanto da illuminare la vita di un numero immenso di persone.
La vita di Rufy, di Marco, di Barbabianca e di tutti i suoi alleati erano state rese più belle dalla presenza di quel ragazzino con le lentiggini e il sorriso solare che pareva divertirsi a spaventarli tutti con attacchi di narcolessia improvvisi.
Quando lui era morto per salvare il fratello minore, per permettergli di realizzare il suo sogno, era stato come se in un attimo il sole fosse stato inevitabilmente annuvolato.
Ci si vedeva ancora, si poteva continuare a vivere, ma i colori erano più grigi e tutto sembrava più triste e cupo.
Marco credeva – sperava profondamente – che il sorriso di Rufy potesse dissipare le nubi e far tornare a splendere quel sole.
Per se stesso, in primo, e per tutti quelli che erano stati compagni di Ace in secondo luogo; perché il figlio di Roger non li avrebbe mai perdonati se non avessero vissuto a pieno la loro vita.
Tornava da Rufy per questo, Marco, per vedere il sorriso che Cappello di paglia tirava fuori in certi momenti, ridacchiando a denti stretti e calcandosi il copricapo sui capelli neri corti che gli finivano davanti gli occhi onice.
Non era giusto, non lo era affatto, caricare quel giovane di così tante aspettative da schiacciarlo e non era giusto che lui andasse lì per tappare almeno un po' la sua ferita; ma non poteva farci niente.
Il sole ha una gravità troppo forte, si deve girargli attorno che lo si voglia o meno, non si può evitare di farlo e per quanto ci si sforzi si seguirà sempre la strada che quella gravità ha deciso.
Niente compromessi né vie di mezzo, la strada era già decisa e nessun sole avrebbe permesso che venisse cambiata.
Rufy era così, decideva e non si poteva fare niente.
Il giovane Capitano aveva deciso che Marco sarebbe tornato da lui una volta passati 18 mesi.
E Marco, assetato di curare la sua ferita tanto quanto lo era il ragazzo dal cappello di paglia, era tornato nello stesso posto dove per la prima volta un buffo bambinetto gli era andato incontro rischiando d'investirlo per inseguire uno strano animale.
Adesso doveva solo aspettare che il sole si decidesse a rischiararlo.

 

Ok, da quanto non aggiorno? Tipo secoli, e questo capitolo non è un granché ma era giusto per riprendere. Finalmente Marco è andato da Rufy, ora tocca al Capitano trovarlo e andare al sodo; cosa che stiamo aspettando tutti da almeno settanta anni, me compresa XD
Spero vi piaccia ^^

   
 
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