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Autore: Rosebud_secret    05/04/2012    11 recensioni
Vide Sherlock riverso a terra ai piedi del letto.
Non si fece prendere dal panico, anche perché quella scena si ripeteva da settimane, ormai.
Si chinò su di lui, afferrandolo sotto le ascelle e lo sollevò sul letto.
Gli scostò i capelli dalla fronte sudata e vi posò sopra la mano.
Era gelida.

Primo tentativo di una storia su Sherlock, una serie che riesce a trascinarmi fuori dai problemi di questo periodo, spero vi piaccia e che mi lascerete un commentino.
Nota: è ambientata dopo gli eventi del "Grande Gioco".
Nota 2: so che nelle note avevo messo l'indicazione "slash" ma, proseguendo con la storia, mi sono resa conto che si tratterà per lo più di una bromance, quindi ho deciso di togliere l'avvertimento "slash".
Ros.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The blog of Dr. John H. Watson'
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The blog of Dr. John H. Watson

 

 

9 Giugno 14.50

 

Sono passati sei mesi:

 

Tempo...

Non scrivo da molto tempo e pensavo che non lo avrei fatto più, ma, insomma, in un certo senso ne avevo bisogno.

A questo punto credo sia d'obbligo un bel riassunto delle puntate precedenti.

Poco dopo la morte di Sherlock, giusto un paio di settimane, come vi avevo detto nell'ultimo post, mi sono trasferito, vivere a Baker Street era diventato insostenibile.

 

In quel primo periodo ho fatto cose... beh, discutibili.

Posso anche parlarne apertamente, visto che Mycroft si è occupato personalmente di non farmi avere problemi.

Ho scoperchiato la tomba di James Moriarty (due volte), ho rubato il suo cadavere, l'ho portato al Barts e l'ho aperto.

Non so cosa mi fosse preso, anzi, lo so perfettamente, stavo impazzendo di rabbia e di dolore.

Aprire la tomba di Moriarty era stata l'ultima cosa che Sherlock mi aveva chiesto di fare e pensavo di non aver notato qualcosa di importante, la prima volta, visto che ero furibondo con lui...

Invece non c'era proprio niente che non andasse in quel corpo. Certo, ripetere l'autopsia è stato decisamente inutile, ma, a conti fatti, mi sento di dire che quel cadavere fosse proprio quello di Jim Moriarty.

 

Una parte di me, lo confesso, si aggrappa alla folle utopia che non lo sia, così da poter dare un volto al colpevole della morte del mio migliore amico, ma le cose non stanno così.

L'ultima prova che si potrebbe fare sarebbe un test del DNA, sfortunatamente, però, non abbiamo nulla con cui far confrontare il DNA del cadavere, né impronte digitali.

 

Insomma, l'indagine per scoprire che cosa abbia portato Sherlock al suicidio non porta ad altro che immensi e incolmabili buchi nell'acqua.

 

Di tanto in tanto Mycroft si fa vivo, mi sono scusato con lui e sono anche un po' preoccupato per le sue condizioni.

Ci ho messo diverso tempo a rendermene conto, ma la morte di Sherlock ha colpito anche lui, in maniera diversa, certo, ma credo stia soffrendo molto più di quanto gli avessi mai visto fare.

Non è una macchina...

Mi sono comportato ingiustamente con lui, ma non solo, anche con Greg, con Molly e me ne dispiaccio molto.

Non se lo meritavano.

Oddio, forse Mycroft un pochino sì, ma gli altri sicuramente no.

Ok, ok, non riesco proprio ad essere obbiettivo su Mycroft, ma lui non sembra curarsene più di tanto, ha capito che sono alla continua ricerca di un capro espiatorio e gli sta bene interpretare quella parte.

Inizialmente la cosa mi insospettiva, pensavo che accettasse tutto perché, in realtà, mi stava nascondendo qualcosa, ma, in fin dei conti, penso che questo sia solo il modo più umano che conosce per starmi vicino, quindi, in un certo senso, lo apprezzo.

 

Per quel che riguarda Molly, invece, beh, non ho più avuto il coraggio di ripresentarmi di fronte a lei, dopo quel che l'ho costretta a fare quella notte.

 

Ti chiedo scusa, non avrei mai dovuto portarti il corpo di Jim, non avrei proprio dovuto coinvolgerti.

Ti ho spaventata a morte, non mi sono affatto preoccupato dei tuoi sentimenti e sono stato egoista.

Ancora scusa, insomma.

 

Greg, il mio avvoltoio personale.

Non avrei pensato che potesse esserci qualcuno ancor più pressante e presente di Mycroft e invece tu... tu non hai staccato (non stacchi?) gli occhi da me nemmeno per un secondo dalla sera della riesumazione del corpo di Moriarty.

Se la cosa non mi facesse piacere e tu non fossi un mio amico, avrei tutti gli elementi per denunciarti per stalking e vincere anche la causa.

Scherzi a parte, a te non devo solo delle scuse, sei stato il mio punto di riferimento principale in tutti questi mesi (riferimento spesso non voluto), quindi ti ringrazio.

 

Harry, grazie anche a te, sono contento che tu sia tornata (che volta è? La quinta?) dagli alcolisti anonimi, spero che funzioni, una volta per tutte.

Solo una cosa: se non ti chiamo ogni dannato giorno NON significa che sono morto, non c'è bisogno di avvertire la polizia, i pompieri, la guardia nazionale e i servizi segreti, semplicemente ho da fare, smettila di stare così in ansia per me, non ce n'è ragione.

Il peggio è passato.

Ora sto bene, davvero...

 

Beh, certo, fare questo lungo post in cui chiedo scusa a tutti non è che faccia proprio pensar bene, ma, rassicuratevi: NON ho alcuna intenzione di suicidarmi.

Al prossimo post che, credo, arriverà prima di sei mesi.

 

 

14 Commenti:

 

Oh, John, ma non ti preoccupare, davvero.

È tutto passato.

Quello è stato un momento molto difficile per te e per tutti noi.

Non c'è alcun motivo per avanzare recriminazioni, stavi soffrendo e sono felice di averti aiutato, nonostante tutto.

Non sei da solo e non sei l'unico a voler sapere cosa sia successo veramente. Sezionerò tutti i cadaveri che vorrai per te e per Sherlock, farò questo e tutto ciò che mi chiederai, perché sono dalla tua parte.

Mi manca, come manca a te, anche se tu non lo dici apertamente.

Senti, ti va di prendere un tea insieme uno di questi giorni?

Ah, sono davvero felice che tu abbia ripreso a scrivere.

 

Molly Hooper 9 Giugno 15.13

 

 

 

Molly... alle volte io mi chiedo se tu sia reale, o meglio, di questo pianeta.

Oddio, così più che un complimento sembra un insulto, è solo che la tua totale incapacità di provare rancore ed essere, invece, sempre così dolce mi lascia spesso perplesso, ma questo non significa che non l'apprezzi, anzi, ti ringrazio molto.

Verrò volentieri per un tea, facciamo mercoledì alle cinque?

 

John Watson 9 Giugno 15.24

 

 

Va benissimo, grazie a te, John.

 

Molly Hooper 9 Giugno 15.32

 

 

Avvoltoio e stalker? Certo che hai un modo tutto tuo per ringraziare, amico mio!

Ad ogni modo te lo dovevo e te lo devo per tutte le volte che mi hai ascoltato per i problemi con mia moglie.

Sono rassicurato dal fatto che tu sia uscito, o stia uscendo, da quel periodo anche se certe tue attività ancora mi preoccupano, John, ne abbiamo già parlato.

 

Greg Lestrade 9 Giugno 17.47

 

 

Sì, ne abbiamo parlato e, per l'ennesima volta: no, non lascerò perdere, Greg.

Su questo sono davvero inamovibile, in qualche modo devo pur occupare il mio tempo, non credi?

 

John Watson 9 Giugno 18.07

 

 

Mmmmh...

 

Greg Lestrade 9 Giugno 19.28

 

 

Hai dimenticato gli X-files, John.

Comunque non hai tutte le ragioni, eh!

Per un mese non ti sei fatto sentire ed io ero preoccupatissima, certo, avrai anche avuto i tuoi angeli custodi, ma un sms a tua sorella era troppa fatica?!

Mi hai fatto stare da schifo, John e sono l'unica persona a cui non hai chiesto scusa!

 

Harry Watson 9 Giugno 19.29

 

 

Scuuuusaaaa Harry!

 

John Watson 9 Giugno 22.12

 

 

Ma vaff..!

 

Harry Watson 9 Giugno 23.14

 

 

Mi sembra di stare ad una di quelle festicciole di Natale in cui i vari parenti ed amici non si vedono da mesi e si infamano per questo.

Niente da dire: è divertente.

 

Anonimo 9 Giugno 23.46

 

 

Credo tu abbia ragione.

 

John Watson 10 Giugno 00.51

 

 

Il parere autorevole di Mr. Holmes si può avere?

 

Anonimo 10 Giugno 03.57

 

 

Naah, non penso proprio che si sprecherebbe a scrivere un post.

Vado a dormire, buonanotte.

 

John Watson 10 Giugno 03.59

 

 

Notte a lei.

 

Anonimo 10 Giugno 4.08

 

 

 

 

***

 

 

-Come ti senti, oggi?-

 

Sherlock si voltò e sorrise. -Bene, direi. Continuiamo la partita?-

 

Mycroft si sedette al tavolo e osservò il fratello con occhi attenti, gli sorrise, anche se era tutt'altro che allegro.

 

-Certo.- rispose, muovendo la propria pedina sulla scacchiera.

 

Andava tutto bene, escluso il fatto che Sherlock era confuso e che la sua memoria era altalenante. -Che giorno è oggi?- gli domandò, incrociando le braccia al petto.

 

-E come pensi che faccia a saperlo? Chiuso qui dentro...-

 

Il maggiore sussultò, quella era una risposta inaspettata.

Di solito Sherlock rispondeva con riferimenti precisi più, o meno recenti, il giorno prima, ad esempio era il 16 Febbraio 1995.

 

-Come?- gli chiese, sorpreso.

 

Sherlock rise sarcastico. -Eppure non mi sembrava di aver detto qualcosa di difficile. Andiamo, da quanto mi tieni qui dentro? Fammi uscire, o scapperò.-

 

-Qual'è l'ultima cosa che ricordi?- indagò Mycroft, lasciando perdere la partita a scacchi e percependo l'adrenalina pompare lungo la sua spina dorsale.

 

-Jim Moriarty è morto. Non avendo una chiara percezione non posso dirti quanto tempo fa sia successo, la mia memoria va' e viene. Dov'è John? Anche lui è in combutta per tenermi chiuso qui dentro?-

 

Prematuro, tutto questo era prematuro e Mycroft lo sapeva.

Doveva tenere Sherlock sotto stretta sorveglianza, come minimo, per altri tre mesi.

Era un bene che stesse, piano piano, riprendendo lucidità, ma si era abituato a non prendere alla leggera le sue minacce di fuga, nel corso del tempo.

Prese un respiro profondo.

Era imperativo annullare del tutto il suo stimolo a uscire dalla struttura, ma come?

Bocciò le idee preliminari, non avrebbero funzionato, quindi continuò a pensare, fino a trovare, almeno su piano teorico, la corda giusta, anche se eticamente sbagliata.

Non aveva ulteriore tempo, Sherlock, di fronte a lui, già si stava spazientendo.

Mosse la torre, travolgendo il suo alfiere.

 

-Vuoi davvero saperlo?- gli chiese.

 

-Che domande! Certo che voglio saperlo!- esclamò Sherlock indignato.

 

-John se n'è andato...- mormorò il maggiore.

 

-Andato dove?-

 

Distolse volutamente lo sguardo, mostrandosi a disagio.

 

-V-Vuoi dire..?- la voce di suo fratello si era fatta improvvisamente flebile.

 

-Sì. Un incidente d'auto, un paio di mesi fa. Un ubriaco ha travolto il taxi....-

 

Sherlock si alzò di scatto e gli diede le spalle. -Perché..? PERCHE' NON LO RICORDO?!- gridò.

 

-C'eri anche tu su quel taxi, è per questo che sei qui, stai lentamente recuperando la memoria, se vuoi guarire del tutto devi restare. Non c'è più niente per te, là fuori, non adesso, quanto meno...-

 

Sherlock chinò il capo. -Io... Lasciami solo.-

 

Mycroft ubbidì, ma prima di lasciarlo lo osservò prendere il violino.

Si chiuse la porta alle spalle mentre delle note strazianti accompagnavano il suo passo.

Aveva toccato il fondo e, non contento, si era persino messo a scavare per arrivare più giù.

Era esausto, Mycroft, debilitato da tutte quelle menzogne sapientemente orchestrate.

Tutto stava andando bene, secondo i piani, Sherlock si stava riprendendo anche più rapidamente di quanto previsto.

Si era preparato all'eventualità di mentirgli, ma l'idea di far star male tutti lo faceva sentire sporco, benché fosse l'unica strada percorribile.

In quei mesi aveva ripercorso con Sherlock la sua infanzia, aveva coadiuvato il suo recupero partendo, di fatto, da zero, ritrovandosi, all'inizio, solo con un involucro vuoto quasi del tutto privo di ricordi.

Lo aveva aiutato a recuperarli passo dopo passo.

Presto, probabilmente da lì a poche settimane, giorni, forse, Sherlock si sarebbe reso conto del fatto che gli aveva mentito.

Ma avrebbe capito anche il perché?

No, la risposta era: no.

Non lo avrebbe capito, non subito e allora sì che avrebbe dovuto rafforzare la sorveglianza, ma, per il momento, ancora per poco, avrebbe potuto lasciare tutto com'era.

 

 

 

***

 

 

 

The blog of Dr. John H. Watson

 

 

11 Giugno 10.33

 

Come ho passato il mio tempo:

 

 

Il nuovo appartamento è carino, mi ci trovo bene e, grazie all'eredità che mi ha lasciato Sherlock ho potuto permettermi di non lavorare più nemmeno un giorno, anche se penso che, prima o poi, riprenderò.

Ad ogni modo non sono stato con le mani in questo periodo, come ha facilmente lasciato intuire Greg nel suo commento al post precedente.

Sto seguendo un caso e, anche quello, va a rilento.

Non sono Sherlock, ma, nonostante questo, mi sono scoperto più capace di quanto avessi previsto di essere.

Un mio amico, tempo fa, mi aveva detto che un nostro conoscente comune dei tempi del liceo stava male e, pochi giorni dopo la morte di Sherlock lessi il suo necrologio sul giornale.

Ci misi del tempo per attivarmi e auto-convincermi a prendere in mano questo caso che, lo dico chiaramente, potrebbe anche non essere un caso, solo che... che ci sono delle circostanze e delle coincidenze che mi portano a dire: no, non lascio perdere, voglio arrivarne a capo.

 

Tutto cominciò un mesetto dopo la morte di Sherlock, quando, per puro caso, mi ritrovai a pensare ai tempi del college.

Di conseguenza mi tornò in mente anche Taylor Colter, quindi, senza preoccuparmene troppo, chiesi a Greg se poteva recuperarmi il suo indirizzo.

Inizialmente si mostrò contrario, ma non potei biasimarlo, insomma, non avevo tutte le rotelle al proprio posto e lui era, giustamente, preoccupato.

Gli spiegai la situazione e lui acconsentì.

A casa di Colter trovai sua madre e venni presto a sapere che i due vivevano insieme nello stesso stabile, anche se in appartamenti separati.

Parlare con lei mi provocò un bel tuffo nel dolore della mia perdita, non ero pronto ad ascoltare qualcuno che mi dicesse quanto fosse duro continuare a vivere dopo che un caro se n'era andato.

Strinsi i denti e ascoltai con una pazienza presa da chissà dove, tutti i ricordi di quella povera donna.

Mi tenne lì per ore e mi fece compassione.

Era una donna sola con un estremo bisogno di sfogarsi.

 

-E' tutta colpa di quella dottoressa, quell'incapace!- mi disse, a un certo punto.

 

Questo attirò la mia attenzione.

 

-Dottoressa?-

 

-Sì, era stata lei a diagnosticargli il diabete! Il diabete, al mio bambino! Lui che era uno sportivo! L'aveva rassicurato che con quelle iniezioni di insulina sarebbe stato meglio, invece... invece...- era scoppiata in singhiozzi e, bene o male, mi ritrovai a consolarla, combattendo in tutti i modi la tentazione di pensare a Sherlock e mettermi a piangere a mia volta.

 

Quando le dissi che anche io ero medico i suoi occhi si illuminarono e, ancora prima che potessi chiederli, mi portò tutti gli incartamenti delle analisi di Taylor, pregandomi di esaminarli e di cercare qualcosa, qualsiasi cosa, un minimo errore che le permettesse di farla pagare a quella dottoressa.

Ovviamente presi la cosa con le pinze, insomma, quella non era la prima volta che un congiunto se la prendeva con l'ospedale o con i dottori per la morte di un caro.

Anzi, era una condizione piuttosto solita.

Visto che si era fatto tardi le chiesi di poter portar via i documenti e lei acconsentì, mi ero dimostrato meritevole della sua fiducia e questo mi fece piacere.

Tornato a casa esaminai il tutto con attenzione, ci trascorsi la nottata che avrei, comunque, passato insonne a rigirarmi nel letto, quindi, tanto valeva...

Non vi trovai niente di insolito, erano dei normalissimi referti.

Decisi, comunque, di recarmi alla clinica privata St. Patrick, il giorno seguente, per parlare personalmente con la dottoressa, una certa Allison Cramer, per poi tornare dalla madre di Taylor e chiudere definitivamente la faccenda.

 

Ma le cose non andarono come previsto.

 

Una volta giunto alla reception della clinica chiesi se potevo incontrare questa donna e mi venne risposto che non c'era alcuna dottoressa Allison Cramer.

Domandai se si fosse trasferita altrove e se poteva essermi dato un recapito, ma mi dissero che, no, non avevo capito, lì non c'era mai stata una dottoressa con quel nome.

Tornai sui miei passi e ricontrollai i documenti.

Effettivamente i nomi sui referti rimandavano ad una mezza dozzina di altri dottori, ma nessuna Allison Cramer.

Ne parlai con Mrs. Colter e lei fece il diavolo a quattro, facendomi quasi pensare che suddetta dottoressa non fosse altro che una creazione della sua mente instabile.

In fin dei conti io avevo scoperchiato una tomba, aperto e preso a pugni un cadavere, decisamente una cosa ben peggiore che inventarsi una dottoressa.

 

-Lui teneva tutto sul computer!- mi comunicò e, afferratomi per un braccio, mi trascinò fuori dall'appartamento e mi fece entrare in quello di fronte, quello del figlio.

 

L'ambiente era in perfetto ordine, pulito.

Una casa normale, insomma.

 

-Lo accenda lei, io non so nemmeno come si faccia.-

 

Lo feci e, beh, in quel computer non c'era nulla.

No, non “nulla di rilevante”, proprio nulla.

Era stato resettato completamente.

La cosa mi apparve subito sospetta ma, in fin dei conti, non potevo sapere se, prima di morire, Taylor, magari, avesse avuto dei problemi con il computer.

Notai un'hard disk e provai a collegarlo, ma anche quello era vuoto.

 

-C'è qualcosa che non va...- mormorai e, non l'avessi mai fatto, perché la signora ricominciò da capo la sua filippica contro i dottori.

 

Avevo perso buona parte della mia empatia, in quel periodo, quindi la cosa mi infastidì, ma fu quando lei mi elencò con cura i sintomi di Taylor che decisi di occuparmi del caso.

 

  1. Spossatezza.

  2. Dolori diffusi

  3. Cefalea

  4. Disturbi della psiche

  5. Vuoti di memoria

  6. Inappetenza

 

Troppe coincidenze con i sintomi di Sherlock perché la mia mente potesse, semplicemente, ignorare la cosa.

Certo, come per Sherlock, sarebbe potuta essere qualsiasi maledetta malattia, ma a livello psicologico mi confortò molto intraprendere la risoluzione di questo caso.

Non potevo saperne di più di Sherlock, perché non avevo elementi a sufficienza, ma mi misi in testa di scoprire di Colter e smettere di passare le mie giornate a bere sul divano di fronte alla televisione.

Parlai a Mrs. Colter delle mie intenzioni di indagare e lei quasi mi benedì, nemmeno fossi stato un Angelo del Signore, mi disse che aveva provato più volte a rivolgersi alla polizia, ma che era sempre stata liquidata come una vecchia matta.

Che dire?

Forse eravamo in due ad essere matti...

 

Mi ci volle molto poco per rendermi conto che, dati alla mano, non avevo niente se non: una presunta dottoressa mai esistita, probabilmente partorita dalla mente della “mia cliente” (mi sento tanto Sherlock, parlando così...), un computer e un hard disk vuoti e tante, tantissime turbe mentali irrisolte (mie e della signora).

 

Nei mesi successivi parlai con molti degli amici di Taylor, compresa la mia ex-compagna che ora fa la prostituta d'alto borgo, ma non cavai un ragno dal buco e, no, non mi fece lo sconto, ma non essendo i soldi un problema, ormai, decisi che avevo bisogno di una serata diversa, lontano dal caso e lontano, soprattutto, dal fantasma di Sherlock.

 

Non fu nemmeno una gran serata, a dirla tutta, ma questa è un'altra storia...

 

Cercai in internet notizie su Taylor e capitai quasi subito nel suo sito internet.

Nulla di entusiasmante.
Insomma, cosa poteva esserci di entusiasmante nel sito di un campione di canottaggio?

Niente.

Tornai nel suo appartamento e lo esaminai con maggior cura, come Sherlock mi aveva, almeno un poco, insegnato a fare e scoprii un'intera stanza stracolma di medicinali di ogni genere.

Riparlando con i suoi conoscenti appresi che Taylor fosse ipocondriaco.

 

Non so ancora dire se questa sia un'informazione utile oppure no, fatto sta che ho parlato con tutte le persone che conosceva e sono a un punto morto.

Certo, potrei chiedere a Greg di farmi avere il permesso di riesumare il suo corpo, ma non credo che sarebbe risolutivo, anzi, probabilmente mi procurerebbe solo un occhio nero.

Vorrei fare delle analisi e penso che non avrei problemi ad ottenere il permesso da Mrs. Colter...

Una volta tanto potrei anche decidermi a chiedere aiuto a Mycroft, vedrò...

Comunque questo è quanto.

È così che ho passato gli ultimi mesi, lo so, il racconto non è entusiasmante come quando c'era Sherlock, ma è il meglio che possa offrirvi, date le circostanze...

 

Molly... per risponderti: sì, mi manca, ma reputo che sia superfluo dirlo e, forse, anche un po' inutile, perché non lo riporterà indietro.

Ci vediamo domani pomeriggio per il tea.

 

 

 

8 Commenti:

 

Devo ammettere che questa sua propensione a scoperchiare tombe mi inquieta, dottore. Per il resto sono felice che lei si sia rimesso in moto e aspetto nuovi sviluppi.

 

Anonimo 11 Giugno 11.25

 

 

Sto cercando un modo rapido e incisivo per dirti: SCORDATELO, John!

 

Greg Lestrade 11 Giugno 15.08

 

 

In che casini ti stai cacciando, John?!

 

Harry Watson 11 Giugno 15.35

 

 

@ Anonimo: sperando che ci siano questi nuovi sviluppi... Nei prossimi giorni dovrei incontrare il grafico che ha fatto il sito di Taylor, ormai è l'unica persona con cui non ho parlato, anche se non riesco a contattarlo in alcun modo.

@ Greg: vorrà dire che lo ruberò, tanto ho Mycroft sulla spalla.

 

@ Harry: fatti una camomilla.

 

John Watson 11 Giugno 16.43

 

 

Io ti arresto, ti chiudo in una cella e butto via la chiave.

 

Greg Lestrade 11 Giugno 16.57

 

 

Ah! Ah! Ah! Non lo faresti mai!

Hai da fare stasera?

 

John Watson 11 Giugno 17.05

 

 

Scommettiamo?

Se hai intenzione di andare a profanare cimiteri, sì, devo venire ad arrestarti, se è per una birra, no problem.

 

Greg Lestrade 11 Giugno 17.07

 

 

Vada per la birra, allora.

 

John Watson 11 Giugno 17.10

 

 



N.d.A.: Signori, sono partita con l'idea di non sapere cosa scrivere in questo capitolo e, alla fine, è risultato il più lungo fra tutti.

Manca poco alla fine, due, forse tre capitoli e, come al solito, sono vittima della malinconia che mi prende ogni qual volta raggiungo la dirittura d'arrivo.

Spero che vi sia piaciuto.

Un bacione,

Ros.

   
 
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