Appena arrivati davanti agli uffici dell'FBI, Robin si bloccò, trattenendo Neal per un braccio “Mi prometti che non mi chiuderanno in gabbia?” disse seria.

Neal sorrise “Sei solo sospettata di alcune cose, non hanno prove contro di te” disse rassicurandola.

Entrarono insieme, nonostante la paura di Robin non fosse svanita.

Neal andò subito a cercare Peter.

Lo trovò nel suo ufficio con Diana e Jones. Tutti e tre si sorpresero nel vedere la giovane ladra lì dentro.

Peter andò subito a chiudere la porta “Neal, mi vuoi spiegare che stai combinando?” disse cercando un tono di voce basso.

“Ho bisogno del vostro aiuto” si intromise Robin.

Peter la squadrò con attenzione e si massaggiò il mento appoggiandosi alla scrivania “Ti ascolto” disse in tono pacato.

“So che sono la sospettata numero uno per il furto del Velàzquez, ma credetemi, non sono io. Posso dirvi chi è stato però” disse Robin mostrandosi sicura di se. Tenne lo sguardo fisso su quello di Peter senza mostrare paura ma bensì orgoglio.

“E chi sarebbe?” intervenne Diana.

Robin si voltò a guardarla “Josh Haider” disse incrociando le braccia al petto.

I tre agenti si scambiarono un'occhiata veloce.

“Lo cerchiamo da tempo” disse Jones a Peter che sembrava pensieroso.

Neal guardò automaticamente Robin “Bingo” mimò con le labbra facendola sorridere appena.

Peter si passò una mano in viso, sospirando “Siediti e raccontaci ogni cosa” disse autoritario, ma allo stesso tempo comprensivo avendo notato paura negli occhi color cioccolato della ragazza.

Robin deglutì e obbedì all'ordine, prendendo posto alla scrivania. Prese un grosso respiro e iniziò a parlare. Per lei non fu per niente facile visto che venivano a galla spiacevoli ricordi.

“Josh Haider è mio zio...e mi vuole morta” disse come prima cosa, raggelando tutti i presenti, ma specialmente Neal.

“E se proprio non riesce a farmi fuori, mi vorrebbe almeno in galera, Sta cercando di incastrarmi, vuole mettermi fuori dai giochi” continuò poco dopo con una sicurezza che apparteneva a pochi.

Diana, però, non sembrava convinta delle parole della ragazza. La fissò, scrutando ogni minimo particolare del volto della brunetta, attendendo che un'espressione del viso potesse in qualche modo contraddirla “E sentiamo, perché ti vorrebbe morta o almeno in galera?” le chiese, quasi come se fosse spazientita.

Robin la guardò in maniera torva “Se non mi interrompessi...” disse a denti stretti prima di continuare “Il suo protetto è morto, crede che l'abbia ucciso io. Si chiamava Gale Holland, ancora adesso la sua morte è avvolta nel mistero. Il corpo non è mai stato ritrovato...non tutto almeno” disse col groppo in gola.

Gli occhi le si fecero lucidi. Lei conosceva bene Gale. Fin troppo bene.

Peter si accigliò “Perché dovrebbe credere una cosa del genere?” le chiese stranito.

La ragazza sollevò lo sguardo verso di lui “Perché sono stata l'ultima persona a vederlo in vita...” fece una breve pausa mentre un brivido intenso le attraversò la spina dorsale “...e perché aveva scoperto qualcosa su di me che non avrebbe dovuto” concluse.

Prese qualcosa dalla tasca dei jeans e la posò sul tavolo.
Era la foto di un antico quadro facente parte di una collezione privata.

Il possessore ne aveva denunciato il furto molti anni prima, ma il quadro non era mai stato ritrovato, così come non era mai stato trovato il ladro.

Sul volto di Peter apparve un'espressione sorpresa e frastornata “Sei stata tu?” domandò prendendo nervosamente la foto tra le dita.

Era stato proprio Peter a lavorare al caso.

Neal sogghignò e scosse la testa un po' divertito da quella rivelazione tanto scioccante per Peter, quanto per tutti gli altri, lui compreso.

Doveva ammetterlo, quella ragazza ci sapeva fare, forse anche più di lui. L'espressione divertita però scomparve subito dal suo viso. Rifletté sulle parole di Robin “E questo dovrebbe bastare a far si che tu lo volessi morto?” domandò sconcertato.

A Robin, però, non era sfuggito il ghigno divertito di Neal. Un lieve sorriso di soddisfazione, seppur velato di amarezza, increspò le sue labbra carnose.

Per un attimo fu come se fossero da soli.

Ci pensò Peter, avvicinatosi alla ragazza, a rompere quell'incantesimo “Hai appena ammesso di aver rubato quel quadro, dovrei arrestarti” disse come un padre che ammonisce teneramente il figlio dopo una marachella da niente.

Robin scoppiò in una sonora risata, infischiandosene se gli altri avrebbero pensato che lei stesse mancando di rispetto all'agente dell'FBI “Io non ho ammesso proprio niente, agente Burke, avete fatto tutto da soli” disse alzando le mani.

Un ghigno beffardo si dipinse sul suo volto.

Peter sbuffò, allontanandosi da lei “È quasi peggio di te” disse sarcasticamente rivolgendosi a Neal che, di tutta risposta, si strinse nelle spalle lanciando uno sguardo di ammirazione alla sua “collega”.

Peter si appoggiò alla scrivania, si passò una mano sul viso con fare stanco e poi sospirò “Dormirai da Neal finché non troveremo una soluzione migliore. Intanto inizieremo ad indagare su Haider” disse con un cenno affinché Neal e Robin potessero lasciare la stanza.

Con una grazia che di rado si vedeva negli uffici dell'FBI, Robin si alzò, salutò gli agenti con un sorriso luminoso e un lieve cenno del capo e uscì dall'ufficio, seguita da un baldanzoso Neal “Sarò come la tua guardia del corpo” disse quest'ultimo, scortandola gentilmente fuori dal bureau.

Robin rise divertita “Non contarci troppo, Caffrey” sussurrò in maniera seducente a pochi centimetri dalle labbra di Neal, come se volesse sfiorargliele con le sue.









Nota dell'autrice: Ehm...che dire. Posto questo 5 capitolo dopo più di un anno. Sono una pessima "scrittrice" me ne rendo conto. Questo perchè ho iniziato altre mille store senza conluderne neanche una. Ora però sono tornata e spero di riprendere a pieno ritmo! Spero anche che leggiate e che lasciate recensioni, so che non me lo merito, ma così mi deprimo sennò XD