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Autore: chian    10/04/2012    4 recensioni
Questa è la storia di Andrea, una ragazza italiana, una grande artista e una brava mamma.
Una vita apparentemente felice, segnata però da ferite molto profonde, che l'hanno fatta cambiare.
Poi una grossa offerta di lavoro e l'incontro con una persona molto speciale... ed ecco che la vita cambia nuovamente...
Storia romantica, dall'inizio un po triste, di una ragazza che grazie all'amore è riuscita a ritrovare se stessa.
[estratto settimo capitolo:
mi afferrò per la nuca facendo piegare la mia testa all'indietro.
Rabbrividii a quei tocchi, misi cosi una mano sul suo petto, all'altezza del suo cuore, e di nuovo lo percepii battere all'impazzata.
Che cosa stava succedendo? Che cosa mi stava succedendo? Perchè mi sentivo in quella maniera? perchè il suo tocco era cosi piacevole per me?
Iniziai a sentire un po di imbarazzo e dovetti lottare con tutta me stessa affinchè non lo notasse.
Lo strinsi forte, e affondai le mie mani nelle sue braccia, quello forti e muscole braccia.
Poi iniziò a leccarmi il collo e arrivò fin dietro l'orecchio.
Il cuore quasi sembrò uscire dal mio petto quando la sua lingua andò ad accarezzare le mie labbra.
Poi mi baciò appassionatamente.
Non so quanto duro, ma quel bacio mi tolse il fiato.
Era da tempo che non provavo queste sensazioni, e la cosa mi spaventò moltissimo]
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La partenza

 

Pov. Andrea

 

Era passata una settimana dalla serata di beneficenza per la fondazione di Nina.

L'argomento “Marcus” ,per mia fortuna, era stato accantonato, o meglio era diventato un vero e proprio argomento Tabù. Nessuno parlava di lui e di quanto accaduto.

Anche Nina evitava il discorso, forse sentendosi ancora in parte in colpa, anche se non ne aveva alcun motivo.

L'unica cosa che rimandava a quella serata era il livido sul mio volto che però, grazie a Dio, si era quasi totalmente riassorbito.

La settimana era stata intensa, ore e ore sul set, avevo avuto poco tempo libero, e quel poco l'avevo dedicato completamente a Julia.

E purtroppo questi ritmi frenetici mi avevano permesso di vedere Ian solo sul set.

Lui aveva continuato a essere premuroso nei miei riguardi e questa cosa mi rendeva enormemente felice.

“Ragazzi anche per questa settimana abbiamo finito. Buon weekend e ci rivediamo martedi” disse Julie.

Io e Nina ci dirigemmo verso l'uscita degli studi, lasciando indietro Paul e Ian che stavano chiacchierando con Matt.

“Allora a che ora arrivano Mario e Maria?” mi chiese Nina.

“Tra un oretta. Infatti devo anche sbrigarmi a tornare a casa, devo finire di fare la valigia di Julia e voglio stare un po con lei prima che arrivino a prenderla per portarla a Disneyland” risposi un po triste per il fatto che non avrei visto la mia bambina per tutto il weekend.

“Dai sono solo pochi giorni, non essere triste”.

“Lo so. In realtà sono contenta che Julia passi un po di tempo con loro. Daltronde è il padre e si vedono cosi poco. Mi hanno anche chiesto di andare con loro, ma non mi sembra giusto: è bene che passino del tempo per conto loro. Io mi rilasserò un po a casa: un buon libro, qualche bel film e se mi va uscirò per fare una bella passeggiata per Atlanta”.

“Perchè non vieni a stare a casa nostra questi giorni? Cosi passiamo un po di tempo insieme e non stai da sola.”

Mi voltai e abbracciai Nina. Sapevo il perchè di quella proposta: continuava a preoccuparsi per me. “Tesoro ti ringrazio ma non mi sembra proprio il caso. Insomma, hai un paio di giorni per stare in santa pace con Paul, goditi questi momenti. Spassatevela un po. E non preoccuparti per me: sto meglio, te lo giuro!” dissi alzando una mano e portando l'altra sul petto.

Nina sbuffò “Almeno vieni a cena però...dirò a Paul di invitare anche Ian”

“Va bene. Ora però devo proprio andare. Senti mi saluti tu Paul e Ian? Sono veramente di fretta. Ci sentiamo più tardi”.
"certo non preoccuparti".

Abbracciai Nina e corsi verso la mia macchina.

 

 
Pov. Ian

 

“Ehi voi due! Ho tre biglietti per la partita dei Lackers di giovedi. Andiamo?”

Matt, Paul e io condividevamo una grande passione: il basket, e se c'era una partita che proprio non potevamo perderci era quella dei Lackers.

“Certo!” esclamai subito.

“Ma c'è bisogno di chiederlo? Wow, non vedo l'ora!” rispose Paul entusiasta.

Il mio telefono squillò e mi allontanai per rispondere.

“Dolcezza, che c'é? Domanda ciò che vuoi e ti sarà dato”.

“Veramente? Mi tenti mister Smolder...”.

Nancy era il mio braccio destro all'interno della fondazione che avevo creato per la salvaguardia del pianeta.

“Senti Boss, bando alle ciance, pronto per domani? “

“Domani?” risposi perplesso.

“Non sei divertente Ian. Smettila con questi giochini, cos'è hai tre anni??”.

“Nancy non so di cosa stai parlando. Che succede domani?”

“Come che succede domani? Domani abbiamo la cena con tutti i supporter della fondazione a Venice. Ti prego, dimmi che non ti sei dimenticato!”

“...Mi dispiace, è stata una settimana infernale a lavoro e mi sono dimenticato. Comunque nessun problema, domani mattina prendo il primo aereo e arrivo ”.

“No, domani c'è lo sciopero dei voli!” esclamò lei disperata.

“Dai, niente panico Vado a casa, metto due cose in valigia e stasera parto. Ti chiamo quando arrivo. Un bacio bella”.

 

Chiusi la telefonata e mi riavvicinai ai miei due amici. Intanto anche Nina si era unita a loro.

“Ragazzi io devo correre a casa, mi sono dimenticato che domani ho un impegno a Venice e devo partire stasera stessa, perchè domani c'è uno sciopero dei voli!”.

“Peccato! Avevo organizzato una cenetta e volevo invitarti. L'ho anche detto ad Andrea!” ribattè Nina delusa.

“Mi dispiace molto, sarà per un altra volta. A proposito di Andrea, dove è finita?”.

“é dovuta scappare a casa: oggi arriva Mario e porta la bambina a Disneyland per il weekend. Comunque mi ha detto di salutarti”.

 

 

 

Arrivai a casa, presi la valigia e buttai dentro qualche maglietta, un paio di pantaloni e un po di biancheria.

Mi feci velocemente una doccia e uscii nuovamente di casa per dirigermi all'aereoporto.

Avrei preso il primo volo disponibile.

Nel tragitto per l'aeroporto non feci altro che pensare ad Andrea, al fatto che avrebbe passato il weekend da sola senza la sua bambina, e all'improvviso mi venne un idea.

“John, dobbiamo tornare indietro” dissi al mio autista.

 

 

Pov. Andrea.

 

Julia era appena andata via con Mario e Maria, super entusiasta di andare ad Orlando e incontrare finalamente le sue adorate Cenerentola, Minnie, Belle, e tutte le altre principesse Disney.

Io a stento avevo trattenuto le lacrime mentre l'avevo salutata dandole le ultimissime raccomandazioni, ma appena avevo richiuso la porta e in casa era piombato il silenzio ero scoppiata a piangere.

Non ero proprio abituata a staccarmi da lei. Continuavo a ripetermi mentalmente che sarebbero stati solo pochi giorni, ma quel pensiero non è che mi consolasse più di tanto.

Dopo pochi minuti suonò il campanello.

“Nina” pensai subito. Speravo proprio che fosse lei, la mia amica mi faceva tornare sempre il sorriso.

Come aprii la porta però un uomo entrò di tutta fretta in casa dandomi una grossa spallata.

“Ian? Sei impazzito? Mi hai fatto male” dissi dolorante.

Ma lui non si girò nemmeno a guardarmi e si diresse verso la mia camera da letto.

Gli andai subito dietro.

“Ian mi dici che cavolo stai facendo?”. Ero abbastanza scocciata da quell'atteggiamento.

“é tardi dobbiamo andare” rispose aprendo il mio armadio e buttando sul letto qualsiasi indumento gli passasse tra le mani.

“Ma dove dobbiamo andare? Io non devo andare proprio da nessuna parte” ribattei, strappandogli dalle mani un paio di mutandine che aveva preso dalla mia cassettiera.

A quel gesto si bloccò.

“Io devo partire per il weekend e tu vieni con me, non ti lascio qui da sola” disse prendendomi le mani e accarrezzandole dolcemente.

“Ma io sto bene, Ian, dovete smetterla di preoccuparvi tutti”.

“E quegli occhi lucidi allora? Si vede che hai pianto”.

“Che c'entra! È normale! Sono un po triste perchè non vedrò Julia per qualche giorno, ma giuro che sto bene!”.

Non riuscii a convincerlo, lasciò le mie mani, andò subito a prendere la valigia che stava sopra l'armadio e iniziò a riempirla con tutto quello che aveva buttato sul letto.

“Prendi i documenti” disse solamente.

“Ti ho detto che non vado da nessuna parte” ribattei sempre più seccata.

Ian chiuse la valigia, mi afferrò per un braccio e mi trascinò fuori di casa.

“Smettila, tu stai male!!” urlai mentre mi spingeva dentro la macchina “Questo si chiama sequestro di persona”.

Vidi John che ci guardava con aria divertita dallo specchietto retrovisore.

“All'aeroporto John per favore”.

 

 

“Ti odio!”

“Addirittura? Allacciati la cintura, non hai sentito? Stiamo per decollare” rispose lui abbastanza divertito dal fatto che fossi abbastanza alterata.

Presi la cintura e la allacciai con forza, sbuffando.

“Mi piaci quando fai la capricciosa”. Voleva proprio farmi uscire fuori di testa.

Ma non gli detti soddisfazione, mi girai verso il finestrino e non lo degnai di uno sguardo e di una parola per buona parte del volo.

 

 

 

Pov. Ian.

 

Non mi rivolse la parola per un bel po.

Poi all'improvviso si voltò a guardarmi e vidi che l'espressione sul suo viso era cambiata, sembrava molto più calma.

“Lo sai che sei pazzo vero?”

“Lo so. Ma volevo passare un po di tempo con te. Vuoi farmene una colpa?”.

Davanti alla mia risposta la vidi sorridere e alzare gli occhi al cielo. “comunque, se ti fa sentire meglio, sappi che accetterò qualsiasi punizione, anche un altra settimana da schiavetto!”.

Andrea scoppiò a ridere “Quello era scontato!” . La tempesta era passata: la sua ira si era placata.

“Ah si? Ma sei veramente perfida!” ribattei iniziando a farle il sollettico.

“Smettila, smattila ti prego, no, il sollettico no” mi supplicava cercando di divincolarsi.

La tortura fu interrotta da una hostess che gentilmente ci offrì da bere.

“I signori gradiscono qualcosa da bere?”.

“no no per me niente grazie” rispose Andrea, cercando di risistemarsi bene sul sedile.

“Si io gradisco una red-bull” risposi gentilmente.

La hostess mi servì e prima di rivolersi agli altri passeggeri ci disse divertita “scusate per avervi interrotto, continuate pure”.

Scoppiai a ridere appoggiai la lattina e mi voltai nuovamente verso Andrea che mi guardava preoccupata.

“ti prego no!” disse.

“mi spiace ma te la sei cercata! Cosi inpari ad essere cattiva con me!” e ripresi a farle il sollettico

 

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Note:

ciao!

Questa volta mi si è rotto il computer... come se gia non bastassero gli altri problemi che purtroppo mi fanno ritardare con la pubblicazione dei capitoli... mah.. quando una è sfigata è sfigata!

Comunque grazie e ancora grazie perchè continuate a seguirmi con passione e mi sostenete!

Spero che questo capitolo vi piaccia.. l'avevo gia scritto prima che si rompesse l'hardisk, poi ho perso tutto e ho dovuto riscriverlo da capo, ma il risultato non rispecchia molto il precedente...

aggiornerò prestissimo, non disperate! vedremo i due a Venice, shopping, cena e ….. :-), non posso dire troppo!! fatemi sapere che ne pensate!

a presto!

Un bacio enorme

Chian

 

ps. scusate per gli eventuali errori.

Continuo a ricordare l'altra mia fanfiction “il fragile confine tra l'odio e l'amore”

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=920474&i=1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

  
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