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Autore: allison742    10/04/2012    7 recensioni
Semplicemente grazie. Grazie per essermi sempre vicino, qualunque sia il mio stato d’animo, e so che non è così facile.
Grazie per capire sempre quando è il momento di farsi da parte, lasciando intendere che per qualunque cosa basta una telefonata. Grazie per il caffè tutte le mattine.
Grazie per aver aspettato che fossi io a parlarti di mia mamma, di non aver insistito; o quasi.
Grazie per aver rispettato i miei tempi dopo l’incidente. Grazie per Nikki Heat. Grazie per tutto questo, per Parigi. Grazie per essere così come sei.
Grazie perché nonostante tutto sei ancora qua.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Due attori che fanno sul serio.

Rick si alzò a fatica, mentre Kate si gettò tra le sue braccia.
«E tutto finito, è tutto finito» le sussurrava, mentre la stingeva a se.
«Oddio Rick! Ho avuto tanta paura… ti amo!»
«Ti amo anche io Kate, non sai quanto. Ma non preoccuparti, ci sono io adesso.»
Josh era ancora a terra, che gridava per il dolore.
«State bene?» urlò un’agente francese entrando, con la pistola alzata, nella siute.
«Sì, stiamo bene, è tutto sotto controllo. Io sono il detective Kate Beckett, della polizia di…»
«Lo so chi è lei. Sono stata avvisata»
«Mi scusi?»
«Una signora, una certa Ellen, ci ha chiamati alla centrale qualche ora fa, chiedendoci di tenere sotto controllo voi due; poi mi ha raccontato tutta la storia. Ho visto il ragazzo entrare, ma non sapevo avesse una pistola. E quando ho sentito lo sparo siamo corsi qui.»
«Capisco» disse Kate, che era ancora abbracciata a Castle.
«Piacere, agente Dubois.» Disse la donna stendendo la mano.
«Piacere, Rick Castle» rispose lo scrittore stringendola.
«Piacere, mi chiami Kate» disse al suo turno.
«Magalie» rispose l’agente con un sorriso.
«Agente Dubois, l’ambulanza è arrivata.» Disse un uomo facendo irruzione nella stanza.
«Grazie Philippe, falli entrare.»
A quel punto entrarono nella stanza due paramedici che lo caricarono su una barella.
«Dove le fa male?» gli chiesero.
«La spalla…» sospirò Josh.
«Non si preoccupi, è solo una lesione… guarirà presto.»
«Lo so, sono un medico!» sbraitò contro il ragazzo.
Questo non disse più nulla e, fatto un cenno al collega, lo portarono via.
«Mi porterete in centrale?» chiese Kate.
«No, non ce n’è bisogno… a quanto vedo è stata legittima difesa.» Dichiarò; poi assunse un espressione amichevole e aggiunse: «E stando a quanto mi ha raccontato Ellen ha fatto bene.» Disse facendole l’occhiolino.
«La ringrazio Magalie.» Rispose Kate con un sorriso sincero.
«Si figuri… siamo colleghe, giusto? Dovrò farle comunque qualche domanda per ricostruire i fatti.»
«Certo, nessun problema… che ne dice di spostarsi nel salotto? Io la raggiungo subito.»
«D’accordo. Vado.» Concluse dirigendosi verso i divanetti.
«Kate… vuoi che venga con te?»
«No grazie. Preferisco da sola.»
«Sei sicura?» chiese mettendole le mani sul volto.
«Sì. Stai tranquillo, me la caverò. Intanto tu vedi se riesci a sistemare questo casino, ok?» disse facendo un cenno verso la camera da letto. Dove c’era ancora disordine.
«Come vuoi. Ma per qualsiasi cosa chiama, ok?»
«Ok. Ti amo» rispose baciandolo.
«Anch’io, anch’io…» Disse sulle sue labbra, per poi stamparle ancora un altro bacio.
«Ora vado a parlare con l’agente.»
E si staccò da lui per dirigersi verso il salotto.
Castle rimase per un tempo indefinito a fissare quelle due donne che discutevano sull’accaduto.
L’agente Magalie Dubois era una donna attraente, sulla trentina.
Era alta e magra. Aveva un viso molto dolce, ricoperto da lentiggini.
I suoi capelli erano raccolti in un perfetto chignon, decorato da una frangetta che arrivava fino alle sopracciglia. Ma la cosa che lo aveva colpito di più era il colore di quei capelli… di un arancio bellissimo, non troppo acceso, ma che risaltava perfettamente i suoi lineamenti. Un arancio simile a quello di Alexis…
«ALEXIS!» disse tutt’a un tratto, come risvegliandosi da un trance. «Ecco chi dovevo chiamare!» continuò picchiettandosi la testa.
Si spostò nella camera da letto e prese il sue telefono dal comò.
Compose il numero si sua figlia e aspettò.
Non rispondeva nessuno.
Le lasciò un messaggio in segreteria e ripose il telefono.
L’avrebbe richiamata.
Si guardò intorno. C’era davvero confusione e molto disordine.
Si abbassò per raccogliere il lenzuolo, ma una fitta allo stomaco gli impedì il movimento.
Gli avvenimenti si erano susseguiti troppo in fretta, e si era dimenticato del dolore.
Si sedette sul letto e prese lunghi respiri, mentre il male pian piano si allentava.
Ad un tratto entrò nella stanza un ragazzo, avrà avuto vent’anni, con il camice bianco.
«E’ lei il signor Richard Castle?» chiese titubante.
«Sì, perché?»
«Ed è quello che ha subito un aggressione?»
«Direi di sì!» rispose con un sorriso amaro, annuendo.
«Allora ho l’ordine di portarla in infermeria, deve farsi curare.»
«Finalmente qualcosa che funziona in questo hotel!» esultò alzandosi e facendosi aiutare dal ragazzo a camminare. Lo stomaco gli faceva un male tremendo. «Ma tu non sei troppo giovane per essere medico?» chiese curioso nonostante in dolore.
«Sto ancora studiando. Per adesso sto facendo uno stage come aiutante….» Gli rispose mentre attraversavano il corridoio diretti verso l’ascensore.
«Ho capito… chiamami Rick»
«Piacere, io sono Bastien.» Rispose il ragazzo premendo il pulsante che li avrebbe portati in infermeria.
 
«Eccolo qua il nostro malato.» Disse scherzando Kate, mentre entrava in infermeria.
Castle era sdraiato sul lettino e, appena la vide, il suo sguardo si illuminò.
«Non facciamo tanto gli spiritosi, che non sono io quello caduto in coma per un’insignificante allergia.» le rispose ridendo.
Kate gli si avvicinò e gli posò un leggiero bacio sulle labbra.
«Come stai?»
«Meglio… avevo male al petto, ma mi hanno dato varie medicine – e non chiedermi il nome perché non ne ho la più pallida idea – ed ora sto meglio. Forse anche grazie alla non piccola dose di antidolorifici. Per la botta in faccia mi hanno dato del ghiaccio. In generale sto bene, ho solo lievi lesioni… non mi ricoverano neanche.
Vedi, non sono in fin di vita… mi dispiace per te, ma dovrai ancora sopportarmi per molto tempo.» Concluse scherzando.
«Vorrà dire che farò questo immane sforzo… basta che tu farai il bravo… non scordarti che ho una pistola…» sussurrò in un orecchio.
«A proposito di pistole… non mi avevi forse detto, all’inizio della vacanza, che l’avevi dimenticata a New York?» chiese con una faccia soddisfatta di aver messo Kate in difficoltà.
Lei invece, sicura di se, senza esitazione rispose: «Volevo che abbassassi la guardia…»
A quel punto fu Castle a rimanere senza parole.
«Allora Signor Castle… a quanto vedo sta già meglio… che ne dice di tornare in stanza? Se la sente?» sopraggiunse il medico dall’altra stanza.
«Non saprei…»
«La devo avvisare che sta per arrivare un’anziana signora con gravi problemi di intestino… veda lei.»
«Kate, mi aiuti ad alzarmi?» chiese immediatamente, dopo aver cambiato espressione del viso… ci mancava solo il problema di intestino…
Il dottore intento rideva sotto i baffi, e fece l’occhiolino a Kate, che lo ringraziò con gli occhi.
Aveva bisogno di Rick vicino, anche se non era nelle migliori condizioni aveva bisogno di lui… e questo il medico l’aveva capito all’istante.
«La ringrazio dottore.» Disse Castle stendendo la mano.
«Non c’è di che. E per qualsiasi cosa chiami, d’accordo?»
«Sarà fatto!» sopraggiunse Kate, salutando il medico e trascinando Rick fuori dall’infermeria.
«Allora… che si fa?»
«Non lo sa Kate… saranno le due e mezza… non hai fame?»
«Un po’ si… ma siamo ancora in vestaglia… non sarà meglio cambiarci?»
«Credo che tu abbia ragione.» Annuì Rick guardandosi l’abbigliamento… effettivamente non si erano ancora cambiati.
«Hai risolto tutto con l’agente Dubois? Avete parlato per due ore!»
«Sì, ha detto che non succederà niente… farà il verbale dichiarando la legittima difesa, e Josh verrà sbattuto in carcere per violenza e tentato omicidio.»
«Tentato omicidio?»
«Rick… in fondo ha minacciato di ucciderci entrambi no?»
«Hai ragione… e tu? Come stai?» chiese facendosi serio.
«Meglio… anzi, direi quasi bene!» rispose abbassando lo sguardo.
Entrarono in ascensore e si diressero verso il loro piano.
«Rick… posso farti una domanda?»
«Certo… tutto quello che vuoi…»
«Quello che hai detto a Josh… era solo per distrarlo o lo pensi davvero?»
«Hai bisogno di chiederlo? Certo che lo penso davvero. Io ti amo. E dal momento che conosco anche i tuoi difetti ti amo ancora di più.»
Kate lo abbracciò forte, e gli sussurrò un «ti amo» nell’orecchio.
Le porte si aprirono, e si trovarono davanti i due vecchietti di qualche giorno prima.
«Tesoro! Guarda! Sono gli stessi attori! Solo che adesso sono in pigiama!» esclamò la signora, picchiettando il petto del marito.
Kate diventò rossa in viso e, preso Castle per mano, sgusciò fuori e corse verso la camera.
«Vedi Kate… ci definiscono anche attori!» scherzò Castle.
«Beh… due attori che fanno sul serio allora…» rispose lei baciandolo, chiudendosi la porta alle spalle.
«Andiamo a pranzo?»
«D’accordo… ma prima ho bisogno di un bagno… vieni con me?» chiese maliziosa, mentre si slacciava il laccetto dei pantaloni del pigiama.
«Kate… aspetta…» si fece improvvisamente serio.
«C’è qualcosa che non va?»
«No, no, non preoccuparti… ma io devo chiedertelo… vuoi tornare a New York?»
«Rick…» cominciò avvicinandosi a lui e prendendogli le mani. «Te l’ho già detto… io voglio finirla questa vacanza… io voglio vivere con te questa avventura… e non ce ne andremo per colpa di un problema… problema che, tra l’altro, ora si trova in carcere… ok?»
«Ma dopo quello che è successo… io lo dico per te… sei sicura?»
«Sicurissima.» Lo rassicurò con un bacio.
Poi  si avvicinò al suo orecchio e aggiunse: «…E poi voglio la mia sorpresa…»
Detto questo si voltò e si diresse verso il bagno, seguita da Rick.
«Sai… non mi capitano spesso donne così determinate… tu sei la prima…» scherzò Castle prendendola per mano.
«E anche l’ultima!» dichiarò lei aprendo l’acqua della vasca.
 
 
 
 
"Buonanotte a chi pensa che domani è un'altra storia, e chissà come andrà finire…
Intanto per stanotte se ne va punto a capo tenendosi vicino una penna già pronta per ricominciare...
Lo sai,c'è un'alba da disegnare , un nuovo giorno da raccontare e un foglio bianco da riempire...
Tu puoi chiamarla vita solo se sai come si scrive..."
[4tu]
 
                                                         
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao!! Visto? Pubblico dopo un giorno!!
Ahah, no dai… l’ha fatto perché questo è un capitolo di passaggio, e perché probabilmente per tre o quattro giorni non riuscirò a scrivere (causa scuola -.-")
Comunque eccoci qua! Che ne dite?
Per chi – come me fino a poco fa – non capisce niente di fancese…. L’agente Magalie Dubois si legge Magalì Debuà!
Ecco, ho detto tutto.. lascio la parola a voi!
Ci sentiamo al prossimo!!
Ciao!!
Un bacio, Allison <3
   
 
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