Unfinished Memories
“andiamo
Shinichi! Me l’hai promesso!” continuava a gridare,
il dito premuto sul campanello e uno sguardo deciso.
Dopo
parecchi minuti -almeno mezz’ora- in
cui la determinazione della ragazza non era
venuta meno la porta si aprì con uno scatto rivelando la
faccia scocciata del
proprietario di quella villa enorme.
“piantala
di suonare Ran! Io non ti ho promesso proprio un
bel niente!” esclamò tutto d’un fiato il
giovane, gli occhi azzurri ridotti a
due fessure.
“smettila
tu, Shinichi! Ho scavalcato anche il cancello
quindi tu ora ti fai da parte e mi fai entrare!”
ribatté immediatamente la
pazza che si trovava davanti a lui sbraitando come un’ossessa
“e
io ti ho detto di no!” strinse la maniglia tra le dita e
fece per chiudere la porta quando un dolore forte al piede lo costrinse
ad
arretrare permettendo alla sedicenne
di
sgattaiolare all’interno.
“Raaaan!”
imprecò guardando male l’amica che al contrario
gli fece una linguaccia divertita
“così
impari” si limitò a spiegare alzando con fare
disinteressato le spalle mentre il giovane chiudeva con un tonfo la
porta alle
spalle borbottando parole sconnesse
“bene,
Kudo, ora ti aiuterò io a sistemare la casa”
aggiunse
poi calcando sul cognome con un sorriso che le andava da un orecchio
all’altro
“ti
ho già detto che non ho bisogno del tuo aiuto,
mammina”
il tono volutamente scherzoso mentre nella mente congetturava un piano
per
cacciarla da casa e potersi così dedicare al libro che lo
aspettava in salotto
“e
invece sì che hai bisogno del mio aiuto perché
sei un
bambino disordinato” si era avvicinata e per calcare sul
concetto gli aveva
dato dei leggeri buffetti sulla
testa.
“Ran
a volte sei peggio di mia madre” sbuffò il giovane
allontanandosi dall’ingresso verso il salotto dove si sedette
sul divano
riprendendo il libro aperto sul tavolino nel punto in cui si era
fermato.
“tua
madre che è andata in America da almeno un mese e che
mi ha chiesto di tenerti d’occhio”
ricominciò con quella che era diventata una
litania per le orecchie del giovane lettore che sbuffando
voltò pagina
continuando la lettura
All’improvviso
non vide più le parole stampate sul libro ma
la sua amica che con le braccia appoggiate ai fianchi lo guardava
arrabbiata “e
poi me l’hai promesso” mormorò infine
distogliendo lo sguardo e arrossendo
leggermente sulle guance.
“era
solo per farti stare zitta.. e poi avevo le dita
incrociate” incrociò le dita davanti a lei con il
suo solito sorriso furbo
Si
ritrovò il libro sbattuto in faccia mentre l’amica
si
allontanava a grandi passi verso l’ingresso
Era
arrabbiata.
Era evidentemente arrabbiata, a giudicare dalla camminata pesante con
cui si
stava allontanando dal divano
Appoggiò
il libro, ormai chiuso, sul tavolino e si preparò
alla sua prima buona opera giornaliera. E lui che sperava di poter
passare una
giornata tra i suoi libri, sua madre non c’era e si ritrovava
con il suo
surrogato. Che per’altro era la sua migliore amica e quindi
non poteva certo
farla andare via così, l’indomani a scuola chi
l’avrebbe sentita?
Poteva sacrificarsi, tutto pur di evitare quello che era già
successo parecchie
volte negli anni precedenti. Lui che per qualche motivo non aveva tempo
da
dedicarle e lei che per settimane non gli rivolgeva nemmeno una
parola.. e non
poteva certo sperare che ogni volta che litigavano saltasse fuori
qualcuno che
intonava ‘Amazing Grace’. Era capitato solo una
volta, non sarebbe capitato
più.
Ci
mise pochi secondi a mettere in moto i neuroni e a
fiondarsi dietro di lei
“va
bene, Ran” la bloccò parandosi davanti alla porta
e
ritrovandosi stretto nell’abbraccio della giovane che
continuava a ringraziarlo
“ma non riesco a capire cosa ci trovi di tanto
divertente” borbottò poi
allontanandosi ancora verso il divano e il libro, di cui ora aveva
anche perso
il segno
“ma
perché tu sei un ragazzo. E poi mi piace pulire
casa”
sorrise trottandogli dietro.
“a-ah.
Contenta tu” la liquidò lui sorridendo quando
riuscì
a ritrovare il punto esatto in cui era arrivato e ricominciando a
leggere
tranquillamente
Quando
dopo parecchi minuti sentì ancora su di sé lo
sguardo
della ragazza sollevò gli occhi dal libro e li
puntò di fronte a sé. E la vide.
Di fronte a lui, le braccia incrociate e un’espressione per
niente rassicurante
in viso.
“scusa
ma per chi mi hai preso?” domandò con
un’accusa nella
voce che preoccupò e allo stesso tempo confuse Shinichi che
sollevando un
sopracciglio si limitò ad emettere un “Ehh?”
molto più simile ad un verso animale
che umano
“non
sono un’agenzia di pulizie! Idiota che non sei
altro!”
esclamò la giovane perdendo le staffe e tirando un pugno in
testa al giovane
amico che la guardò sempre più confuso
“tu
devi aiutarmi” spiegò semplicemente trovandosi
davanti
l’espressione sempre più allibita del giovane Kudo
“andiamo!
Sarà divertente!” esclamò non riuscendo
a
coinvolgere nell’allegria l’amico che sospirando
emise poche parole per niente
convinto “se lo dici tu”
“bene,
da dove possiamo cominciare?” chiese battendo le mani
felice e guardandosi intorno. Ci avrebbero messo di sicuro delle ore a
pulire
tutto.. ma la signora Kudo le aveva espressamente chiesto di
allontanare
Shinichi dai libri, almeno per quel week-end.
“uhm..
non saprei.. cucina?” propose lui indicando la porta
alle spalle con le labbra piegate in un sorriso che non aveva niente
dell’allegro
“e
cucina sia” declamò Ran trascinandosi dietro uno
sconfortato Shinichi.
Quella
giornata non sarebbe finita così velocemente come
aveva voluto sperare.
*
“non
lo dirò più, giuro.. dai, Shin.. ”
Avevano
pulito e lucidato quasi tutta la casa tra battute, risate
e scherzi; ad uno in particolare il brillante sedicenne
l’aveva colta alle
spalle, di sorpresa, facendole il solletico.
“giuri?”
ripeté interessato fermando l’allegra tortura
“sì,
sì. Giuro” affermò sicura lei annuendo
per enfatizzare
il concetto
“uhm..
e su cosa giuri?” si interessò ancora avvicinando
il
volto a quello dell’amica vedendola arrossire
“giuro
su.. su..” fece vagare lo sguardo per la stanza alla
ricerca di una qualche risposta che non aveva, la sua mente era
completamente
svuotata. Quegli occhi azzurri erano troppo vicini.
“su?”
la esortò inclinando leggermente il capo cercando di
capire quello che frullava nella mente della giovane che a quel gesto
arrossì,
inspiegabilmente, ancora di più.
“..
sul fatto che non finiremo mai di pulire se stiamo qui a
divertirci” quasi glielo urlò nelle orecchie
costringendolo ad allontanarsi e a
dare degli attimi di pace al cuore che non la smetteva di battere
furiosamente
e alla mente che man mano ri-acquistava quelle nozioni importanti per
sopravvivere
“bene.
Ora ci manca solo la biblioteca” si riprese la
karateka liberandosi dalla stretta di Shinichi, alzandosi velocemente
dal letto
e spolverandosi la gonna della salopette rosa.
“la
b-biblioteca?” chiese uno Shinichi con gli occhi fuori
dalle orbite ricevendo un cenno d’assenso e uno sguardo
preoccupato da parte
dell’amica.
“perché? C’è qualcosa che non
va?” chiese poi questa guardandolo mentre si
alzava anch’egli dal letto, arrossendo al ricordo di averlo
avuto così vicino
“niente,
abbiamo solo passato almeno tre ore a pulire tutta
la casa.. per la biblioteca ci vorrà il doppio. Ma non
è niente, no? D’altronde
tu ti diverti un sacco a riordinare” spiegò lui
ironico mentre un sorrisetto
compariva sulle sue labbra e illuminava anche gli occhi
Ran
mosse una mano come a cancellare quell’ultima
affermazione poi voltandosi disse “anche tu ti stai
divertendo tanto, ma non
vuoi ammetterlo. In effetti la prossima volta potrei portarti un bel
grembiule
con i fiorellini” scoppiò a ridere vedendolo
sconvolto e poi scappò fuori dalla
stanza, perché sicuramente il suo amico non avrebbe perso
tempo per vendicarsi
“non
mi prenderai mai, polentone” gridò mentre correva
velocemente giù dalle scale sentendo i passi
dell’altro sempre più vicini.
“questo
è tutto da vedere, Mouri” le rispose di rimando
lui mentre
la inseguiva per il lungo corridoio.
Riusciva a correre così veloce grazie agli allenamenti di
calcio, ma anche la
sua amica, per quanto femmina, non se la cavava male. Dopotutto era
stata presa
nella squadra di karate per un motivo.
Riuscì
a bloccarla con le spalle ad una porta di legno, le
mani da una parte e dall’altra del suo viso, entrambi
respiravano
affannosamente per la corsa senza sosta.
Mentre
riprendevano fiato Shinichi fissò a lungo il sorriso
della sua amica d’infanzia, e quegli occhi azzurri che mentre
rideva
diventavano più luminosi. Strano, non aveva mai notato quali
sfumature
potessero avere quegli occhi così conosciuti eppure
così misteriosi. La
conosceva da una vita eppure.. eppure non aveva mai notato come quel
naso,
quelle guance arrossate per la corsa, quel viso potesse essere
così perfetto e
.. bello?
Si
accorse troppo tardi del sorriso furbo che si disegnava
sulle labbra dell’amica e in neanche mezzo secondo si
ritrovò con la faccia a
terra. Ran scoppiò a ridere impertinente, le mani ancora
strette alla maniglia.
“che
hai da ridere?” andò su tutte le furie lui
guardandola
dal pavimento dove era seduto
“niente,
niente.. ma quanto se la prende signor Detective”
lo prese in giro lei scoppiando a ridere di fronte alla sua smorfia
“potevo
anche rompermi il naso” continuò a lamentarsi lui,
inutilmente. La sua amica continuava a ridere
“bene,
ora facciamo le persone serie” esordì dopo altri
minuti di risate che avevano come protagonista il ragazzo che seduto
per terra
continuava a tastarsi il naso in cerca di qualcosa di rotto
“dai
alzati, sfaticato che non sei altro” gli porse la mano
e l’aiutò ad alzarsi “dillo che era
tutta una messa in scena per far riordinare
solo me”
“ah
ah ah. Certo, come dici tu.. mi diverto a lanciarmi a
terra, io” si imbronciò lui guardandola male
“a
quanto pare, sì” lo riprese lei dandogli una
spinta
leggera facendolo finire quasi a terra per la seconda volta
“smettila
di scherzare e diamoci una mossa” disse serio
allontanandosi verso i ripiani colmi di libri
“uh
uh” lo prese in giro avvicinandosi e dandogli una
leggera gomitata “e così ora ti piace mettere in
ordine, eh? Se lo sapesse tua
madre, appena torna glielo dirò di sic-”
“pff,
non mi piace riordinare. Tzè per chi mi hai preso”
la
interruppe prendendo quanto detto dall’amica come un affronto
alla sua persona
“è
che sto leggendo ‘le memorie di Sherlock Holmes’,
per
essere precisi ‘l’ultima avventura’ .. e
sono quasi alla fine.. sono nel punto
cruciale, sai quando Sherlock e Moriarty stanno per..”
“ma
l’avrai letto un centinaio di volte!”
esclamò
interrompendolo, e a giudicare dagli occhi luminosi aveva
–fortunatamente-
interrotto un monologo che poteva prolungarsi per ore
“ogni
lettura rivela un particolare sempre nuovo” la riprese
muovendo il dito come era solito fare quando aveva già nella
mente vita, morte
e miracoli su Sherlock e, soprattutto, non vedeva l’ora di
rivelarglieli.. a
lei che ormai ne sapeva anche troppe su quell’investigatore.
“sì,
va bene Holmes mettiamoci all’opera” lo
riportò alla
realtà sperando di evitare il riassunto dettagliato di un
qualsiasi caso di
Holmes e affini
“e
poi Watson scoprì che in realtà Holmes era a
Coombe
Tracey, e che di tanto in tanto andava a dare un’occhiata
alla brugh*- ahi” si
interruppe massaggiandosi la nuca dove l’amica
l’aveva colpito prontamente con
un libro
“tutti
questi libri non si mettono a posto da soli, Sherlock
del nuovo millennio” lo prese in giro sventolando un tomo
dalla copertina rossa
e le pagine ingiallite dal tempo
“quindi
tu vorresti svuotare tutta la biblioteca e rimettere
a posto i libri uno alla volta?” si informò
guardandola scettico e incredulo al
tempo stesso
“prima
iniziamo, prima finiamo” ripose semplicemente mentre
alle sue spalle iniziava a formarsi una gran pila di volumi
“bene,
ma poi non dirmi che io non ti avevo avvertito” e
l’aiutò
in quella che probabilmente era la sua condanna a morte
*
“quindi questi
ultimi
vanno in quello scaffale lì” si
stiracchiò passandosi le mani dietro al collo
per liberare tutta la tensione che aveva accumulato stando seduta a
dividere i
libri.
Ne
prese quattro dal mucchio, stava per alzarsi quando
decise di vedere a che punto fosse il suo amico che stranamente si era
fatto
silenzioso nell’ultima mezz’ora.
E
vedendolo capì.
Era
silenzioso perché dormiva, e lei era stata china sui
libri a dividerli mentre lui dormiva tranquillamente?!
Stava
per svegliarlo molto bruscamente quando una strana
morsa le strinse lo stomaco, e senza rendersene conto si
bloccò in procinto di
gridare e lo fissò.
Aveva
un gomito appoggiato ad una pila di libri, di quelli
che precedentemente lei aveva
raggruppato, e dormiva respirando lentamente. La spalla contro la sua,
riusciva
a sentire il suo calore anche se protetta dal maglione rosa .
Strinse
il pugno, con cui voleva colpirlo, al petto; il
battito del cuore aumentava. Sempre di più, al contrario del
respiro del
ragazzo che con una certa regolarità si scontrava con la
pelle del suo collo
Non
riusciva a distogliere la sua attenzione da quel ciuffo
di capelli neri che le solleticava, insieme al respiro regolare, il
collo.
La
mano stretta a pugno sul petto, vicino al cuore che
martellava come un pazzo; lo stomaco che si attorcigliava su se stesso
in una
morsa stranamente piacevole. E sapeva che se fosse stata in piedi
sarebbe
caduta, sentiva le ginocchia tremarle lievemente.
Quel
giorno si sentiva decisamente strana, che le fosse
venuta la febbre? Scosse il capo per rispondere alla domanda che si era
posta
nella mente. O forse era per Shinichi? Spostò di nuovo lo
sguardo sull’amico
che non sembrava essersi accorto di quello che stava succedendo dentro
di lei.
Dopotutto era da quando si era ritrovata bloccata tra lui e il
materasso che
aveva iniziato ad avere quell’accenno di febbre. Che si fosse
presa una cotta per.. Shinichi?
Un
piccolo sorriso aleggiò sul suo viso, respirò
profondamente, si protese verso l’amico, avvicinò
le labbra al suo volto.. e
“SVEGLIA!” gridò con tutto il fiato che
aveva preso
“Ran!
Ma sei impazzita?!” sbraitò lui passandosi una
mano
sul viso che aveva picchiato, non appena la voce aggraziata
dell’amica l’aveva
raggiunto, sulla pila di libri
“così
impari! E ora muoviti ad aiutarmi così posso andare io
a casa a dormire” spiegò alzandosi in piedi,
spolverando la gonna della
salopette e mettendo nei giusti ripiani i volumi che aveva tra le
braccia
“uff..
non c’era bisogno di gridare” brontolò
ancora
raggiungendola con gli altri libri tra le mani ed aiutandola
“e
invece sì” replicò lei appoggiando
l’ultimo libro sullo
scaffale. Si voltò e vide alla sua destra l’amico
finire il lavoro sbadigliando.
Sorrise scuotendo il capo e scompigliandogli i capelli. Era solo il suo
migliore amico, il solito ragazzino che fingeva di essere un detective.
Non
sarebbe mai cambiato niente; erano loro due, Shinichi e Ran, ed andava
bene
così.
Per ora.
*
ovviamente "il mastino dei Baskerville" di Conan Doyle.
Angolo
Shine:
Anzitutto
mi scuso per il disastroso ritardo, non ho
avuto molto tempo libero in questi mesi e le idee per quell'immagine
scarseggiavano un pochino. ._.
E
poi, non so, ogni tanto mi sembra che storpi i
caratteri dei due piccioni ù.ù
Fatemi
sapere che ne pensate, accetto qualsiasi tipo
di commento. Basta che, in caso di lanci di verdura varia, mi diate il
tempo di
ripararmi .-.
Un'ultima
cosa.. gli asterischi (*) che vedete ogni
tanto (se non sbaglio sono tre <.<) servono per cambiare
scena e tempo..
l'avevate capito sicuramente :))
Ora
scappo sul serio, sperando di riuscire ad
aggiornare un pò prima la prossima volta. Ma con la scusa
che i capitoli non
sono collegati ma sono pezzi di vita non mi do nemmeno una scadenza.
A
presto, grazie a tutti quelli che mi seguono
Shine
:)