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Autore: ReadYourHeartOut    14/04/2012    1 recensioni
Grell vive con Will, ma non riesce a smettere di pensare a Sebastian. Perciò deve vedersi di nascosto con l'uomo che desidera, e Will sta diventando sospettoso.
Traduzione a opera di MrEvilside.
( SebGrellWill )
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, William T. Spears
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Ho in programma di tradurre tutte le storie di Mpathy (almeno quelle su Kuroshitsuji), perché io la adoro *O* Comincio con questo piccolo spaccato della vita di Grell (su cui si concentrano normalmente le sue fanfictions su Kuroshitsuji), spero piaccia<3
Lascio il messaggio, con traduzione, in cui Mpathy mi autorizza alla traduzione:
Io: "(...) I want to ask you for the permission to translate into Italian your "Unfaithful" SebGrellWill fanfiction." (Voglio chiederti il permesso di tradurre in italiano la tua fanfiction SebGrellWill "Unfaithful".)
Lei: "I think I would be fine with it, as long as you credit me and send me a link to your version. ^^" (Mi sta bene, a patto che metti i credits e mi mandi un link alla tua versione. ^^)

Per altre mie traduzioni (non di Mpathy), vi lascio il link al mio archivio personale: Loki'd.
______________

Unfaithful
 
«Dove vai così tardi?»
«Non è così tardi. Sto uscendo» risposi mentre, in piedi di fronte allo specchio, mi sistemavo con cura i capelli.
«Sì, lo immaginavo. Potresti essere un po’ più specifico?»
«Vado da un amico» replicai, mostrandogli la lingua, ma lui conservò il proprio contegno stoico.
«Capisco. Quale amico in particolare, se non sono troppo indiscreto?»
Mentre sedevo sul letto per indossare le scarpe, mi lasciai sfuggire un sospiro.
«Undertaker. È abbastanza specifico?»
Ignorò la mia domanda per un momento, riflettendo.
«Perciò… stai andando nel regno dei mortali. A Londra». Qualcosa nella sua voce mi disse che non era esattamente felice.
«Sì. C’è qualcosa che non va?» Di nuovo, decise di non rispondermi. «… Will?»
«No, non c’è niente che non vada». Prendendomi le mani, mi tirò in piedi e mi guardò negli occhi. «Vengo con te…?»
«Perché? Ti annoieresti e basta; sono solo chiacchiere per ragazze, dopotutto, niente che possa interessarti». Risi. «E poi sono sicuro che tu abbia del lavoro da fare qui. Non vorrai rimanere indietro». La sua espressione cambiò e il suo sguardo sfuggì al mio.
«No, immagino di no». Scosse la testa e si allontanò da me, avvicinandosi alla scrivania. Non era sciocco. Doveva aver capito… qualcosa.
«Will, qualcosa non va?» Non ero troppo vicino, ma la mia mano sfiorava il suo braccio.
«No». Eppure continuava a non guardarmi. «Quando tornerai?»
«Più tardi… Non c’è bisogno che tu rimanga in piedi o cose del genere». Annuì, ma non alzò lo sguardo. Passarono alcuni istanti in cui passò al vaglio i documenti sulla scrivania e io scoccai un’occhiata all’orologio. Si stava facendo tardi… «Ora vado, okay?» Lo baciai sulla guancia e mi voltai per andarmene, ma lui mi afferrò un polso per trattenermi.
«Aspetta».
«Tesoro, arriverò in ritardo visto che sono…»
«Aspetta solo un momento». Mi attirò a sé e mi passò un braccio intorno alla vita. L’altra mano scivolò tra i miei capelli e mi trasse a sé per un bacio lento. Mi sforzai di cingergli il collo con le braccia e feci del mio meglio per ricambiare il bacio. Infine mi lasciò andare. «Va’. Ti aspetterò». Gli indirizzai un leggero cenno d’assenso, tentando di nascondere l’esitazione nel mio sorriso, e poi me ne andai.
Fedele alla mia parola, andai all’obitorio del mio amico dopo essere uscito… ma non per la ragione che avevo dato a Will.
«Non ne sono sicuro,» gli dissi, tentando di nascondere quanto fossi stressato «ma, se Will dovesse chiedere, stasera sono qui…»
«Ah, un altro appuntamento notturno, non è così? Non posso dire di approvare completamente» cominciò. «… ma, in ogni caso, se non si può dare fiducia a un amico perché menta ai propri amanti, allora che genere di amico è davvero? Il tuo segreto è al sicuro con me, milady».
«Grazie» risposi, riconoscente, mentre sparivo fuori dalla stanza e m’incamminavo verso la mia vera destinazione. Quando arrivai, sgusciai all’interno come di consueto, e lui era lì, nella sua camera da letto.
«Sei in ritardo» m’informò mentre varcavo la soglia.
«Mi dispiace. Credo che Will stia… cominciando a capire come stanno le cose» borbottai, preoccupato.
«Davvero? E hai intenzione di rimuginarci sopra tutta la notte?»
Sollevando lo sguardo verso i suoi occhi rossi, sorrisi.
«Non se mi distrarrai».
Gli angoli della sua bocca si piegarono verso l’alto mentre faceva un passo, oh, così vicino, e respirava sul mio collo. Solo il suo fiato soffice sul collo era abbastanza per far collassare le mie ginocchia.
«Capisco. Allora permettimi di farlo». Le nostre labbra s’incontrarono e, come sempre, volarono scintille. In un istante, mi spinse contro un muro a gemere contro la sua bocca. Le sue mani mi spogliarono abilmente della giacca e non passò molto che le punte delle sue dita arrivarono al petto. In quel momento fui costretto a separarmi da lui per riprendere fiato, ogni cellula del mio corpo completamente sveglia e attiva. Continuando a sogghignare in modo affabile, spostò la bocca sulla mia gola e gemetti per l’eccitazione. Era così passionale, tutte le volte in cui stavamo insieme, e non riuscivo a resistere.
Era cominciata settimane prima, quasi per caso, quando accettò per davvero le mie avances giocose e, dopo tutte le promesse che avevo fatto, non potevo semplicemente tirarmi indietro. Quella notte ne ebbi un assaggio e divenni immediatamente assuefatto. Da quel momento in poi, mi scoprii a correre da lui sempre più spesso. Semplicemente, non riuscivo a stargli lontano. In confronto a Sebastian, il povero William non era più abbastanza, ormai. Era affettuoso e dolce con me, e non aveva fatto assolutamente nulla di sbagliato, cosa che non faceva altro che farmi sentire ancor più in colpa per incontrare in segreto Sebastian.
Ma non troppo in colpa.
«Hm…» La sua bocca si chiuse su un capezzolo e mugolai di nuovo per lui, avvertendo il mio volto accaldarsi.
«Parlami» mormorò. «Sei così silenzioso, stasera».
«S-scusa» borbottai. «È solo che non riesco a smettere di pensare a…»
«Oh, sinceramente» disse, lasciandomi andare e allontanandosi, esasperato «perché non gliel’hai detto, se ti preoccupa tanto?»
«Lo farò» protestai, sulla difensiva. «È solo che… non ho ancora deciso come dirglielo». Ovviamente ci avevo pensato. E ogni volta mi ero detto: Glielo dirò domani. Sicuramente domani…
«Penso che sia molto semplice. Digli che ti sei stancato della sua compagnia e preferisci passare il tuo tempo qui con me».
«Non è così semplice» risposi. «C’è più di questo; se glielo dicessi così, gli spezzerei il cuore». Sebastian mi fissò per un istante e la sua espressione s’indurì.
«Allora, se sei tanto interessato ai suoi sentimenti, forse dovresti tornare da lui e rimanere là; ci eviterebbe il disturbo di discutere la faccenda».
Improvvisamente irritato per qualche ragione, feci un passo verso di lui e alzai lo sguardo nella sua direzione.
«È questo che vuoi?»
«Hai considerato che magari non mi diverto a condividere…» S’interruppe e rise mestamente. «Aspetta. Prima di scattare, prenditi un momento per riflettere. Non riguardo a ciò che io voglio o lui vuole; pensa a quello che vuoi tu». Vi fu silenzio per un attimo. «Cosa vuoi?»
Volevo proteggere William. Volevo stare con Sebastian. Qual era la cosa più importante…?
«Io…» Le parole mi vennero meno, poiché quel pensiero non finì mai di germogliare. Poi Sebastian fece scorrere le dita tra i miei capelli.
«Avanti, lo sai» mi disse, incoraggiante. «Me l’hai detto centinaia di volte finora». Le sue dita scesero sulla mia guancia e lasciai andare il fiato in un sospiro. Privo della forza di volontà di rimanere in piedi, mi afflosciai sul suo petto.
«Voglio te» sussurrai dolcemente, disperatamente, e potei udirlo ridacchiare. Intrecciando le dita alle mie, fece un passo indietro e mi condusse al letto.
«Allora stai con me…»
Non dicemmo molto altro; i nostri corpi comunicarono a un livello molto più profondo, le voci perse in gemiti e grida smorzate. Anche dopo così poco tempo, sembrava conoscermi così bene e lo sfruttava a suo totale vantaggio. Ero suo, in qualsiasi modo mi desiderasse, e non mi sognavo nemmeno di discutere. Come riusciva a catturarmi così completamente, a farmi sentire sempre totalmente affascinato…? Sapevo che non mi amava e forse non l’avrebbe mai fatto… ma, per qualche ragione, non aveva importanza. Agognavo comunque la sua attenzione, il suo tocco; stavo cadendo così velocemente che non avevo possibilità di salvezza.
Qualche tempo più tardi, eravamo stesi in silenzio sul letto, i nostri profondi respiri sincronizzati, la mia testa contro la sua spalla. E, oh, mi stava stringendo… E poi i miei occhi caddero su un orologio. Dov’erano finite quelle ore? Pur se riluttante, dovevo lasciare le sue braccia, mi costrinsi ad alzarmi.
«Dovrei andare» dissi a bassa voce. «Gli ho detto che sarei tornato stanotte». Sebastian non parlò; si limitò a guardare mentre scendevo dal letto, tremante, e cominciavo a rivestirmi. Tentai di rassettarmi il meglio possibile, ma, sotto i vestiti, c’erano dei lividi sui miei fianchi e segni di morsi sulla spalla… Vi fu un silenzio imbarazzato per un secondo.
«Glielo dirò presto» promisi. «Lo farò».
«Non fa differenza che lo sappia o no, per me» fu la risposta – molto sensibile – del mio amante. «Sei tu quello che si sente in colpa. Anche se il nostro “segreto” dovesse venire a galla… aspetto con impazienza un’altra notte come questa. Magari la prossima volta potrai concedermi la tua completa attenzione». Sapere che lo desiderava provocò la discesa di scariche di gioia lungo la mia spina dorsale.
«Magari» fui d’accordo con lui, chinandomi a baciarlo finché il mio respiro non si mozzò. «Hmm. Buona notte, Sebastian». Quel suo sogghigno rimase fermamente impresso nella mia mente mentre tornavo a casa.
Quando arrivai, trovai la luce della camera di William ancora accesa. Era l’una del mattino passata; perché avrebbe dovuto essere ancora sveglio? Mentre entravo, lo scoprii seduto sul bordo del letto a fissare il pavimento. Aveva un aspetto terribile: giacca e panciotto scomparsi, le maniche rimboccate, i capelli in disordine… Quando sollevò lo sguardo, vidi che i suoi occhi erano rossi e iniettati di sangue. Aveva… pianto?
«Cosa fai ancora alzato?» gli chiesi, accarezzandogli i capelli. «È così tardi».
«Ti stavo aspettando» disse, sembrava così felice di vedermi. «Avevo detto che l’avrei fatto». Era così sincero e dolce, così innamorato di me e preoccupato dei miei sentimenti… Non meritava quello che gli stavo facendo. Sedendomi al suo fianco, gli presi una mano e la strinsi con forza, lasciando che appoggiasse la testa sulla mia spalla.
«William… dobbiamo parlare» dissi gentilmente. «Non sono… sicuro di come dirlo… e so che ti farà soffrire, ma non voglio continuare a mentire…» Silenzio. «Will?» Mi voltai a guardarlo… e si era addormentato. Per un momento pensai di svegliarlo, ma non potevo. Non per quel genere di notizie. Così spensi le luci e mi stesi accanto a lui.
Domani, mi dissi. Sicuramente domani…
  
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