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Autore: __Aivlis    15/04/2012    2 recensioni
Brian Haner non ha mai avuto grosse ambizioni, gli è sempre bastata una chitarra e i suoi amici per arrivare in alto. Ma anche uno come lui - a tratti introverso e riservato, a tratti l'opposto di se stesso - nasconde una storia colma di malinconia e sentimenti.
In cerca di un'identità dopo la scomparsa del suo migliore amico, trova rifugio nelle braccia di una donna, Casey, anche se la sua pelle liscia contro la propria non è mai riuscita a consolarlo del tutto. Ma l'inizio di una nuova era, la pubblicazione dell'ultimo Cd e un nuovo tour europeo da affrontare, lo ricondurranno proprio alle sue origini per cercare di capire chi è davvero Brian Haner e come tutto questo era iniziato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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© Amor Vincit Omnia, 15/04/2012

Con immenso ritardo, come sempre, pubblico il nuovo capitolo. Buona lettura.

***

Nobody said it was easy,
It's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No-one ever said it would be so hard,
Oh take me back to the start.


Il vantaggio dei tour è che impari a conoscere il mondo mentre fai ciò che ti piace fare e Salt Lake City era solo uno dei tanti profili di città che con il tempo aveva imparato a conoscere a memoria.
Era una giornata estremamente soleggiata, ed era mezzogiorno, quindi il sole picchiava forte sopra le loro teste. Erano in tour da poco più di una settimana e avevano già toccato varie città dell'entroterra americano; quei pochi giorno erano passati sotto i loro piedi e sopra le loro teste con una velocità particolare, ma l'atmosfera era rimasta ancora surreale. Ci sarebbe voluto del tempo – inevitabilmente più di una sola settimana – per prendere coscienza di loro stessi, per capire che in un modo o nell'altro stavano andando avanti. Brian, dal canto suo, era fermamente convinto che quel tipo di consapevolezza sarebbe arrivata con il tempo, molto più di quanto ognuno di loro poteva aspettarsi.
Nonostante questo, quel leggero venticello caldo che gli accarezzava la pelle aveva contribuito a portare qualche sorriso in più sui loro volti. Brian respirava l'aria calda attorno a lui e osservava il cielo estremamente azzurro sopra la sua testa, e arrivò quasi a sfiorare quella sensazione di onnipotenza che aveva dimorato in lui per pochi mesi prima della dipartita di Jimmy. Con quella sensazione strana poteva quasi arrivare a credere che fosse possibile uscire da quella situazione, in qualche modo.
La situazione con Emily non era evoluta, nonostante lei avesse cercato più volte di stabilire un contatto con lui. L'ultima notte, in particolare, Brian l'aveva passata a rigirarsi nella cuccetta rimuginando sui suoi pensieri in maniera a tratti corrosiva. Non poteva affermare che i tentativi di Emily stessero scavando un buco nell'acqua, essendo loro stessi il motivo principale della sua insonnia. Attualmente, il cervello di Brian era diviso in due parti ben distinte e contrapposte tra loro.
Matt parlava ad alta voce al telefono, probabilmente con Valary, a pochi passi da lui, mentre si avviavano per le vie di Salt Lake City.  Accanto a lui Johnny e Zack si scambiavano opinioni sui migliori sushi bar della zona.
« E' inutile che vi mettiate a blaterare come delle checche sofisticate, non riuscirete mai a portarmi a mangiare sushi » affermò fermamente agli altri due.
Zacky lanciò a Johnny un'occhiata d'intesa.
« Non ci giurerei » disse.
Brian pensò che niente è come sembra. Ti vedi questi due grandi e grossi su un palco che si sbattono e fanno le facce da duri, poi li vedi adesso con gli occhi sognanti per un po' di sushi. Niente è come sembra, gli sembrava più che ovvio. Poi rise, perché in fondo Zacky aveva immensamente ragione.
« Però in quel negozio adesso ci andiamo » disse Johnny dirigendosi direttamente all'entrata di un piccolo negozio di vestiti punk, gotici e alternativi in generale, uno di quei negozi a cui Brian avrebbe volentieri dato fuoco.
« Ah, no! » disse Brian. Nel frattempo il suo cellulare iniziò a squillare, salvandolo da quella che si prospettava essere una brutta mezz'ora.
Li lasciò entrare nel negozio e proseguì dritto per conto suo, con il telefono all'orecchio.
« Pronto? »
« Ciao amore! »
« Dai, non chiamarmi così » replico lui, leggermente infastidito.
« Sei noioso, Brian, sappilo. Come sta andando la vacanza? »
« Magari fosse una vacanza, è più stressante di quel che credi »
« Sì lo immagino, deve essere difficile »
« Già »
Casey lo faceva innervosire quando entravano in certi discorsi. Parlare con lei di Jimmy era sempre inutile. Lei non lo aveva conosciuto, e anche se poteva sembrare un dettaglio tralasciabile, non lo era affatto. Però era per questo che l'aveva cercata, no? Per avere accanto qualcuno che non fosse li per ricordargli tutti i giorni lo stesso dolore di sempre. Qualcuno che non fosse come Emily. E quindi c'era stata Casey.
Brian sviò la conversazione su argomenti più leggeri, giusto per non rovinarsi la giornata per così poco, e stettero a parlare al cellulare per un'abbondante quantità di minuti prima che Brian si fermasse, accorgendosi di essersi perso nei meandri di quella città.
« Casey, credo sia meglio che io vada a cercare gli altri, o rischio di non tornare a casa neanche tra un anno » disse, poco prima di chiudere il telefono e rimetterselo in tasca.
Nel momento in cui si volto per fare il punto della situazione, sentì un forte peso sulla schiena. Solo dopo pochi secondi fu in grado di realizzare che quell'ammasso che gli si era catapultato addosso non era altro che la somma dei corpi di Jason e Matt Barry. Dietro di loro, e dietro ai loro schiamazzi, si nascondevano Emily e Adam – fratello minore di Zack – con il loro passo lento e appartato. Emily teneva il suo compagno a braccetto, e questo fu un dettaglio per Brian molto simile ad una piccola scheggia di vetro piantata sotto un piede: piccolo e estremamente tagliante.
Cercò di ignorare la scena, ma prima che potesse distogliere lo sguardo, Emily aveva già preso le distanze da Adam in maniera quasi automatica.
« Allora, abbiamo deciso dove si va a cena? » chiese Jason, rivolgendosi con lo sguardo verso Brian.
« Non lo so, ma dobbiamo trovare un modo per evadere dal progetto-sushi di Zacky »
« Sarà dura » disse Matt.
« Ma ce la faremo » concluse Brian.
Emily rivolse uno sguardo preoccupato agli altri: lei adorava il sushi, ma non lo disse, intuendo che eventuali precisazioni sarebbero state pericolose.
Nel tragitto verso il centro cittadino, Brian si voltò ad osservarla, notando che il suo naso e le sue guance erano leggermente arrossate. Lei si voltò e gli sorrise impercettibilmente e lui distolse lo sguardo immediatamente. Succedeva sempre così ogni volta che i loro volti si incontravano.
Che a pensarci bene lei e Casey potevano essere i poli opposti di una cosa sola. Erano entrambe inevitabilmente affascinate dall'arte, e la cosa in cui differivano era che la prima ragionava la sua arte in modo razionale, l'altra invece si faceva sempre trascinare via. Brian pensò che Emily era diventata così concreta solo negli ultimi tempi precedenti alla morte di Jimmy. Non che prima fosse tra le nuvole, ma questa sua caratteristica era andata man mano affermandosi e dominando nel suo carattere così vario, proprio in quel lasso di tempo. In un certo senso, le cose erano iniziate a cambiare, negli ultimi tempi, un po' per tutti. Brian pensò che forse non era stato Jimmy a far cambiare le cose. Magari erano destinate a mutare a prescindere, ed era una prospettiva decisamente rassicurante per tutti loro.

Ad un tratto, durante il tragitto, Brian vide Jason e Matt prendersi a braccetto e abbassare la testa l'uno verso l'altro come per non farsi sentire dagli altri. Accanto a loro c'era Adam, che sembrava non curarsi di ciò che gli altri due stavano facendo.
Brian ebbe il primo sospetto quando si accorse che Emily, in tutto questo, era l'unica ad essere rimasta in linea d'aria con lui. Col passare degli attimi, quello che era un sospetto si concretizzò fino a divenire palese. Sia Jason che Matt iniziarono a guardarsi intorno con aria sospetta, e alla prima stradina iniziarono a correre all'impazzata trascinandosi dietro Adam che, dal canto suo, non aveva né intuito né saputo niente.
A Brian non disturbava il dover rimanere necessariamente solo con Emily più del fatto di essere consapevole che i due gemelli avrebbero continuato così fino alla fine del tour. Uno scherzo bello e buono, divertente senz'altro per delle menti ristrette come le loro. L'unica cosa di cui Brian poteva essere infinitamente grato era stato avergli portato via dalla visuale la lunghissima cresta fucsia di Adam. Non aveva mai avuto niente contro di lui, ma quella volta, solo per quel tour, gli sembrava di troppo.
Emily li guardò scappare via con gli occhi spalancati, e quando la vide, Brian fu sicuro che il suo cuore iniziò a battere all'impazzata. Infatti, quando succedeva, le sue reazioni involontarie erano: guardarsi i piedi con improvviso interesse, mordersi il labbro inferiore, e abbandonare le braccia a loro stesse per la troppa agitazione. Le credenziali c'erano tutte, e Brian si stupì di farle quest'effetto, ma fu anche il dato perfetto per aumentare il suo ego sempre di più.
« Adam è uno apposto » accennò lui, mentendo a se stesso. Se il loro scopo era quello di metterlo in imbarazzo, non ci sarebbero riusciti. La sua capacità di controllare le situazioni avrebbe avuto la meglio, perciò tanto valeva iniziare a sciogliere il ghiaccio.
« Sì, lo è, davvero » rispose lei, alzando lo sguardo solo per un secondo. Vederla così disarmata gli aveva sempre fatto effetto. Non era la vera lei, questo lo sapeva. Nel suo comportamento estremamente controllato, lei aveva sempre saputo dove andare e come fare per arrivarci. Era uno dei punti che avevano in comune: avere sempre il controllo di se stessi.
Una delle cose che Brian aveva maturato durante la sua notte insonne, era l'incapacità di tenere il muso a una come lei. Oltre al fatto che la convivenza sarebbe stata per tutti un inferno se avessero continuato con la loro politica di repulsione reciproca, c'era anche da puntualizzare che un'amore come il loro non si cancella con pochi mesi trascorsi separati. E quella era stata la prima ammissione che Brian si era concesso. Il primo chiodo era saltato, la prima barriera affrontata. Ciò che lui non voleva, era cedere completamente. Il suo orgoglio, lui non lo avrebbe mai abbandonato.
Dopo pochi secondi, lei sembrò riprendersi dallo sconforto iniziale.
« Non voglio che pensi che ci sto provando con Adam »
« Infatti non l'ho pensato » rispose Brian, al tono fermo e deciso di Emily « e anche se fosse, perché dovrebbe interessarmi? »
Emily sembrò ricordare tutto il dolore che evidentemente doveva aver provato quando Brian l'aveva lasciata, perché arricciò impercettibilmente il naso e volse lo sguardo altrove, fisso su un punto imprecisato.
Aveva i capelli raccolti in una piccola coda nera, ed era struccata. Per un secondo, Brian fece trapelare un pensiero innocente, di cui si pentì immediatamente. Era bella, straordinariamente bella.
« Io non dico che non possiamo convivere insieme per il tempo di questo tour, se te lo stai chiedendo » disse lui, avvicinandosi leggermente al suo orecchio e ridestandola dai suoi pensieri.
« Sapevo che avresti ceduto, prima o poi »
« Ma è necessario lasciarci alle spalle tutto quello che è successo tra noi » continuò senza dare peso alle parole di lei.
« Devi metterti in testa che il passato non si cancella, Brian, e se decidi di cancellare me, decidi di cancellare anche tutto quello che è stato di Jimmy. O entrambi o nessuno, non si può sezionare il passato » il suo tono era aumentato leggermente.
« Cosa c'entra Jimmy adesso? Perché in un modo o nell'altro riesci sempre a mettercelo in mezzo? Adesso non c'entra, Emily, non c'entra proprio niente! »
Quando disse quelle parole, Brian ebbe quella sensazione che ti prende quando menti anche a te stesso. Come poteva dirlo, se ogni volta che guardava Emily, ci vedeva dentro Jimmy e tutto quello che quegli stessi occhi avevano visto? Optò per l'opzione meno rischiosa: evitò di continuare ad inveire contro Emily, e fortunatamente in lontananza scorse i profili di Matt e Zacky. Iniziò a correre senza aggiungere altro, e la lasciò da sola a continuare il tragitto, cercando di scappare, per come poteva, dal fantasma di una vita che voleva non aver vissuto.

Sapeva che il suo comportamento era da bambino, ma era una consapevolezza sepolta nei meandri del suo ego, ed era per questo che poteva permettersi di non accorgersene. Non le rivolse la parola per tutto il resto della giornata, e quando il sole cominciò a calare, lui si sentì un po' più solo.
L'estate si stava avvicinando, e le giornate cominciavano ad allungarsi. In quel momento, sotto quel cielo azzurro scuro ma estremamente luminoso, lui stava cominciando ad odiarsi. Aspirò profondamente dalla sigaretta che aveva in mano mentre con l'altra torturava l'accendino rosso.
Ti accorgi che l'inverno sta finendo quando a quell'ora della sera il sola cerca ancora di allungarsi nel cielo. Si dilata tanto da deformarsi pur di non far spazio alla notte. E tu senti che dovresti fare come lui, che dovresti iniziare a tenere duro e rinascere con la fine della primavera. Per lui non era così, e questo era forse uno dei motivi per i quali stava così dannatamente male.
Aveva iniziato ad odiarsi senza un motivo preciso, solo perché odiare se stessi diventa più facile che odiare il resto del mondo. Mille cose gli si ingarbugliavano nella gola, alcune provenienti dal cervello, altre dal cuore, e non trovavano uscita ma combattevano ardentemente nei meandri delle sue corde vocali.
Di solito la parte migliore dei tour erano i concerti, quella volta invece erano i momenti come quello, quando non c'era niente da fare e potevi prenderti un momento per fuggire dalla tua stessa vita. Iniziò a pensare a Casey, e si ricordò di doverla chiamare. Compose il numero e portò il cellulare all'orecchio. Lei rispose con un'imprecazione.
« Cazzo, mi è caduta una pentola su un piede! »
Brian trattenne a stento una risata.
« Casey, stai bene? »
« Sì, sì, eccomi » rispose lei, dopo qualche secondo.
Brian cercò di immaginarsela mentre cercava di cucinare senza riuscirci. Inutile dire che il cuoco di casa era sempre stato lui. Lei non ci era mai stata portata, rischiava sempre di mandare a fuoco la casa, e questa sua poca autonomia a volte lo divertiva, altre volte lo irritava.
Casey era una ragazza scappata di casa a diciotto anni per i continui litigi con i genitori, la classica storia di un'adolescente ribelle, e di li in poi aveva vissuto con sua nonna, santa donna che suo malgrado era costretta a trattarla un po' come una bambina. Così era cresciuta e così era diventata. Forse non era colpa sua, quel suo non saper vivere per i fatti suoi, ma forse, invece, era colpa sua la perseveranza su quella linea.
Vivevano insieme ormai da qualche mese, e Brian aveva cominciato ad amare anche il suo lato sbagliato.
« Non credi sia meglio ordinare dal cinese? »
« No, ce la posso fare. Vedrai, in pochi giorni diventerò una cuoca provetta »
« Dimmi solo che al mio ritorno casa sarà ancora intatta »
« Quanta poca fiducia nelle tue parole, signor Haner » lo rimproverò scherzosamente. « Come sta andando in tour? » continuò.
« Bene. E' sempre difficile, ma va bene così »
« Emily? »
A Brian si seccò la gola.
Casey ed Emily erano state molto amiche, in un tempo che ora sembrava dannatamente lontano dalla realtà. Erano state sorelle più che amiche. Il loro rapporto aveva sempre superato qualsiasi cosa. Poi Brian aveva scelto Casey, e la loro amicizia era finita con la stessa facilità con cui era iniziata, senza che Brian spendesse troppe parole per spiegare tutto a Casey.
Era un vita piena di rancori, quella di Casey. La malinconia la seguiva ovunque, ma col tempo aveva imparato a nasconderla con quel velo di isteria che a volte non dispiaceva.
Quando Brian le aveva detto di Emily e del tour, l'altra si era irritata, e, anche se non voleva darlo a vedere, Brian se ne era accorto. Per questo, nelle chiamate che seguirono, Brian non aveva mai accennato niente all'argomento. Ora quella domanda. Due parole. E in qualche modo Brian si era spaventato.
« Tutto bene, non ci siamo ancora rivolti la parola » mentì, sapendo che comunque lei non gli avrebbe mai dato consigli a riguardo. Aveva sempre cercato di ostentare disinteresse. Non si era mai sbilanciata con i consigli. E a entrambi andava bene così.
« Ora devo andare, sento puzza di bruciato. Ti amo »
« Corri! Ti amo anch'io » disse, incrociando gli occhi di Emily salire sul tourbus. Rimase agonizzante per qualche secondo, poi chiuse la chiamata. Si accorse che conciliare i due mondi si stava rivelando impossibile.

Stava uscendo dal bagno quando qualcosa di nero gli andò addosso. Ci mise un po' a capire cosa fosse, o meglio, chi fosse. Poi se ne accorse. Era vestita di nero da capo a piedi: brutto segno. Di solito lo faceva quando non si sentiva bene mentalmente. Era come un allarme, era il suo modo per dire agli altri “attenti, non fatemi incazzare che oggi non è giornata”, e lui lo sapeva bene.
« Scusa! » esclamò immediatamente mentre lei faceva lo stesso. Poi si guardarono negli occhi e Brian abbassò immediatamente lo sguardo, involontariamente.
Il corridoio era immerso nell'ombra silenziosa: gli altri erano tutti in cucina. L'unica luce presente a rischiarare l'atmosfera era quella proveniente dal bagno. All'improvviso, la porta alle spalle di Brian si richiuse e entrambi rimasero al buio completo. Per una frazione di secondo, quasi impercettibile, a Brian sembrò di sentire il cuore dell'altra palpitare in modo irregolare. Solo in quel momento percepì la loro vicinanza, e realizzò che il corridoio doveva essere troppo piccolo per entrambi.
Proprio quando stava per interrompere l'incantesimo, lei aprì bocca per parlare.
« Cosa ci sta succedendo? » gli sussurrò.
Lui non rispose, raggelato dal suo sussurro, così incredibilmente serio. La lasciò continuare da sola.
« Siamo tornati bambini, non te ne rendi conto? » chiuse la bocca per pensare alle parole giuste. « Ti ricordi quella volta che ti avevo beccato mentre baciavi Jessica, quando eravamo alle medie? Ecco, sta succedendo esattamente come quella volta, e il fatto che ora non stiamo più insieme non cambia le cose: i tuoi atteggiamenti, e anche i miei, sono gli stessi. Ci evitiamo come se avessimo qualche malattia mortale addosso, non ci guardiamo negli occhi mai, non ci consideriamo. »
« Cosa pretendi? »
« No, tu cosa pretendi. Ero io quella che è stata lasciata sola, tu che mi hai lasciato, e sempre io quella che ci è stata male. Al mio posto un'altra persona ti avrebbe mandato a quel paese, ma sai come sono fatta e sai che non riuscirei mai a tenerti il muso neanche se volessi. »
In qualche modo, con le sue parole, Emily era stata scoperta. Perché il suo messaggio, seppur implicito, era arrivato ai cuori di entrambi con una chiarezza immediata e fatale.
Brian rimase in silenzio davanti ai suoi sentimenti messi a nudo per la prima volta. Emily stava cercando di dimostrarsi forte, pur sapendo che per Brian lei era un libro aperto, che sapeva leggere dentro ai suoi discorsi cose che neanche lei sapeva di aver detto. Ed era un comportamento involontario, da parte di Brian, automatico, per certi versi.
Abbassò lo sguardo su di lei, e fu tentato di abbracciarla, ma non lo fece. Stette lì ad osservare il lieve profilo del suo volto, come se non fosse veramente lì.
Brian capì. Capì di non poter affibbiare colpe agli altri. Capì di essere stato l'unico a rovinare la sua stessa vita e quella di qualcun altro. Capì che il suo continuo tormentarsi dipendeva interamente da lui, a prescindere da Casey, e dagli altri del gruppo. Dipendeva solo da lui. Si caricò di un peso maggiore, e fu insicuro inizialmente: non sapeva se sarebbe stato in grado di continuare così. Se avrebbe mandato tutto all'aria – il tour, Emily e Portnoy – tornando a casa da Casey e sposandola. Abbracciando l'unico porto che per quanto instabile era una certezza. Ma a cosa sarebbe valso? Era come vivere in una campana di vetro: alla fine ti rendi conto che non stai vivendo la vita che volevi. Ma Brian non sapeva ancora se fosse un rischio che era pronto a correre.
Qualcuno aprì la porta che univa il corridoio alla cucina, e il lieve profilo che prima Brian stava osservando si illuminò di più, scoprendo i tratti del naso e degli occhi e della bocca. Allora lui sorrise in modo involontario, e quel suo non essere completamente padrone del suo corpo lo faceva sentire dannatamente disarmato. Lei sorrise di rimando e se ne andò a passi lenti verso la cucina. La vide stappare una bottiglia di birra e cominciare a divertirsi.
Qualcosa, in quegli attimi, era cambiato, e Brian concretizzava quel pensiero mentre la raggiungeva, mentre stappava anche lui una bottiglia di Birra fresca.
Qualcosa era cambiato, e non faceva più paura.


***

Note: Sono le 10:41 di Domenica mattina e sento che vorrei morire qui. La scuola mi sta uccidendo e se oggi riesco a pubblicare è pressoché un miracolo. Quindi ripagatemi lasciando una recensione, su! ^^

   
 
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