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Autore: Deb    16/04/2012    2 recensioni
- Akito aveva finalmente trovato un parcheggio ed in quel momento stava estraendo il passeggino dal portabagagli.
- Se ne stava disteso in posizione fetale nel cofano di una macchina, con il nastro adesivo sulle labbra e con i piedi ed i polsi legati da una corda.
- Lei era lì, sul ciglio della strada e quanto più il tempo passava quanto più sbuffava.
Eccomi di nuovo qui con una raccolta di flashfic!
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Influenza


La sfortuna vuole che quando meno dovresti prendere l'influenza, eccola che arriva.
Ed era proprio quello che era capitato a lei.
Aveva trascorso una settimana intera con un mal di pancia da paura; le sue cose non le avevano mai fatto così male in vita sua, ma lei aveva stretto i denti ed in fin dei conti era riuscita a sopportare il tutto.
Il problema nacque quando si svegliò quel sabato mattina. Lo sentiva. Percepiva quel piccolo fastidio alla gola e sapeva bene cosa avrebbe comportato.
Cominciò subito prendendo l'antibiotico, ma il giorno dopo stava da cani. Sì.
Era stata tutto il giorno distesa nel letto senza alcuna forza. Fortuna che con lei c'era il suo Tsuyoshi.
Okay, per lavare cinque piatti ne aveva rotti tre, ma le stava vicino e l'assisteva con cure amorevoli.
Si chiedeva come sarebbe riuscita ad andare a lavorare il giorno successivo se continuava a sentirsi così debole. Fortunatamente, però, doveva andare soltanto di pomeriggio quindi avrebbe osservato la sua salute in mattinata ed avrebbe preso una decisione in merito.
Continuando con l'antibiotico e prendendo un decongestionante nasale prima di andare a dormire, il giorno successivo riuscì a sentirsi un po' meno male.
Certo, i sintomi c'erano tutti... ancora un po' di mal di gola, naso super chiuso e tosse secca. Come se non bastasse sentiva che le orecchie si erano tappate ed i suoni le arrivavano completamente ovattati.

Alle tre del pomeriggio era in ufficio e mentre beveva il caffè con le sue colleghe – prima di cominciare a lavorare – raccontò quanto fosse stata sfortunata.
Poco più tardi arrivò il titolare che salutò le sue dipendenti e cominciò a dare lavori a destra e manca.
“Aya-san, cercami l'indirizzo civico del signor Takuma.”
Lei lo fece e dopo poco la dipendente tornò da lui con un foglietto in cui aveva annotato ordinatamente l'indirizzo.
Poco prima delle cinque di pomeriggio il suo capo se ne andò dal signor Takuma.
Verso le cinque e mezza suonò il telefono e, dopo appena uno squillo, Aya rispose.
“Aya-san, sono io. Senti io non lo trovo questo indirizzo... l'hai chiamato a questo per chiedergli il numero civico?”
La ragazza non capiva, perché non trovava quegli uffici? Prima di rispondere tossì. Quando gli rispose che lei lo aveva cercato, il capo alzò un po' la voce. “Misericordia, Aya-san, ti avevo detto di chiamarlo!”
Lei alzò un sopracciglio, tanto non poteva vederla. Quando mai le aveva detto una cosa del genere? “Avevi detto di cercarlo.” Rispose lei con innocenza.
“No, ti avevo detto di chiamarlo.”
Era una causa persa in partenza, quindi lasciò correre.
“Okay, adesso lo chiamo e ti faccio sapere.”
Senza nemmeno salutarla le chiuse il telefono in faccia e dopo nemmeno due minuti, nei quali Aya aveva chiamato lo studio del signor Takuma e stava telefonando nuovamente al suo titolare, entrò nel suo ufficio la collega che, trafilata, le disse che aveva appena chiamato il loro capo e che avrebbe dovuto chiamare il signor Takuma.
Inutile dire che quando Aya le disse che aveva già avuto quella conversazione con il capo, la collega – poveretta – non capiva allora perché l'aveva richiamata per riferirle che Aya doveva fare quella chiamata.
Dopo aver nuovamente chiuso la telefonata con il capo, Aya sospirò mentre la collega le chiedeva spiegazioni.
“Mi aveva detto di cercare il numero civico di questo studio, ma lui dice che mi aveva detto di chiamarlo.” Alzò le spalle e si soffiò il naso.
Forse aveva effettivamente capito male per colpa delle orecchie tappate, visto che il suo titolare di solito parlava a bassa voce.
Di una cosa Aya era certa. La prossima volta che avesse avuto l'influenza, poteva anche pregarla in ginocchio ma si sarebbe messa in malattia.

Angolo Autrice

Diciamo che non sono sparita del tutto. Sono sempre qui, nell’ombra, ed ogni tanto torno. :p
Scusatemi se non mi sono fatta più vedere, è che purtroppo non si può stare sempre al computer e la vita vera porta via un sacco di tempo xD
Ma voi non demordete perché io son fatta così. Prima o poi torno! ^_^
Capirò comunque se non seguirete più i miei scritti. Scusatemi ancora se vi faccio sempre attendere così tanto. :(
Questo racconto parla di Aya. Ancora lei mancava all’appello :D E’ una shot un po’ autobiografica visto che ciò che ho raccontato è successo a me al lavoro xD
Spero vi siate divertite a leggerla come io a scriverla!
Spero di tornare presto su questi lidi!
Bacioni
Deb.
   
 
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