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Autore: Phantom Lady    16/04/2012    1 recensioni
La generosità non si misura in soldi; quanti se ne prestano, quanti se ne regalano. La generosità si misura in sentimenti; in quanti se ne prestano, o regalano, senza pretendere nulla in cambio. E almeno su questo fronte Vash era già un bel pezzo avanti.
[accenni di LietchestainXSvizzera, Americancest]
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Grazie a chi recensirà! Sarebbe molto gentile! Godetevi questa storia e... buona lettura!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Austria/Roderich Edelstein, Canada/Matthew Williams, Liechtenstein, Svizzera/Vash Zwingli
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Auguri Hetalia!'
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- - - - - - - - - - - -Parte uno - - - - - - - - - - - -

Silenziosamente Vash si infilò nella camera della sorellina. Con passi leggeri si avvicinò al suo corpo assonnato e le mise un braccio sotto le ginocchia e con l'altro le sorresse la schiena. La alzò con delicatezza per evitare di svegliarla e si diresse a passo felpato verso l'uscio della camera. Con un piede accostò la porta. Nel farlo la testa dormiente della sorellina si piegò sul petto di Vash, le mani semichiuse a pugno posate sul seno.
Lo svizzero cercò di mantenere un andamento cullante mentre scendeva le scale, cosa che gli risultò difficile vista la sua bassa statura.
Matthew aprì la porta di casa. Indossava un completo bianco elegante e aveva il suo solito sorriso sincero, cosa che lo avrebbe reso bellissimo anche vestito di stracci.
Proprio in quel momento Alfred parcheggiò una lussuosissima auto inglese bianca. Vash rimase scioccato nello scoprire come venivano sperperati i tanto amati soldi, ma dovette ammettere che faceva la sua figura. Era davvero elegante e spettacolare, di qulle che si usano ai matrimoni. E tirata così a lucido rifletteva la vacua luce dei lampioni stradali, comee se brillasse di luce propria.
Alfred abbassò il finestrino scuro - in piaceevole contrasto col bianco sgargiante dell'auto - e disse, divertito:- Ehi, muovetevi! Igy se ne accorgerà se gli manca un gioiellino del genere!-
Matthew aprì la portiera posterioree dell'auto e aiutò Vash a sistemarla all'interno, muovendo delicatamente le mani e reggendole la testa mentre Vash si accinggeva ad allacciare la cintura.
-Come sto?- chiese paranoico lo svizzero, sistemandosi la cravatta.
-Stai benissimo- gli sorrise Matthew - Ma sono sicuro che Lili ti apprezzerà molto di più per quello che sei fuori, piuttosto che per come ti sei vestito-
Vash accennò un sorriso, che si spense quandò guardò allarmato il canadese:- Laa torta! La torta! Che diamine di festa è senza?!- fece alcuni giri intorno a sè stesso, mentre Matthew era già pronto a posargli una mano sulla spalla per consolarlo. Ma a interromperli fu Roderich, che gli venne incontro con ancora indosso un grembiule sgualcito sporco di cioccolata. E una torta nelle sue santissime mani.
-Cioccolato svizzero e altri ingredienti- sintetizzò in fretta.
Vash si girò di scatto dopo aver arraffato la torta e bisbigliò tra i denti un grazie quasi inudibile a soli pochi centimetri di distanza.
Salì in auto nei posti dietro, mentre Matthew si sedette accanto ad Alfred, anche lui in un abito bianco elegante che, oltre a renderlo molto raffinato, lo rendeva piuttosto affascinante.
L'americano mise piede sull'accelleratore e la sgargiante auto inglese partì. Roderich agitava debolmente la mano per salutarli.
I lampioni sfrecciavano veloci prima sul bianco della carrozzeria, che ne accentuava la velocità, e poi sul nero dei finestrini oscurati che ne isolavano la luce per dar risalto al colore.
Alfred frenò dolcemente e scese dall'auto insieme al fratello. L'americano rise:-Certo che hai avuto un gran coraggio ad affittare una sala di uno dei più costosi ristoranti della zona e ad ingaggiare un'orchestra austriaca!-
Vash stava per urlare, ma non voleva strappare in maniera così cruenta la sorella da un dolce sonno.
-Che cosa ho fatto io?!- domandò quasi tremante.
-Avevi detto che... non avresti badato a spese e quindi... Oh, ma ne varrà la pena! Un giorno mi ringrazierai!- sorrise lui dandogli una leggera botta sulla spalla.
-Sì, di avermi mandato sul lastrico! Poi verrò a vivere da te!- si lamentò, ma non ci teneva affatto.
Alfred sbuffò e si appoggiò all’auto intimandogli di scendere e svegliare Lili.
Vash le diede una delicata spinta e in un rumore liquido la ragazza aprì gli occhi, ma lo svizzero si affrettò a velarglieli, con un pezzo di stoffa preparato in precedenza.
Le prese una mano e l’aiutò a scendere e le sue guance si colorarono di rosso, ma fortunatamente, avendo gli occhi bendati, la sorellina non se ne accorse.
Con la mano spinse una pesante porta tirata a lucido neanche fosse stata la corona della regina d’Inghilterra in oro e diamanti. Dopo aver visto la porta che si richiudeva, Vash posò i suoi occhi sul più grande lusso che una persona potesse ammirare. Ai loro piedi si stendeva un tappeto di velluto rosso, bordato di complessi ricami dorati, dalle curve sinuose, che terminavano in ciuffetti legati insieme da una cordicina del medesimo colore. Ma rimanere a fissare il tappeto, per quanto affascinante, era un vero sacrilegio. Gli occhi si riempivano di luce nel solo guardare un semplice bicchiere, o una bottiglia. E i piatti –oh, i piatti- era quanto di più paradisiaco potesse essere utilizzato per mangiare e utilizzarli per quello scopo pareva un immane spreco di tale bellezza. La cosa più saggia da fare sarebbe stata metterli in cornice, quei piatti. Battè le palpebre e spostò la sua attenzione su altro. Il candelabro. Era perfetto. In oro puro, con foglie d’alloro che si aprivano e grandi corolle in oro rosa, che tenevano la flebile luce di una candela. I bracci erano solcati da delicati e quasi invisibili tratti infossati che disegnavano dei ghirigori e che accompagnavano le foglie. Per rimanere ancora rapiti bastava guardare una tovaglia, o le sedie, o qualsiasi altra cosa presente nel posto. Addirittura l’aria sembrava più lussuosa, quasi fosse un privilegio solo respirarla. E gli occhi avevano invece il privilegio di fissare la propria attenzione oziosa su ogni piccolo particolare, affascinante e così elaborato che nel complesso risaltava più dell’oggetto stesso. Ed era impossibile che l’occhio non si perdesse in uno di quei solchi, che lo seguisse con lo sguardo, per poi posarsi d esaminare un nuovo oggetto.
-Una sorpresa?- domandò eccitata Lili.
La mano di Vash scivolò lentamente da quella della sorellina e le tolse delicatamente la benda. Allora lei capì perchè il fratello non rispondesse più.
-E’ così... lussuoso- la parola “lussuoso” non bastava ad esprimerne la meraviglia. –Sarà costato moltissimo- osservò preoccupata lei. Aveva speso così tanto? C’era da temere, forse stava impazzendo. Aveva pagato in nero con qualche affare con gente pericolosa? La cosa era ancora più terrorizzante.
-Sai... avevo prenotato qui perchè... pensavo che gli hamburger ti facessero male, altrimenti saremmo in un fast food- finse lui, e Lili se ne accorse. Aveva capito che aveva usato la scusa dei panini per regalarle una serata degna di questo nome, ma finse di  non notarlo.
Si sedettero all’unico tavolo imbandito. Balbettando e rosso in viso Vash spostò la sedia per far sedere la sorrella, come facevano i cavalieri.
Un cameriere piuttosto elegante si avvicinò consegnando i menù, anch’essi decisamente degni di nota. Ovvimente, ad essere degni di nota erano anche i prezzi. In senso negativo, purtroppo. Tremante Vash disse al cameriere:- Il pane è gratuito?-
-Certamente signore- rispose l’uomo.
Lo svizzero guardò da un’altra parte coprendosi col braccio posato sul tavolo:-Me ne porti un chilo- sussurrò. L’altro lo guardò un po’ male, poi chiese a Lili cosa voleva. La ragazza ordinò una cosa piuttosto economica, forse per non far morire il fratello di infarto.
Quando il cameriere fu sparito dalla loro vista arrivò un gruppo di ragazzi armati di strumenti musicali. Si misero su un piccolo palcoscenico e li sfoderarono. Il direttore d’orchestra agitò la bacchetta come se fosse magica, mentre i virtuosi ragazzi suonavano. La musica che defluiva verso di loro era delicata e accarezzava con timidezza i loro sensi, e per questo era affascinante. Pian piano si insidiava nella testa dei due, aleggiando.
Il cameriere portò il piatto che Lili aveva ordinato insieme ad una grande cesta di pane. La sorellina cominciò a mangiare di gusto, mantenendo comunque un’aria posata ed educata. Vash intanto afferrava il pane e lo mordeva a piccoli morsi, mentre, appoggiato con la testa sul dorso della propria mano, guardava la sorella che grondava felicità, e questo rallegrava infinitamente il frigido svizzero, sciogliendolo un poco. Poter palpare quei rari momenti di allegria della sorella, così puri e sinceri, lo rendeva più felice di essere sommerso di oro, ma si vergognava ad espressarlo. La generosità non si misura in soldi; quanti se ne prestano, quanti se ne regalano. La generosità si misura in sentimenti; in quanti se ne prestano, o regalano, senza pretendere nulla in cambio. E almeno su questo fronte Vash era già un bel pezzo avanti. Era riuscito ancora una volta a renderla felice e il suo sorriso scherzoso sulle labbra valeva più di mille parole e mille grazie. Intanto la musica cullava questi suoi dolci pensieri e ad ogni nota si sentiva di aver fatto la cosa giusta.
Sbattè le palpebre e le tenne chiuse per assaporare meglio quel momento, poi quando le riaprì sentì un gran tormento nel petto. Chiese alla sorella vergogandosi di essere così titubante:-Sei... incinta?!-
-Sono ingrassata così tanto?!- domandò guardandosi il ventre. E l’atmosfera romantica fu distrutta.
Vash rimase scioccato nel vedere la sorella leggermente offesa, ma fu sollevato nel sapere che non avrebbe avuto un nipotino da chissà chi.
-N-non ti preoccupare, sei bellissima anche così- cercò di rimediare, ma ottenne solo un colorito rosso. Chiuse gli occhi e girò il viso.
Allungò tremante le mani e tastò quello che incontrava. Poi sfiorò finalmente le mani della sorella e arrossì ancora di più – per quanto possibile.
-A-auguri... Lili- biascicò.
La sorella lo guardò stupefatta... aveva dimenticato che fosse il suo compleanno! Sorrise e lo guardò:- Grazie-
Lentamente si alzò girando attorno al tavolo. Gli spostò i capelli e lo baciò sulla guancia. Arrossì così tanto che si sentiva tremare tutto, aveva quasi le lacrime agli occhi e stringeva il tovagliolo tra le dita. Lei sorrise, ma Vash non fu più in grado di parlare, stava per svenire. Mangiò la torta preparata da Roderich in silenzio, con gli occhi ridotti a due fessure ancora per l’imbarazzo. Dovette ammettere che era un ottimo cuoco, anche con pochi e  scarsi ingredienti aveva preparato un dolce delizioso quasi quanto la sua sorellina.
Con la mano tremante portò alla bocca l’ultima fetta di torta. La sorella gli domando:-Cosa mi hai regalato?- in fondo lo aveva visto molto in vena di spendere. Forse le aveva anche fatto un regalo meraviglioso.
Scosso da leggeri tremori Vash si alzò e le andò vicino. Lei si alzò e Vash le posò le labbra sulla guancia. Anche lei arrossì e lo abbracciò. Tremante la strinse anche lui e posò la sua guancia contro la sua, mentre i capelli premevano contro i loro visi. Lo svizzero chiuse gli occhi per farsi più forza. Si separarono lentamente, come se ogni attimo passato a sfiorarsi fosse indispensabile per la loro vita.
Lili fissò a terra:- E’ un bellissimo regalo- disse sinceramente.
Vash la guardò e i loro sguardi si incrociarono:- G-grazie...-
-Suppongo che questo sia il regalo più costoso che tu mi abbia mai fatto- sorrise, ma non era ironica, ineffetti era vero.
Era sull’orlo del collasso e probabilmente, una volta giunto a casa avrebbe voluto chiudersi in camera e rimanerci per il resto dei suoi giorni, uscendo giusto per non dimenticare com’era la luce del sole. A velocizzare questo processo di coma e stato catatonico fu il conto. Un leggero foglio plastificato –anch’esso elegante e affascinante a modo suo- era posato su un piattino d’argento. E sembrava invieire maleficamente contro Vash.
-Non ho tutti questi... soldi- sussurrò, la sua voce ridotta ad un bisbiglio –La prego... lo metta sul mio conto- disse tremante.
Vash uscì dal locale dopo aver fornito alcune informazioni sul proprio conto bancario e uscì tremante e distrutto –sia emotivamente che economicamente.
Chiuse gli occhi e senza non sentirsi un po’ sciocco, prese la mano della sorella e tornarono a casa, appagati per la bella serata.
 
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Comunque il povero Vash rimase piuttosto scioccato quando vide che dal suo conto era stata detratta la somma pattuita, ma lo rimase ancora di più quando dovette rimettersi a risparmiare su qualsiasi cosa. Certo, per la serata ne era valsa la pena, ma vedere i suoi poveri soldi andare nelle casse di altri lo distrusse. Ma quell’esperienza gli aveva insegnato una cosa: a che serve racimolare soldi? Semplice, Vash aspettava un’altra occasione come quella per utilizzarli. E forse un giorno avrebbe ringraziato Alfred e Matthew. E ancora  forse un giorno avrebbe ringraziato Roderich.
 
 - - - - - - - - - - - -Note di Phantom Lady - - - - - - - - - - - -
Buongiorno a tutti! Questo era l'ultimo capitolo! Spero vi sia piaciuto. Un ringraziamento a Chant che ha trovato il tempo di recensire tutti i capitoli, grazie ;)
Perfetto! Thankz a chi ha letto l'intera FF ed è riuscito ad arrivare fino alla fine, beh, che dire, era l'ultimo capitolo dedicato a questi due... mm, e se proprio devo ammetterlo non so neanche quando è il compleanno di Lili, ma questi sono particolari *fischietta*. Ok, ci vediamo alla prossima!
  
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