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Autore: Fior di Luna    27/04/2004    6 recensioni
Una notte di luna: da sempre la luna piena esercita un fascino enigmatico come se la sua luce permettesse di percepire presenze nascoste...
Potrebbe succedere qualsiasi cosa nelle notti di plenilunio; anche incontrare un vero elfo come Elrohir, figlio di Elrond.
come è successo a Rosa,se questo incontro non fosse del tutto casuale? se senza saperlo lei possedesse la chiave per un'altro mondo? Riusciranno lei ed Elrohir a risolvere il mistero prima che sia troppo tardi?
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Genere: Romantico, Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elrohir
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer:
Elrohir è un elfo nato dal fertile e fantasioso genio di J.R.R: Tolkien, e a lui appartenente (magari fosse mio!) come tutti i riferimenti alla Terra di Mezzo. appartengono a me, Marianna e alla mia modesta Musa, solo Rosa Grimaldi ( protagonista femminnile) e tutte le avventure sue e di Elrohir in questo nostro mondo.


Capitolo II ~ Qual'è la funzione di questo bizzarro oggetto?

Il sole era già alto quando Elrohir si destò. Aprì gli occhi di colpo e si guardò intorno. Tutto attorno a lui era così insolito, solo il calore del sole e il festoso cinguettio degli uccelli gli erano familiari. Il braccio destro gli doleva, guardò la fasciatura … A si! Si trovava Nella casa di quella stravagante donna incontrata la notte prima.
Il veleno contenuto nella freccia, insieme alla perdita di sangue, gli avevano fatto perdere conoscenza impedendogli di piombare in quello stato di vigile sogno in cui gli elfi trovano riposo. Seduto sul letto si passò le dita tra i capelli. Aveva un disperato bisogno di prendere un bagno, la sua chioma, come la sua pelle, erano tutti incrostati di sangue e di fango facendolo assomigliare più ad un orco che ad un elfo. Si alzò, con un braccio solo riuscì a malapena ad infilarsi gli stivali e tunica.
Nella stanza attigua quella ragazza, Rosa, dormiva con gli occhi chiusi come tutti i mortali, rannicchiata su quello che sembrava un divano. Silenzioso come un gatto, Elrohir le si avvicinò.
Essendo la ragazza un’appartenente alla razza degli uomini, il suo aspetto era ben lontano dall’eterea e perfetta beltà delle figlie degli Eldar, tuttavia era piacevole e dotata di una corporatura snella e aggraziata. La sua lunga capigliatura color del bronzo vecchio,una sfumatura comune, era morbidamente mossa. Dalla bassa coda in cui era legata erano sfuggite alcune ciocche sinuose. Elrohir allungò una mano per sfiorarne una fra quelle che le coprivano disordinate il viso. Al suo lieve tocco la ragazza sospirò languidamente senza svegliarsi. Lui sorrise, sembrava così vulnerabile. Malgrado dormisse con un lungo coltello sotto il cuscino.

L’elfo perlustrò tutta la piccola dimora, imbattendosi in una serie di bizzarri oggetti di cui non riusciva a comprendere pienamente la funzione, ma non trovò nulla che assomigliasse ad una vasca o ad un catino. Nemmeno all’esterno non trovò né una fonte né un pozzo. Dove si approvvigionavano d’acqua questi mortali? Sapeva che molti di loro non amavano particolarmente lavarsi ma dovevano pur bere. Il casolare isolato era circondato da collinosi prati verdi. In lontananza scorse alcuni di quei grossi e mansueti animali domestici, allevati per il loro latte, che pascolavano indisturbati protetti da recinzioni ma nemmeno un cavallo. Come aveva affermato quella donna nessuna traccia di foreste, solo qualche albero isolato e cespugli incolti.

Quando rientrò la ragazza doveva essersi già svegliata, da una delle stanze provenivano: rumori di stoviglie e odori che sembravano di cibo.
“Desidererei prendere un bagno”
Rosa era di spalle, intenta a preparare la colazione. Il suono della sua voce la fece sussultare per la sorpresa. Si girò e rimase incantata a fissarlo ad occhi sgranati. Elrohir abbozzò un mezzo sorriso, quella era la reazione consueta dei mortali la prima volta che entrano in contatto con un qualsiasi membro del suo popolo: completa meraviglia.
“Desidererei prendere un bagno, per favore” ripeté lui. Le sue parole sembrarono farla uscire dalla contemplazione; inconsapevolmente si leccò le labbra cremisi.
“Buongiorno anche a te.” La sua voce era calda.
“Ho detto: desidererei prendere un bagno.”
“Non preferiresti fare colazione con me prima?” Domandò lei giocherellando con una ciocca di capelli. ”Credo che dovremo parlare e chiarire meglio questa strana situazione, ieri notte è successo tutto così in fretta…. ”
“No, prima il bagno” insistette Elrohir con una punta d’irritazione.
“E va bene, allora seguimi...” e lo condusse in quella stanzetta dal pavimento piastrellato in cui oltre ad un armadietto, uno specchio e una tenda, che ne riparava un angolo, si trovavano anche due curiosi e grossi recipienti di ceramica bianca dall’incomprensibile uso.
Si avvicino a quello più grande che assomigliava molto vagamente ad un largo vaso senza manici appoggiato sul pavimento e ne alzò il grosso coperchio. Sul fondo strozzato si trovava un po’ d’acqua.
“E'qui, che vi approvvigionate d’acqua?”
Lei lo guardò come se fosse un hobbit ubriaco poi scoppiò a ridere. “No, non berrei quell’acqua nemmeno se stessi morendo di sete” e continuò ridacchiando “ quello si chiama Water e ha …uhm…diciamo un altro uso…”
Elrohir era confuso, nei suoi lunghi anni di vita era la prima volta che una mortale ne sapesse più di lui riguardo a qualcosa. “ Che genere d’altro uso?”
“Serve a soddisfare alcuni bisogni fisiologici….” Lui aggrottò le sopracciglia “ come urinare e…..”
“Ho capito adesso” disse divertito dal suo imbarazzo.
“Dopo aver finito, si tira questa.” Aggiunse lei, mostrandogli il funzionamento una catenella che pendeva da una grossa cassa appesa al muro, immediatamente un abbondante getto d’acqua si riversò nel Water.
“Se non usate, questo genere di recipienti, per lavarvi e per bere, dove prendete l’acqua necessaria per farlo?”
Lei scostò la brutta tenda che si trovava nell’angolo “per fare la doccia, usiamo questa…”
L’elfo era ancora perplesso. “Si entra qui dentro e si girano i rubinetti: quello rosso é per l’acqua calda e quello blu per quella fredda. Qui ci sono shampoo e bagnoschiuma, usali pure anche se il loro profumo, magari ti sembrerà troppo femminile… ”
Elrohir afferrò una delle bottiglie sul ripiano dietro la tenda e ne annusò il contenuto: profumava vagamente di fiori.. “Questi liquidi profumati che hai chiamato Shampoo e bagnoschiuma? A cosa servono?”
“Sono sapone” rispose lei sorridendo e “Eccoti degli asciugamani, fai con comodo. Io ti aspetto in cucina” uscì chiudendo la porta dietro di lei.
Dopo la doccia calda Elrohir si sentì meglio, era davvero una maniera molto pratica di lavarsi, sembrava quasi di essere sotto una piccola cascata, nemmeno gli ingegnosi Noldor non avevano mai escogitato un simile stratagemma.

Ritornata in cucina, per prima cosa, Rosa si preparò un buon caffè forte, che si sedette a sorseggiare lentamente mentre aspettava Elrohir.
La sera prima lo aveva definito attraente vedendolo al buio; beh…si era sbagliata lui non era bello. Era stupendo! Stentava quasi a credere che fosse reale: quasi due metri di bruno, splendido e flessuoso maschio.
Flessuoso…in tutta la sua vita non aveva mai definito nessun uomo flessuoso veramente nemmeno nessuno splendido ma Elrohir era davvero un’eccezione, non sembrava nemmeno un essere umano tanto era meraviglioso.
Però era anche parecchio eccentrico, se non proprio un po’ matto: credersi un elfo! Era l’idea più bislacca che avesse mai sentito in vita sua!
E come se ciò non bastasse si comportava e si vestiva come se fosse appena arrivato direttamente da un’epoca indefinita: situata tra l'incoronazione di Carlo Magno e l’ultima crociata. Forse non si era ancora reso conto che il Medioevo era finito da un pezzo ormai!
Rosa sospirò, fissando la tazzina vuota posata sul tavolo di fronte a lei, si era davvero cacciata in un bel guaio, ospitando quell’individuo a casa sua, dopo essersi fatta ammaliare da quei suoi stellari occhi grigi.
Dannata, ancora una volta, la sua distrazione!
Come le era potuto venire in mente di andare allo Scavo, di notte e da sola! Quel posto l’aveva sempre fatta rabbrividire!
Tuttavia, prima di prendere qualsiasi decisione era necessario saperne di più riguardo a tutta la faccenda.
Si versò dell’altro caffè, aveva davvero bisogno di schiarirsi le idee, ripensando a tutto quello che era successo sulla Collina: Elrohir era letteralmente apparso dal nulla la sera prima, quasi come uno di quei folletti birichini di cui si parlava nelle fiabe.

“Adesso possiamo parlare se vuoi.”
Una melodiosa voce maschile alle sue spalle la fece sobbalzare sulla sedia, ancora una volta non lo aveva sentito arrivare.
Guardandolo così alto e bello sulla soglia, Rosa per un attimo ebbe il sospetto che lui fosse davvero un membro dei Daine-Sidhe, il vecchio popolo fatato che, secondo antichi miti, abita dentro le Colline.
Un brivido leggero le corse lungo la schiena.
“Vieni pure avanti, siediti qui....vuoi del caffè?” Balbettò Rosa, il cuore le batteva come un tamburo ma lui era così reale, così vero; così come lo era lei… Però non si poteva negare che lui sembrava emanare una certa aurea incantata come se da un momento all’altro dovesse sparire.
Con i capelli ancora bagnati Elrohir si sedette sulla sedia vuota di fronte a lei.
“Caffè ?”
“Preferisci del the o magari del latte ?” Offrì Rosa e subito si affrettò a mettere in tavola miele, biscotti e pane per la colazione; aveva bisogno di calmarsi un attimo tenendosi occupata.
“Del latte, grazie” Elrohir chiese l’unica bevanda a lui familiare e allungò la mano per prendere pane e miele.
Rosa gli servì una tazza di latte e poi si sedette di nuovo. “Come va il tuo braccio? Ragnatele imbevute nel vino e nell’olio, non mi è sembrano medicine appropriate alla cura delle ferite” Chiese lei perplessa.
Elrohir si guardò ancora una volta la fasciatura sull’avambraccio destro. “ Fortunatamente la ferita è solo superficiale e sono riuscito ad estrarre subito la freccia prima di avvelenarmi completamente. Purtroppo mi duole ancora e non riesco ad usare perfettamente il braccio, ma credo che al massimo tra tre giorni e sarà perfettamente guarito “ Rispose.
“Si, ma forse sarebbe meglio consultare un medico, potrei chiedere ai miei amici d’accompagnarci al Pronto Soccorso…”
“Mio padre è un ottimo guaritore e mi ha insegnato a curare le ferite. ” Obbiettò l’elfo toccandosi il braccio infortunato, ma dalla sua espressione lei non sembrava fidarsi molto né delle sue capacità terapeutiche né di quelle di suo padre.
Elrohir sorseggio il latte tiepido. “Non mi hai ancora spiegato, Tu cosa ci facevi in quel posto ,che chiami Collina da sola ieri notte?”
Rosa leggermente imbarazzata, distolse lo sguardo prima di rispondere. ”Avevo dimenticato il mio quaderno d’appunti allo Scavo. Ne avevo assolutamente bisogno per continuare a studiare ieri sera…”
“Scavo?”
“Si, c’è uno scavo archeologico in corso sulla Collina, io mi sto specializzando in Antropologia Culturale e così sono entrata a far parte dell’equipe di ricerca del Professor Grey.”
Elrohir arricciò le labbra ben fatte. Era davvero sconcertato, tutto era così alieno per lui! “Che cos’è uno scavo archeologico?”
Rosa non poté fare a meno di sorridere, persino i bambini sapevano che cos’è l’Archeologia. “L’archeologia è lo studio scientifico delle civiltà antiche attraverso l’analisi delle tracce che si sono lasciate alle spalle. Uno scavo archeologico è l’esplorazione scientifica di una zona per riportare alla luce monumenti od oggetti dell’antichità per potereli così studiare.”
“Indagate sul passato, ho capito!” Elrohir si rilassò sulla sedia accavallando le lunghe gambe. La scrutò serio “Sei una strega, allora!” “Sei una strega, allora!”
Gli occhi verdissimi di Rosa lo fissarono “No, non sono una strega! Nemmeno le streghe esistono!” obbiettò davvero irritata.


note dell'autrice:

  • Sono davvero demoralizzata perchè non so se qualcuno ha veramente letto la mia fanfiction,ma a giudicare dall'alto numero dei "clik" direi propio di si! cosa vi costa lasciarmi qualche commento? mi fareste felice con poco! ma soprattutto mi spronereste a continuare a scrivere.
Marianna
  
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