LO SO, AVEVO DETTO CHE NON MI SAREI PIU’
DEDICATA ALLE SONG-FIC, MA QUANDO SI TROVA
TRANQUI, QUESTA
RON/HERMIONE NON E’ DEPRIMENTE, TUTT’ALTRO!
IL
PEZZO E’ SHE’S SO HIGH
DI KURT NILSEN.
***
She’s so high
She's blood,
flesh and bone, no tucks or silicone
She's touch,
smell, sight, taste and sound
But somehow I
can't believe, that anything should happen
I know where I
belong, and nothing's gonna
happen …
Per la
miseria, stiamo parlando di Hermione Granger! E io
sono Ron Weasley.
Ron il
casinista.
Ron
l’eterno secondo.
Ron il
disastro ambulante.
Ron che copia
sempre i compiti.
Ron lo sfig… oh, che palle, devo continuare?! Sono Ron e basta. Detto tutto.
Come
è possibile
che tra di noi succeda mai qualcosa?
Devo levarmela
dalla testa, andiamo, non c’è storia. È solo una cotta
insignificante. Magari durerà pure da circa sei anni, ma lo so che non è nulla.
Ora, non che
appena la vedo non senta come dei giochi pirotecnici che sembrano appena usciti
dal negozio di Fred e George esplodermi in petto, o le proverbiali farfalle
ballarmi la polka nello stomaco, ma immagino sia la forza dell’abitudine.
No?
È
sempre stato così, da quando è entrata
nel mio scompartimento a cercare il rospo stordito di Neville durante il nostro
primo viaggio verso Hogwarts.
Il fatto
è che c’è qualcosa, non so, qualcosa di istintivo
che mi attira a lei. Si tratta di una sensazione che viene direttamente da
dentro; dal sangue, dalla carne e dalle ossa, per intenderci.
Ecco, siete i
soliti maliziosi, pensate sempre male. Non è di quell’istinto che sto parlando. D’accordo, magari un pochino
c’entra, sono pur sempre un ragazzo di diciassette anni. Ma non solo. C’è di più, è come
se la sua vicinanza andasse ad acutizzare tutti i miei sensi, tatto, udito,
vista… tutti! Uno scompenso emozional/sensoriale,
insomma.
Ma è una cosa passeggera.
Che
poi, anche se non lo fosse, non avrei speranze.
Io sono il
sesto dei fratelli Weasley, vengo dopo il primogenito, dopo il tipo tosto a caccia di draghi, dopo quello che sarà pure
un viscido arrampicatore sociale ma farà carriera, dopo i due gemelli
irresistibili, e prima dell’unica femmina. Sono praticamente
invisibile.
Invece
lei è così brillante, perfetta, intelligente. Semplice ma sofisticata
al tempo stesso. Può avere tutto dalla vita, tutto, mentre io… io
sono solo Ron il rosso, la spalla di Potter.
Siamo amici,
ma viviamo su due livelli diversi.
'Cause
she's so high...
High above me,
she's so lovely
She's so
high...
Like Cleopatra,
Joan of Arc, or Aphrodite
She's so
high...
High above me
…
Me ne sto qua
spaparanzato sul divano della sala comune facendo finta di giocare a scacchi
magici con Harry. Sono distratto, mi sa che questa volta vince lui, senza che
debba barare.
La guardo, non posso fare a meno di tenerle gli occhi incollati
addosso.
È
così bella…così diversa da me. Per questo mi piace. Legge con
attenzione, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita in un modo che mi fa
venir voglia di urlare e rotolare come un Pigmy Puff impazzito.
È
stupenda, decisamente troppo per me. Perfetta e
azzeccata in ogni singola cosa che fa, dallo studiare Aritmanzia
(ci voleva lei a sceglierla, quella materia) al mordicchiarsi il labbro
inconsapevolmente, come sta facendo adesso.
Capite quando dicevo che viviamo su due livelli diversi?
Si trova una,
anzi due spanne sopra di me, così è sempre stato e sarà
sempre. È letteralmente fuori dalla mia
portata.
Oddio, a volte
ricevo dei segnali contrastanti, ad esempio il fatto che non mi abbia praticamente rivolto la parola per tutto il tempo che sono
stato con Lavanda, ma sarà stata una coincidenza.
In
effetti ero proprio
un cretino.
“Ron, mi
dici che ti piglia stasera? Mi hai servito la regina
su un piatto d’argento!”
La voce stridula
di Harry mi riporta alla realtà, mentre la mia testa aveva
cominciato a farsi dei viaggi epici dove Hermione è una specie
divinità greca e io il povero umano costretto ad adorarla in silenzio da
quaggiù.
Mi volto verso
la scacchiera appena in tempo per vedere l’alfiere che con un rapido
colpo di spada decapita la regina senza pietà. Certo che questi scacchi
sono un po’ violenti, a volte.
“Boh,
non sono in forma…” mi giustifico, poi sbadigliando mi passo una
mano tra i capelli, mi stiracchio e mi sistemo sulla faccia la mia solita
espressione scocciata da ragazzo che usa il cervello giusto per le funzioni
vitali, o giù di lì.
Sono io, in
fondo.
“Sì,
certo, se solo guardassi la scacchiera, invece che lei…” ironizza
piano Harry.
“Non
capisco di cosa tu stia parlando!” replico, mentre sento che le mie
orecchie potrebbero esplodere da un momento all’altro.
“Vabbè…
comunque a giocare con te stasera non c’è
gusto, io vado a dormire che tanto ho sonno.”
Che faccia tosta! Per una volta che poteva vincere senza le
necessità di barare (male, tra l’altro) mi dice
che non si diverte a giocare con me, stasera. Lo seguo con lo sguardo salire
verso il suo dormitorio e, all’ultimo momento, girarsi e farmi una specie
di faccia ammiccante.
Solo adesso mi
rendo conto che mi ha lasciato solo con Hermione. E
gli altri? Perché lo hanno seguito a ruota
ridacchiando? Ma si sono messi tutti d’accordo,
nel volatilizzarsi? Secondo me, sì.
Infami.
Sto per
seguire il mio amico, quando mi sento chiamare.
“Ehi,
Ron! Dove sono finiti tutti?”
“A
dormire… credo.”
“Ma tutti assieme? E poi è
ancora presto…” mi fa Hermione, scettica.
“Boh…”
Sono un
cretino. Perché parlo sempre a monosillabi con
lei? Io non sono così stupido. Cioè, non
così tanto!
“Vai di già? E mi lasci qua sola soletta?!”
mi risponde ridacchiando, facendo finta (e sottolineo finta) di flirtare.
Hermione,
sarai pure tanto intelligente, tesoro, ma a volte proprio non capisci… anche se probabilmente sono così
lontano da te che non ti passa neanche per l’anticamera del cervello che
tra di noi possa esserci anche solo qualcosa.
“Ma tu non vai?” le chiedo.
“Non ho
sonno…”
Chiude il
libro e si stiracchia all’indietro sulla sedia, lasciando il povero
sottoscritto a constatare quanto quel maglione le calzi
a pennello…fin troppo. E ci siamo capiti. Non
è più una bimbetta, e neanche io.
Mi ributto sul
divano e cerco di spostare la mia attenzione.
“A me
quel libro metterebbe sonno, eccome!” dico indicando il volume che stava
leggendo.
“Perché sei un troglodita”
E tu sei troppo brillante per un
troglodita.
Come volevasi
dimostrare.
“Grazie
per la precisazione, Miss Sottuttoio!”
“Prego!”
Sono nervoso.
Troppo nervoso.
“Ron?
Posso chiederti una cosa? Puoi anche rispondermi di no, se non
vuoi…”
Lei che mi
chiede qualcosa? A me? E che cosa? Panico. Ecco cosa
si prova ad avere un arresto cardiaco.
“Cosa?” dico stridulo. Lei mi guarda sorridente.
“Mi insegni a giocare a scacchi?”
Mi insegni a
giocare a scacchi?! What?!
“Ma non
sei capace?!” dico indignato. Lei è un
genio, ero convinto che avesse vinto diversi tornei
internazionali di scacchi babbani.
“No…”
“Ah,
ecco. Se non sei perfettina in tutto…”
Perfettina. Ma
anche bella, brillante, intelligente, spigliata, fantastica… non si
può descrivere Hermione in un parola sola. Un
diminutivo per giunta!
“Grazie,
Ronald. Deduco che non ti vada…” mi dice
col broncio.
Sono un
idiota.
“NO! Cioè, sì, mi va! Dai, scherzo.
Vieni…” le suggerisco di sedersi sul divano, al posto di Harry,
mentre sento che il mio viso si sta progressivamente colorando. “Dunque… sai già come si muovono le
pedine?”
Lei scrolla la
testa, quindi si accomoda sul divano e, appoggiando il mento sulla mano chiusa
a pugno, si mette ad ascoltare me che le spiego le mosse. ME! Io che spiego qualcosa a lei. Sembra quasi
un’esperienza extracorporea.
La serata
passa come al solito, tra una battuta e l’altra,
uno scherzo e un’offesa, uno scusa e una risata, un dispetto e un muso.
Come da copione, insomma.
Sinceramente
questo copione mi ha un po’ stufato, ma me ne farò una ragione.
Ridendo e
scherzando si sono fatte le undici passate, e adesso abbiamo veramente sonno,
entrambi.
“Quando ti ci metti sei un buon maestro, lo sapevi?” mi
suggerisce, facendomi arrossire. Ci alziamo, raccattiamo le nostre cose e ci
avviamo verso i rispettivi dormitori.
“Notte,
Ron. E grazie per la lezione…” con
delicatezza mi appoggia il bacio della buonanotte su una guancia, mentre io sto
imbambolato come un baccalà.
La vedo
risalire le scale, perfetta, leggera. Unica.
È una
spanna sopra il goffo Ronald Weasley. Non c’è proprio
gara.
First class and
fancy free, she's high society
She's got the
best of everything,
What could a
guy like me, ever really offer?
She's perfect
as she can be, why should I even bother?
…
Mi sveglio
dopo un sonno un po’ agitato.
I ricordi di
ciò che ho sognato sono vagamente sfocati, ma
se non erro avevano qualcosa a che fare con degli scacchi, Hermione, una specie
di ambientazione esotica stile Lawrence
d’Arabia… mah.
È
sabato, posso
dormire un po’ di più prima di catapultarmi in Sala Grande a fare
colazione.
Harry è
già sceso, e adesso lo vedo che sta parlando con Hermione del più
e del meno.
Hermione.
Mi toglie il
fiato. Strano, ma i suoi capelli non sono ribelli come al
solito, e stanno composti raccolti in un fermaglio.
Mi ricorda un
po’ quella volta al ballo del ceppo.
Già, il
ballo del ceppo… maledetto Krum! Ma è meglio che non ci pensi, sennò mi rovino
l’appetito.
Anche
se, probabilmente, per lei ci vuole uno come lui, non come me. Ecco, magari non
proprio lui. Magari
uno più intelligente e che riesca a pronunciare il suo nome come si
deve, ma il concetto è sempre quello.
Magari ci
vorrebbe proprio uno come Harry. Uno che conta.
Lei
è troppo per
me.
Possiede
come una classe innata e, ogni giorno che passa, la ragazzina rompiscatole
lascia sempre di
più il posto alla giovane donna. Senza contare che col cervello che si
ritrova potrebbe arrivare dovunque, ed ottenere tutto
ciò che vuole. Chiunque.
L’ho
già detto che viaggia una spanna sopra il
sottoscritto.
Li saluto e mi
unisco a loro.
Mi dite che cosa potrei offrirle? È così
brillante, mentre io con i miei soliti discorsi la annoierei
a morte.
Se poi ci aggiungiamo che la mia famiglia
non naviga esattamente nell’oro, le cose non migliorano. Non
fraintendetemi, non che io pensi che lei dia peso a
queste cose materiali, ma tanto.
Per cui mi
comporterò bene e me ne starò in disparte, anche se tutto quello
che vorrei fare adesso è alzarmi di scatto da questa sedia, afferrarla
con prepotenza per un braccio, urlarle che sono innamorato perso di lei,
baciarla appassionatamente sotto gli occhi di tutti e infine sollevarla di peso
e portarmela di sopra per un tempo imprecisato (ecco, magari censurate
l’ultimo pensiero).
Ma, fantasie a parte, non mi pongo
neanche il problema.
Devo essere
realista. Come posso piacerle? È assurdo. Sono troppo stupido e
superficiale (parole sue).
Io non posso
piacere a una ragazza della sua portata, si tratta di
una di quelle leggi non scritte, come la storia della meringata
che va gustata col cioccolato fuso sopra, per intenderci.
“Che hai, Ron, sei silenzioso!” mi chiede Harry.
“Boh, ho dormito male… mi sa che me ne vado su a farmi un
pisolino supplementare” afferro due fette di pane tostato già imburrate, un bicchiere di succo di zucca e me ne torno in
sala comune lasciando perplessi i miei amici.
È
vuota, mi piazzo sul divano e dopo essermi sbranato i toast mi sdraio a
pensare.
E poi lei entra.
She comes to speak
to me, I freeze immediately
'Cause what she
says sounds so unreal.
But somehow I
can't believe, that anything should happen
I know where I
belong, and nothing's gonna happen
…
“Ron, mi
dici che hai? Sei strano…”
Mi si siede
vicino e con due dita mi carezza leggermente le guancia.
Io mi sento come congelare le budella.
“Ni… niente…”
Balbetto. Da
quando balbetto?
“E’
colpa mia? Perché quando cambi umore, di solito
c’entro io!” mi fa, inarcando un sopracciglio.
“E viceversa!” mi difendo, rimettendomi a sedere.
“Ma stavolta non c’entri.”
“E allora che hai? Sei preoccupato per… beh, lo sai,
per tutto un po’…”
“No…
cioè, ora che mi ci fai pensare anche, ma
adesso avevo solo voglia di starmene in pace, te l’ho detto, ho dormito
male.”
“Ah…”
Cala il
silenzio, un silenzio assurdo. Io imbarazzato
all’ennesima potenza mi guardo le mani e lei fissa un punto imprecisato
al di fuori della finestra. È tutto troppo strano, siamo sempre io e
lei, ma oggi c’è come un’elettricità nuova che scorre
tra di noi.
“Anche io non ho dormito troppo bene.” Aggiunge poi, di
punto in bianco. Io alzo di scatto lo sguardo, e incrocio i miei occhi con i
suoi.
“E come mai? Preoccupata?” le faccio il verso. “O
è la lezione di scacchi del grande maestro
Ronald Weasley che ti ha sfiancata?”
Lei sorride.
Mi piace farla ridere, è una delle poche cose che mi riescono bene.
Oddio, mi riesce bene anche farla incavolare, ma lasciamo
perdere questi dettagli insignificanti.
“Beh, di
certo è stata una batosta alle dieci di sera! Ma
non è quello… ero sovrappensiero.”
Le sue parole
mi colpiscono in un modo strano, sono quasi surreali, sembrano cascarmi addosso
dall’alto come scese da una nuvoletta. Ultimamente faccio un po’
troppo esperienze extrasensoriali.
“E…a che… pensavi?” deglutisco.
Mi guarda.
“A te” risponde semplicemente. Per un attimo credo di svenire, ma
poi mi rendo conto che sono già seduto. Meno male. “Cioè, mi sono divertita, ieri sera, solo io e te. Non
ci capita quasi mai di restare soli…” sta un po’ arrossendo,
ma a questo punto io sarò già mimetizzato con questo divano
scarlatto, per cui non ci faccio caso.
“…Ed è un peccato.” Conclude.
Mi concedo una
breve pausa, giusto il tempo di rielaborare il tutto e poi formulare una frase
di senso compiuto.
“Sono
d’accordo.” Dico alla fine. Cinque minuti per due parole. Sei un
genio, Ron. “Sai, tu… quando non sei
odiosa, sei simpatica.”
Ma cosa sto
bofonchiando?!
“E tu sei il re dei re in quanto a complimenti”
risponde con sarcasmo. Non ha torto.
“Già…
sono uno strazio.”
Abbasso lo
sguardo e ammutolisco, finché lei non si rifà viva.
“Mi dici che cosa sta fumando dentro quella zucca dura,
Ron?”
“Lo sai
benissimo” mi trovo a risponderle.
“E tu dimmelo lo stesso!”
“Perché? Vuoi farti due risate?!”
L’ho
combinato il mio casino. Lei mi guarda vagamente irritata. “No, Ronald.
Non voglio ridere di te. A volte la gente vuole solo parlare,
capire…”
“E a che
scopo?!” ribatto.
“Ma perché è normale!” tuona. “Perché sono stufa di spaccarmi sempre la testa per
interpretare quello che pensi! È questo che fanno
le persone, parlano!”
“Io…”
Ora, questa
cosa potrebbe andare avanti in eterno.
Io non sono
portato per i discorsi seri e pomposi, sono solo Ron, l’amico rosso di
Harry Potter.
Dovrei
spiegarle che lei mi fa impazzire, letteralmente. Che è la ragazza
più fantastica che conosca, e che non passa giorno
che non mi immagini come sarebbe tra di noi. E che se non mi sono ancora dato
una mossa è solo perché mi rendo conto che non ho speranza, che lei è troppo per me. Come faccio a dirle tutto questo?
La guardo un
instante, poi le accarezzo una guancia e così, senza preavviso, la
bacio.
Ma che mi
è preso?!
Lo so che non
è niente di che, un veloce bacio a fior di labbra, non sono ancora
sicuro di aver fatto la cosa giusta, mi è sembrata alquanto immobile.
“Ecco
cosa intendo…” le dico piano dopo che mi sono staccato da lei.
Mi guarda silenziosa, poi inarca le labbra in un sorrisetto
vagamente divertito. “E ci voleva tanto?”
mi sussurra.
Adesso
è lei che si avvicina a me e mi bacia, di
nuovo.
E questa volta devo comunicarvi che si
tratta di qualcosa di più di un semplice bacetto
sfuggevole. In effetti ci baciamo per un tempo
indefinito e io mi sento urlare dentro, mentre le sfilo il fermaglio per
accarezzarle meglio i capelli.
“Non ci
voleva tanto, ma l’ho capito solo ora…” le rispondo
guardandola negli occhi, poi riprendo da dove mi sono interrotto.
Sia chiaro, io
continuo a pensare che lei si meriti di meglio di me, sono ancora fermamente
convinto che viaggiamo su due binari differenti… ma
sapete che vi dico?
Non mi importa.
Ora sono qua, Ronald Weasley, e sto baciando lei, Hermione Granger,
la ragazza dei miei sogni. Da sempre.
Ed è tutto fantastico.
Perfetto.
Anche
strano, se vogliamo.
Ennesima esperienza surreale in due giorni, ma non me la sento di definirla
extracorporea, questa volta.
No, questa
cosa ha molto a che fare col corporeo.
Decisamente.
THE END!!
***
ARGH!
CHE VE NE PARE? A ME FANNO TENEREZZA… SONO CONSAPEVOLE
CHE SI TRATTA DELLA SOLITA SCENETTA TRITA E RITRITA, PERO’ SONO
COSI’ CARUCCI… E POI
LASCIATEMI UN
COMMENTINO, PLEASE!!
KISS!!
(E UN GRAZIE A CHI HA RECENSITO L’ALTRA MIA SONGFIC,
“WHO KNEW”. QUELLA DEPRIMENTE, PER INTENDERCI!)