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Autore: Hysteric_Noise    20/04/2012    0 recensioni
I sogni son desideri, sì, ma non possiamo stare fermi a desiderare per tutta la vita.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Una voce stridula la riporta alla triste realtà. Ora Cin Derellah è “quella”, come a rimarcare il suo status di essere inferiore. Ma in fondo non può ribellarsi, non ha nessun posto dove andare. Quella è la sua odiata, maledetta casa.
“Eccomi, signora.” risponde di malavoglia. Entra in fretta in salotto, dove fino a pochi minuti prima Concetta dormiva tranquillamente sulla poltrona. Ma con quel mostro in casa è impossibile stare sereni. E’ la figlia di Concetta, Genoveffa, una donna che non dimostra meno di una sessantina d’anni, nonostante sia certamente più giovane.
Questa apparente e costante vecchiaia è causata dal suo grigiore; i capelli, i vestiti, persino la pelle di Genoveffa, tutto è di un grigio spento, austero. Cin è certa che, sezionando la donna, si scoprirebbe anche un cuore grigio. Genoveffa la guarda sprezzante, trafiggendola con lo sguardo da corvo.
“Ti pare il modo di andartene così e lasciare mia madre da sola?”
Rispondere è inutile, Cin abbassa semplicemente lo sguardo e riprende la sua postazione sulla sedia accanto a Concetta, che le lancia una breve occhiata di comprensione. La vecchietta è sempre dolce con la badante, ma anche lei ha una sorta di timore per la figlia, la quale, da quando Concetta non è più autosufficiente, detta legge sulla sua vita. Si è già impossessata, con le sue due figlie, della grande villa della madre, relegando lei e la badante in un seminterrato di periferia. Inoltre gestisce la sua pensione, e non perde occasione per detrarre soldi dal già misero stipendio di Cin Derellah.
Genoveffa dà un freddo bacio alla madre ed esce a passo deciso. Nessuno si azzarda a muovere un muscolo fino a quando l’eco dei suoi tacchi non si dissolve lontano.
Una volta che la sgradevole donna viene inghiottita dal labirinto cittadino, l’indiana si alza con un sospiro di sollievo, sistema la coperta sulle gambe di Concetta e si avvia verso la cucina. Ma passando davanti alla porta che aveva inghiottito il mostro, le cade l’occhio su un pezzetto di carta stampato a colori fluorescenti.
Dei caratteri cubitali stampati nel mezzo dicono: C A S T L E: dalle 20.00 alle 00.30, la serata più elegante di Roma.
Cin Derellah raccoglie il biglietto, incuriosita, e lo tiene in tasca; neanche lei conosce il vero motivo di questo gesto. Cosa pensa di fare?
Mentre l’acqua per la pasta bolle, torna nella sua camera. Si mette davanti allo specchio; da quanto tempo non si prendeva 5 minuti per lei. E’ una ragazza di 20 anni, le sue coetanee italiane di sicuro non pensano a badare ad una signora anziana, a cucinare, a non commettere errori per non perdere il privilegio di avere un tetto sulla testa.
Con una mano sottile si scioglie lo chignon, i lunghi capelli le ricadono sulle spalle come una cascata di seta nera. Ora che il suo viso è contornato da quella cornice scura, i suoi occhi risaltano, profondi e luminosi. Si immagina, davanti a quello specchio, con il volto solcato da rughe, gli occhi spenti, i capelli tendenti al grigio.
Sarebbe cambiato qualcosa nella sua condizione prima che la sua giovinezza fosse scivolata via? Tira fuori il biglietto dalla tasca.
   
 
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