“Sono
figlio di Ade.”
Ah,
cavolo!
Non
so ben dire l’effetto
che mi fecero quelle parole, ma ricordo perfettamente che dovetti
sforzarmi per
reprimere l’istinto di allontanarmi da lui, sconvolto: allora
era questo a cui
si riferiva mia madre dicendo che il male era troppo radicato in lui
per
poterlo ignorare…
Cavolo,
io sarò anche
figlio di una ninfa del mare, ma lui era strettamente imparentato con
il dio
degli Inferì, dell’Aldilà! Quel dio era
potente e nobile, ma… terribile!
Diverse leggende narrano dei tentativi di Ade di impossessarsi anche
del mondo
dei vivi, sfidando sua sorella Atene e lo stesso Zeus, cercando di
portare
ovunque le tenebre.
Era
malvagio, il male allo
stato puro… come poteva quell’angioletto dagli
occhi grigi essere figlio di
Ade.
Ah,
cavolo! ora che ci
penso anche il suo adorabile paparino era rappresentato sempre con gli
occhi
grigi!
“So
che ora mi odierai…”
la voce di Patroclo mi risvegliò dal mio sproloquio e mi
accorsi di essere
riuscito veramente a non allontanarmi da lui anche se mi ero
notevolmente
irrigidito.
Cercai
di rilassarmi,
ripetendomi mentalmente che dovevo fidarmi di lui, quindi riuscii a
sussurrare
con un tono dolce che proprio non so che feci a trovare in quel
momento: “Non
ti odio, anzi… cavolo, Ade è un dio, me se lui
è malvagio non significa che lo
sia anche tu! Non devi preoccuparti, va’ avanti.”
Lui
si strinse
maggiormente a me e riprese con tono pieno di preoccupazione e
gratitudine
contemporaneamente: “Mia madre era…”
Si
bloccò e lo strinsi per
dargli coraggio, ma quando lui riprese, finalmente, dopo un attimo
d’indecisione,
sarebbe veramente servito a me qualcuno che mi desse coraggio:
“Mia madre era
una prostituta morta; Ade violentò la sua anima e la tenne
parzialmente in una
strana vita fino a quando non nacqui io. A quel punto uccise lei e
diede vita a
me con la sua perduta… in pratica, è come se
l’ho uccisa io, nascendo. Sono un
assassino fin da quando sono un neonato e mio padre non ha mai mancato
di
rinfacciarmelo tutte le volte che
per un
motivo o per l’altro ci scontravamo o io cercavo di
disobbedirgli: lui vorrebbe
che io lo aiutassi ad ingrandire il suo regno, venendo sulla terra e
uccidendo
gli uomini. Ho sempre avuto libero accesso al mondo dei
morti… forse perché parte
del mio cuore è già morta… Ade
vorrebbe anche che io sfruttassi i nobili come
te, li usassi e prendessi poi le loro ricchezze, uccidendoli se ho
voglia. Fino
a quindici anni… l’ho fatto. Ho seguito la sua
volontà; due anni fa, poi, mi
sono ribellato perché proprio non ce la facevo
più e lui, dopo qualche giorno
passato a frustarmi e picchiarmi, mi ha lasciato andare senza un motivo
evidente. L’unica cosa che mi ha urlato, prima che uscissi
dal suo regno, è
stata che ovunque io vada, qualunque cosa io faccia lui avrà
sempre il
controllo sulla mia vita e quando vorrà tornerà a
prendermi.
Credo
che in realtà stia
aspettando che sia a tornare da lui, disperato, capendo che quello
è l’unico
modo in cui posso vivere… che sono come lui.
In
ogni caso, nemmeno un
mese dopo che me ne sono andato il re di Smirne mi a preso come suo
schiavo e
troietta… il resto della storia la sai. Mio padre sta ancora
aspettando il mio
ritorno perché è convinto che prima o poi lo
farò… ma io sento sempre il suo
fiato di morte pressante sul collo; per questo non voglio coinvolgerti
nella
mia vita: quando verrà a riprendermi ti ucciderà
o forse sarò io stesso a farlo
perdendo quel minimo di buon senso che mi rimane! Il re di Smirne non
sa la mia
storia, ma sente che intorno a me gravita qualcosa di sbagliato e
nemmeno lui
esita e rinfacciarmelo… sta’ lontano da ma Achille
o troverai solo guai. So che
sei forte, ma non mi fido di me stesso; Zeus solo sa cosa potrei fare
se il
male di mio padre si risvegliasse in me!”
“Ti
fidi troppo poco di te
stesso, ma io invece mi fido molto di te.” quelle parole, che
sfuggirono dalle
mie labbra munite di vita propria, sorpresero me per primo: cavolo, mi
aveva
appena raccontato una storia che mi aveva messo una strizza tremenda!
Aveva
ragione mia madre a dubitare di lui, Patroclo stesso sentiva il male
nella sua
anima. Anch’io avrei potuto sentirla, vederla, ma
ciò che aveva attirato la mia
attenzione era l’estrema bontà di cui era capace;
certo, aveva una doppia
personalità e sbalzi d’umore, ma anche se
può sembrare non sono un cretino
totale e ho fatto talmente tanti allenamenti che non sono proprio il
tipo che
li lascia fregare così facilmente.
Avrei
badato io a lui, mi sarei assicurato che suo padre lo lasciasse stare,
non
sapevo come ma lo
avrei fatto.
Quando
glielo dissi gli
occhi di Patroclo brillarono, ma rimase in silenzio, quindi aggiunsi:
“Io mi
fido di te e di me; non mi lascerò fregare e se
vedrò che in te si sveglierà
qualcosa di sbagliato te lo dirò. Ti fermerò. Se
il Patroclo dolce che amo
sparirà del tutto ti fermerò, anche se
soffrirò terribilmente, ma ora tu sei
tu, sei il mio angioletto preferito! Te ne sei andato e non te ne sei
pentito perché
sei diverso da tuo padre! E’ un fottutissimo stronzo, e
speriamo che non mi
fulmini sul momento!”
Per
quanto incredibile,
riuscii a farlo ridere; sapevo che aveva bisogno di quello: essere
rassicurato
e sentirsi dire che se fosse impazzito lo avrei fermato. Non voleva
fare male a
nessuno e quella era la sua paura più grande.
“Non
credo che mia madre
volesse che facessi questo, ma se ne farà una
ragione…”
“Cosa?”
Sorriso
e iniziai a
raccontargli del mio sogno e nel frattempo lo ricondussi al castello;
ci ritrovammo
pochi minuti dopo nella mi stanza e dall’occhiata che mi
lanciò capii che quasi
non se ne era accorto: “Non ti lascerò andare mai,
non ti libererai tanto facilmente
di me!” disse ridendo e abbracciandolo;
all’improvviso mio zio mi sembrava un
agnellino ed era diventato decisamente l’ultimo dei miei
problemi.
“Domani
caccerai quel mercante?”
Lo
guardai male e lui
spiegò con un sbuffo che aveva visto nei miei occhi quella
decisione.
“Che
cavolo, per un attimo
ho creduto che mi leggessi nel pensiero!”
Rise
di nuovo e si strinse
a me come il più adorabile cucciolo che avessi mai visto:
“Come fai ad essere
così tenero?” chiesi d’istinto
sentendomi arrossire subito dopo e ciò che lui
rispose non contribuì affatto a rallentare il mio cuoricino
pazzerello e a
continuo rischio d’infarto:“Esattamente come fai
tu.”
Quando
tornammo a dormire
(pochi minuti dopo, non pensate male, a quello ci penso già
io!) non riuscii a
prendere sonno, mentre lui si addormentò quasi prima di
toccare il cuscino,
sempre stretto a me come se fossi l’unica persona in grado di
salvarlo. Forse perché
in quel momento ERO l’unica persona in grado di
salvarlo…
Passai
il resto della
notte a guardarlo con un sorriso ebete sulle labbra, sentendomi sempre
più
cretino e sempre più innamorato di lui… ero
riuscito a farlo tornare e non lo
avrei più lasciato andare, nonostante tutto ciò
che aveva detto mia madre e che
lui stesso aveva ammesso.
E
pensare che fino a pochi
giorni prima il mio problema più grande era la strizza che
mi metteva mio zio…
anche se quella non era ancora passata, in effetti…
E
così mi ero
VOLONTARIAMENTE messo contro Ade, mio zio, il re di Smirne, ADE!!!! Ok,
sono
pazzo del tutto non c’è altra
spiegazione…
Rimasi
fermo a fissarlo
sfiorando poche volte i lividi violacei che rovinavano il suo bel viso
desiderando nuovamente che sparissero il prima possibile e carezzando
regolarmente i suo capelli color pece, studiando i suoi bei occhi grigi
nascosti dalle palpebre chiare. Sarebbe sempre rimasto bellissimo.
Mandai
mentalmente al
diavolo mio zio, il re di Smirne, mia madre e persino Ade: volevo solo
poter
rimanere con lui, con il mio Patroclo, senza che tutta quella gente
continuasse
ad ostacolarci.
Attesi
l’alba immerso in quei
pensieri e scosso dalla paura che qualcuno riuscisse a
separarci… temendo che
lo stesso Patroclo perdesse veramente il controllo, come lui credeva, e
si
allontanasse da me. Ma ormai lo aveva detto e lo avrei fatto: se fosse
successo
lo avrei fermato.
Si,
mi ero imbarco su una
nave che sembrava destinata ad affondare, ma avrei fatto di tutto per
evitare
che accadesse nonostante tutto e tutti erano contro di noi. Al diavolo
tutto e
tutti, lui aveva me e io avevo lui, per ora questo ci bastava.
Lo
strinsi maggiormente a
me stando attento a non svegliarlo, quindi mi limitai ad attendere il
giorno:
per ora, non potevo fare nulla.
Ma la
situazione non
avrebbe tardato a cambiare dandomi un sacco di cose da fare. Troppe,
forse.
Eccomi!
Spero che questo
capitolo vi piaccia! Che ne pensate dell’adorabile famigliola
di Patroclo??
Ringrazio soprattutto Sick e Cimotea per le vostre splendide
recensioni, siete
gentilissime! Grazie anche a tutti quelli che leggono silenziosamente!
Un
bacio, a presto…