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Autore: La Kurapikina    24/04/2012    1 recensioni
Un primo incontro fra Achille e Patroclo... che cambierà il loro destino
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Sono figlio di Ade.”

Ah, cavolo!

Non so ben dire l’effetto che mi fecero quelle parole, ma ricordo perfettamente che dovetti sforzarmi per reprimere l’istinto di allontanarmi da lui, sconvolto: allora era questo a cui si riferiva mia madre dicendo che il male era troppo radicato in lui per poterlo ignorare…

Cavolo, io sarò anche figlio di una ninfa del mare, ma lui era strettamente imparentato con il dio degli Inferì, dell’Aldilà! Quel dio era potente e nobile, ma… terribile! Diverse leggende narrano dei tentativi di Ade di impossessarsi anche del mondo dei vivi, sfidando sua sorella Atene e lo stesso Zeus, cercando di portare ovunque le tenebre.

Era malvagio, il male allo stato puro… come poteva quell’angioletto dagli occhi grigi essere figlio di Ade.

Ah, cavolo! ora che ci penso anche il suo adorabile paparino era rappresentato sempre con gli occhi grigi!

“So che ora mi odierai…” la voce di Patroclo mi risvegliò dal mio sproloquio e mi accorsi di essere riuscito veramente a non allontanarmi da lui anche se mi ero notevolmente irrigidito.

Cercai di rilassarmi, ripetendomi mentalmente che dovevo fidarmi di lui, quindi riuscii a sussurrare con un tono dolce che proprio non so che feci a trovare in quel momento: “Non ti odio, anzi… cavolo, Ade è un dio, me se lui è malvagio non significa che lo sia anche tu! Non devi preoccuparti, va’ avanti.”

Lui si strinse maggiormente a me e riprese con tono pieno di preoccupazione e gratitudine contemporaneamente: “Mia madre era…”

Si bloccò e lo strinsi per dargli coraggio, ma quando lui riprese, finalmente, dopo un attimo d’indecisione, sarebbe veramente servito a me qualcuno che mi desse coraggio: “Mia madre era una prostituta morta; Ade violentò la sua anima e la tenne parzialmente in una strana vita fino a quando non nacqui io. A quel punto uccise lei e diede vita a me con la sua perduta… in pratica, è come se l’ho uccisa io, nascendo. Sono un assassino fin da quando sono un neonato e mio padre non ha mai mancato di rinfacciarmelo tutte le volte  che per un motivo o per l’altro ci scontravamo o io cercavo di disobbedirgli: lui vorrebbe che io lo aiutassi ad ingrandire il suo regno, venendo sulla terra e uccidendo gli uomini. Ho sempre avuto libero accesso al mondo dei morti… forse perché parte del mio cuore è già morta… Ade vorrebbe anche che io sfruttassi i nobili come te, li usassi e prendessi poi le loro ricchezze, uccidendoli se ho voglia. Fino a quindici anni… l’ho fatto. Ho seguito la sua volontà; due anni fa, poi, mi sono ribellato perché proprio non ce la facevo più e lui, dopo qualche giorno passato a frustarmi e picchiarmi, mi ha lasciato andare senza un motivo evidente. L’unica cosa che mi ha urlato, prima che uscissi dal suo regno, è stata che ovunque io vada, qualunque cosa io faccia lui avrà sempre il controllo sulla mia vita e quando vorrà tornerà a prendermi.

Credo che in realtà stia aspettando che sia a tornare da lui, disperato, capendo che quello è l’unico modo in cui posso vivere… che sono come lui.

In ogni caso, nemmeno un mese dopo che me ne sono andato il re di Smirne mi a preso come suo schiavo e troietta… il resto della storia la sai. Mio padre sta ancora aspettando il mio ritorno perché è convinto che prima o poi lo farò… ma io sento sempre il suo fiato di morte pressante sul collo; per questo non voglio coinvolgerti nella mia vita: quando verrà a riprendermi ti ucciderà o forse sarò io stesso a farlo perdendo quel minimo di buon senso che mi rimane! Il re di Smirne non sa la mia storia, ma sente che intorno a me gravita qualcosa di sbagliato e nemmeno lui esita e rinfacciarmelo… sta’ lontano da ma Achille o troverai solo guai. So che sei forte, ma non mi fido di me stesso; Zeus solo sa cosa potrei fare se il male di mio padre si risvegliasse in me!”

“Ti fidi troppo poco di te stesso, ma io invece mi fido molto di te.” quelle parole, che sfuggirono dalle mie labbra munite di vita propria, sorpresero me per primo: cavolo, mi aveva appena raccontato una storia che mi aveva messo una strizza tremenda! Aveva ragione mia madre a dubitare di lui, Patroclo stesso sentiva il male nella sua anima. Anch’io avrei potuto sentirla, vederla, ma ciò che aveva attirato la mia attenzione era l’estrema bontà di cui era capace; certo, aveva una doppia personalità e sbalzi d’umore, ma anche se può sembrare non sono un cretino totale e ho fatto talmente tanti allenamenti che non sono proprio il tipo che li lascia fregare così facilmente.  Avrei badato io a lui, mi sarei assicurato che suo padre lo lasciasse stare, non sapevo come  ma lo avrei fatto.

Quando glielo dissi gli occhi di Patroclo brillarono, ma rimase in silenzio, quindi aggiunsi: “Io mi fido di te e di me; non mi lascerò fregare e se vedrò che in te si sveglierà qualcosa di sbagliato te lo dirò. Ti fermerò. Se il Patroclo dolce che amo sparirà del tutto ti fermerò, anche se soffrirò terribilmente, ma ora tu sei tu, sei il mio angioletto preferito! Te ne sei andato e non te ne sei pentito perché sei diverso da tuo padre! E’ un fottutissimo stronzo, e speriamo che non mi fulmini sul momento!”

Per quanto incredibile, riuscii a farlo ridere; sapevo che aveva bisogno di quello: essere rassicurato e sentirsi dire che se fosse impazzito lo avrei fermato. Non voleva fare male a nessuno e quella era la sua paura più grande.

“Non credo che mia madre volesse che facessi questo, ma se ne farà una ragione…”

“Cosa?”

Sorriso e iniziai a raccontargli del mio sogno e nel frattempo lo ricondussi al castello; ci ritrovammo pochi minuti dopo nella mi stanza e dall’occhiata che mi lanciò capii che quasi non se ne era accorto: “Non ti lascerò andare mai, non ti libererai tanto facilmente di me!” disse ridendo e abbracciandolo; all’improvviso mio zio mi sembrava un agnellino ed era diventato decisamente l’ultimo dei miei problemi.

“Domani caccerai quel mercante?”

Lo guardai male e lui spiegò con un sbuffo che aveva visto nei miei occhi quella decisione.

“Che cavolo, per un attimo ho creduto che mi leggessi nel pensiero!”

Rise di nuovo e si strinse a me come il più adorabile cucciolo che avessi mai visto: “Come fai ad essere così tenero?” chiesi d’istinto sentendomi arrossire subito dopo e ciò che lui rispose non contribuì affatto a rallentare il mio cuoricino pazzerello e a continuo rischio d’infarto:“Esattamente come fai tu.”

Quando tornammo a dormire (pochi minuti dopo, non pensate male, a quello ci penso già io!) non riuscii a prendere sonno, mentre lui si addormentò quasi prima di toccare il cuscino, sempre stretto a me come se fossi l’unica persona in grado di salvarlo. Forse perché in quel momento ERO l’unica persona in grado di salvarlo…

Passai il resto della notte a guardarlo con un sorriso ebete sulle labbra, sentendomi sempre più cretino e sempre più innamorato di lui… ero riuscito a farlo tornare e non lo avrei più lasciato andare, nonostante tutto ciò che aveva detto mia madre e che lui stesso aveva ammesso.

E pensare che fino a pochi giorni prima il mio problema più grande era la strizza che mi metteva mio zio… anche se quella non era ancora passata, in effetti…

E così mi ero VOLONTARIAMENTE messo contro Ade, mio zio, il re di Smirne, ADE!!!! Ok, sono pazzo del tutto non c’è altra spiegazione…

Rimasi fermo a fissarlo sfiorando poche volte i lividi violacei che rovinavano il suo bel viso desiderando nuovamente che sparissero il prima possibile e carezzando regolarmente i suo capelli color pece, studiando i suoi bei occhi grigi nascosti dalle palpebre chiare. Sarebbe sempre rimasto bellissimo.

Mandai mentalmente al diavolo mio zio, il re di Smirne, mia madre e persino Ade: volevo solo poter rimanere con lui, con il mio Patroclo, senza che tutta quella gente continuasse ad ostacolarci.

Attesi l’alba immerso in quei pensieri e scosso dalla paura che qualcuno riuscisse a separarci… temendo che lo stesso Patroclo perdesse veramente il controllo, come lui credeva, e si allontanasse da me. Ma ormai lo aveva detto e lo avrei fatto: se fosse successo lo avrei fermato.

Si, mi ero imbarco su una nave che sembrava destinata ad affondare, ma avrei fatto di tutto per evitare che accadesse nonostante tutto e tutti erano contro di noi. Al diavolo tutto e tutti, lui aveva me e io avevo lui, per ora questo ci bastava.

Lo strinsi maggiormente a me stando attento a non svegliarlo, quindi mi limitai ad attendere il giorno: per ora, non potevo fare nulla.

Ma la situazione non avrebbe tardato a cambiare dandomi un sacco di cose da fare. Troppe, forse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi! Spero che questo capitolo vi piaccia! Che ne pensate dell’adorabile famigliola di Patroclo?? Ringrazio soprattutto Sick e Cimotea per le vostre splendide recensioni, siete gentilissime! Grazie anche a tutti quelli che leggono silenziosamente! Un bacio, a presto…

  
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