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Autore: Steven Uchiha98    24/04/2012    1 recensioni
21/03/2033, siamo alla fine della III Guerra Mondiale tra USA e UIRE (Unione Imperi Russo-Europei). Mark è un soldato che vede la pace come una "mancanza di guerra", ma nonostante questo è più che deciso a raggiungerla, spinto dal desiderio di aiutare l'umanità il più possibile con l'Amore negatogli dall'adolescenza. Durante una delle Battaglie decisive incontrerà la causa di tutto questo, una sorta di reincarnazione dell'Odio, ma giustificata ossessivamente, e forse non inutilmente, dal protagonista...
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nell'Ade: Il Viaggio!

Una Vita all'Amore, una Vita all'Odio...

Nell'Ade: Il Viaggio.

Finalmente varcai la porta del Regno dell'Ade, dopo settimane di soggiorno in una sorta di anticamera vuota, con la dea Atena al mio fianco e il dio Ares in ricognizione per cercare un'altra entrata e, nel caso dovesse presentarsi la necessità, un'uscita. Mentre attraversavo un lungo corridoio colsi un sorriso divertito sul volto della dea. Mi misi al suo fianco e continuando a camminare la fissai e le chiesi scherzosamente:
"Lo sapevi?"
"Diciamo che l'ho intuito" rispose
Mi scappò una risata che contagiò tutti e due. Aveva una voce ammaliante, anche quando rideva era splendida. Nessuna persona avrebbe potuto eguagliarla, e l'ultima fu trasformata in ragno per l'affronto. Tornato serio mi scusai per la battuta inopportuna, venendo ricambiato con un'occhiata sorpresa, che fece lo stesso effetto anche a me, per la verità. Cercai allora di spiegare, ma non feci altro che aumentare simultaneamente la sua incredultià...e il mio imbarazzo, così troncai a metà la frase. Lei intuì ciò che intendevo, quindi cercò di rassicurarmi:
"Guarda che comunque non servono le pinze per trattare con me, o almeno non a te. Non sei un qualunque mortale, come Minerva d'altronde" quest'osservazione mi colpì e attirò più di ogni altra cosa la mia attenzione; non ci misi molto a risponderle infatti:
"La conosci?"
"Diciamo di sì" prese a camminare più in fretta, la sua voce si era fatta leggermente più grave, ma subito tornò calda e un po' allegra "Forse lo scoprirai: siete speciali" si girò e mi guardò con i suoi occhi che riflettevano la calma del più bello dei mari, mentre in lontananza però si avvertiva l'arrivo di una tempesta: sotto la sua grande sicurezza c'era un velo di contrasto. Ma il glauco colore dei suoi occhi era davvero strabiliante, innaturale. Nulla a che vedere con i miei: tutti  coloro che mi conoscevano esaltavano i miei occhi azzurri, ma quelli della dea...
Un suo strattone mi riportò alla realtà, mostrandomi un nuovo salone, non diverso dai soliti, ovvero una sorta di caverna buia dove non si vedeva anima viva. In compenso, di morte ce n'erano molte, intente a vagare per il luogo senza una meta, o indaffarate nelle mansioni alle quali si dedicavano prima di spirare: dai personaggi più famosi ai miei amici caduti così giovani in battaglia per me e per la mia causa. Già, per me, ma ora sono qui a fargli compagnia in questo luogo inospitale, sarà stato tutto vano? Oppure qualcuno seguirà le mie volontà e realizzerà il mio sogno, o cadendo insieme a me per la medesima causa? Eppure sono qui, con due dei, probabilmente a compiere il mio destino e aiutare i commilitoni, gli alleati, i sostenitori, che finora mi sono stati fedeli, sacrificandomi per essi. Non posso esser morto per nulla! So che però non sarà facile: poche persone sono tornate dall'Oltretomba, spesso senza riuscire a far niente e le loro gesta sono raccontate nei miti, che chissà corrispondenti al vero.
Mi sistemai in un angolo particolarmente buio della caverna, per non attirare l'attenzione a causa delle mie vesti inusuali: non dev'essere normale vedere un soldato con la divisa russa e un fucile AEK a tracolla. Confusione, ecco ciò che avevo in testa. Idee, pensieri, teorie e supposizioni facevano a gara per farmi impazzire, mentre le certezze venivano sradicate e le regole infrante, io lottavo per fare ordine con le possibilità che ha un soldato di fermare tre carri armati. Aspettavo nello stesso tempo un aiuto, da una persona, da una divinità, da un demonio, o che altro. Ma non arrivò; spirava solo un vento piuttosto strano per un luogo chiuso, caldo, neanche forte: come se ci fosse qualcosa che mi attira verso un luogo ignoto, inquietante, che rompe ogni difesa, come fosse...
Finalmente mi accorsi dei cenni della dea per attirare la mia attenzione. Quando la degnai di uno sguardo ella mi indicò una porta custodita da due anime con armature nerissime, degne di nota, armate di lancia e scudo e con legata alla vita un fodero dove presumibilmente era riposta una spada; avrei dovuto chiedere loro informazioni? Ma come iniziare il discorso: con un linguaggio pacato e civile, oppure con un linguaggio forte e deciso? E poi, mi ascolterebbero? Soprattutto, vorranno aiutarmi? Improvvisamente mi rendo conto di quanti scrupoli mi stia facendo, di quante esitazioni abbia anche in una situazione così semplice; ecco la causa della mia morte: il timore e l'esitazione nell'uccidere Minerva. Eppure, se avessi terminato la sua vita, anche in caso di un'eventuale morte da parte mia, gli USA sarebbero caduti in una grossa crisi e i miei alleati ne avrebbero potuto aprofittare e finire la guerra. Invece solo a me toccò questa sorte, perciò devo fare in fretta: parlerò con quelle guardie, come è mio solito fare; se vorranno ascoltarmi lo faranno e se potranno mi aiuteranno, in qualsiasi modo glielo chieda, se così è scritto!

"O guerrieri, da molto sembrate essere qui a vegliare su questa porta. Le vostre armature, così nere e lucenti, sono davvero splendide: è un peccato che si debbano sporcare della sabbia e del fango dei campi di battaglia. Sareste così gentili da soddisfare una mia richiesta?" le due guardie non risposero: semplicemente si sciolsero a terra, loro con le armature d'ossidiana, formando due biglietti. Presumibilmente ne avrei dovuto raccogliere uno scartando l'altro, e contando sulla mia fortuna e sulla benevolenza del destino avrei dovuto scegliere quello giusto. Mi girai verso Atena, che da un po' era diventata silenziosa, il suo viso scuro, ma soprattutto: il suo corpetto argenteo stava ossidandosi. Come la prima volta, quello era segno di un imminente malore! Corsi indietro a sorreggerla mentre iniziarono gli spasimi di dolore; per un momento ebbi l'impressione che fosse collegato a qualcosa...
Avvertì le medesime, fantastiche sensazioni della volta precedente, ma improvvisamente una forza oscura travolse la mia anima e quella della dea, che riuscirono a difendersi solo grazie al sostegno dell'altra: non dipendeva dall'Ade, era estraneo anche agli dei, altrimenti non sarebbe stata così forte. Questo significava solo una cosa: sulla Terra stava accadendo qualcosa di talmente terribile da sconvolgere anche gli dei! Significava anche che non avevo più tempo. Con un ultimo sforzo aiutai la dea a tirarsi su, con molta fatica si eresse in piedi, finché non ritrovò la fierezza della sua postura eretta, poi mi disse parole che mi riempirono di gioia, accompagnate da una risatina quasi arrendevole:
"Ancora tu...è incredibile, l'hai fatto di nuovo, te ne sono doppiamente grata. Spero non accada nuovamente, a meno che non ci sia tu"
Arrossii violentemente, ma cercai in ogni modo di ritornare alla compostezza di prima spiegandole la situazione che mi spinse a soccorrerla, nonché la misteriosa forza oscura che incontrammo; il viso dell'interlocutrice non fu per niente preoccupato, mentre l'argento del corpetto e dei bracciali si ravvivò tornando al colore originale:
"Quindi ci stai prendendo gusto a venire in mio soccorso?" chiese infine.
Il mio imbarazzo fu all'apice, tanto che avrei voluto scomparire immediatamente dal cosmo. Ignorando il mio stato d'animo, ella prese a spiegarmi il motivo di questo buio nella sua anima, infatti le successe già all'inizio della guerra, ma non contribuì a dissipare i miei sospetti, anzi li alimentò:
"Ad ogni modo" conclusi "Dobbiamo fare in fretta o questa forza negativa non ti abbandonerà. Anche se sei una dea, superiore a tutto, non credo sia piacevole stare così ogni volta" mi piegai verso i bigliettini facendo per prendere quello di destra, quando notai un terzo foglietto più nascosto rispetto agli altri due; lasciai stare quello scelto e lo sostituii con quello nuovo. Non sembrava di carta dato il suo colore nero, con incisa in gesso la scritta "G.B.G - 01 B.G.Y.G", la dea si sporse dietro di me per osservarlo, ma storse la bocca ignorando il significato di quella strana combinazione di caratteri, che a me invece appariva troppo familiare. Dunque Pallade, intuendo il mio pensiero, mi chiese se mi fosse venuto in mente qualcosa intorno al misterioso codice:
"Fin troppo. Le prime due lettere sono sicuramente il vero nome di un cantante..."
"Lo conosci?" mi chiese di rimando la dea con gli occhi che brillavano.
"E' il mio preferito. Ma non mi viene in mente il nome: si chiama in arte Jon Bon Jovi, ma il nome vero...niente, mi ricordo però che era di origine italiane"
"Anche trasfonrmando le G in J ne mancherebbe una...senti, io vado a cercare degli indizi nel salone e fra le anime, magari ci verrà in mente qualcosa" detto questo si allontanò da me per visitare le tristi anime dell'Oltretomba, verso le personalità cristiane. Pochi metri mi separavano dalla divinità, eppure sentivo un vuoto nell'anima...non andava bene, per niente.
"Paolo di Tarso, Francesco d'Assisi, Giovanni Battista...." quando sentii quel nome ebbi un'illuminazione.
 "Giovanni Battista!" corsi verso la dea con le gambe che si muovevano da sole, mentre la mente pensava ad altro, probabilmente non solo quella. D'istinto feci per abbracciarla, ma riuscii a fermarmi. Fu un difficile trattenermi a causa della gioia di aver risolto casualmente quel grattacapo:
"Si chiama Giovanni Bon Giovanni, in arte Jon Bon Jovi! Grazie, mia dea!" essa non parlò, in compenso si voltò fissandomi con i suoi occhi, così profondi e caldi, un po' m'intimorivano, al punto che non avrei saputo prevedere cosa sarebbe successo in seguito; infine parlò esprimendo la sua contentezza per la rapida riuscita della prova, che però non era completa. Osservai il piccolo biglietto e sussultai:
"Questo però..." le regalai un sorriso che sperai di rendere piacevole, nonostante i denti sporchi per le giornate in trincea "è troppo facile: è il titolo della canzone Billie Get Your Guns, dei Bon Jovi appunto!" ero entusiasta: finalmente la mia scarsa conoscenza in fatto di musica fu ripagata, mi fu utile in un momento così importante! La porta si sbloccò con un sordo rumore metallico. C'incamminammo verso una nuova e buia stanza, quando la dea Glaucopide mi chiese il motivo della veloce decifratura del messaggio. Semplicemente è il mio gruppo preferito: conosco quasi tutti i suoi album, una cosa del genere non mi sarebbe mai sfuggita!
"Chi l'avrebbe mai detto" rispose lei "che queste informazioni raccolte nel mondo mortale sarebbero servite così tanto?"
"In fondo però si tratta di musica, non è così mortale l'arte!" la divinità annuì e arrivammo alla soglia della porta. Nonostante fosse aperta il luogo era talmente buio che rendeva impossibile scorgere il benché minimo particolare della stanza antistante: dava l'impressione di essere un altro corridoio.
Appena la varcammo sentii la terra mancare sotto i miei piedi, così iniziammo a precipitare nel vuoto.
   
 
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