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Autore: Shinkocchi_    25/04/2012    2 recensioni
Il suo nome non iniziava con la lettera R, come quello dei fratelli…
Non andava proprio a braccetto con l’inglese, e non era mai stata in America…
Per di più, negli sport era una frana, e di certo, nel tennis non brillava…
Però, che qualcuno avesse da ridire o meno, Sekai era un'Echizen…
E questo non sarebbe mai cambiato…
Genere: Commedia, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'When prince’s sister comes back…'
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Proteggerò il tuo sorriso a qualsiasi costo!
 

-Terza!- la voce di Sengoku richiamò l’attenzione di Akaya, che quella mattina era appena sceso per fare colazione.
-Mh…ne sei sicuro?- domandò, al ragazzo della Yamabuki, Shiraishi.
-Perché? Tu pensavi ad una seconda?-
-Beh, certo che no…però…-
-Ehi, si può sapere di che stanno parlando quei due?- chiese il giovane della Rikkai a Fuji e Tachibana, seduti al tavolo.
-Oh, buongiorno Kirihara-kun!- esclamò Shusuke –dormito bene?-

Il ragazzo annuì –comunque, non lo sappiamo…è da più di un quarto d’ora che parlano!-
Akaya li guardò per un attimo insieme ai compagni –Sengoku-san, Shiraishi-san! Come mai state discutendo?- domandò curioso.
-Come? Beh…- iniziò Kiyosumi- sto cercando di convincerlo del fatto che Sekai abbia una terza, mentre, secondo lui, non è proprio una terza precisa!- esclamò –eppure è evidente che la piccola An Tachibana ne abbia di meno!-
-Su questo non discuto!- rispose il biondo –per An possiamo parlare di una seconda, e Sekai-chan ne ha sicuramente di più! Solo non sono sicuro del fatto che sia una terza esatta!-
-E voi che ne pensate?-
I tre che li guardavano rimasero in silenzio, sbattendo le palpebre –scusate, ma…di cosa state parlando?-
-Mh? È ovvio, della taglia di reggiseno!-
-…-
Erano le sette e mezza quel mattino, quando il silenzio che aleggiava sui campi fu bruscamente interrotto da forti urli e rumori sordi.
Sekai scese nella sala principale, ancora un po’ assonnata –buong…- si bloccò, stupita nel trovare Shiraishi e Sengoku gettati sul pavimento in uno stato pietoso –che cosa gli è successo?- domandò spaventata.
-Oh, buongiorno, Sempai!- esordì Kirihara, che stava facendo colazione –non devi preoccuparti stanno benissimo!- disse con un inquietante sorriso stampato in volto.

-Sono solo caduti! Sembra che il pavimento sia molto scivoloso a quest’ora del mattino!- continuò Tachibana con la medesima espressione, mentre gli altri li guardavano terrorizzati.
Nessuno, poteva toccare Sekai Echizen, senza finire sotto l’ira di Kirihara.
Nessuno poteva toccare An Tachibana, senza finire sotto l’ira di suo fratello Kippei.
A quanto pare però, nessuna delle due se ne era mai accorta.
 
Akaya stava camminando per i corridoi da solo, quando una voce familiare lo chiamò –ohi, moccioso, dove stai andando?-
–Smettila di chiamarmi così, Marui-sempai!- sbuffò -sto andando a prendere la racchetta!-
Poi ricominciò a camminare, notando con disappunto che il rosso lo stava seguendo –cosa c’è ancora? Vuoi lasciarmi in pace?- esclamò sulla soglia della sua stanza.
-E dai! Volevo vedere la tua stanza, Bakaya e poi…parlare!-
-Di cosa?-
-Ovvio. Di Sekai!-
Kirihara sbuffò nuovamente, aprendo le ante del suo armadio –guarda che lo dico per il tuo bene! Se le parlassi staresti meglio dopo!- esclamò Marui.
-Ma io non ho nulla da dirle!-
-Balle!- canticchiò lui in risposta –dovresti dirle che ti piace!-
Il ragazzo arrossì –l-la cosa n-non ti riguarda!- esclamò imbarazzato, facendo cadere la sciarpa dall’armadio –oh, accidenti!- disse tirandola su.
Il suo sempai la guardò dubbioso –scusa, ma…la tua sciarpa non era verde?-
-Mh? Oh, questa me l’ha…me l’hanno regalata per Natale!-
-Chi?-
-I-i-i-i-o…non…non sono affari tuoi!- esclamò.
Bunta sorrise maliziosamente –e bravo il nostro kouhai! Vedi che ti ha fatto anche un regalo!-
-Questo che diavolo centra!?-
-Oh, piccolino! Un giorno lo capirai!- rispose dandogli delle pacche leggere sulla testa.
Lui in risposta grugnì –è stata solo una forma di gentilezza, dato che l’altra l’ho persa!-
-Come?-
-Si…credo di averla smarrita a scuola più o meno un mesetto fa…-
-Ma non è possibile! E pensare che Sekai te l’aveva anche portat…ah, lasciamo stare…-
-Aspetta, aspetta, aspetta! Di cosa stai parlando?- domandò.
-Ah…quella…quella volta che Sekai-chan era venuta a vedere gli allenamenti prima delle vacanze, tu avevi dimenticato la sciarpa nello spogliatoio…così noi le avevamo chiesto di riportartela a casa!- rispose.
Kirihara alzò un sopracciglio -ti sbagli, lei a casa mia non c’è mai stata!-
-Eh? Mi prendi in giro? E pensare che avevamo lavorato tanto su quel piano!-
-Insomma sempai! Te lo assicuro! Lei non…- si bloccò, rimanendo immobile, senza proferire parola, con lo sguardo fisso sul Marui.
-Ohi, tutto…bene?- gli domandò lui.
Il giovane ripensò a quella giornata…non stava mentendo! Sekai non era davvero mai venuta a casa sua!
…si puoi sapere come te lo sei fatto?
Possibile che lei…
…la mamma…se n’è andata…
…che quel giorno…
Possibile che tu non ti accorga che a lei non importa nulla di noi due! Lo sapeva benissimo che saresti stato tu ad andarci di mezzo se se ne fosse andata!
Il livido…lei l’aveva visto…
Ho una proposta interessante da farti!
Quando lei lo aveva invitato a passare le vacanze a casa sua…
Sai…è fatta apposta per te!
L’aveva fatto per…quello?
…quando quella notte gli aveva dato la sciarpa…aveva cambiato espressione.
Era diventata più…triste…
Perché?
La verità è che…anche se non ne capisco il motivo…con te mi sento davvero a mio agio, Acchan!
-Non è…possibile…- sussurrò, mentre i suoi occhi si spalancavano.
-Akaya…- lo chiamò Bunta preoccupato per il suo comportamento.
Il ragazzo non ebbe il tempo di finire la frase che il suo kouhai uscì in fretta e furia dalla stanza –ehi, aspetta!- lo rincorse.
Kirihara strinse forte i pugni lei…dannazione! Lei…lei lo sapeva!
 
-KYA! Non ci credo!- esclamò Sekai con gli occhi che brillavano –davvero il tuo film preferito è “Il signore degli anelli”!?-
Il ragazzo annuì, sorridendole –Kami-sama! Adoro quel film!- continuò lei –sei un grande Choutarou-chan!-
-Ma tu guarda…l’ho sempre detto che sei anormale!-
-Cosa hai detto, Baka-saru?!- ringhiò lei.
-Beh…le ragazze alla tua età, di solito guardano commedie romantiche o roba del genere…o mi sbaglio?- ghignò Atobe –non trovo che questo sia molto femminile…-
-Nani?!- gridò –guarda che io vedo anche film d’amore! Anzi, vedo molti, molti generi diversi di film! Hai capito? Diglielo anche tu Jirou-nii!-
-Beh…per essere vero è vero…nonostante ti andassi a nascondere dietro il divano, quando c’era la scena del bacio!- esclamò innocentemente.
Sekai arrossì di botto –Jirou!- sbottò imbarazzata, mentre Keigo cominciò a ridere –non dirmi che queste scene ti imbarazzano! Ma allora nonostante la tua apparenza burbera e violenta, in realtà, sei una dolce fanciulla, romantica e tenera!-
-Atobe…- ringhiò furente, mentre le sue guance si imporporavano di più.
-Ohi, Secchan! Guarda che non devi vergognartene!- esclamò Eiji, mentre Yukimura e Fuji annuivano, divertiti.
-Beh, Echizen-san, una volta potremmo vedere “Il signore degli anelli” assieme!- intervenne Ohtori, cercando di cambiare argomento.
-Contaci!- esclamò sollevando il pollice.
-Ah…posso unirmi a voi?- domandò Sengoku sorridendo.
-Oh, no, grazie…purtroppo non abbiamo più posti liberi!- rispose Sekai ironica.
-E dai! Sekai-chan!- piagniuccolò.
-Non pensarci nemmeno! Non mi fido a vedere un film di quasi tre ore, seduta su un divano, con te vicino! Chissà dove potrebbero andare a finire “casualmente” le tua mani!-
-Perché hai così poca fiducia in me?-
-Allora facciamo così…potrai guardarlo con noi, solo se fra noi due si siederà Choutarou!-
-Cosa?! Ma non è giusto!-
-Ah, smettil…-
SBANG
Il rumore della porta, aperta con violenza, richiamò l’attenzione del gruppo.
Sulla soglia, fermo, vi era Akaya, raggiunto poco dopo da Marui.
-Kirihara-kun cos’è s…-
-Tu lo sapevi…- sussurrò il ragazzo con voltò abbassato.
-Cosa?-
-Lo sapevi…Sempai…- continuò stringendo i pugni.
Tutti si girarono verso la ragazza, che era rimasta a guardare, confusa –di che cosa stai…parlando?- gli domandò.
-Per questo…per questo sei stata così gentile con me…-
-Akaya…-
-Per questo mi hai ospitato a casa tua e sempre per questo mi hai regalato quella sciarpa…-
-Io non capisco…- disse lei, cominciando a spaventarsi.
-Hai fatto tutto perché lo sapevi…lo sapevi, accidenti…-
-…-
–Tu lo sapevi il perché di quel livido!- gridò, alzando il viso verso di loro.
La giovine sussultò a quelle parole –non è vero?!- le domandò Kirihara.
Il ragazzo aveva in volto un’espressione che lei non aveva mai visto prima: era arrabbiato, irato, furioso…ma più di ogni altra cosa, a Sekai parve di intravedere nei suoi occhi un enorme risentimento, misto alla sofferenza che aveva notato in lui, sin dalla prima volta che l’aveva davvero conosciuto.
Schiacciata dal peso del suo sguardo, abbassò la testa, annuendo timidamente in un tacito consenso, che provocò nel ragazzo un leggero gemito soffocato.
-Sei una bugiarda…- sibilò lui, con espressione carica d’odio, facendola sussultare –sei esattamente come tutti gli altri…non fai altro che provare pena per me…io non ho bisogno della pietà altrui! Né io, né Akiko…non abbiamo bisogno di papà, non abbiamo bisogno della mamma!- esclamò –io…io sono abbastanza forte da badare a me stesso, questa faccenda non ti riguardava, hai capito? Non dovevi intrometterti! E poi…non mi serve a nulla che una tizia spuntata dal nulla come te, che non mi conosci affatto, venga a fare la buona samaritana perché ha probabilmente un qualche peso sulla coscienza che vuole togliersi di dosso!…Non avrei dovuto fidarmi di te!- concluse, facendola sobbalzare.
Nella stanza calò un silenzio imbarazzante –ohi, Bakaya…- disse Marui, tentando di mettergli una mano sulla spalla per calmarlo.
-Non toccarmi!- gli ringhiò contro, evitando la presa.
-Ora basta, Kirihara-kun…- intervenne Atobe -non so cosa sia successo fra te e Sekai…ma non hai comunque alcun diritto di parlarle in questa maniera…-
-Urusai! Non intrometterti!- rispose, voltandosi verso la ragazza –questa faccenda riguarda solo me e l…-
Plick, plick.
Un rumore flebile giunse alle sue orecchie ed Akaya si bloccò, rimanendo impietrito alla vista della ragazza.
Il volto era leggermente arrossato e gli occhi gonfi, mentre il viso era disfatto dalla moltitudine di lacrime che le stavano bagnando, o per meglio dire inondando, le guance.
Stava…piangendo?
-Gomen…- sussurrò lei con un filo di voce, facendo trasalire tutti i presenti nella stanza, che tutto si sarebbero aspettati da lei…tranne questo…
Akaya spalancò leggermente gli occhi e la bocca, sorpreso più di ogni altro da ciò.
-…hai ragione…-
-…-
-…non avrei dovuto immischiarmi…la faccenda non mi riguardava…-
-Sekai-nee…- sussurrò Jirou fra sé e sé, osservando la ragazza, triste.
-Sono…sono stata irrispettosa ed inopportuna…-
-…-
-Ti prometto che d’ora in avanti…non ti arrecherò più alcun fastidio…- trattenne a stento un singhiozzo, strappando un sussulto a Kirihara, che, a quelle parole, sentì il cuore fermarglisi nel petto.
-Se ora volete scusarmi…- disse accennando un inchino ed avvicinandosi alla porta.
Il giovane della Rikkai passò un’ultima occhiata sull’Echizen, prima che questa richiudesse la porta alle sue spalle, lasciando i compagni nel silenzio più assoluto.
Marui si sbattè una mano in fronte, sospirando –quando ti ho detto di parlarle…non intendevo questo…-
 
Di giorno, al campo c’era sempre un’atmosfera incredibilmente allegra e gioiosa…non era solo il suono delle palline, delle racchette o altro a vivacizzare quel luogo…in realtà, Sekai, nella settimana che aveva trascorso li, era giunta alla conclusione che tutto ciò fosse opera di loro, quei ragazzi che stavano così duramente lottando per il loro sogno…che nonostante tutto avevano sempre un sorriso, strafottente o meno, stampato in faccia…
La notte, invece, li era diversa…
Per quanto ad altri fosse sempre sembrato strano, a lei la notte piaceva, piaceva davvero, perché di notte c’erano solo lei, il suo letto ed al massimo una lampada sul comodino a rischiarare la stanza…si sentiva protetta in qualche modo, lontana dai problemi e dalle persone…
Eppure, quella notte, avrebbe solo desiderato qualcuno vicino, perché a volte, proprio quando tutte le voci si zittivano e non rimaneva nient’altro che il suono del mondo che la circondava, la prendevano quella terribile nostalgia e tristezza che la facevano stare male davvero, nel profondo…e si sentiva stupida, come poteva avere paura del mondo? Lei era il mondo! Era Sekai!
Alzò leggermente lo sguardo verso la sveglia sul comodino…l’una e ventisette…eppure, ancora non era riuscita a chiudere occhio; tutta colpa sua…perché ogni volta che faceva qualcosa per qualcuno doveva andare a finire così? Proprio non lo tollerava…
Un rumore la scosse dai suoi pensieri –Sekai-nee…sono io…- sussurrò una voce fuori dalla porta della sua stanza.
La ragazza si alzò dal letto, barcollando ed aprendola –Jirou…che vuoi? È l’una e mezza di notte…- sbraitò, sfregandosi gli occhi.
-Non riesco a dormire…posso stare un po’ con te a parlare?-
Sekai arricciò il naso –non sono in vena oggi…vai ad importunare qualcun altro!-
-Per favore!- disse con tono da bambino, facendole gli occhi dolci.
-Accidenti! Quando ti dico di non rompere…-
-Dai, Sekai-nee!- la implorò.
-Ah…e va bene, entra…non sopporto di vederti con quella faccia da ebete!-
Akutagawa rise –grazie!- poi andò a sedersi sul letto, con le gambe incrociate.
Lei si rigettò sotto le coperte –bene, notte!-
-Eh? Cosa vuol dire?-
-Che io ho sonno, e quindi, non appena ti sarà passata l’insonnia, tu prendi e te ne vai!-
-Guarda che lo so che neanche tu stavi dormendo!-
-Basta…- lo implorò buttando la testa sotto il cuscino –oggi è già stata una giornataccia…-
-Ne vuoi parlare?-
-No!-
Calò il silenzio -…senti, ti va di fare quel gioco che facevamo da piccoli? “Indovina a cosa penso”?- le domandò.
La ragazza sbuffò -non ne ho voglia…-
-…ti prego…poi me ne vado, promesso!-
-…e sia…- rispose –allora…io penso che tu stia pensando a cosa mangerai domani mattina a colazione e nei pasti successivi della giornata…e penso anche che tu voglia fare un’altra partita con Marui-kun! Perché Marui-kun è incredibile e fortissimo! Indovinato?-
Lui annuì timidamente –ora tocca a me, no?-
-Non ce n’è bisogno…chiunque capirebbe a cosa sto pensando! Oggi ho fatto una figura davvero ingrata davanti a tutti…ti rendi conto? Sono scoppiata a piangere…non oso pensare se ci fosse stato Kobito…-
Jirou rimase ad ascoltarla in silenzio, stendendosi accanto a lei, con i piedi sul cuscino e la testa in fondo al letto -solo questo?-
-Ah, si…quasi dimenticavo…come se non bastasse, tu sei andato a dire ad Atobe che da piccola mi nascondevo durante le scene romantiche…accidenti a te!- concluse –bene, ora che il gioco è finito puoi anche andare…-
Il ragazzo rimase in silenzio, osservando il muro –però tu non mi hai fatto giocare, nee…-
-…-
–Perché io, invece…penso che tu ti senta terribilmente frustrata ed arrabbiata in questo momento…-
Sekai trattenne il respiro a quelle parole –e penso che tu stia cercando di scappare da tutti ora, soprattutto da Kirihara-kun…perché anche se vuoi cercare sempre di essere quella forte, indipendente, pungente, sarcastica, in realtà sei quella che alla fin fine si adopera e preoccupa di più per gli altri, anche per delle sciocchezze…e per questo, sono sicuro che le sue parole ti abbiano fatto davvero male, e che ti facciano male ancora adesso…-
-…-
-Tu hai sempre avuto la tendenza a prenderti cura degli altri, sin da quando eravamo piccoli…a dirla tutta, non so se questo sia un bene o un male…perché ogni volta, c’è qualcuno che ne esce con qualche ferita…persino te…-
-…-
-E sono sicuro…che in parte sia anche colpa mia, perché tu non riesci a perdonarti il fatto di non essere stata in grado di aiutarmi quando mamma e papà sono…- si morse un labbro –non è vero, nee?-
–I-io…avrei…avrei dovuto esserci…avrei dovuto starti accanto…invece tu come uno stupido non mi hai voluto dire niente…hai lasciato che ti lasciassi solo!-
-…lo so, scusa…-
-Scusa un corno…io parlo, parlo, però, la verità è che non sono in grado di combinare un accidente…sono sempre fuori posto, indelicata…anche con Akaya…sono riuscita a farmi odiare persino da lui!- esclamò, affondando la testa nel cuscino.
-Lui non ti odia…anzi, se si è arrabbiato così è proprio perché ti vuole davvero bene…-
-Cosa vuoi…dire?- domandò, alzando leggermente il capo verso di lui.
Jirou le sorrise dolcemente –lui si è sentito ferito, amareggiato…proprio come te…-
-…-
-Dagli tempo…vedrai che tutto si risolverà!-
L’Echizen restò in silenzio qualche secondo –va bene…- concluse sorridendogli.
-Piuttosto…posso dormire qui stanotte?- le chiese con il suo solito tono allegro.
-Scordatelo!-
-Dai, dai, dai! Per favore!-
-Ho detto di no!- sbottò lei.
-Nee-chan! Ti prego! Ti prego! Ti prego!-
-Tsk, fa un po’ come vuoi!- concluse girandosi dall’altra parte.
-Hihi, grazie- ridacchiò soddisfatto, infilandosi sotto le coperte -notte!- disse abbracciandola.
La ragazza chiuse gli occhi –notte-
-Ah…quasi dimenticavo…il gioco l’ho vinto io, no?-
-Jirou…faccio sempre in tempo a sbatterti fuori…- rispose con un nervo che le pulsava in testa –quindi, taci!-
-Ok, gomen, gomen!- ridacchiò, accoccolandosi al suo fianco –ti voglio bene, Sekai-nee!-
-…anch’io, Jirou-nii…-
Pochi minuti dopo, l’Echizen fu certa di sentire l’amico, vicino a lei, russare, segno del fatto che ormai si trovava nel mondo dei sogni.
Si girò verso di lui, stringendogli la mano -…la prossima volta però- gli sussurrò sorridendogli dolcemente -se proprio vuoi starmi vicino, cerca di trovare una scusa migliore dell’insonnia! Perché tu potresti dormire sempre e ovunque…ne, Jirou-nii?-
 
La mattina seguente tutti i giocatori del 5th Court si erano radunati nei campi per l’allenamento. Dopo la classica sessione di esercizi, il coach Saitou decise di farli fare delle partite, in modo da preparargli all’imminente match che si sarebbe svolto di li a poco con il 3th Court.
Akaya alzò lo sguardo verso gli spalti…lei non c’era…era così strano vedere quel posto vuoto…oramai si era abituato a vederla seduta li a guardare i loro allenamenti, a sentirla esultare ogni volta che qualcuno faceva punto ad Atobe, ad ascoltare i suoi incitamenti, più o meno gentili a seconda di a chi erano rivolti, a vederla portar loro asciugamani e acqua ogni qual volta ne avevano bisogno e a sentirla chiamarli quando era ora di mangiare…ma, fra tutte, la cosa che in quel momento gli mancava di più era il suo sorriso.
Amava, ogni volta che si girava nella sua direzione, vederla sorridere o ridere…gli dava una carica incredibile…
Già…il suo sorriso…e pensare che era stato proprio lui che gliela aveva tolto…
L’aveva fatta piangere, dannazione!
Il solo ripensare al viso della ragazza in lacrime lo faceva soffrire a morte…non riusciva più a tollerare qual macigno che sentiva sul cuore e rendeva il respirare più difficile di quanto non fosse mai stato.
Era dal pranzo del giorno prima che non toccava cibo e la testa non smetteva di fargli male, dato che quella notte non era neppure riuscivo a dormire…
Il rumore di una pallina lo riportò alla realtà –2-1, game per Kamio-
Il ragazzo si voltò…non si era neppure accorto che l’avversario gli avesse fatto punto…
-Ohi, Kirihara!- lo richiamò quest’ultimo –sei un po’ scarso oggi, eh?-
-Che cos’hai detto?!- ringhiò –ripetilo se hai coraggio!-
-Basta!- intervenne il coach Kurobe –non ho intenzione di tollerare risse fra di voi…e poi, Kirihara, oggi non sei per niente concentrato sull’allenamento, ed io non ho alcuna intenzione di perdere tempo dietro qualcuno che non è motivato! Se non sei disposto a dare il massimo in questo ritiro, allora è meglio che te ne torni a casa!-
Il ragazzo trattenne il respiro –bene…- disse allontanandosi dal campo.
-A-aspetta, Akaya!- gli urlò Bunta, senza però riuscire a fermarlo.
-Non pensi di essere stato un po’ troppo duro…- disse, in disparte, Saitou a Kurobe.
Quello sospirò, appoggiandosi con i gomiti alla ringhiera ed alzando gli occhi al cielo
–no…tutti, prima o poi, hanno bisogno di un momento per riordinare le idee…quel ragazzo ne uscirà sicuramente più forte di quanto non lo sia già…-
L’altro rise –sai…l’ho sempre saputo che in realtà hai un cuore tenero!-
 
Akaya si gettò sull’erba, stanco e frustrato, sdraiandovisi sopra.
-Accidenti a quell’idiota di Kamio…- sbuffò mettendosi le braccia dietro alla nuca.
Poi alzò gli occhi al cielo, prendendo un profondo respiro…non aveva mai notato come fosse così grande e quanto le nuvole fossero imponenti…in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per essere una di loro…erano così libere e lontane da tutto…
-Ti sei incantato, Kirihara-kun?- una voce lo chiamò.
-Cosa vuoi Sengoku-san?- chiese senza voltarsi.
-Oh, niente…- disse sdraiandosi vicino a lui –è bello, eh?-
-Che cosa?-
-Il cielo…non lo stavi forse guardando?-
-Ah…si…-
Calò il silenzio fra i due, interrotto solo dalle voci in lontananza dei giocatori, che giungevano loro per il vento –non dovresti buttarti già così…- riprese il discorso il rosso.
-Non capisco che cosa tu stia parlando…-
-Ovvio…di Sekai-chan…- Akaya arricciò il naso. Perché quando un discorso era ovvio doveva per forza riguardare in qualche modo la ragazza?
-Dovreste fare pace!-
-Non sono affari che ti riguardano…-
-Però…è davvero un peccato…secondo me voi due sareste una coppia perfetta!-
-N-nani?!- esclamò il giovane, tirandosi su di colpo ed arrossendo.
-E dai…l’ho capito che ti piace!- disse lui, ghignando maliziosamente alla sua reazione.
Le guance del giocatore della Rikkai si colorirono ancora di più e lui si rimise lentamente giù, abbassando gli occhi –si vede…così tanto?- chiese timidamente.
-No…non così tanto, a meno che tu non sia preso a pugni…-
Akaya sobbalzò, imbarazzato –gomen…-
-Ah, tranquillo! Me la sono cercata!- rise lui scherzosamente.
-Io…- disse ad un tratto il giovane del secondo anno –non sopporto più questa tensione…non voglio vederla soffrire per nessun motivo…voglio solo che lei stia bene, il resto non conta!-
Sengoku lo guardò con gli occhi spalancati, per poi sbattersi una mano in fronte –oh, accidenti…sei proprio in un bel guaio ragazzo mio!-
-Perché?- chiese lui curioso.
-Beh…parli come un ragazzo innamorato!-
Akaya spalancò leggermente gli occhi e la bocca –inna…morato?- disse intontito.
-Già- gli sorrise l’altro di rimando.
-Innamorato…- ripetè –tu pensi che io…sia innamorato della Sempai?-
-Gomen, Kirihara-kun…nessuno tranne te può rispondere a questa domanda!- disse scompigliandogli i capelli.
Quello rimase in silenzio, mentre l’altro riprese a parlare –piuttosto…accetta un consiglio da un tuo sempai…-
-Mh?-
-Vai da lei e parlale…ma fallo a cuore aperto, vedrai che si sistemerà tutto!-
-Tu la fai facile…- sospirò –le ho detto delle cose orribili, non mi stupirei se ora mi odiasse…-
-Ah, non dire sciocchezze…se io fossi in lei probabilmente a quest’ora starei aspettando con ansia che tu venga a cercarmi! E poi…sta tranquillo, non ti odia affatto, anzi…ti vuole molto più bene di quanto tu non possa pensare, solo…è così ingenua che non se n’è resa conto neanche lei stessa…-
-Cosa vuoi dire?- chiese il ragazzo senza comprendere.
-…lascia stare…- rispose lasciandolo interdetto -ogni cosa ha il suo tempo, Kirihara-kun!-
 
Sekai era seduta sulle gradinate di un campo; in giro non c’era anima viva ed il cielo ormai si stava imbrunendo. Aveva continuato ad evitare Akaya tutto il giorno, anzi…a dir la verità aveva evitato tutti, Jirou escluso, tutto il giorno.
Eh, già…quel ragazzo era davvero l’unico che riusciva a capirla in qualsiasi situazione, loro non avevano alcun bisogno di parlare…
Se solo con lui fosse stato altrettanto facile…
-Sempai- una voce la fece sussultare; non aveva bisogno di voltarsi per capire a chi apparteneva, ma lo fece ugualmente –Acchan…-
-Ascolta, io…avrei bisogno di parlare con te…per quanto è…-
-È forse sbagliato?- lo interruppe.
Kirihara la guardò, confuso: la ragazza aveva un espressione interrogativa, ma allo steso tempo tanto decisa da mettere soggezione –è forse sbagliato che pensi al tuo bene? Dimmi, cosa c’è di male se mi preoccupo per te?- esclamò portandosi una mano al petto.
-Ah…non è questo il problema! La faccenda non ti riguardava!- le rispose a tono.
-Questo è vero…ma io sono tua amica! Gli amici si aiutano, non lo sai?-
-Io non avevo bisogno d’aiuto!-
-Perché diavolo sei così testardo da non volerlo ammettere?- sbraitò.
-E tu mi dici perché accidenti te la prendi tanto?-
-Perché tu sei uno stupido!-
-Io non sono  stupido!- le gridò di rimando –sei tu che non riusciresti mai a capire!-
-E come posso riuscire a capirti se tu non mi parli!-
-E allora dimmi, cosa dovrei fare?-
-Fidati di me!-
Il ragazzo sussultò a quelle parole –io voglio aiutarti, voglio starti vicina…non ho alcuna intenzione di giudicarti o spifferare a qualcuno i tuoi segreti! Però…se tu non ti fidi di me…come posso farlo?-
Akaya abbassò lo sguardo -…io…- non riuscì a finire la frase che sentì le braccia della ragazza stringerlo –S-sempai…- balbettò imbarazzato, mentre il suo corpo si irrigidiva a quel contatto come una corda di violino; lo stava abbracciando?
-Stupido Bakaya…- gli sussurrò –scusami…-
Kirihara percepì la vista appannarsi ed un groppo alla gola –sono davvero…un disastro di Sempai, non è vero?- chiese, ridendo sommessamente.
–mi…mi dispiace, Sempai…- singhiozzò -…per favore…non lasciarmi da solo anche tu…- disse mentre sentiva le lacrime bagnargli il viso.
La ragazza aumentò la stretta –non me ne vado da nessuna parte, Acchan…- rispose, con tono leggermente spezzato.
Akaya si aggrappò con tutta la forza che aveva a Sekai; stava piangendo come un moccioso davanti alla ragazza che amava…che figura…
Aspetta…amava?
Già…Sengoku una volta tanto aveva ragione: lui amava Echizen Sekai.
Ecco perché il suo sorriso lo faceva stare così bene, ecco perché il cuore batteva così forte quando la vedeva, ecco il perché di quella fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco…era l’amore…il suo primo amore…
Abbozzò un sorriso, nascondendo il viso nell’incavo del collo della ragazza…
Ora lo sapeva…avrebbe protetto il suo sorriso a qualsiasi costo…
 
-Quindi la partenza è gia stata programmata?-
-Esatto. Ho sentito che quest’anno al ritiro ci sono dei giocatori interessanti…dovrete dare il meglio di voi, Byoudouin-
-Ah, davvero?- domandò un ragazzo, facendo rimbalzare un’arancia sulla racchetta –fammi dare un’occhiata alla lista!-
Lesse attentamente tutti i nomi, fermandosi su uno in particolare, mentre un sorrisetto gli si formava in volto –qualcosa non va?- gli domandò il biondo.
-No,no…tranquillo! Piuttosto, ora devo andare!- rispose uscendo dalla stanza –mada mada daze!-
Camminò tra i corridoi, ripensando a quanto aveva appena letto -Echizen Ryoma, ne?- ghignò –sembra che ci sarà da divertirsi più del previsto-







XDXDXD
Ehilà!
Ed ecco un altro capitolo!
L'ho incentrato esclusivamente sui due protagonisti^_^
Capito ora perchè ho scelto la sciarpa come regalo di Natale?
Volevo che quei due litigassero un po'...insomma, non possono sempre andare d'amore e d'accordo!
Inoltre, ho voluto fare in modo che Akaya capisse i suoi sentimenti nei confronti della ragazza...quando ho ideato questa fic, avevo intenzione di far maturare pian piano i personaggi durante il corso della storia!
Infatti, il passaggio da cotta ad amore nel vero senso della parola non è proprio piccolo!
Jirou è il mio piccolo eroe, dato che è sempre pronto a sopportare Sekai con un sorriso, e Sengoku...beh, è un personaggio che mi sta simpatico, anche se lui, e a mio parere anche Shiraishi, sono dei pervertiti... -_-
In particolare, mi è piaciuto scrivere la parte della riconcigliazione e...l'ultimo pezzo...XD
Stanno per arrivare al campo gli altri giocatori, che creeranno un po' di sompiglio (in particolare uno di loro #^_^#)
Vi anticipo, infine, che il prossimo capitolo avrà un tema principale molto diverso^_^
Beh, spero vi sia piaciuto...grazie a chi legge e recensisce!
Baci!
XDXDXD

  
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