Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Frytty    25/04/2012    2 recensioni
Perdita. Dolore. Paura.
Ricominciare.
Sono tutte parole che accomunano Edward e Audry, studentessa modello, amante della matematica senza nessuna intenzione di intraprendere una relazione stabile.
E' davvero così, o c'è dell'altro?
Riusciranno, entrambi, a ritornare alla vita?
Tratto dalla Ff:
“Lo attrae quel suo volersi nascondere da tutti, lo attraggono quei capelli rosso fuoco ribelli e quegli occhi verde-azzurro, lo attrae la sua pelle calda e la sua voglia di sentirlo più vicino, l'inconsapevolezza con cui ha deciso di scoprire un po' di più sul suo conto e il suo rossore sulle guance quando le ha detto che era meravigliosa. Ma cos'è l'attrazione, se non qualcosa di fugace? Non poteva correre il rischio di innamorarsene e farla soffrire.”
“ Non dovrebbe innamorarsi di lei. Non dovrebbe succedere di nuovo”
“ < Non sapevo di tua… moglie. Mi dispiace. > Il suo tono si addolcisce e, per la prima volta, Edward capisce che quel mi dispiace appena sussurrato è quanto di più vero e sentito abbia mai ascoltato tra tutti coloro che hanno provato a consolarlo. Lei sa cosa prova.”
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buon Salve a tutte!

Manco da tantissimo, me ne rendo perfettamente conto e mi dispiace, soprattutto perché questa volta non è dipeso da me, ma dalla maledettissima Telecom che ha deciso di interrompere il mio collegamento Internet senza nessun tipo di preavviso e che non si è ancora decisa a ripristinarmelo (sto sopravvivendo grazie alla chiavetta nuova di zecca acquistata ieri -.-).

Che dirvi d'altro? Suppongo che questo sia un capitolo che aspettavate in molte, purtroppo, ultimo capitolo di quiete, perché dal prossimo si ritorna a Leonard. Secondo voi, cosa potrà aver architettato?

Non voglio tediarvi oltre, perciò vi lascio al capitolo, non prima, però, di aver ringraziato tutte le persone che hanno letto, commentato e inserito questa Ff tra le preferite/seguite/da ricordare. Siete tutto ciò che mi permette di continuare questo progetto, quindi, sentitamente, GRAZIE <3

Buona continuazione di settimana e...

 

 

Buona Lettura! <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Audry non ha idea da quanto tempo trascorrano lì a baciarsi, lui ancora tra le sue gambe schiuse, le mani sui suoi fianchi, lei che non riesce a fare a meno di accarezzargli i capelli e le spalle, di stropicciargli la camicia e di gemere sommessamente di tanto in tanto; non ne ha idea, sa solo che, quando Edward si allontana quel tanto che basta per guardarla negli occhi e accennare un sorriso, non ne ha ancora abbastanza, ha ancora bisogno delle sue labbra fredde sulle sue.

Socchiude gli occhi e gli sfiora il naso con il suo, reclamando un altro bacio.

Edward le bacia la fronte, traendola a sé, inspirando il suo profumo e accarezzandole i capelli splendidamente setosi.

Rimangono qualche istante in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, fin quando Audry non si schiarisce la voce con imbarazzo, arrossendo al solo pensiero di aver finalmente deciso di parlarne.

Il cuore le batte così forte, che teme possa uscirle fuori dal petto e le orecchie le fischiano, neanche stesse per svenire.

Prende un respiro profondo e chiude gli occhi per un istante, giusto il tempo di rendersi conto che non balbetterà e non dirà frasi senza senso.

< Pensavo... insomma, mi chiedevo se noi potessimo... ecco... riprovarci. > Le sue parole non sono altro che sussurri e ha come l'impressione che Edward non l'abbia sentita affatto, se non fosse per il fatto che, il tempo di rielaborare la sua frase e di darle il giusto significato, lo sente irrigidirsi appena e porre fine al giocherellare distratto con i suoi capelli.

< Voglio dire... l'ultima volta non stava andando male, no? Se non fosse stato per Esme... > Ma lui non le dà la possibilità di terminare la frase.

< Se non fosse stato per lei, avrei anche potuto ucciderti. > Termina, scostandola dal suo petto e osservandola serio, lo sguardo tormentato.

< Non l'avresti fatto, non avresti potuto. Insomma, non sono una sprovveduta, mi rendo conto che dev'essere difficile per te e che potrebbe essere potenzialmente pericoloso per me, ma non ha importanza; voglio appartenerti, voglio essere parte di te e non conosco metodo migliore... > Arrossisce e abbassa lo sguardo, torturandosi le mani con fare nervoso.

Non ha mai avuto il coraggio di affrontare l'argomento dopo quella sera e adesso che ha deciso di farlo, non vuole demordere. Non è una questione di bisogno fisico, come direbbe Sarah, è qualcosa che va al di là anche della sua comprensione; non ha mai desiderato nessuno come desidera Edward, non ha mai avvertito la necessità, l'urgenza di fare l'amore con un ragazzo se non con lui. Vuole amarlo e fargli capire che non ha paura di lui, della sua natura, del suo nutrirsi di sangue, di tutte le conseguenze che comporterà stargli accanto; vuole fargli capire che una parte di lui, per quanto dolorosamente consapevole di ciò che sarebbe avvenuto, ha contribuito a dare alla luce una creatura meravigliosa come Renéesme, e come potrebbe un padre così affettuoso e attento, fare del male a qualcuno che ama, che proteggerebbe ad ogni costo?

Forse non dovrebbe paragonarsi a sua figlia, ma sa che Edward tiene a lei, sa che la ama, che farebbe qualsiasi cosa per tenerla lontano dai guai, che sarebbe disposto a lasciarla andare se solo fosse convinto che la sua vita senza di lui sarebbe migliore.

< Non ti basta sapere che sono già tuo, anima e corpo? > Le sfiora la fronte con i polpastrelli, scostando ciocche di capelli ribelli.

< Non voglio esserti così lontana. > Ribadisce con testardaggine, abbandonandosi alle sue carezze gentili e premurose.

< Eppure, io ti sento, Audry e sei più vicina di quanto pensi. > Le sorride dolce, delineando con l'indice il profilo delle sue labbra appena arricciate in una smorfia di disappunto.

< Non vuoi rendermi felice. > Borbotta, incrociando le braccia al petto.

E' così simile ad una bambina, che Edward non può fare a meno di ridere divertito.

< E' l'unica cosa a cui miro, devi credermi. > Le risponde, nuovamente serio, le iridi dorate splendenti alla luce debole del tramonto, filtrata dalle tende candide.

< E allora perché non puoi, solo per un istante, mettere da parte le tue paure, la tua testardaggine e il tuo senso morale? > Gli domanda, aggrottando le sopracciglia.

< Perché ho paura di perderti, Audry. E' già successo e non voglio che si ripeta. > Torna con le mani ai suoi fianchi, massaggiandoli delicatamente.

< Io e Bella non siamo legate dallo stesso destino. > E' un mormorio indistinto, pronunciato a sguardo basso.

< Forse è così, forse la causa della mia ritrosia è soltanto quello che potrei fare, la paura di poter perdere il controllo e ucciderti con le mie stesse mani; non posso dirti di sì, Audry. > Scuote la testa come a sottolineare la sua decisione, gli occhi che incontrano l'espressione delusa e contrita di lei.

< Non ci abbiamo neanche provato! Ti stai fasciando la testa prima di rompertela, Edward. > Vorrebbe urlare, ma risulterebbe una pazza sclerotica ed è l'ultima impressione di sé che vuole dare, perciò si trattiene.

< Lo sai che ti desidero anch'io... > Avvicina la guancia alla sua, sfiorandola con il suo alito fresco, costringendola a rabbrividire di piacere.

< Allora puoi lasciarti semplicemente andare... ti prego. > Gli accarezza i capelli della nuca con dolcezza, chiudendo gli occhi al suo profumo deciso e familiare.

< Non stanotte. > Le sussurra nell'orecchio con malcelata malizia prima di sollevarla in braccio senza preavviso, cogliendola di sorpresa.

< Quando, allora? > Mugola contrariata, senza riuscire, tuttavia, ad essere arrabbiata con lui.

Edward le bacia la porzione di pelle scoperta all'altezza della nuca, camminando lentamente in direzione del salotto, Audry aggrappata alla sua camicia come una bambina in attesa che il suo papà le canti la ninna nanna per farla addormentare.

Lui, invece, la adagia semplicemente sul divano.

Audry, però, non sembra affatto intenzionata a mollare la presa dalla sua camicia così facilmente, quasi volesse, con quell'atteggiamento tipicamente infantile, fargli cambiare idea.

< Non andare via... > Lo supplica, allentando la presa pian piano, ritardando il momento in cui dovrà fare a meno del suo profumo squisito.

< Non vado da nessuna parte; come potrei? > Le risponde, sorridendole e baciandole la fronte, prendendo posto accanto a lei che, subito, gli si rannicchia contro, circondandogli la vita con un braccio, la testa sul suo petto.

< Cambierai mai idea? > Gli domanda, alzando gli occhi sul suo viso rilassato e sorridente.

Le accarezza una guancia con il dorso di un dito, facendola arrossire.

< Dovrei trasformarti in qualcosa che non sono disposto a concederti. > Audry sa bene che si riferisce alla sua natura, a quello a cui è stato condannato ad essere per sempre.

< Non vuoi fare l'amore con me, non vuoi trasformarmi in una vampira, non vuoi che mi cacci nei guai... dimentico qualcosa? > Elenca con l'aiuto delle dita. < Dovrei cercarmi un altro ragazzo. > Borbotta, incrociando nuovamente le braccia al petto, sperando, almeno, di farlo ingelosire.

Lui, per tutta risposta, l'attira a sé e le bacia i capelli, sostando con il mento su quel soffice manto rosso.

< Avresti tutta la mia comprensione. > Mormora. 

Audry geme di frustrazione, rendendosi conto di quanto possa essere inconcepibile per lei figurarsi qualcosa di così sgradevole, da non meritare l'amore e la comprensione di nessuno.

< Perché ti è così difficile capire che esistono persone a cui non interessa quanto tu sia diverso? Perché non accetti semplicemente che qualcuno possa amarti? > Si scosta da lui, trattenendo a stento la rabbia.

< Perché siamo esseri costretti a vivere nell'ombra, a camuffarci continuamente per non mostrare la nostra vera natura, ad evitare gli sguardi curiosi della gente. Se tutti sapessero cosa siamo, come viviamo, l'ultima cosa che proverebbero per noi sarebbe amore. > Risponde, lo sguardo spento.

< Io so cosa sei, eppure non sono scappata. > Se solo non ci si fermasse alle apparenze...

Edward le sorride triste, allungando una mano per sfiorarle i capelli, per solleticare gentilmente e casualmente la pelle nivea.

< Sono stato molto fortunato, tutto qui. Non avrei mai pensato, dopo la morte di Bella, di potermi sentire nuovamente completo. > Gli occhi indugiano sulle sue labbra, la sua mente indugia su quello che è successo nella sua stanza soltanto qualche settimana prima, su quello che sarebbe successo se Esme non avesse bussato alla sua porta; indugia sulla luna di miele che ha trascorso con Bella in Brasile, sulla sua pelle calda e morbida, sulla sua dolce arrendevolezza, sui suoi sospiri, sulle sue mani che correvano tra i suoi capelli, sulla sensazione di completezza e appartenenza che aveva provato quando erano diventati una cosa sola.

Sarebbe così diverso con Audry? Sarebbe così difficile trattenersi? Sa che la risposta è negativa, sa che ha raggiunto un livello di autocontrollo sufficiente, affinché Audry non corra il rischio di essere travolta dalla sua bramosia, eppure c'è qualcosa che gli impedisce di pensarci, di accettare il fatto che Audry voglia essere sua in ogni modo umanamente concepibile, di prendere in considerazione l'idea che possa davvero spogliarla dei vestiti, accarezzare la sua pelle nuda, donarsi. 

< A cosa stai pensando? > Gli occhi di Audry cercano i suoi e un sorriso delicato e gentile le addolcisce le labbra.

Scuote la testa, ricambiando il sorriso. La desidera, non può negarlo, così come ha desiderato Bella tempo prima, con la stessa intensità e lo stesso bisogno con cui ha accettato di fare l'amore con lei durante la loro luna di miele.

La osserva mordersi le labbra in attesa di una risposta, gli occhi meravigliosamente verdi che indugiano sul suo viso, le guance appena arrossate per l'imbarazzo; vorrebbe poter essere in grado di leggerle la mente, di scoprire i suoi pensieri. Invece, riesce solo a concentrarsi sul suo profumo, sulla sua bocca e sulle leggere lentiggini che la fanno assomigliare ad una bambina.

Si avvicina lentamente al suo viso e, anche se vorrebbe guardarla negli occhi, cercare di carpire anche la più piccola sfumatura di quel verde prato, abbassa le palpebre e la bacia con dolcezza e urgenza, accarezzandole il viso e traendola a sé.

Audry, spaesata e confusa, impiega qualche secondo di tempo per corrispondere il bacio, le mani che cercano i capelli setosi e morbidi di lui, quasi come se fossero il suo unico appiglio.

Edward la trascina su di sé, costringendola a schiudere le gambe per avvolgere le sue, continuando a baciarla e ad accarezzarle i capelli. Avverte le sue mani piccole, delicate e calde, incontrare la pelle fredda, marmorea, del collo, superato l'ostacolo del colletto della camicia che indossa.

La lascia andare per permetterle di riprendere fiato e i suoi occhi sono più scuri e più luminosi, bagnati da un'urgenza che avverte come propria.

Ascolta il suo cuore che batte frenetico e quasi immagina lo stomaco stringerlesi per l'emozione. Cosa darebbe per ritornare umano, anche solo per un'ora, anche solo per scoprire come ci si debba sentire in una situazione simile, cosa si debba provare.

Audry, sorpresa dal capovolgersi della situazione, incredula del cambio d'idea repentino di Edward, riesce solo ad osservare le sue mani tremanti che si apprestano a liberare i bottoni della camicia di Edward dalle rispettive asole. Di tanto in tanto abbassa le palpebre, come a ritrovare la concentrazione necessaria, ed è in quei momenti che le sembra di osservare tutto dall'alto, quasi non fosse lei in quel corpo, quasi si stesse immedesimando nella parte di un'attrice di un film romantico in tv: ha paura, perché sa che non ci sarà nessuno ad interromperli questa volta, che sua zia rientrerà tardi, che il telefono potrà squillare all'infinito, perché nessuno dei due risponderà.

Avrebbe bisogno di bere, perché avverte la gola così arida, che si ritrova a deglutire più volte saliva inesistente e a schiarirsi la voce come se fosse raffreddata, man mano che il tessuto chiaro rivela la pelle pallida e fredda di lui.

Quando i bottoni si esauriscono e le mani non smettono di tremare, Audry non ha il coraggio di alzare lo sguardo su di lui, di guardarlo negli occhi; ha l'affanno e ringrazia il cielo di essere seduta, perché le gambe le sono improvvisamente diventate molli come gelatina e ha la sensazione che non la reggerebbero se solo provasse a mettersi in piedi.

E' Edward a sollevarle il mento con due dita, delicato e gentile come sempre. I suoi occhi dorati la scrutano con intensità, forse cercando di scoprire l'origine del tremore che sembra averle invaso anche il resto del corpo.

< Stai tremando... > Osserva, prendendole una mano e stringendola appena. La sua pelle è così fredda, che potrebbe far concorrenza alla sua.

Audry si sforza di sorridere, ma tutto quello che ne risulta è una smorfia nervosa.

< Sono agitata... > Confessa, arrossendo, in un sussurro.

Edward le sorride comprensivo, infondendole sicurezza, stringendola nel suo abbraccio, massaggiandole le spalle perché si rilassi completamente, baciandole una tempia con premura.

< Non siamo obbligati. > Le fa presente in un mormorio, ma non riesce a smettere di carezzarle la pelle tesa e liscia del collo con il dorso di un dito, facendole venire la pelle d'oca.

< Io ti desidero, Edward. Nessuno mi sta obbligando. > Risponde con sicurezza, decisa e cosciente della sua decisione.

E' normale essere agitati e nervosi, no? E' una cosa importante, in fondo.

Edward incrocia i suoi occhi e la osserva arrossire mentre, ancora intrappolata nel suo abbraccio, porta una mano a sfiorargli lentamente la pelle del torace, leggera come una piuma, scostando la stoffa morbida.

Delinea con i polpastrelli la muscolatura mediamente sviluppata, perfetta, saggia la setosità della sua pelle, il modo in cui sembra risplendere alla fievole luce dell'abat-jour accanto al divano.

Una scarica di brividi la investe quando incontra il cerchio perfetto dell'ombelico, la peluria appena accennata che scompare nei jeans scuri. Non separa gli occhi dai suoi neanche per sbaglio, continua ad osservarlo per captare anche la minima reazione, anche il minimo disagio e, sembra assurdo anche solo pensarlo, è del suo piacere che si preoccupa, non del proprio; a stento riesce a rendersi conto dei suoi movimenti, quasi stesse perdendo il controllo della sua mente e dei suoi pensieri, perché sa solo che le dita di Edward si sono intrufolate al di sotto della stoffa del suo maglioncino celeste, guidate dalla sua mano, e stanno continuando il loro percorso in salita, oltrepassando i fianchi, arrestandosi in prossimità del suo seno.

Rabbrividisce vergognosamente e la mano si aggrappa, quasi per un riflesso involontario, alla camicia di lui, sgualcendola.

Arrossisce, nel momento esatto in cui le iridi di Edward cambiano colore, trasformandosi in un avvolgente nero pece.

Non ne è spaventata, è solo l'urgenza che lo anima e ne ha la conferma quando si avvicina alla sua bocca per reclamare un bacio che, per quanto cerchi di essere semplicemente delicato, non riesce a celare la bramosia e l'ardore e lei si sente incredibilmente desiderata e compresa e amata, come non le è mai successo.

Continua a baciarlo, allontanandosi a malincuore dalle sue labbra per riprendere fiato e liberarsi del maglioncino, lanciandolo in un punto imprecisato della stanza, tornando ad avvinghiarsi al suo collo, lasciando che le sue mani le percorrano i fianchi e prendano confidenza con il suo calore e il suo profumo.

Edward, incantato, non ha in mente altro che la sua pelle morbida e chiara, i suoi capelli rossi che le sfiorano, leggeri, la base della schiena, i suoi occhi verdi che lo rassicurano e lo confondono, le sue mani gentili che percorrono il suo corpo come se non avessero fatto altro.

Ha paura, paura per la sua incolumità fisica e la sua postura rigida non può niente per nasconderlo, ma, allo stesso tempo, è come se non potesse contemplare l'ipotesi di farle del male, di nutrirsi del suo sangue e di lasciarsi andare al suo istinto; è come se la sola idea di ferirla, di privarla del battito del cuore, del calore della pelle, del rossore delle guance, lo disgustasse.

Ha ucciso molti uomini, conosce bene la frenesia che invade il corpo e la mente di ogni vampiro che si nutra di sangue umano, ma con lei è semplicemente diverso, migliore.

Non desidera il suo sangue, non desidera la sua vita; vuole solo godere del suo profumo, delle sue carezze, dei suoi baci appena esigenti ed esitanti, del suo imbarazzo e della sua pura ingenuità.

Le bacia una spalla, risalendo verso il collo, sentendola ridere appena per via del solletico che le ha provocato, ridendone insieme a lei e attirandola più vicina per baciarle ancora le labbra e il mento e ogni centimetro di pelle che riesce a raggiungere.

Quando la sente rabbrividire per l'ennesima volta, però, si irrigidisce, bloccandole i polsi, le mani intrufolate tra i suoi capelli.

< Hai freddo, stai ancora tremando. > Le fa notare con un cipiglio severo.

Audry volta appena la testa per osservare le sue stesse braccia, pallide, violacee, come se non avesse fatto altro che gironzolare per Seattle a maniche corte e si sorprende a rabbrividire di nuovo e, questa volta non può negarlo nemmeno lei, a battere appena i denti.

Non vorrebbe interrompere il loro idillio, ma, prima che possa anche solo proporre di prendere un plaid, Edward l'ha già sollevata in braccio, ha già percorso metà del corridoio e si sta apprestando a salire le scale che lo condurranno nella sua camera da letto.

Spalanca la porta con una spalla e scosta le coperte con un braccio, reggendo Audry ancora tra le braccia che, non può evitare di pensarlo, si sente come una bambina in braccio al suo papà, un papà che vuole prendersi cura di lei e coccolarla.

Nel momento in cui sente la presa di Edward cedere, segno che la sta adagiando tra le lenzuola, si rintana sotto il piumone, scoprendosi al caldo, sospirando di sollievo.

Osserva Edward con la camicia completamente sbottonata, i capelli sconvolti dal passaggio delle sue dita, gli occhi neri e lo sguardo dubbioso di chi non ha capito bene cosa fare.

< Abbiamo un discorso in sospeso, o sbaglio? > Gli sorride maliziosa, facendolo ridere e scuotere il capo.

< E dovresti anche spogliarti, sai? Sarebbe più... comodo. > E anche se arrossisce mentre lo dice, anche se osservare Edward liberarsi dei jeans è la tortura più penosa di cui si sia mai resa partecipe, anche se il suo solito sorriso sghembo minaccia di farle scoppiare il cuore, non potrebbe mai pentirsene, perché è sicura che andrà tutto bene, è sicura che non le farà del male, è sicura che dimenticarsi, anche se solo per un'ora, del resto del mondo, non farà così male, non potrà fare così male.

 

La prima cosa che Edward riesce a sentire quando diventano una cosa sola, sono i pensieri di Audry. Non sa come, non sa perché, considerato che non è riuscito a leggerle la mente neppure una singola volta, sa solo che ha accesso ai suoi ricordi, alle sue emozioni e ai suoi pensieri che, in quel momento, non sono altro che un groviglio di sensazioni indistinte e piacevoli, così piacevoli che gli si stringe lo stomaco.

Rimane immobile per un lungo istante, disorientato, le braccia che fanno leva sul materasso per non pesarle addosso, gli occhi incatenati ai suoi.

Audry gli sorride, accarezzandogli il volto con entrambe le mani, i capelli morbidi e la pelle fredda del collo, del torace, dei fianchi.

Quando abbassa il volto verso di lei per baciarla, muovendosi con quanta più attenzione possibile, chiudendo gli occhi, è solo un flash, un'immagine che permane nella sua mente per pochi istanti, eppure ha il potere di sconvolgerlo: è il viso di Audry, ma è come se non fosse davvero il suo, come se fosse cambiata nell'arco di pochi giorni, come se si fosse travestita da qualcun'altra; la pelle nivea, gli occhi dorati come i suoi, la solita cascata morbida di capelli rossi, lo stesso sorriso dolce e sincero, i suoi movimenti rapidi. Una Audry vampira, una Audry che potrebbe essere la sua compagna, che potrebbe amare per sempre.

Torna alla realtà quando sente pronunciare il suo nome, quando il corpo caldo di Audry va incontro al suo, quando i suoi gemiti e i suoi sospiri non sono più lievi e sussurrati, ma riempiono la stanza, il silenzio pacifico della casa.

< Edward... > Sussurra, stringendo i suoi capelli tra le dita, inarcando la schiena e raggiungendo le sue labbra.

Lui continua a respirare sulla sua pelle accaldata, il respiro accelerato, anche se, di respirare, non avrebbe bisogno affatto, i sensi completamente annebbiati dal profumo di lei, dal calore della sua pelle, dai suoi sospiri e dall'invocazione dolce del suo nome.

Un'altra immagine lo disorienta, costringendolo a chiudere gli occhi; quella di una Audry bambina in braccio al suo papà, sorridenti entrambi davanti all'obiettivo, felici al sole estivo, immersi nella natura rigogliosa e splendente, il vestito di Audry del colore dei suoi occhi, i capelli acconciati in due adorabili codine, le braccia strette intorno al collo dell'uomo che la osserva con adorazione, come se fosse un tesoro da tempo cercato.

Riapre gli occhi, colpito, fin quando il respiro gli viene meno e lui rivive il momento in cui l'ha baciata per la prima volta dal punto di vista di lei, con i suoi occhi, con le sue sensazioni, i suoi pensieri, pensieri che lo sconvolgono, pensieri di un amore che, per quanto rassicurato dalla stessa Audry, non pensava potesse mai provare un essere umano per un mostro come lui.

E poi, in successione, altri ricordi: i genitori di Audry che si stringono la mano, lei chiusa nella sua stanza ad osservare il soffitto, una musica struggente come sottofondo, sua zia Jenna che la stringe in un abbraccio protettivo, due bare bianche che sfilano davanti ai suoi occhi afflitti e liquidi, lei che piange con una foto dei suoi genitori tra le mani, il suo impegno nello studio come antidoto ai brutti pensieri, alle delusioni, alle amarezze.

Quando ritorna alla realtà, ha il fiatone e, inquadrando il viso di Audry, i capelli scomposti sul cuscino, le sue braccia e le sue gambe a circondarlo completamente, il piacere che la scuote e la fa rabbrividire, si accorge che sta piangendo e che le lacrime le solcano le guance appena arrossate, mentre lei si morde le labbra nel disperato tentativo di trattenerle.

Aggrotta le sopracciglia e teme, per un istante, di averle fatto del male, di non essere stato sufficientemente accorto, di essersi lasciato travolgere dai suoi ricordi senza pensare alle conseguenze, e così si immobilizza ancora, nasconde il viso nell'incavo tra il collo e la spalla e le bacia delicatamente la pelle bollente.

< Perdonami. > Le sussurra come in una nenia, infinite volte, fin quando Audry non gli accarezza i capelli e lo costringe a poggiare il capo sul suo seno, all'altezza del cuore che batte ancora all'impazzata e che non sembra voler calmarsi.

< Per cosa dovrei perdonarti? > Gli domanda, la voce spezzata dai singhiozzi.

< Stai piangendo, Audry. Ti ho fatto del male. > E' la sua unica opzione, l'unica cosa che riesce a pensare.

La sente scuotere la testa freneticamente e sospirare.

< No, non avresti potuto. > Replica.

< E allora...? > Non riesce a terminare la frase, ma si allontana dal battito del suo cuore, sollevandosi nuovamente sulle braccia per osservarla, incredulo.

< Sono solo felice. > Si asciuga le lacrime con il dorso di una mano, ridendo appena. < Sono immensamente felice. > Ripete, sollevandosi per sfiorargli le labbra con le sue.

Edward corrisponde il suo bacio leggero, trascinandola su di sé, ricadendo con la schiena sul materasso morbido, stringendole i fianchi e percorrendola con lo sguardo: i capelli scomposti che le incorniciano magnificamente il viso e che sfiorano leggeri le coperte, la pelle tiepida che profuma ancora d'amore, gli occhi luminosi e ancora bagnati di lacrime, la serenità e la quiete che distendono i tratti del suo viso.

Le sorride, meravigliato dalla sua bellezza, dalla sua reazione.

< E' illegale, non potresti guardarmi così, sai? > Borbotta con imbarazzo, scivolando sul suo corpo per nascondersi nell'incavo tra il collo e la spalla come ha fatto lui poco prima, continuando ad accarezzare la sua pelle liscia e ad incrociare il suo sguardo.

< Posso chiederti cos'hai provato? Insomma... magari per un vampiro è diverso, forse le sensazioni non sono le stesse, forse non sono stata sufficientemente... brava... > Arrossisce, continuando a tracciare cerchi immaginari con la punta del dito indice sul suo petto.

< Stai farneticando, Audry. > Le sorride, baciandole una tempia, sussurrando per non infrangere l'incanto di quel momento.

Come potrebbe spiegarle che un'unione così completa non l'ha sperimentata neanche con Bella? Come può esprimere a parole le sensazioni che gli hanno sconvolto la mente e il corpo come se fosse stato appena investito da una tempesta deciso a neutralizzarlo? Come può anche solo pensare di riuscire a farle capire che, se il suo cuore potesse battere ancora, in quel momento, non avrebbe smesso di sentirlo rimbombare nelle orecchie come un tamburo? Come può convincerla che era stato qualcosa di molto più potente e distruttivo di qualsiasi cosa avesse mai conosciuto? I suoi ricordi, i suoi pensieri, le sue sensazioni, tutto aveva contribuito a renderlo partecipe, a fargli comprendere il suo amore e la sua devozione, una devozione che non era solo fiducia e rassicurazione, ma che consisteva, soprattutto, nell'essere disposti a privarsi di tutto pur di riuscire ad essere accanto alla persona desiderata e, anche se non poteva fare a meno di pensare a quanto non meritasse tutto quell'affetto, non poteva neanche fingere di non esserne lusingato, riconoscente e altrettanto devoto.

< Sei stata perfetta. > Continua, accarezzandole la schiena in punta di dita, sentendola rabbrividire.

< E sono ancora viva. > Completa per lui con un sorriso che sa di presa in giro.

< E sei ancora viva. > Ripete anche lui, ricambiando il sorriso e stringendola a sé con la voglia di non lasciarla andare più via.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Frytty