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Autore: Electra_Gaunt    25/04/2012    2 recensioni
TRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
Arthur aveva gl’incubi. Non che fosse qualcosa di anormale, davvero, ma stavano divenendo assillanti e frequenti. La sua psiche ne risentiva alquanto.
Aveva chiesto all’anziano Gaius un rimedio ragionevolmente efficace e, in cambio, aveva ricevuto un sonnifero fatto d’erbe odorose e inebrianti. Per quanto gradevole d’assumere, non aveva sortito alcun effetto.
La tensione tendeva ad accumularsi durante la giornata, attimo dopo attimo, senza che potesse evitarlo, per poi scoppiare quando calava la notte. Le immagini erano vivide, ferme.
Strano come paressero esistere realmente quei paesaggi immaginari, straordinariamente astratti.
Il lago, il fuoco ed il drago che, anni prima, aveva attaccato Camelot, erano gli elementi fondamentali che nel caos dell’incoscienza si imponevano sul resto.
Arthur cercava spesso un senso che non poteva capire, tentava di allineare aspetti che, apparentemente, non avevano collegamenti.
E, nonostante cercasse di farsene una ragione, gli incubi non smisero di ossessionarlo.
Neppure per una notte.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Capitolo 09
 

When I first saw you
I knew that you had a flame in your heart
And under our blue skies
Marble movie skies
I found a home in your eyes
We’ll never be apart

[…]
When I run in the dark?
Daniel – Bat for Lashes

 
Ricorda ogni cosa. Ogni particolare, ogni movimento, ogni espressione facciale di Merlin.
Ricorda le sue mani incerte e tremanti, ricorda i suoi ansiti incostanti ed i brividi che ha sentito percorrergli la schiena. Rammenta delle lacrime che sono sgorgate dagli occhi blu mare del moro, nel momento in cui l’ha violato come mai prima.
Fa tesoro di ogni singolo istante passato ad accarezzarlo, passato a sussurrargli parole dolci all’orecchio. Culla nel petto la sensazione di benessere provata tempo addietro e rammenta con un sorriso il broncio di Merlin il mattino seguente, quando aveva tentato di alzarsi dal regale giaciglio senza riuscirvi a causa del dolore al fondoschiena.
Arthur, allora, lo aveva afferrato per la vita, prima ancora che il valletto si facesse coraggio e lo abbandonasse definitivamente in quel letto troppo grande ( troppo freddo, senza di lui).
“Resta qui, idiota. Oggi ti dispenso dai tuoi compiti di valletto reale.” Disse il biondo, baciandogli una spalla nuda ed inspirando l’odore di buono che Merlin portava con sé.
“Come se non li avessi già fatti, i compiti da valletto, stanotte.”
Il Principe si aprì in una risata spensierata e maliziosa.
“Ogni giorno mi sorprendi, Idiota. Non sapevo avessi un tanto spigliato senso dell’umorismo.. ” Concluse l’Erede al Trono con tono soffuso e intrigante, per poi baciargli il collo niveo, lasciando una scia fredda che fece rabbrividire l’altro.
Merlin aveva portato la testa all’indietro, poggiando la nuca mora sulla spalla del più grande, chiudendo gli occhi.
Arthur aveva continuato la sua tortura, ancora ed ancora, non avendone mai abbastanza di saggiare quella pelle innocente. I mugolii di Merlin lo travolsero dopo breve tempo, con tutta la loro frustrazione. Frustrazione dovuta al fatto che il loro proprietario avrebbe voluto di più.
Il giovane Pendragon, allora, lo aveva girato per baciarlo sulle labbra.
Quelle stesse labbra che lo facevano impazzire, lo rendevano completamente folle e schiavo. Rosse e voluttuose, morbide e pregne di un sapore indescrivibile. Non avrebbe voluto fare altro se non continuare a saggiarle per l’eternità.
 
Arthur si svegliò di botto, con il fiato sospeso tra i polmoni e la gola arida. Sentiva un caldo opprimente all’altezza del volto, quasi fosse arrossato, mentre il sangue scorreva veloce nelle vene. Il basso ventre pulsava piano, come monito.
Strinse gli occhi che, nel mentre, s’erano fatti lucidi e le mani andarono a frustare i capelli di grano chiarissimo con disperazione.
Prima di scoppiare a piangere, tornò a respirare piano ed a riacquistare la calma necessaria a sgombrare la mente da eventuali pensieri scomodi.
Si lasciò ricadere sul cuscino, stringendo le gambe tra loro a voler far smettere quella lussuria non voluta, non desiderata e non concessa.
L’immagine di Merlin squassato dal piacere, però, continuò ad aleggiare nella camera fredda del Re.
 
 
 
Gwaine guardava il soffitto da ore, ormai. Non distingueva più la luce del primo mattino da quella del pomeriggio inoltrato. Sapeva unicamente che Gaius era tornato a constatare come stesse la sua salute e che, nonostante i medicinali, lo aveva costretto a letto ancora per un’altra luna.
Non ne poteva già più, di quella vita sedentaria, come poteva resistere ancora una luna steso su quel letto?
Quando le ombre degli oggetti si fecero più scure e terribili, il cavaliere ipotizzò che presto sarebbe calata inevitabilmente la notte.
La fine di un altro giorno senza fine. Bene, pensò, almeno potrò mangiare.
Come previsto, Elyah entrò nella stanza poco illuminata, abbassando il capo ed arrossendo leggermente notando come il suo signore avesse a dosso ancora l’abbigliamento da notte. Gwaine preferiva vestirsi da solo, diversamente dagli altri Sir.
Pertanto Elyah non l’aveva mai visto inerme come in quel momento. O meglio, splendido.
Con leggero tremore delle mani, posò il vassoio d’argento sul tavolo in mogano posto al centro della stanza per poi avvicinarsi al giovane, puntando lo sguardo verso il pavimento.
Gwaine sorrise malizioso, godendo dell’espressione spaurita dell’altro ragazzo.
“Posso fare qualcosa per voi, messere?”
‘ Ci sarebbero molte cose che potresti farmi..’  pensò Gwaine, stupendosi di se stesso e dei suoi pensieri inopportuni (ma terribilmente spontanei).
“Trovami dei vestiti da indossare, per favore.. e dimmi: cosa mi hai portato di buono dalle cucine?”
“Oh, la cuoca ha preparato dell’ottimo stufato di carne appositamente per voi, ma ho pensato che volevate qualcosa d’altro. Perciò ho aggiunto al vassoio del prosciutto e del formaggio.”
“Hai fatto bene, grazie. – rispose il soldato, afferrando dalle mani del valletto il vestiario richiesto – Per oggi puoi andare a riposare. Ci vediamo domani mattina, Elyah. Buonanotte.”
Nessun cavaliere era mai stato così gentile, con il servo. Arrossì furiosamente.
“Anche a voi, Sir. A domattina.”
I capelli castani chiaro del giovane scomparvero dietro la porta, mentre nella mente di Gwaine rimasero impressi a fuoco i suoi occhi grigi.
 
Arthur non era mai andato a fargli visita. Stranamente, ogni volta che chiedeva al cerusico dove fosse andato a finire il suo Re, Gaius sviava il discorso con un semplice “non lo so” o “aveva una riunione importantissima a cui presiedere”.
Ovviamente Gwaine non era così scemo da crederci.
Pertanto aveva smesso di farci caso.
L’unica cosa che ancora gli metteva i brividi addosso, era il pensiero che Merlin fosse ancora vivo. Non che questo non lo avrebbe sollevato (ritrovare il suo migliore amico sarebbe stato davvero un sollievo, per la sua esistenza) ma, com’era ovvio, non poteva essere.
Il giorno in cui Merlin era morto, assassinato dalla magia di Morgana, il giovane si era ritrovato con la sua salma in braccio (fredda e ghiacciata come marmo bianco). Aveva sperato che, presto o tardi, durante la notte, il mago aprisse gli occhi sul mondo: pronto a sorridere ancora a lui, a proteggere il Re. Ad amare Camelot.
Ma nulla di tutto ciò era accaduto.
Le ore si erano susseguite inevitabili, scisse da scatti d’ira e lacrime silenziose.
Arthur, rammentò Gwaine, era scomparso. Nessuno sapeva dove fosse, nessuno. Neppure Gwen.
Scosse la testa, riemergendo dal dolore a stento.
Quando aveva visto Merlin parlare con Arthur in mezzo al bosco, si era sentito come rinascere. Era una pazzia, se ne rendeva conto ( è probabilmente era quella la soluzione del caso) ma non poteva evitare di sentirsi entusiasta.
Peccato fosse rinchiuso nelle sue stanze, proprio come un prigioniero.
Quanto odiava quella situazione.
Si ripromise, comunque, che presto avrebbe agito. Avrebbe scoperto se tutto quello era frutto della propria immaginazione o, al contrario, avesse un fondo di verità.
 
 
 
“Avete finito di torturarmi, mio Re? Sapete sto lavorando per voi.” Proruppe Merlin, con voce stridula.
Arthur continuò a stringerlo al petto: sapeva che al valletto non dava realmente fastidio il suo comportamento appiccicoso, pertanto si sentì autorizzato a continuare.
“Arthur, vi prego.. lo so che siete appena tornato dagli allenamenti. Lo so che vorreste un po’ di attenzioni... ma devo finire di pulire il pavimento. Sapete com’è: il mio signore è davvero odioso se non faccio come dice.”
Arthur rise di gusto.
“Ma davvero? Dovrei parlarci, allora..”
“Sì, dovreste. Magari riuscite a convincerlo. Siete molto simili, di comportamento. Direi.. identici.” Continuò Merlin, ghignando leggermente.
Arthur lo prese per i fianchi voltandolo nella sua direzione.
“Non credo che per un paio di clessidre di ozio, ti punirà.” Sussurrò sulle labbra, il biondo.
“V- voi dite?” balbettò il moro, inebriato dal fiato caldo del Pendragon.
“Oh, sì.”
Merlin saltò addosso all’altro, stringendolo a sé e mordendogli il mento sbarbato.
Arthur si ritrovò schiacciato al materasso del baldacchino.
 
 
Arthur sbatté un pugno sul tavolo della Sala del Trono. La riunione era stata aggiornata a quel giorno e non aveva potuto evitarla.
“Calmatevi, Milords. Non accanitevi attorno a questo tavolo, vi prego. Arriviamo a delle conclusioni oggettive: noi tutti vorremmo ritirarci nelle nostre stanze nel più breve tempo possibile.”
“C’è solo una cosa oggettiva, mio Re. Morgana non è morta e fino a quando sarà viva e camminerà per queste terre noi non saremo al sicuro. Come avete notato, nell’ultimo periodo con parte dell’armata che l’è rimasta, ha conquistato parte del Regno di Gedrian per poi espandere i possedimenti verso Mitriahs.” Concluse Sir Aston.
“per non parlare del ridimensionamento del commercio, da quando lei è vicina a Camelot: tutti sanno che ha mire su questo regno e nessuno ha intenzione di morire. Quindi alcuni mercanti hanno preso la decisione di portare le spezie ed i beni manifatturieri verso oriente. E voi sapete quanto ciò pesa sulla nostra economia interna.”
Arthur annuì grave, sospirando sconfitto. Tutti tacquero per un po’ ma ci pensò Sir William a rompere la quiete.
“L’unica cosa da fare è trovarla, Sire.”
“Ed ucciderla, secondo le leggi di Camelot.” Mormorò Elian, con tono certo, fermo.
Tutti, però, avevano ascoltato quelle parole.
“Bene. Vedremo il da farsi a breve. Ma non stasera. Potete andare.”
 
 
Merlin era tranquillo, quella sera. Il sole era calato lentamente e l’aveva visto ancora indaffarato a riassettare le camere del biondo che, quella sera, aveva una cena con i nobili di un altro Regno confinante.
L’ennesimo, in effetti.
Merlin era certo che suo padre stesse cercando una fanciulla da affiancare al proprio figlio. Sennò non si sarebbero spiegati quei lunghi, sontuosi e noiosi banchetti ai quali Arthur s’impuntava al non andare (anche se, alla fine, desisteva sempre).
Il ragazzo tentò di non pensarci.
Scosse la testa e tornò a guardare il cielo nero, privo di stelle.
Immerso nei propri pensieri, sereno come mai, non si accorse di una presenza alle spalle.
“Non ti sei fatto vedere alla cerimonia.. ho chiesto a Gaius e mi ha riferito del tutto insopportabile mal di testa.” Arthur rise piano, pronunciando quelle parole.
“Ho mal di testa. Se fossi venuto ad assistere a quel teatrino, mi sarebbe unicamente peggiorato. Credetemi. Voi nobili siete frustranti.” Sussurrò il moretto.
“Anch’io?”
Quando si era avvicinato tanto?
“Soprattutto voi. Non mi lasciate mai stare.” Sorrise Merlin.
“Forse.. forse perché voglio tenerti vicino a me, più a lungo possibile. Ci hai mai pensato?”
L’atmosfera si era fatta irreale, onirica. Impalpabile, come i loro sentimenti che, nel mentre, galleggiavano nell’aria, avvolgendoli completamente.
Il servitore si era girato nella direzione del biondo, pronto ad affrontare il suo sguardo ed il suo odore.
Senza toccarlo, Arthur lo sfiorò lentamente. Ed il mago poté percepire i battiti del cuore aumentare velocemente.
“Hai mai pensato che, forse, è questo il motivo della mia gelosia? Del mio egoismo? Hai mai pensato, davvero, a quanto io ti.. ami?” Arthur aveva abbassato lo sguardo, arrossendo vistosamente.
Per un momento, Merlin si ritrovò a fare i conti con il proprio cervello intontito e carico di congetture senza logica. Poi, lentamente, aveva riacquistato la capacità di ragionamento e autocontrollo (anche se, ne era certo, quella caratteristica era molto labile).
Aveva alzato le mani tremanti verso il viso del biondo, accarezzandolo piano.
“Vi amo anch’io.”
Semplici domande, semplici rispose.
Semplici baci per semplici anime.
Semplicità.
Merlin era semplice, Arthur era semplice.
Il loro amore era semplice.
Semplice e naturale come respirare.
 
 
 
Note dell’autrice:
eccomi qui con un nuovo capitolo. Non ho molto da dire, al riguardo, solo specifico che i Flashback sono causali ( non hanno un ordine cronologico, sono unicamente squarci di vita quotidiana). Ogni nome citato (eccetto quello di Sir Gwaine e Sir Elian) sono inventati ( almeno .. credo O.o).
anyway..Spero vi piaccia davvero. Mi scuso se fa parte a quel genere di capitoli di passaggio ma, ecco.. era necessario.
Buona lettura e, se vi va, lasciate un commentino ino inox D
Kisses
_Electra_
  
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