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Autore: Angye    26/04/2012    2 recensioni
La storia inizia nell'episodio 3x14 "Un istante per sempre". Cosa sarebbe accaduto se Brooke fosse tornata di notte da New York, ma le scuse di Lucas non fossero bastate a giustificare la presenza di Peyton nel suo letto? Una lite che sconvolgerà gli equilibri, portando Brooke lontana da Tree Hill per un intero anno. Quando tornerà sarà ancora innamorata di Lucas? E lui di lei?
Storia sospesa, ma non abbandonata; riprenderà non appena possibile
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brooke Davis, Lucas Scott, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quel Giovedì mattina arrivò luminoso e caldo: il sole era alto, il vento soffiava leggero e tiepido, il cielo era limpido e niente sembrava poter andar storto. Brooke sorrise al profilo di Daniel, disteso al suo fianco. Il pranzo con i suoceri era andato meravigliosamente: Daphne aveva trovato deliziose le lasagne e la torta, proprio come Albert. Perfino David le aveva espresso il suo gradimento, ripulendo il piatto senza ritegno. Purtroppo i suoi suoceri erano ripartiti quella stessa mattina, all’alba: Albert aveva un incontro al vertice con il suo socio in affari e Daphne non aveva intenzione di venir meno ai suoi doveri di moglie, sebbene questi le imponessero di arrivare in Nuova Zelanda. Già, perché i coniugi Bennet avevano affari ovunque, sul Globo.
- Buona giorno, principessa. Che cosa guardi?- le chiese Daniel, aprendo gli occhi azzurri che illuminarono la camera da letto.
Brooke, poggiata sul gomito, si sporse a baciarlo leggermente. – Te. – sorrise, poggiandosi sul suo petto. Fare l’amore con Daniel era come perdersi nel calore naturale della famiglia: Brooke si sentiva protetta e al sicuro, quando lui era accanto a lei, dentro di lei.
-Mi dispiace che i tuoi siano già ripartiti.- gli disse. Brooke sapeva quanto il suo fidanzato sentisse la mancanza dei genitori: gliel’aveva confessato un pomeriggio, quando se ne erano stati rintanati nel suo appartamento di Parigi per via della pioggia. Il rampollo dei Bennett aveva imparato presto a camminare con le proprie gambe, nonostante il rapporto genuino e affettuoso che lo legava alla famiglia. Albert era una capofamiglia severo, ma dolce, giusto e leale, rispettoso dei figli ma che pretendeva lo stesso rispetto. Inutile pensare a quanti scontri vi erano tra quest’ultimo e David, il minore, dal carattere ribelle. Doveva frequentare per altri due anni l’Università, ma non sembrava che la cosa lo preoccupasse più di tanto: ad ogni richiamo di suo padre, affinché di concentrasse di più sullo studio, prontamente David rispondeva con un nuovo viaggio, o l’acquisto di una qualche stramberia. David era fatto così, un bastian contrario nato! Era, ovviamente, il più coccolato da Daphne, che continuava a considerarlo “solo un ragazzo”. Era Daniel a fare da mediatore tra i suoi genitori e il fratello minore, cosa che gli riusciva decisamente bene.
- Anche a me. – sussurrò Daniel, baciandole la fronte.
Un trambusto li fece sussultare e spezzò l’incantesimo che si era creato tra loro. Un rumore di passi anticipò l’apertura della porta. David diede un’occhiata all’interno e, quando li vide svegli, entrò di corsa in stanza e si ficcò sotto le coperte accanto a Brooke, tirandola via dalle braccia di Daniel.
Aveva le mani e il naso gelato e ne approfittò per farle il solletico.
- David! Smettila, lasciami, sei congelato!- rise la ragazza, cercando di liberarsi.
Il ragazzo sorrise di rimando, gli occhi verdi illuminati dal sole, i capelli chiari scompigliati.
- Non essere egoista, fratellino: dobbiamo condividere tutto, ricordi?- disse a Daniel, che si era alzato per tirarlo via dal letto. Il maggiore dei fratelli Bennett afferrò il fratello per un braccio, trascinandolo giù dal letto. David inciampò ma non cadde: fece, anzi, un sorriso a Brooke, ancora piegata in due dalle risate sul letto – mentre il fratello lo trascinava fuori con un cipiglio rassegnato.
Quando Daniel lo sbatté fuori, David fece “ciao, ciao” con la manina all’indirizzo dei due, poi il fratello gli chiuse la porta in faccia.
- Sei troppo stressato, Daniel, hai bisogno di rilassarti!- gli urlò da dietro la porta.
- Resta fuori da questa stanza, David! E, dato che ami condividere tutto con me, comincia dai piatti che ci sono in cucina!- rispose Daniel, mentre tornava a letto.
Brooke sentì David borbottare qualcosa sulle ingiustizie della vita e poi i suoi passi che scendevano di sotto. Il suo ragazzo tornò accanto a lei e la guardò offeso.
- Che c’è?- gli chiese lei.
- Non dovresti dargli corda! Non dargli confidenza, Brooke, altrimenti quando saremo sposati, a venire nel letto con noi non saranno i nostri bambini, ma David!- sbottò, mettendo il muso, come fosse un bambino.
Brooke s’intenerì: Daniel era sempre stato il più maturo, forse non per volontà ma per necessità.
Con lei riusciva a mettersi a nudo, non tratteneva i lati infantili del suo carattere.
- Oh, amore, prenderemo un letto molto grande, d’accordo?- scherzò, abbracciandolo.
- Ah,ah! Non sei divertente!- fece lui, pizzicandola.
Ci fu un nuovo rumore, stavolta di qualcosa che andava in frantumi. Poi un’imprecazione.
- Sai qual è la cosa che più mi è dispiaciuta della partenza dei miei?- chiese Daniel.
- Hmm?-
- Il fatto che ci abbiano mollato qui quella specie di bomba atomica.- sospirò il ragazzo.
 
- E così non l’hai accompagnata all’aeroporto?- stava chiedendo Haley, mentre versava del caffè nella tazza di Lucas. Erano seduti nella cucina di casa di Nathan e Haley, suo fratello era sotto la doccia. Lucas scosse il capo, sorseggiando dalla tazza. Haley era seduta di fronte a lui, ancora in pigiama. Erano da poco passate le sette, Lucas li aveva svegliati, lo sapeva, ma nessuno dei due sposini aveva protestato: Nathan era abituato al fatto che tra sua moglie e suo fratello ci fosse quel rapporto di amicizia speciale, quasi forte quanto quello di due fratelli.
Forte come il rapporto che, con il tempo, loro due, i fratelli Scott, erano riusciti a costruire.
Haley era stato il perno di quel rapporto, il collante che li aveva uniti, costretti a collidere, a scontrarsi e accettarsi, imparare a conoscersi e ad amarsi. Anche se non lo avrebbero ammesso mai.
- Non me lo ha chiesto.- rispose Lucas, sostenendo lo sguardo stranito dell’amica del cuore.
- E tu non ti sei offerto?-
- No…non…non ci ho pensato.- ammise il ragazzo.
Haley alzò un sopracciglio, come faceva sempre quando cercava di  trattenersi dal dire qualcosa.
-Avanti, sputa il rospo!-
- E’ solo che…scusami, Lucas, ma non capisco: lei non ti ha chiesto di accompagnarla, tu non ti sei offerto di farlo. Com’è possibile?! Ricordo che, prima, ogni volta che Peyton doveva spostarsi anche solo di dieci metri, eccoti lì, il paggetto fedele, sempre alle sue calcagna!-
- Sono davvero lusingato dall’idea che hai di me!- rise Lucas.
- Non fraintendere, io sono contenta del fatto che vi siate…”staccati” un po’, il vostro rapporto era un po’ troppo “esclusivo”…- sembrava che Haley faticasse a trovare le parole.
- Oh, oh. Quante virgolette.- commentò, pensieroso, il biondo.
Haley saltò giù dallo sgabello e lo raggiunse, girando intorno al tavolo. – Ascolta Lucas, non voglio turbarti: è solo che da un po’ di tempo il rapporto tra te e Peyton mi sembra diverso, raffreddato. Ma probabilmente è solo una mia impressione, non pensarci, okay?- gli disse, prendendogli le mani.
- Non è una tua impressione, Haley. Il fatto è che diventa sempre tutto più difficile con Peyton. E il ritorno di Brooke non ha certo migliorato le cose. – aggiunse.
- Lascia fuori Brooke, d’accordo?- s’indispettì Haley. – Dovreste ritenervi fortunati del fatto che lei ancora vi rivolge la parola!- sbottò.
Stavolta fu Lucas a prendere le mani dell’amica. – Rilassati, Haley. Non do la colpa a Brooke di nulla. Volevo solo dire che il suo ritorno non ha certo aiutato l’equilibrio della mia relazione con Peyton.- le spiegò.
Haley parve rilassarsi.
- Ci tieni molto a lei, vero? A Brooke, intendo.- le chiese Lucas.
L’amica annuì. – Brooke si è dimostrata la migliore amica che potessi trovare: è stata lei a restarmi accanto, quando tutta Tree Hill era contro di me perché ero partita per inseguire i miei sogni. E’ stata lei a farmi capire che non c’era niente di male in questo e che Nathan lo avrebbe capito, un giorno. Le devo molto.- Haley alzò le spalle.
- Ehi, che succede qui?- intervenne la voce di Nathan, comparso in cucina in asciugamano e con i capelli ancora bagnati. – Leva le mani di dosso a mia moglie, amico. Il fatto che sei mio fratello non ti da certo queste libertà! – scherzò, fintamente geloso.
Lucas ne approfittò, agguantando Haley. – La tua donna? Amico, lei era la mia amica prima di sposarti!- rispose, facendosi scudo di lei.
Continuarono così, finché Haley non spedì Nathan a vestirsi e poi preparò la colazione.
Lucas fu invitato a restare.  Si accomodarono in soggiorno e Haley comunicò che sarebbe andata a vestirsi.
- Non fate i bambini, nel frattempo, va bene? Voglio trovare la casa come l’ho lasciata. – li sgridò.
I fratelli annuirono, seri.
Quando la ragazza fu uscita, Nathan ne approfittò. – Che succede con Peyton?- gli chiese.
Lucas alzò le spalle. – Non lo so, è questo il punto: sembra tutto diverso da come lo immaginavo.-
- Diverso bello o diverso strano?- domandò ancora il moro, ricordando, con un sorriso, un momento di molto tempo prima, quando, durante il loro primo appuntamento a opera di Brooke, Haley gli aveva fatto la stessa domanda.
- Strano.- rispose Lucas. – Non sto dicendo che non amo Peyton, ho lottato per averla, perché volevo lei, l’avevo scelta. Ma adesso mi sembra di non potermi godere i frutti di quella fatica. E’ sempre tutto complicato, difficile. E non un difficile stimolante, un difficile stressante.- spiegò al fratello.
Nathan annuì. – C’entra Brooke?- sparò.
Lucas scosse il capo. – No, per niente. Perché tutti continuate a chiedermelo?!-
- Magari dovresti chiederlo tu a te stesso.-
- Io voglio Peyton, Nathan. L’ho sempre voluta.-
- Forse è questo il punto, Lucas.-
- Ovvero?-
- Forse era così preso dal raggiungere l’obbiettivo di conquistarla che non ti sei reso conto che quel desiderio si era spento, nel frattempo.- rispose Nathan, addentando un toast.
 
Lucas, Haley e Nathan camminavano nel parcheggio della scuola. Mouth li aveva raggiunti da poco, in cerca di Brooke per “qualcosa che non poteva dire” – probabilmente qualcosa riguardante la festa di Nathan e Haley.
Un’auto scura  - l’auto che usava Daniel Bennet – arrivò in quel momento e si accostò al muretto.
L’autista scese e fece il giro, aprì lo sportello e ne uscì Brooke, vestita di turchese.
Ringraziò l’uomo che le porgeva la borsa e s’incamminò verso di loro, mentre l’auto ripartiva.
- Buon giorno.- li salutò, prendendo subito Mouth a braccetto.
- Brooke, quanto è che non guidi?- le chiese Nathan.
Lei parve rifletterci. – Credo che sia da…forse da quand’ero a Parigi, non ricordo.- rispose.
Parlavano camminando, diretti a lezione. – Vuoi dire che quel tipo ti scarrozza ovunque tu abbia voglia di andare?- domandò Mouth.
Lei lo guardò storto. – Quel tipo si chiama François, è l’autista ufficiale di Daniel ed un suo caro amico. La sua famiglia – sua moglie e le sue due bambine – abitano in Francia, nella villa estiva di Daniel. Daniel pensava che non fosse giusto che, dovendolo seguire in giro per il mondo, François costringesse la sua famiglia a fare altrettanto e così le ha sistemate a Parigi. Sua moglie è la governante di villa Bennett in Francia. – gli spiegò, un po’ sulla difensiva.
- Wow, frena, Brooke, non volevamo offenderti.- intervenne Nathan. – E’ solo che è difficile da vedere, a Tree Hill, un’auto del genere con autista incluso.- rise.
- E’ stato difficile anche per me abitarmi, all’inizio: tutte le persone che ti guardano quando esci, il chiacchiericcio…ma ho imparato come funziona, che ci sono delle regole da rispettare.- spiegò la ragazza.
Brooke alzò le spalle: come poteva far comprendere ai suoi amici, così genuini e sinceri, quanto subdolo e sporco fosse il mondo in cui aveva deciso di vivere? Quanti nemici la famiglia di Daniel aveva e quanto questi nemici desiderassero vederla fallire, per poterla usare come arma contro i Bennet?
Non poteva, semplicemente.
Guardandosi intorno, la ragazza si accorse dell’assenza di Peyton.
- Lucas, dov’è Peyton?- chiese al ragazzo biondo, rimasto più indietro.
- E’ partita stamattina per Savannah, aveva un colloquio alla scuola d’arte. – rispose Lucas.
- Oh, che meraviglia! Speriamo che vada tutto bene: quello è sempre stato il suo sogno!- esultò Brooke, con gli occhi lucenti.
- Già.-
- Va tutto bene, Luke?- domandò ancora. – Mi sembri…strano.-
- Ho qualche pensiero per la testa.- confessò lui.
- Oh, capisco. Spero che siano pensieri interessanti.-
Lui la guardò, forse troppo seriamente a confronto del tono giocoso che aveva usato lei. – Su questo, non ci sono dubbi, Brooke.- rispose.
  
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