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Autore: lemonade    20/11/2006    2 recensioni
Frank e Jake rimasero a fissarsi, le labbra del primo tese e sottili per la rabbia, quelle dell’altro più piene, increspate nel suo tipico sorriso spento.
< Beh, ci vediamo piccolo emo… - lo sfotté il rasta, raccogliendo il suo basso e passandogli accanto – io me la squaglio. >
< Bravo, è la cosa che ti riesce meglio…! > lo sferzò senza voltarsi.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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emo

La musica suonava stonata.

La batteria era troppo avanti col tempo, il basso troppo lento e scazzato, la pianola addirittura abbandonata, mentre le dita di Frank e la sua voce cercavano di seguire le note della canzone senza troppo entusiasmo. Il risultato, come potete immaginare, era orrido.

Succedeva sempre così.

Quando il loro leader era giù di morale tutto il gruppo sembrava deprimersi ed andare allo sfascio, non erano più in grado di strimpellare neanche la ninnananna di Brahms… e purtroppo quello era un periodo nero per Frank.

 

< Basta, ragazzi… non ne posso più! – si lamento il giovane, togliendosi la chitarra da tracolla e risistemandola nella custodia – Mi dispiace, ma mi viene voglia di suicidarmi a sentire quanto facciamo schifo… >

< E di chi è la colpa? > insinuò scocciato il bassista, un ragazzo abbronzato con dei rasta castano chiari ed un piercing al mento.

Frank non rispose, limitandosi ad arrotolare i cavi dell’amplificatore.

< E dai, Jake! – s’intromise il ciccione di colore che stava dietro alla batteria – Lo sai che la tipa l’ha mollato… >

< Non mi ha mollato, ok? – si difese con voce troppo acuta Frank, scostandosi la frangia nera e troppo lunga dagli occhi con un gesto stizzoso – Abbiamo deciso di fare una pausa. >

< una pausa iniziata sei mesi fa… - commentò ironico Jake, senza nascondere un ghigno crudele, per poi aggiungere con noncuranza – Guarda che per me puoi anche averla sgozzata e scaricata in fosso, l’importante è che ti dai una svegliata, bello, perché non ne posso più di quest’aria da funerale che ti porti addosso… >

< Ah! E cosa dovrei fare, eh? Jake? – si lamentò furioso il chitarrista, con gli occhi grigi che lampeggiavano d’ira – Farmene una diversa ogni sera, come fai tu? >

< Almeno io non ammorbo gli altri con le mie stupide crisi adolescenziali! > rispose secco l’altro, senza abbassare lo sguardo. La solita calma dissociata ed indifferente che rivolgeva a chiunque.

< Ragazzi dateci un taglio… - sospirò tristemente Tony, annusandosi distrattamente un’ascella pezzata, ormai abituato ai battibecchi tra i due. – Tra voi che litigate e Lloyd che non si presenta alle prove, io mi sono veramente rotto di cercare di tener insieme la band…! >

< Forse dovremmo scioglierla allora. > propose con leggerezza  Jake, gli occhi verdi che sfidavano Frank a lamentarsi, ma questo annui. < Sono d’accordo. Qui non si va da nessuna parte. >

Tony non si oppose, si alzò semplicemente dallo sgabello e lasciò il garage senza dire una parola.  Non aveva intenzione di dare a quei due stronzi un altro motivo per sfotterlo, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo piangere.

 

Frank e Jake rimasero a fissarsi, le labbra del primo tese e sottili per la rabbia, quelle dell’altro più piene, increspate nel suo tipico sorriso spento.

< Beh, ci vediamo piccolo emo… - lo sfotté il rasta, raccogliendo il suo basso e passandogli accanto – io me la squaglio. >

< Bravo, è la cosa che ti riesce meglio…! > lo sferzò senza voltarsi.

Jake si girò fingendo un risolino stupido, portandosi la mano alla bocca per imitare una ragazzina < E questa da che film l’hai presa? >

Il moro non rispose, qualunque cosa avesse detto l’altro avrebbe ribattuto con facilità, aumentando il suo odio in maniera esponenziale. Poco dopo sentì i passi del ragazzo allontanarsi senza salutarlo e a sua volta si mise la chitarra a spalle, montando in sella alla sua bici.

Si girò un ultima volta. Jake gli dava la schiena, camminando tranquillo con quella sua andatura un po’ ciondolante, i jeans larghi che toccavano a terra, le scarpe troppo grandi che minacciavano di sfilarsi ad ogni passo, i capelli che piovevano compatti su quelle spalle leggermente curve e piegate in avanti, avvallate anche dalla mano destra che profondava in una tasca.

 

Frank sbuffò.

Era davvero bravo ad andarsene.

Eppure lo aveva sempre invidiato: quel suo modo di essere sé stesso sempre e comunque, di non chiedere mai il permesso, di essere indipendente, coraggioso, di non aver mai bisogno di nessuno.

In vita sua non era mai riuscito a comportarsi come Jake.

Lui era sempre stato timido e riservato, quasi scusandosi d’esistere, aveva cominciato a fare punk solo per darsi un tono, per uscire dall’anonimato, ma dentro si sentiva più vuoto che mai.

Era proprio come l’aveva definito l’amico: un piccolo emo troppo magro e tormentato, dai capelli lunghi e lisci e la pelle pallida, con una perenne espressione di sconforto stampata in faccia.

 

Non aveva detto a nessuno perché Sharon l’avesse lasciato, non voleva ammetterlo neanche con sé stesso.

I mesi in cui erano stati insieme non erano stati nulla di eccezionale, non si rendevano particolarmente felici a vicenda e di sicuro non era amore il loro… era più una cosa tanto per fare, non esattamente una storia di sesso, perché a quel punto non c’erano ancora arrivati, ma quasi, ok?

E poi… c’era quello stronzo di Jake, che non gli dava tregua con il suo sarcasmo da quattro soldi, che sfotteva lui e la sua ragazza a non finire.

La odiava e non ne aveva mai fatto mistero, per lui era solo una stupida oca che voleva vivere di luce riflessa e per questo si era attaccata al loro cantante come una sanguisuga.

Il bassista, con quella sua faccia da schiaffi, era più il tipo che passa da un letto all’altro, quello che se le fa tutte e non ne ama mai nessuna.

Altra cosa che Frank invidiava.

Jake era un mago nell’evitare qualsiasi coinvolgimento, sia con le donne che con gli “amici”, diceva che i sentimenti erano solo per gli ipocriti.

 

Intanto Frank pedalava verso casa, tra i quartieri residenziali ben tenuti della periferia, chiedendosi se quel bastardo volesse bene almeno a sua madre.

Probabilmente no, avrebbe accampato qualche discorso sul fatto che il rapporto madre-figlio è stato sopravvalutato negli anni e che i bambini farebbero meglio a crescere nella giungla… ok, detto da Jake sarebbe suonato molto più sensato e fattibile.

 

< Ehi, ragazzi, lei è Sharon, la mia ragazza… >

< Davvero Franky? Credevo fossi gay… – aveva riso dietro gli occhiali scuri – Ora devo dieci dollari alla biondina dell’Azteque. >

 

Si comportava in quel modo odioso, si divertiva a metterlo in imbarazzo. Frank invece non sapeva mai ferirlo, si sentiva sempre troppo debole o era accecato dall’ira.

Solo due giorni dopo gli venivano in mente le parole con cui avrebbe potuto metterlo a tacere, ma nel frattempo Jake aveva senz’altro trovato altre mille cose a cui attaccarsi per umiliarlo.

Non era mai stata un’amicizia idilliaca la loro. Forse non era mai stata neanche un’amicizia.

 

Girò la bici, ricominciando a pedalare più forte, deciso a dirgli in faccia tutto quello che pensava di lui. Poco importava se non fosse riuscito a trattenere le lacrime, se avrebbe fatto un’altra volta la figura del perdente, se Jake gli avesse riso in faccia…

Doveva dirglielo, o sarebbe impazzito!

Sfrecciò davanti alla casa di Tony e continuò a correre, sperando di raggiungere il ragazzo prima che arrivasse a casa.

Lo vide proprio mentre girava l’angolo, tagliando per i giardinetti, ormai quasi deserti in quell’ora incerta, tra il pomeriggio e la sera.

 

< Jake! > lo chiamò, lasciando scivolare a terra la bici sul prato ed avanzando verso di lui. Era pronto anche a fare a botte.

L’altro si girò con il solito ghigno sulle labbra, < Cos’è, ciccio? Ti mancavo troppo? > disse sciallo.

Frank senti il sangue ribollirgli nelle vene, < No!, Sono venuto a dirti quanto mi fai schifo. -  urlò rabbioso – Io ti odio, tu non sei un essere umano. Tratti tutti con sufficienza, sei troppo impegnato a mandare a fanculo chi ti sta intorno per renderti conto di essere il peggiore… Sei un cacasotto che non vuole far avvicinare nessuno solo perché ha troppa paura di provare dei sentimenti! >

Il sorriso di Jake si allargò leggermente, prima che si lasciasse cadere a peso morto sull’erba, guardando il cielo che si tingeva lentamente di rosa per il tramonto.

< Che fai? > fece Frank stupito, scartando immediatamente l’idea che si fosse sentito male.

< Mi sono messo comodo, ho come l’impressione che la cosa andrà per le lunghe… > disse diverto il rasta, senza accennare ad alzarsi.

Frank ringhiò esasperato tanto quello riusciva a mandarlo fuori di testa e quando si arrabbiava sul naso gli si formavano tante pieghette, come se lo arricciasse, come se la sua faccia non fosse preparata a tanta furia. < Sei uno stronzo! >

< Che originalità! - commentò ironico l’altro, guardandolo di sottecchi prima di aggiungere, falsamente dispiaciuto – Oh, scusa! Non volevo certo interrompere la tua sequela d’insulti…! >

 

Il moro non riuscì più a trattenersi si lanciò su Jake, cominciando a colpirlo con violenza. Dato che non riusciva a ferirlo con le parole sarebbe passato ai fatti!

Ancora una volta però, era il bassista ad avere la forza dalla sua, essendo più grande di un anno e superando Frank in altezza di dieci centimetri buoni.

Si rotolarono un po’ nel parco, cercando di colpirsi, poi il più grande bloccò l’altro a terra, sedendosi a cavalcioni sopra di lui ed inchiodandogli i polsi ai lati della testa.

< Ti odio! > ansimò sconfitto il ragazzino, piegando la testa da un lato per non doverlo guardare negli occhi.

Jake sorrise in quel suo modo spavaldo e selvatico, < Sì, questo l’avevo capito. Sei piuttosto ripetitivo, sai? – sibilò a pochi centimetri dal suo viso – La prossima volta perché non ti appunti i concetti principali su dei cartoncini? Ho sentito che aiuta… >.

< Sei un bastardo! > ringhiò ancora Frank, sentendosi gli occhi bruciare.

< Ma davvero? Ti giuro che questa non l’avevo mai sentita…! > ghignò il ragazzo.

Il più giovane tornò a guardarlo con gli occhi sempre più lucidi e cercò ancora di scalfire quel muro d’indifferenza, < Ti diverti tanto ad umiliarmi, eh? >.

Jake non fece una piega, limitandosi ad osservare < Guarda che sei tu quello che mi ha rincorso cercando la lite… >

< Ma perché sei odioso! Come puoi voler sempre fare del male a quelli che cercano di essere tuoi amici…  > si lamentò, muovendosi leggermente sotto di lui, nel tentativo di liberarsi prima che le lacrime cominciassero a scendere.

< Si può sapere che ti ho fatto? – chiese Jake corrugando leggermente la fronte, ma la voce ancora indifferente – Hai sempre saputo chi sono e come mi comporto, se non ti sta bene gira al largo. >

< Certo! È sempre tutto un prendere o lasciare con te, vero? – disse Frank con la voce spezzata, mentre due gocce salate gli colavano sulle tempie – Che t’importa se io ci sto male… >

< Oddio! –  esclamò Jake, cercando di non ridergli in faccia – Ma ti senti? Sembra quasi che tu sia innamorato di me…! >

Il ragazzino non rispose, limitandosi a stringere gli occhi con forza.

L’altro gli lasciò i polsi e si alzò, allontanandosi da lui. < Merda… > fu il suo unico commento.

 

Frank si mise a sedere, raccogliendosi le ginocchia al petto ed evitando il suo sguardo. Si asciugò le lacrime con una manica della maglia a righe, sentendosi stupido come non mai. Non era decisamente quella l’intenzione con cui era partito, non credeva che Jake l’avrebbe capito… Ma Sharon sì.

A Sharon erano bastati pochi giorni per capire l’intera situazione e anche se lui aveva negato all’inverosimile, negli ultimi mesi si era reso conto che era vero: pensava molto di più all’amico che alla sua ragazza.

Niente di sconcio, ben inteso, in fondo era sempre Jake… ma doveva ammettere che la sua era proprio un’ossessione, le sue pare mentali finivano sempre lì, su quanto quello stronzo fosse “speciale”…

Era cotto.

 

Ovviamente non gli era mai passato neanche per l’anticamera del cervello di dichiararsi, aveva già difficoltà a fare la prima mossa con le ragazze, figuriamoci coi maschi!

E poi Jake era proprio il meno indicato per questo genere di cose. Non solo le sue imprese sessuali erano note in tutta la città, ma era anche emotivamente stitico!

 

< Wow…! > disse dopo un po’, facendo voltare Frank.

Era stravaccato su una panchina lì vicino, esausto, e lo guardava come allucinato, < Beh, io l’avevo detto che eri gay… > lasciò cadere.

< Non è importante, io non voglio niente da te… > precisò il ragazzino sentendosi ulteriormente ferito, deciso a togliergli il più possibile del potere che ora aveva su di lui.

Jake sorrise, < Davvero? E allora cos’erano tutte quelle scenate di poco fa? > chiese alzando un sopracciglio.

< Non era quello che ero venuto a dirti! > gracchiò Frank, cominciando a strappare ciuffi d’erba con disperazione, mentre sentiva il pianto affacciarsi di nuovo.

Il rasta annuì, < Già, infatti tu non hai detto niente… - sorrise della sua idea – soprattutto se censuriamo la parte in cui sciorini il tuo ristretto vocabolario d’insulti. >

< Guarda che il fatto che io sia un masochista a provare certe cose non toglie che tu sia uno stronzo! > spiegò tutto d’un fiato, difendendo la sua posizione iniziale, proprio non riusciva ad esprimere il concetto di amore rapportato a Jake.

L’altro sorrise scuotendo la testa, < Capisco… sei sempre stato un grand’incasinato per i miei gusti...! >

 

Ma come? Non urlava? Non rideva? Non dichiarava la sua eterosessualità al mondo intero?

 

< Cosa vorrebbe dire questo? > chiese Frank, reso calmo dallo stupore che inibiva ogni reazione.

< Uhm, niente credo. – rispose Jake, alzando le spalle – Solo che da bravo emo ci godi a crogiolarti nelle tue tragedie… >

< La pianti di darmi dell’emo?! > strillò l’interessato.

< Oddio! Adesso mi fai anche la ragazzina isterica? > sbuffò il ragazzo, mentre un angolo della sua bocca si alzava inevitabilmente verso l’alto.

Frank s’imbronciò e decise che non avrebbe più detto una parola.

Jake sorrise notando che aveva messo il muso e per stuzzicarlo domandò con noncuranza < Beh… allora adesso che si fa? >

< Come che si fa? > ribatté il moretto sbigottito, mordendosi immediatamente la lingua per aver parlato. Lo guardava con i suoi occhi grigi sbarrati, che ora sembravano di colpo trasparenti e fragili, come non ne aveva visti mai.

< Ti ho chiesto che vuoi fare. Faccio finta di non saperne niente e ti sfotto solo in privato o vuoi che chiudiamo qua la cosa. > disse tranquillissimo, mantenendo il solito tono strafottente.

Frank non capiva, < C’è differenza? >.

< Eh! – esclamò il rasta, come se la cosa fosse evidente. – Sai come la penso, ho sempre avuto una mentalità decisamente aperta… Per me non c’è alcun problema. >

< Coooosa? > fece l’altro continuando a fissarlo sempre più confuso.

Jake sorrise, era divertente sconvolgerlo < Mi sto offrendo di aiutarti a trovare la tua identità sessuale… nessun inutile sentimentalismo, chiaro? >

< No! Io non ne ho alcun bisogno! – s’impuntò il ragazzino, per niente interessato a farsi usare come passatempo – e non venire a fare il buon samaritano con me… non muoio dalla voglia di unirmi alla tua schiera di ammiratrici. >

< Ok! – sospirò un po’ deluso, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe da skater a scacchi – Posso andare a casa ora? > chiese annoiato.

 

< Ma non ti dà fastidio? – disse esasperato Frank, curioso di sapere se anche il suo interlocutore era fatto di carne ed aveva un qualche tipo di reazione. – Non ti fa schifo che io mio sia … beh! … lo sai, no? >

Il ragazzo rise < Innamorato, Franky!, neanche riesci a dirlo! – lo sfotté bonariamente – Al contrario di te, non sono un ipocrita. Non posso cambiare quello che senti e non ho neanche motivo di temere per la nostra amicizia dato che, come hai precisato più volte, tu mi odi. >

Ancora quella maledetta indifferenza! Se gli avessero detto che il mondo stava per finire lui probabilmente avrebbe scrollato le spalle dicendo “E allora? Dov’è la novità?”.

 

< Provi mai qualcosa? > chiese con un tono improvvisamente neutro, guardandolo fisso con i suoi occhi gelidi.

< Per te? > domandò Jake, ricambiando con un ghigno di sfida.

L’altro scosse la testa, < In generale. >

< hmm… raramente. – rispose con sincerità, come se ci stesse pensando davvero  – è noia per lo più. >.

< Non hai sentito niente quando t’insultavo o quando hai capito perché ero arrabbiato? > chiese ancora Frank, cercando di tirargli fuori un’emozione che fosse una.

< Allora è per te. – puntualizzò con un sorriso il suo avversario, prima di concedergli – Beh, oggi mi hai sorpreso, devo ammetterlo. >

< Sorpreso… > ripeté l’altro, pensando a come miseramente fosse fallito l’intento di farlo stare male.

< Ma mi avresti sorpreso di più se avessi accettato la mia proposta. > concluse Jake, studiando intensamente le sue reazioni.

 

Frank smise di strappare d’erba e interrompendosi al sentire quelle parole. Jake lo guardava intensamente, aspettando che dicesse qualcosa.

< Che stronzo! > furono le parole che gli uscirono di bocca.

L’altro rise, < Sei prevedibile!>

 

< Se io avessi detto di sì, mi avresti baciato? > chiese curioso, alzando un sopracciglio scettico.

< Cos’è? Ci stai ripensando? – lo provocò Jake spavaldo, un sorriso malizioso ad increspargli la bocca – La storia non si fa con i se… >

Frank scosse la testa. No, non lo avrebbe mai baciato, si divertiva semplicemente a prenderlo per il culo e quindi decise di stare al gioco.

< E va bene. – disse alzandosi e spolverandosi i jeans, Jake lo guardò stupito mentre si avvicinava e si sedeva accanto a lui sulla panchina. – Dai, baciami. >

Il sorriso del rasta si fece strano, Frank era pronto a quella gara a chi resiste di più, ma l’altro non fece storie: si sporse verso di lui senza toccarlo e lo baciò.

 

Iniziò come un bacio a stampo particolarmente lungo, le bocche una sull’altra, poi Jake si mosse delicatamente, scendendo a succhiargli il labbro con dolcezza.

Frank era sbalordito, non pensava che l’avrebbe fatto sul serio, o al massimo un sarebbe stato un bacetto veloce giusto per dimostrare di avere le palle…  invece il suo amico si stava proprio impegnando, lo baciava con gli occhi chiusi, la sua lingua lo leccava lenta e poteva sentire il suo piercing solleticargli leggero il mento.

 

Frank si sentì morire. Gli stava piacendo ed era proprio quello di cui aveva paura: Jake non era affidabile, non poteva essere la persona giusta.

 

Gli appoggiò le mani sulle spalle e lo spinse via in modo deciso, quasi brusco. Il ragazzo riaprì gli occhi verdi, quasi mascherati dalla pelle abbronzata, fece uno sguardo indifferente e gli chiese < Allora? Hai scoperto che ti eri sbagliato e che ti piacciono le ragazze? >

Frank lo guardò come se neanche lo vedesse, troppo sconvolto per rispondere agli insulti.

No, non si era sbagliato per niente. Jake gli piaceva proprio, anche nel senso sconcio a cui non voleva pensare… era una tragedia! Ora aveva in testa un sacco di immagini di loro due che lo facevano arrossire al solo pensiero…

 

< Dal colorito che hai assunto cosa devo dedurre? > domandò ancora Jake, lievemente divertito.

 

A Frank veniva da piangere, era fottuto! Completamente fottuto! La sua vita d’ora in poi sarebbe stata un inferno…

Una lacrima bastarda gli scivolò giù per la guancia, tradendo tutte le sue pare.

 

Jake la vide subito e stava giusto per chiedergli se baciava così bene da commuovere, quando scosse la testa e passò un braccio attorno alle spalle dell’altro, facendogli appoggiare la testa sul suo petto.

< Ok, Frank, la pianto. – sussurrò dolcemente, sorprendendolo – E ti prometto che non lo saprà nessuno… >

< Grazie. > disse piano, rilassandosi un po’ addosso a lui.

 

< Comunque capisco che ti abbia fatto schifo, - commentò Jake dopo un po’, cercando di non ridere – neanche un artista come me può fare molto se l’altro se ne sta fermo come uno stoccafisso…! >

< Ero sconvolto! – si lamentò Frank, alzandosi quel tanto che bastava a guardarlo negli occhi – Di solito bacio molto meglio di così…! >

< Punto primo: tu non mi hai baciato, sono io che ho baciato te, tu non hai neanche partecipato alla cosa. – disse ghignando senza riuscire a trattenersi, - Punto secondo: Certo, come no! “Puoi fare di meglio…!”…Dicono tutti così… >

 

< Cos’è? Vuoi la prova? > chiese Frank, socchiudendo gli occhi con fare calcolatore mentre le sue labbra si stiravano in un sorrisetto.

Jake era senza parole e chiuse la bocca solo per deglutire a disagio, non aveva mai visto quel espressione di sfida addosso al suo amico… e cos’era il calore che sentiva alle guance?

 

 

***

NdA: Scritta pensando alla gente che vedo sul pullman, speriamo che nessuno di loro la legga... XD

Inizialmente doveva essere la storia di Frank e Sharon, ma Jake mi è venuto talemente bene che era un peccato sprecare uno stronzo del genere, no?

Spero vi sia piaciuta, ormai mi sono data alle OneShot... mi piace l'idea di un mondo in 5 pagine! ^__^

 

Grazie per aver letto, lasciatemi un commento se vi va (che a me fa taaaaanto piacere ^^' )

*baci* Lem

  
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