La musica suonava
stonata.
La batteria era troppo avanti col
tempo, il basso troppo lento e scazzato, la pianola addirittura abbandonata,
mentre le dita di Frank e la sua voce cercavano di seguire le note della canzone
senza troppo entusiasmo. Il risultato, come potete immaginare, era
orrido.
Succedeva sempre così.
Quando il loro leader era giù di
morale tutto il gruppo sembrava deprimersi ed andare allo sfascio, non erano più
in grado di strimpellare neanche la ninnananna di Brahms… e purtroppo quello era
un periodo nero per Frank.
< Basta, ragazzi… non ne posso
più! – si lamento il giovane, togliendosi la chitarra da tracolla e
risistemandola nella custodia – Mi dispiace, ma mi viene voglia di suicidarmi a
sentire quanto facciamo schifo… >
< E di chi è la colpa? >
insinuò scocciato il bassista, un ragazzo abbronzato con dei rasta castano
chiari ed un piercing al mento.
Frank non rispose, limitandosi ad
arrotolare i cavi dell’amplificatore.
< E dai, Jake! – s’intromise il
ciccione di colore che stava dietro alla batteria – Lo sai che la tipa l’ha
mollato… >
< Non mi ha mollato, ok? – si
difese con voce troppo acuta Frank, scostandosi la frangia nera e troppo lunga
dagli occhi con un gesto stizzoso – Abbiamo deciso di fare una pausa.
>
< una pausa iniziata sei mesi
fa… - commentò ironico Jake, senza nascondere un ghigno crudele, per poi
aggiungere con noncuranza – Guarda che per me puoi anche averla sgozzata e
scaricata in fosso, l’importante è che ti dai una svegliata, bello, perché non
ne posso più di quest’aria da funerale che ti porti addosso… >
< Ah! E cosa dovrei fare, eh?
Jake? – si lamentò furioso il chitarrista, con gli occhi grigi che lampeggiavano
d’ira – Farmene una diversa ogni sera, come fai tu? >
< Almeno io non ammorbo gli
altri con le mie stupide crisi adolescenziali! > rispose secco l’altro, senza
abbassare lo sguardo. La solita calma dissociata ed indifferente che rivolgeva a
chiunque.
< Ragazzi dateci un taglio… -
sospirò tristemente Tony, annusandosi distrattamente un’ascella pezzata, ormai
abituato ai battibecchi tra i due. – Tra voi che litigate e Lloyd che non si
presenta alle prove, io mi sono veramente rotto di cercare di tener insieme la
band…! >
< Forse dovremmo scioglierla
allora. > propose con leggerezza
Jake, gli occhi verdi che sfidavano Frank a lamentarsi, ma questo annui.
< Sono d’accordo. Qui non si va da nessuna parte. >
Tony non si oppose, si alzò
semplicemente dallo sgabello e lasciò il garage senza dire una parola. Non aveva intenzione di dare a quei due
stronzi un altro motivo per sfotterlo, non gli avrebbe dato la soddisfazione di
vederlo piangere.
Frank e Jake rimasero a fissarsi,
le labbra del primo tese e sottili per la rabbia, quelle dell’altro più piene,
increspate nel suo tipico sorriso spento.
< Beh, ci vediamo piccolo emo…
- lo sfotté il rasta, raccogliendo il suo basso e passandogli accanto – io me la
squaglio. >
< Bravo, è la cosa che ti
riesce meglio…! > lo sferzò senza voltarsi.
Jake si girò fingendo un risolino
stupido, portandosi la mano alla bocca per imitare una ragazzina < E questa
da che film l’hai presa? >
Il moro non rispose, qualunque
cosa avesse detto l’altro avrebbe ribattuto con facilità, aumentando il suo odio
in maniera esponenziale. Poco dopo sentì i passi del ragazzo allontanarsi senza
salutarlo e a sua volta si mise la chitarra a spalle, montando in sella alla sua
bici.
Si girò un ultima volta. Jake gli
dava la schiena, camminando tranquillo con quella sua andatura un po’
ciondolante, i jeans larghi che toccavano a terra, le scarpe troppo grandi che
minacciavano di sfilarsi ad ogni passo, i capelli che piovevano compatti su
quelle spalle leggermente curve e piegate in avanti, avvallate anche dalla mano
destra che profondava in una tasca.
Frank
sbuffò.
Era davvero bravo ad
andarsene.
Eppure lo aveva sempre invidiato:
quel suo modo di essere sé stesso sempre e comunque, di non chiedere mai il
permesso, di essere indipendente, coraggioso, di non aver mai bisogno di
nessuno.
In vita sua non era mai riuscito a
comportarsi come Jake.
Lui era sempre stato timido e
riservato, quasi scusandosi d’esistere, aveva cominciato a fare punk solo per
darsi un tono, per uscire dall’anonimato, ma dentro si sentiva più vuoto che
mai.
Era proprio come l’aveva definito
l’amico: un piccolo emo troppo magro e tormentato, dai capelli lunghi e lisci e
la pelle pallida, con una perenne espressione di sconforto stampata in
faccia.
Non aveva detto a nessuno perché
Sharon l’avesse lasciato, non voleva ammetterlo neanche con sé
stesso.
I mesi in cui erano stati insieme
non erano stati nulla di eccezionale, non si rendevano particolarmente felici a
vicenda e di sicuro non era amore il loro… era più una cosa tanto per fare, non
esattamente una storia di sesso, perché a quel punto non c’erano ancora
arrivati, ma quasi, ok?
E poi… c’era quello stronzo di
Jake, che non gli dava tregua con il suo sarcasmo da quattro soldi, che sfotteva
lui e la sua ragazza a non finire.
La odiava e non ne aveva mai fatto
mistero, per lui era solo una stupida oca che voleva vivere di luce riflessa e
per questo si era attaccata al loro cantante come una
sanguisuga.
Il bassista, con quella sua faccia
da schiaffi, era più il tipo che passa da un letto all’altro, quello che se le
fa tutte e non ne ama mai nessuna.
Altra cosa che Frank
invidiava.
Jake era un mago nell’evitare
qualsiasi coinvolgimento, sia con le donne che con gli “amici”, diceva che i
sentimenti erano solo per gli ipocriti.
Intanto Frank pedalava verso casa,
tra i quartieri residenziali ben tenuti della periferia, chiedendosi se quel
bastardo volesse bene almeno a sua madre.
Probabilmente no, avrebbe
accampato qualche discorso sul fatto che il rapporto madre-figlio è stato
sopravvalutato negli anni e che i bambini farebbero meglio a crescere nella
giungla… ok, detto da Jake sarebbe suonato molto più sensato e
fattibile.
< Ehi, ragazzi, lei è Sharon,
la mia ragazza… >
< Davvero Franky? Credevo fossi
gay… – aveva riso dietro gli occhiali scuri – Ora devo dieci dollari alla
biondina dell’Azteque. >
Si comportava in quel modo odioso,
si divertiva a metterlo in imbarazzo. Frank invece non sapeva mai ferirlo, si
sentiva sempre troppo debole o era accecato dall’ira.
Solo due giorni dopo gli venivano
in mente le parole con cui avrebbe potuto metterlo a tacere, ma nel frattempo
Jake aveva senz’altro trovato altre mille cose a cui attaccarsi per
umiliarlo.
Non era mai stata un’amicizia
idilliaca la loro. Forse non era mai stata neanche
un’amicizia.
Girò la bici, ricominciando a
pedalare più forte, deciso a dirgli in faccia tutto quello che pensava di lui.
Poco importava se non fosse riuscito a trattenere le lacrime, se avrebbe fatto
un’altra volta la figura del perdente, se Jake gli avesse riso in
faccia…
Doveva dirglielo, o sarebbe
impazzito!
Sfrecciò davanti alla casa di Tony
e continuò a correre, sperando di raggiungere il ragazzo prima che arrivasse a
casa.
Lo vide proprio mentre girava
l’angolo, tagliando per i giardinetti, ormai quasi deserti in quell’ora incerta,
tra il pomeriggio e la sera.
< Jake! > lo chiamò,
lasciando scivolare a terra la bici sul prato ed avanzando verso di lui. Era
pronto anche a fare a botte.
L’altro si girò con il solito
ghigno sulle labbra, < Cos’è, ciccio? Ti mancavo troppo? > disse sciallo.
Frank senti il sangue ribollirgli
nelle vene, < No!, Sono venuto a dirti quanto mi fai schifo. - urlò rabbioso – Io ti odio, tu non sei
un essere umano. Tratti tutti con sufficienza, sei troppo impegnato a mandare a
fanculo chi ti sta intorno per renderti conto di essere il peggiore… Sei un
cacasotto che non vuole far avvicinare nessuno solo perché ha troppa paura di
provare dei sentimenti! >
Il sorriso di Jake si allargò
leggermente, prima che si lasciasse cadere a peso morto sull’erba, guardando il
cielo che si tingeva lentamente di rosa per il tramonto.
< Che fai? > fece Frank
stupito, scartando immediatamente l’idea che si fosse sentito
male.
< Mi sono messo comodo, ho come
l’impressione che la cosa andrà per le lunghe… > disse diverto il rasta,
senza accennare ad alzarsi.
Frank ringhiò esasperato tanto
quello riusciva a mandarlo fuori di testa e quando si arrabbiava sul naso gli si
formavano tante pieghette, come se lo arricciasse, come se la sua faccia non
fosse preparata a tanta furia. < Sei uno stronzo! >
< Che originalità! - commentò
ironico l’altro, guardandolo di sottecchi prima di aggiungere, falsamente
dispiaciuto – Oh, scusa! Non volevo certo interrompere la tua sequela
d’insulti…! >
Il moro non riuscì più a
trattenersi si lanciò su Jake, cominciando a colpirlo con violenza. Dato che non
riusciva a ferirlo con le parole sarebbe passato ai fatti!
Ancora una volta però, era il
bassista ad avere la forza dalla sua, essendo più grande di un anno e superando
Frank in altezza di dieci centimetri buoni.
Si rotolarono un po’ nel parco,
cercando di colpirsi, poi il più grande bloccò l’altro a terra, sedendosi a
cavalcioni sopra di lui ed inchiodandogli i polsi ai lati della
testa.
< Ti odio! > ansimò
sconfitto il ragazzino, piegando la testa da un lato per non doverlo guardare
negli occhi.
Jake sorrise in quel suo modo
spavaldo e selvatico, < Sì, questo l’avevo capito. Sei piuttosto ripetitivo,
sai? – sibilò a pochi centimetri dal suo viso – La prossima volta perché non ti
appunti i concetti principali su dei cartoncini? Ho sentito che aiuta…
>.
< Sei un bastardo! > ringhiò
ancora Frank, sentendosi gli occhi bruciare.
< Ma davvero? Ti giuro che
questa non l’avevo mai sentita…! > ghignò il ragazzo.
Il più giovane tornò a guardarlo
con gli occhi sempre più lucidi e cercò ancora di scalfire quel muro
d’indifferenza, < Ti diverti tanto ad umiliarmi, eh?
>.
Jake non fece una piega,
limitandosi ad osservare < Guarda che sei tu quello che mi ha rincorso
cercando la lite… >
< Ma perché sei odioso! Come
puoi voler sempre fare del male a quelli che cercano di essere tuoi amici… > si lamentò, muovendosi leggermente
sotto di lui, nel tentativo di liberarsi prima che le lacrime cominciassero a
scendere.
< Si può sapere che ti ho
fatto? – chiese Jake corrugando leggermente la fronte, ma la voce ancora
indifferente – Hai sempre saputo chi sono e come mi comporto, se non ti sta bene
gira al largo. >
< Certo! È sempre tutto un
prendere o lasciare con te, vero? – disse Frank con la voce spezzata, mentre due
gocce salate gli colavano sulle tempie – Che t’importa se io ci sto male…
>
< Oddio! – esclamò Jake, cercando di non ridergli
in faccia – Ma ti senti? Sembra quasi che tu sia innamorato di me…!
>
Il ragazzino non rispose,
limitandosi a stringere gli occhi con forza.
L’altro gli lasciò i polsi e si
alzò, allontanandosi da lui. < Merda… > fu il suo unico
commento.
Frank si mise a sedere,
raccogliendosi le ginocchia al petto ed evitando il suo sguardo. Si asciugò le
lacrime con una manica della maglia a righe, sentendosi stupido come non mai.
Non era decisamente quella l’intenzione con cui era partito, non credeva che
Jake l’avrebbe capito… Ma Sharon sì.
A Sharon erano bastati pochi
giorni per capire l’intera situazione e anche se lui aveva negato
all’inverosimile, negli ultimi mesi si era reso conto che era vero: pensava
molto di più all’amico che alla sua ragazza.
Niente di sconcio, ben inteso, in
fondo era sempre Jake… ma doveva ammettere che la sua era proprio un’ossessione,
le sue pare mentali finivano sempre lì, su quanto quello stronzo fosse
“speciale”…
Era cotto.
Ovviamente non gli era mai passato
neanche per l’anticamera del cervello di dichiararsi, aveva già difficoltà a
fare la prima mossa con le ragazze, figuriamoci coi maschi!
E poi Jake era proprio il meno
indicato per questo genere di cose. Non solo le sue imprese sessuali erano note
in tutta la città, ma era anche emotivamente stitico!
< Wow…! > disse dopo un po’,
facendo voltare Frank.
Era stravaccato su una panchina lì
vicino, esausto, e lo guardava come allucinato, < Beh, io l’avevo detto che
eri gay… > lasciò cadere.
< Non è importante, io non
voglio niente da te… > precisò il ragazzino sentendosi ulteriormente ferito,
deciso a togliergli il più possibile del potere che ora aveva su di
lui.
Jake sorrise, < Davvero? E
allora cos’erano tutte quelle scenate di poco fa? > chiese alzando un
sopracciglio.
< Non era quello che ero venuto
a dirti! > gracchiò Frank, cominciando a strappare ciuffi d’erba con
disperazione, mentre sentiva il pianto affacciarsi di
nuovo.
Il rasta annuì, < Già, infatti
tu non hai detto niente… - sorrise della sua idea – soprattutto se censuriamo la
parte in cui sciorini il tuo ristretto vocabolario d’insulti. >
< Guarda che il fatto che io
sia un masochista a provare certe cose non toglie che tu sia uno stronzo! >
spiegò tutto d’un fiato, difendendo la sua posizione iniziale, proprio non
riusciva ad esprimere il concetto di amore rapportato a
Jake.
L’altro sorrise scuotendo la
testa, < Capisco… sei sempre stato un grand’incasinato per i miei gusti...!
>
Ma come? Non urlava? Non rideva?
Non dichiarava la sua eterosessualità al mondo intero?
< Cosa vorrebbe dire questo?
> chiese Frank, reso calmo dallo stupore che inibiva ogni
reazione.
< Uhm, niente credo. – rispose
Jake, alzando le spalle – Solo che da bravo emo ci godi a crogiolarti nelle tue
tragedie… >
< La pianti di darmi dell’emo?!
> strillò l’interessato.
< Oddio! Adesso mi fai anche la
ragazzina isterica? > sbuffò il ragazzo, mentre un angolo della sua bocca si
alzava inevitabilmente verso l’alto.
Frank s’imbronciò e decise che non
avrebbe più detto una parola.
Jake sorrise notando che aveva
messo il muso e per stuzzicarlo domandò con noncuranza < Beh… allora adesso
che si fa? >
< Come che si fa? > ribatté
il moretto sbigottito, mordendosi immediatamente la lingua per aver parlato. Lo
guardava con i suoi occhi grigi sbarrati, che ora sembravano di colpo
trasparenti e fragili, come non ne aveva visti mai.
< Ti ho chiesto che vuoi fare.
Faccio finta di non saperne niente e ti sfotto solo in privato o vuoi che
chiudiamo qua la cosa. > disse tranquillissimo, mantenendo il solito tono
strafottente.
Frank non capiva, < C’è
differenza? >.
< Eh! – esclamò il rasta, come
se la cosa fosse evidente. – Sai come la penso, ho sempre avuto una mentalità
decisamente aperta… Per me non c’è alcun problema. >
< Coooosa? > fece l’altro
continuando a fissarlo sempre più confuso.
Jake sorrise, era divertente
sconvolgerlo < Mi sto offrendo di aiutarti a trovare la tua identità
sessuale… nessun inutile sentimentalismo, chiaro? >
< No! Io non ne ho alcun
bisogno! – s’impuntò il ragazzino, per niente interessato a farsi usare come
passatempo – e non venire a fare il buon samaritano con me… non muoio dalla
voglia di unirmi alla tua schiera di ammiratrici. >
< Ok! – sospirò un po’ deluso,
abbassando lo sguardo sulle sue scarpe da skater a scacchi – Posso andare a casa
ora? > chiese annoiato.
< Ma non ti dà fastidio? –
disse esasperato Frank, curioso di sapere se anche il suo interlocutore era
fatto di carne ed aveva un qualche tipo di reazione. – Non ti fa schifo che io
mio sia … beh! … lo sai, no? >
Il ragazzo rise < Innamorato,
Franky!, neanche riesci a dirlo! – lo sfotté bonariamente – Al contrario di te,
non sono un ipocrita. Non posso cambiare quello che senti e non ho neanche
motivo di temere per la nostra amicizia dato che, come hai precisato più volte,
tu mi odi. >
Ancora quella maledetta
indifferenza! Se gli avessero detto che il mondo stava per finire lui
probabilmente avrebbe scrollato le spalle dicendo “E allora? Dov’è la novità?”.
< Provi mai qualcosa? >
chiese con un tono improvvisamente neutro, guardandolo fisso con i suoi occhi
gelidi.
< Per te? > domandò Jake,
ricambiando con un ghigno di sfida.
L’altro scosse la testa, < In
generale. >
< hmm… raramente. – rispose con
sincerità, come se ci stesse pensando davvero – è noia per lo più.
>.
< Non hai sentito niente quando
t’insultavo o quando hai capito perché ero arrabbiato? > chiese ancora Frank,
cercando di tirargli fuori un’emozione che fosse una.
< Allora è per te. –
puntualizzò con un sorriso il suo avversario, prima di concedergli – Beh, oggi
mi hai sorpreso, devo ammetterlo. >
< Sorpreso… > ripeté
l’altro, pensando a come miseramente fosse fallito l’intento di farlo stare
male.
< Ma mi avresti sorpreso di più
se avessi accettato la mia proposta. > concluse Jake, studiando intensamente
le sue reazioni.
Frank smise di strappare d’erba e
interrompendosi al sentire quelle parole. Jake lo guardava intensamente,
aspettando che dicesse qualcosa.
< Che stronzo! > furono le
parole che gli uscirono di bocca.
L’altro rise, < Sei
prevedibile!>
< Se io avessi detto di sì, mi
avresti baciato? > chiese curioso, alzando un sopracciglio
scettico.
< Cos’è? Ci stai ripensando? –
lo provocò Jake spavaldo, un sorriso malizioso ad increspargli la bocca – La
storia non si fa con i se… >
Frank scosse la testa. No, non lo
avrebbe mai baciato, si divertiva semplicemente a prenderlo per il culo e quindi
decise di stare al gioco.
< E va bene. – disse alzandosi
e spolverandosi i jeans, Jake lo guardò stupito mentre si avvicinava e si sedeva
accanto a lui sulla panchina. – Dai, baciami. >
Il sorriso del rasta si fece
strano, Frank era pronto a quella gara a chi resiste di più, ma l’altro non fece
storie: si sporse verso di lui senza toccarlo e lo baciò.
Iniziò come un bacio a stampo
particolarmente lungo, le bocche una sull’altra, poi Jake si mosse
delicatamente, scendendo a succhiargli il labbro con
dolcezza.
Frank era sbalordito, non pensava
che l’avrebbe fatto sul serio, o al massimo un sarebbe stato un bacetto veloce
giusto per dimostrare di avere le palle… invece il suo amico si stava proprio
impegnando, lo baciava con gli occhi chiusi, la sua lingua lo leccava lenta e
poteva sentire il suo piercing solleticargli leggero il
mento.
Frank si sentì morire. Gli stava
piacendo ed era proprio quello di cui aveva paura: Jake non era affidabile, non
poteva essere la persona giusta.
Gli appoggiò le mani sulle spalle
e lo spinse via in modo deciso, quasi brusco. Il ragazzo riaprì gli occhi verdi,
quasi mascherati dalla pelle abbronzata, fece uno sguardo indifferente e gli
chiese < Allora? Hai scoperto che ti eri sbagliato e che ti piacciono le
ragazze? >
Frank lo guardò come se neanche lo
vedesse, troppo sconvolto per rispondere agli insulti.
No, non si era sbagliato per
niente. Jake gli piaceva proprio, anche nel senso sconcio a cui non voleva
pensare… era una tragedia! Ora aveva in testa un sacco di immagini di loro due
che lo facevano arrossire al solo pensiero…
< Dal colorito che hai assunto
cosa devo dedurre? > domandò ancora Jake, lievemente
divertito.
A Frank veniva da piangere, era
fottuto! Completamente fottuto! La sua vita d’ora in poi sarebbe stata un
inferno…
Una lacrima bastarda gli scivolò
giù per la guancia, tradendo tutte le sue pare.
Jake la vide subito e stava giusto
per chiedergli se baciava così bene da commuovere, quando scosse la testa e
passò un braccio attorno alle spalle dell’altro, facendogli appoggiare la testa
sul suo petto.
< Ok, Frank, la pianto. –
sussurrò dolcemente, sorprendendolo – E ti prometto che non lo saprà nessuno…
>
< Grazie. > disse piano,
rilassandosi un po’ addosso a lui.
< Comunque capisco che ti abbia
fatto schifo, - commentò Jake dopo un po’, cercando di non ridere – neanche un
artista come me può fare molto se l’altro se ne sta fermo come uno stoccafisso…!
>
< Ero sconvolto! – si lamentò
Frank, alzandosi quel tanto che bastava a guardarlo negli occhi – Di solito
bacio molto meglio di così…! >
< Punto primo: tu non mi hai
baciato, sono io che ho baciato te, tu non hai neanche partecipato alla cosa. –
disse ghignando senza riuscire a trattenersi, - Punto secondo: Certo, come no!
“Puoi fare di meglio…!”…Dicono tutti così… >
< Cos’è? Vuoi la prova? >
chiese Frank, socchiudendo gli occhi con fare calcolatore mentre le sue labbra
si stiravano in un sorrisetto.
Jake era senza parole e chiuse la bocca solo per deglutire a disagio, non aveva mai visto quel espressione di sfida addosso al suo amico… e cos’era il calore che sentiva alle guance?
***
NdA: Scritta pensando alla gente che vedo sul pullman, speriamo che nessuno di loro la legga... XD
Inizialmente doveva essere la storia di Frank e Sharon, ma Jake mi è venuto talemente bene che era un peccato sprecare uno stronzo del genere, no?
Spero vi sia piaciuta, ormai mi sono data alle OneShot... mi piace l'idea di un mondo in 5 pagine! ^__^
Grazie per aver letto, lasciatemi un commento se vi va (che a me fa taaaaanto piacere ^^' )
*baci* Lem