ff10
Ormai era inevitabile nascondere la pancia.
Erano passati quattro mesi da quando avevo visto per l’ultima volta Julius.
Dedicavo tutta me stessa all’allenamento, ma ormai non potevo sforzarmi molto.
Alsir non disse nulla, non alzò la voce, mi disse solamente che mi sarebbe
stato accanto e così gli altri. Era strano portare delle creature in grembo,
era una sensazione bellissima ma allo stesso tempo preoccupante. Che mamma
sarei stata per mio figlio o per i miei figli? Premurosa? Severa? Paziente? Non
avevo idea. Tutti volevano sapere di chi erano quei figli,
ma non riuscivo a dirlo. Non era paura la mia, era solo che quel segreto era
mio e di nessun’altro. Quante volte andavo in una finestra qualsiasi a guardare
il cielo stellato, la luna, la mia amata luna che mi bagnava del suo chiarore,
e quante volte guardavo il cielo per vedere se qualche stella aveva il suo
volto, quante volte chiedevo alla luna come stava, se era felice con quella
vampira che me lo aveva portato via. Domande che non avevano risposta se non
quelle rare lacrime amare che uscivano ormai a stento dagli occhi.
“ Lilia?”
“ Oh, ciao Sirius, come stai?”
“ Tutto bene, grazie. Alsir mi ha
mandato a cercarti, non so per cosa di preciso.”
“ Grazie Sirius, vado subito.”
Scesi le scale, attraversai vari corridoi e mi
trovai nella famosa stanza dove Alsir mi ricevette per la prima volta.
“ Ciao Lilia, come stai?”
“ Bene Alsir, come sempre.”
“ Vuoi fingere anche con me? Ti
considero come una figlia e so per certo che la creatura che porti in grembo è
l’incrocio proibito. Dimmi è stato un vampiro?”
“ Si, Alsir. E’ quel famoso
ragazzo di cui ti parlai all’inizio, quel ragazzo che è stato trasformato in
vampiro. Scusami, ci vedevamo di nascosto, mi mancava quando non era con me,
non me ne pento perché lo amo, mi interessa il suo bene anche se ora sta con
una vampira per paura di essere scoperto. Ecco ti ho detto quello che volevi
sapere.”
“ Immaginavo. Ti sei comportata
nello stesso identico modo di mio figlio. Vuoi sapere il continuo del libro?”
“Si.”
“ Devi sapere che dopo la morte
della principessa, io, mio figlio e tutta la nostra razza siamo fuggiti, ormai
eravamo nemici giurati, e poi per cosa? Perché due giovani si erano innamorati
ma erano di razze diverse. Mio figlio si riprese dalle ferite che gli avevano
inferto, ma non da quella che gli avevano ucciso l’amata davanti agli occhi.
L’amava molto, sai si erano pure sposati di nascosto, l’ho scoperto in seguito.
Impazzii dal dolore sai? Si uccise una sera lasciando i ciondoli uno accanto
all’altro. Le lotte fra i vari clan diventavano sempre più violente, i
licantropi venivano uccisi a dozzine, divenimmo inferiori di numero, ma più pericolosi.
E fra 1000 anni succederà di nuovo. Mi dispiace di averti trasformato in una di
noi, mi dispiace per quello che è successo con quel ragazzo.”
“ E’ tutto ok, Alsir,
tranquillo.”
“ Piccola mia, voglio sapere come
sta la creatura che porti in grembo. Abbiamo dei dottori bravi, ne ho chiamato
uno per farti visitare.”
C’era una donna vicino a lui, con un’altra
ragazza, mi disse di stendermi in quel lettino che avevano messo prima che
venissi e Alsir andò fuori. Rimasi sola con la dottoressa e l’infermiera per
modo di dire.
“ Tu devi essere Lilia, io sono
la dottoressa Blizzard, vieni, accomodati, non aver paura, non ti farò del
male.”
Mi stesi in quel lettino, mi alzarono la
maglia e incominciarono a spalmarmi sul basso ventre una pomata gelida e poi
incominciarono a spalmarmi la pomata con un marchingegno. In un marchingegno
accanto si vedevano delle immagini.
“ Ecco, in questo momento questo
è il tuo utero e quelle che vedi sono due bimbi. Aspetti due gemelli mia cara,
vuoi sapere di che sesso sono?”
“ No, non voglio saperlo. Mi
basta sapere che stanno bene.”
“ Oh, per stare bene stanno bene,
sono in ottima forma. A quanto pare sei all’inizio del quinto mese di
gravidanza. Dimmi il padre lo sa?”
“ No.”
“ Ah, capisco. Beh adesso puoi
scendere dal lettino, la prossima visita te la farò al settimo e all’ottavo
mese di gravidanza, per vedere se è tutto ok.”
“ Va bene.”
Scesi e mi pulii con un pezzo di carta dalla
pomata gelata. L’infermiera aprì la porta e Alsir e tutti gli altri entrarono
nella stanza. Che confusione! Dissi solamente che erano due gemelli, ma il
sesso no, non lo sapevo neanche io e non volevo saperlo. A me bastava che
stavano bene.
Dopo dieci minuti andammo a
tavola, era anche tardi, ma non importava. Era strano come nessuno dei presenti
non pensasse a quella guerra che ci sarebbe stata, era come se fosse lontana.
Si, forse era così, ma per quanto lo sarebbe stata? Quella sera cenammo con la
terrazza aperta, venivamo bagnati dallo spicchio di luna.
E poi mi ritrovai li, in quel cimitero, con i
ricordi amari che inondavano la mia mente, guardavo tutto tristemente, come se
fosse passato un’eternità dall’ultima volta che mi trovai li, invece erano
passati solo quattro mesi. Com’era bello quella sera il cielo! Nero come la
pece, nessuna stella, solo la luna che illuminava tutto.
Mi voltai e lo vidi, non lo avevo
sentito arrivare.
“ Ciao Lilia, è tanto che non ci
vediamo, come stai?”
Io stavo zitta, li, immobile. Le parole non
uscivano, restavano in silenzio in gola.
“ Non vuoi più parlarmi?”
“ Perché non dovrei parlarti?”
“ Lo sai il motivo.”
Non resistetti e scappai, si scappai da lui,
dalla sua vista, da quello sguardo che mi era tanto mancato, dalla persona in
se.
“ Ehi, dove stai correndo?????”
Prese ad inseguirmi. Purtroppo scoprì dopo che
stavo correndo dalla parte sbagliata, stavo correndo dritto dai nemici. Julius
correva più veloce di me e mi raggiunse prendendomi per mano.
“ Dove stai correndo? Sei
impazzita? Vuoi che ti uccidano?”
Un rumore di passi lo fece zittire subito e mi
spinse verso la caverna, quella caverna dove lui stette quel breve tempo, mi
spinse appena in tempo.
“ Con chi stavi parlando Julius?”
“ Con nessuno, Michelle, sono
solo.”
“ Meglio così.”
Si avvicinò a lui e incominciò a baciargli il
collo, a morderlo.
“ No, Michelle, non mi va.”
“ Di cosa hai paura? Che qualcuno
ci veda?”
“ No, non mi importa che ci veda
qualcuno, solo che non mi va e basta.”
“ Strano, di solito quando mi
vesto così non mi resisti. Pazienza. Se vuoi sai dove trovarmi.”
E andò via. Io guardavo la scena da dentro la
caverna, da quella caverna che mi proteggeva col suo buio. Julius non si mosse
da dove era finché lei non se ne fosse andata del tutto. Poi entrò dentro.
“ Ehi, c’è mancato poco che ci
scoprissero. Tu devi essere pazza. Ma mi vuoi rispondere?”
“ Per dirti cosa?”
“ Quello che vuoi.”
Non dissi una parola.
“ Ti ricordi quando venivamo qui?
Che tu avevi paura che ci vedesse qualcuno e ti mettevi nell’angolo in fondo e
io che ti abbracciavo? Cosa è cambiato?”
“ Il fatto che avevi paura, paura
che ti scoprissero che stavi con me. Il fatto che hai preferito un’altra a me.
Vuoi che continui?”
“ No, ti sei espressa
chiaramente. Mi porti rancore. Volevo parlare da amici, cazzo!”
Uscì senza rispondere. Cosa avrei dovuto
dirgli? Che lo amavo ancora? No, non era il caso.
“ CAZZO RISPONDIMI QUANDO TI
PARLO, NON TI CHIEDO TANTO. NON VOLEVO CHE FINISSE COSI’. RISPONDIMI!”
E mi abbracciò per poi staccarsi subito
spostando gli occhi verso la mia pancia.
“ Te ne sei accorto ora?”
Non disse nulla.
“ SI, SONO INCINTA. OGGI HO
SCOPERTO CHE SONO DUE GEMELLI. SONO AL QUINTO MESE, VUOI SAPERE ALTRO? BEH NON
TI POSSO DARE RISPOSTE. VAI DALLA TUA MICHELLE E LASCIAMI IN PACE”
Le gridai queste parole, con tutta la rabbia
che avevo nel corpo, ma cosa serviva gridare? Le lacrime dopo tanto tempo
incominciarono a scendere giù, non me ne vergognavo, avevo solo amarezza. E lui
li, che mi guardava, in silenzio, che non faceva niente.
“ Vuoi dirmi qualcosa? Devi dirmi
altro?”
Non mi rispose, aveva solo lo sguardo
abbassato, non mi guardava neanche.
“ Il silenzio dice tutto. Ciao.”
Me ne andai, passando per quel bosco che vidi
una volta, me ne andai con la speranza che lui mi fermasse e mi abbracciasse,
ma non lo fece, era li, fermo. Arrivai al cimitero, davanti quel loculo dove
avvenne tutto e dove tutto finì. Li, dove due vite incominciarono a nascere
dentro di me.
Due braccia incominciarono ad
avvolgermi in un abbraccio, una mano spostò i miei capelli di lato, sentivo un
respiro sul mio collo.
“ Mi dispiace, mi dispiace
davvero. So che ormai il danno è fatto, so che hai sofferto, e non so più se mi
ami o meno. Non ti ho vista e sentita per quattro mesi. Sono sembrati
un’eternità. Mi sei mancata, non sapevo più come stavi, non sapevo niente di
loro, non sapevo più niente. Lilia, io ho capito una cosa, e tu avevi ragione.
Io avevo paura, si è vero, paura di essere scoperto, di essere ucciso, ma la
mia paura più grande è stata quando hai corso dritto verso la strada che conduce
ai vampiri, li a morte certa. Il cuore ha incominciato a battere a più non
posso, e quando è arrivata Michelle, sapendo che tu eri li. A me non mi importa
niente di loro, di lei, mi interessa solo di te, e forse l’ho capito troppo
tardi, quando molto probabilmente già ti ho persa. Ti amo.”
Il cuore andava veloce, il mio e il suo,
andavo sincronizzati.
“ Baciami, come sta facendo la
luna su di me con il suo chiarore, sono tua, come sono di essa, che ci unisce
stasera sotto di essa. Fa del male al mio corpo che ha sofferto la lontananza
del tuo, fammi male come quando mi mordi.”
Lo baciai su quel collo che conoscevo, le mie
mani strette sui suoi capelli mentre lui baciava me stringendomi forte a lui.
“ Dimmi che non mi lascerai di
nuovo, ho bisogno di sentirmelo dire.”
“ No, non ti lascerò. Brucia la
mia pelle come fa il sole che tanto amavo quando ero umano. Brucia la mia anima
che ti ho dato, mordimi, voglio sentirti dentro di me. Tuo, tuo per sempre.”
Quanto mi erano mancati quei baci, il corpo,
il suo sapore, lui. Quella sera eravamo sotto un unico cielo stellato, li
abbracciati, soli.
“ Restiamo qui stasera, non si
accorgeranno della mia assenza, ci sono abituati e poi devo fare la guardia. Ti
amo.”
“ Ti amo anche io, non ho
smesso.”
Quella sera rimanemmo li, abbracciati a
guardare la luna che ormai faceva parte di noi.