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Autore: Shinkocchi_    30/04/2012    2 recensioni
Il suo nome non iniziava con la lettera R, come quello dei fratelli…
Non andava proprio a braccetto con l’inglese, e non era mai stata in America…
Per di più, negli sport era una frana, e di certo, nel tennis non brillava…
Però, che qualcuno avesse da ridire o meno, Sekai era un'Echizen…
E questo non sarebbe mai cambiato…
Genere: Commedia, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'When prince’s sister comes back…'
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Ryoma, Sekai e…

 
Le sembrava di sentire il cuore più grave ad ogni suono, quasi quelle stessero urlando. Certo, non che fosse facile distinguere un grido dall’altro, eppure, se ascoltato attentamente ciascuno era, anche se in minima parte, diverso…innegabilmente.
E questo grido giungeva alle sue orecchie con diverse forme: a volte ovattato e lontano, quasi come un’eco, altre brusco e violento, simile al rombo di un tuono.
Normalmente, chiunque avrebbe provato tedio, o perlomeno semplice noia nel percepirlo…ma lei non riusciva a fare a meno di provare una particolare gioia.

E già, amava quel colore plumbeo che avvolgeva il cielo e la terra con quell’atmosfera così surreale, amava il movimento che ciascuna goccia percorreva sui vetri facendoli tintinnare, amava quell’odore leggero che si spandeva per le strade ed i boschi durante un temporale…non poteva farci nulla…amava la pioggia.
Forse perché pensava rappresentasse le lacrime di quella divinità che lei identificava con il Cielo, come le avevano raccontato i nonni in una storia.
Forse perché, a parer suo, ogni singola goccia non era altro che un’anima destinata a reincarnarsi in qualche forma di vita su quella Terra, non importava fosse pianta, animale o essere umano. Si. La seconda idea le piaceva nettamente di più e rispecchiava pienamente la sue idea utopistica di mondo che solo un bambino della sua età poteva avere. Era bello pensare di essere stata, anche se per pochi secondi, una piccola e libera goccia caduta dal Cielo.
Ed ogni volta che le sentiva infrangersi, più o meno forte, sul terreno, aveva l’impressione che gridassero proprio come un bambino quando viene al mondo.
Forse perché spaventate ed impaurite…non l’aveva mai capito in realtà.
Già, la pioggia rendeva tutto incredibilmente romantico e misterioso ai suoi occhi e per questo l’adorava, però…c’era un’altro motivo, un vero motivo per cui amava quel fenomeno atmosferico così osteggiato da tutti.
-Nee…- la voce di un bambino seduto vicino a lei, sulla panchina di legno della fermata dell’autobus, richiamò la sua attenzione -…ho fame…-
-Non possiamo andare a casa ora, ci bagneremmo, Ryoma…- rispose osservando con un sorriso quel paesaggio incontaminato di Hokkaido che l’aveva sempre affascinata tanto, mutato a causa del temporale, mentre loro due stavano riparati sotto l’ormai vecchia tettoia  della fermata del mezzo.
Lo vide gonfiare le guance in segno di disappunto, incrociando le braccia al petto –è tutta colpa sua…- mormorò il bambino sbuffando.
La bambina rise, appoggiando il mento sulla ginocchia –vedrai che presto sarà qui…ne sono certa-
 
-È da un po’ di tempo che non ci vediamo, Chibisuke!-
Bastarono undici parole esatte ed una frase si impose prepotentemente fra i campi, sopra tutte le altre, o almeno, parve così a Ryoma, che non riuscì a recepire nient’altro fra quella confusione.
Era cominciato tutto nel momento in cui lui e gli altri sconfitti, i Black Jersey, erano tornati dai campi di allenamento sulla montagna, sconfiggendo il 2nd Court.
Avevano così finalmente rincontrato i loro compagni, che ora erano diventati il 3th Court e…sua sorella…ed ancora, non era riuscito a comprendere cosa diamine lei ci facesse li…
Infine, avevano partecipato ad un match organizzato contro i 1st Stringers, appena rientrati dall’estero, durante il quale, Byoudouin, uno dei giocatori avversari aveva cercato di ferire lui e Tokugawa con uno dei suoi servizi.
Così, non avrebbe saputo dire se per fato o casualità, era intervenuto repentinamente quel giovane incappucciato, che aveva respinto con estrema facilità il colpo, e che dopo si era voltato e con quel dannato sorriso strafottente gli aveva rivolto quelle undici testuali parole. È da un po’ di tempo che non ci vediamo, Chibisuke!
Un silenzio surreale si era venuto a creare fra gli spalti e gli altri giocatori non poterono fare a meno di domandarsi cosa stesse succedendo –ehi, quei due si conoscono?-
-Così pare, Kenya- rispose Oshitari sistemandosi gli occhiali.
-Forse è un giocatore che Echizen ha incontrato durante qualche torneo all’estero!- aggiunse Shishido, volgendo lo sguardo al campo.
Ryoma, al contrario, non trovò nulla da dire. Non riuscì a fare altro che restare impietrito a fissare il volto del ragazzo, che stava giocando con un’arancia.
Solo, pregò con tutto il cuore che lei non lo incontrasse…anche se in fondo lo sapeva già come sarebbe andata a finire…
 
Passi veloci e ritmati risuonarono nei corridoi della struttura, nella quale un’indemoniata Echizen Sekai stava camminando. Momoshiro l’aveva avvisata di quanto era accaduto e lei non aveva potuto fare a meno di scattare come una furia verso l’esterno per cercare il tizio che aveva provato a fare del male al suo fratellino –quel maledetto…se lo becco, giuro che lo faccio a pezzi…- ringhiò, raggiungendo il cortile, dove erano radunati gli altri.
Eiji si voltò, impallidendo alla sua vista –dov’è? Dov’è? Dov’è?- domandò.
–S-s-secchan!- disse il ragazzo –non è…successo nulla ad Ochibi, sta bene!-
-Dov’è?- continuò lei, spaventandoli.
-Calmati!- esclamò Shiraishi mettendole le mani sulle spalle –non ti serve a niente arrabbiarti così!- la riprese con espressione severa.
La ragazza abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro per poi respirare a fondo –scusa…-
-Ryoma non si è fatto nulla…quel ragazzo è intervenuto e l’ha salvato!- le sorrise.
-Come? Che…ragazzo?-
Con un cenno di mano Niou le indicò i campi e lei si avvicinò alla ringhiera nel tentativo di vederlo meglio.
Fu una fitta al cuore quella che la colse nel momento in cui lo notò fra tutti. Un ragazzo alto, probabilmente di un paio di anni più grande di lei, con la divisa dell’U17 ed in mano una racchetta ed un’arancia; i capelli erano di quel colore verde così particolare che distingueva lei e Ryoma e gli occhi castani, simili a quelli del suo vecchio.
-…non è…possibile…- sussurrò soprappensiero, stringendo la ringhiera con forza.
-Ehi, tutto bene?- le domandò Kenya.
Non rispose, tenendo lo sguardo fisso su di lui, che guardava con aria quasi di sfida il suo fratellino, che invece aveva lo sguardo imbambolato e confuso…quel dannato sorrisetto…come lo detestava…
-Ohi, Ochibi, lo conosci?- chiese Kikumaru indicando il moro ed avvicinandosi a lui con Momoshiro.
Il ragazzino abbassò la testa –no…affatto…-
L’interessato cominciò a ridere –ohi, ohi, non dirmi che hai dimenticato il viso del tuo stesso fratello!-
-Fratello!?- esclamarono in coro i giocatori, allibiti da quella rivelazione, guardando i due ragazzi per un qualche segnale di consenso –tu sei…sei veramente il fratello di Echizen?- Ryoma e Sekai sentirono il cuore duolerli.
-Mi chiamo Echizen Ryoga- ghignò -yoroshiku!-
 
-Ryo-nii-san!- la voce di Sekai tuonò fra le stanze della casa dei loro nonni, ad Hokkaido.
-Che cosa succede, Chibichan?- domandò seccato il ragazzino poco più grande di lei.
-Ti sei mangiato le nostre fette di torta!- esclamò entrando nella stanza, con al fianco un bambino più piccolo, anche lui arrabbiato.
-E allora?-
-Sei cattivo! La tua te l’eri già presa!- disse Ryoma.
-Ryo-nii-chan ha ragione, sei davvero cattivo!-
-Vi sbagliate, sono il fratello maggiore. Devo preoccuparmi che i miei fratellini crescano sani e forti! Non vi fa bene mangiare la torta!- rise, scompigliando i capelli ad entrambi.
-Ryo-nii-san!- gridarono in coro, mentre lui usciva di fretta di casa, ghignando divertito.
I due bambini gli fecero la linguaccia –andiamo a preparare la nostra vendetta, Ryo-nii-chan?-
Il piccolo annuì, deciso –d’accordo, Kai-nee-chan!-
 
-Echizen Ryoga?! Ma allora sei davvero fratello di Echizen e Sekai-chan!- esclamò Marui volgendo lo sguardo ai due diretti interessati.
-Mh? Sekai-chan?- chiese Ryoga confuso, girandosi –ma allora questa è una vera e propria riunione di famiglia!- le sorrise, facendo cambiare l’espressione della ragazza da esterrefatta a furiosa -comunque, dovevo aspettarmelo che nessuno dei due vi avesse mai parlato di me…- Ryoma strinse forte la racchetta, mentre Sekai si morse il labbro.
-Allora, ci sono tre giovani Echizen…chissà se anche lui è bravo come il fratello ed il padre…- disse Atobe.
-Non dire sciocchezze!-  sibilò la giovane Echizen dagli spalti –Nanjiro Echizen ha solo due figli!-
-Ma Secchan lui ha detto che…-
-NANJIRO ECHIZEN HA SOLO DUE FIGLI!- ribadì lei interrompendolo e facendo calare un silenzio di tomba nel campo.
Poi, corse via di li il più velocemente possibile mentre Ryoma soffocò un gemito.
-Sempai!- provò a fermarla Kirihara.
-Akaya!- lo afferrò per un braccio Sanada –lasciala andare-
-Ma fukubunchou…-
Il vice capitano scosse la testa –è meglio così-
-Ah…testarda come al solito, eh?- cercò di scherzare Ryoga, passandosi una mano fra i capelli –dovevo aspettarmelo! E tu, Chibisuke, che mi racconti?-
-Sempai- esclamò Ryoma ed un tratto –potreste lasciarci un attimo soli…per favore?-
I ragazzi lo guardarono, sorpresi da quella richiesta –certamente- rispose Fuji, allontanandosi con gli altri.
Non appena furono lontani, Ryoga riprese a parlare –Tu che chiedi "per favore"? Devi dirmi qualcosa di davvero importante, se fai addirittura una cosa del genere…-
-Non fraintendere- si affrettò a rispondere –solo, non voglio che gli altri si facciano gli affari miei…-
-Tsk, a quanto vedo non sei cambiato per niente neanche tu!-
-E tu? Tu sei forse cambiato?-
-…-
-Forse io sarò ancora quel ragazzino che tu definivi presuntuoso ed indisponente e Sekai quella che, nonostante sia molto più matura della maggior parte dei ragazzi della sua età, sbotta in continuazione perché impulsiva e perché spesso si fa prendere dalle emozioni e dalle situazioni, però…non sottovalutarci-
-…-
-Sono passati quasi quattro anni da quando te ne sei andato…dentro non siamo più le stesse persone di una volta!-
-…si, lo immaginavo…-
-Io, non so per quale motivo tu abbia deciso di fare ritorno qui, però…guai a te se proverai a farla soffrire di nuovo…e questo vale anche per la mamma…altrimenti giuro che te la farò pagare…-
-…ricevuto, non ne avevo comunque intenzione…-
Ryoma si allontanò lentamente dal campo –ah, dimenticavo…- esclamò ad un tratto –quando giocheremo, non avrò il minimo riguardo per te…-
Sul volto di Ryoga si formò un sorrisetto strafottente –ma tu guarda, stavo per dirti esattamente la stessa cosa…-
 
-Ho detto di no!- esclamò un bambino di circa nove anni, sbuffando.
-E dai! Vogliamo venire anche noi!-
-Esatto! Perché non possiamo?-
-Perché siete piccoli e non vi voglio fra i piedi, sareste una scocciatura!-
Ryoma e Sekai misero il broncio –sei cattivo Ryoga!- esclamarono all’unisono.
-Ora basta! Volete smetterla di seguirmi?-
-No!-
-Vogliamo esplorare anche noi il bosco come fai tu!-
-Mamma ed Oyaji non vogliono che voi lo facciate e poi…- disse rivolgendo lo sguardo al cielo –fra un po’ verrà a piovere!-
-Se è per questo non vogliono che lo faccia neanche tu!-
-Ma io sono più grande di voi e faccio quello che voglio!-
-Non è giusto!- sbuffò il bambino con il cappello.
-La vita è ingiusta Chibisuke, facci l’abitudine!- gli disse con aria di superiorità.
Ryoma gli fece una linguaccia –oh, guarda c’è una rana!- esclamò il più grande dei tre all’improvviso.
-Nani? Dove? Dove?- chiesero i due guardando entusiasti nel prato a bordo strada.
-Li, dietro a quel sasso!-
-Ah, davver…ehi, qui non c’è niente Ryo-nii-san!- Sekai si voltò verso il fratello, vedendolo allontanarsi il più velocemente possibile.
-Omae! Ryoga!- gridò arrabbiata andando dietro di lui.
-Mada mada daze, Chibi! Ci vediamo stasera!- rispose ridendo e correndo via.
La bambina si fermò sbottando, dato che non riusciva a raggiungerlo -Baka…-
 
Sekai corse per i campi fino a che ebbe fiato, fermandosi sulla cima di una colina dove si trovava un grande albero –maledizione, maledizione, maledizione!- gridò spingendo con la testa contro il tronco e tirando dei pugni su di esso –con che faccia…con che faccia si permette di comportarsi così? Brutto scemo stupido testa di rapa idiota che non è altro! Come vorrei farlo nero!- disse tirandosi su –con quel suo maledettissimo sorrisetto ebete stampato in volto! Accidenti! Non lo tollero!- continuò tirando un forte calcio all’albero.
Una scossa l’attraversò il suo corpo da cima a fondo, fino a giungere alla testa -…ahi, ahi, ahi, ahi, ahi!- gridò cominciando a saltellare su un piede ed afferrandosi l’altro, dolorante, con le mani –porca miseriaccia! Che male…- piagnucolò con le lacrime agli occhi.
-Tutta colpa sua…è sempre colpa sua…- disse sarcastica, massaggiandosi la botta.
Poi si sedette sotto l’albero, appoggiando la testa al tronco ed inspirando –ah, Kami-sama…- sospirò con tono più calmo osservando le fronde muoversi armoniosamente sopra la sua testa a causa del vento freddo, che le provocò un brivido lungo tutta la schiena –perché è sempre tutto così complicato…-
 
-Nee-chan, ho fame…- una voce scosse la bambina dai suoi pensieri.
-Lo so, ma non possiamo andare a casa ora, ci bagneremmo, Ryoma-
Il piccolo gonfiò le guance, dando uno sguardo al cielo.
Stava piovendo, o forse era meglio dire diluviando, da ormai una ventina di minuti; tutto si era fatto plumbeo e le strade, le vie, le risaie, i campi ed il bosco intorno erano diventati silenziosi.Tutto sommato però non era tanto male…la campagna giapponese era bella anche in quella circostanza.
I due bambini erano seduti su una piccola panchina in legno che si trovava sotto la vecchia tettoia della fermata dell’autobus, in modo da ripararsi.
-Uffa…è tutta colpa sua…-
-Mh?-
-Se siamo bloccati qui, sotto la pioggia, è perché Ryoga-nii non ci ha voluto aspettare!-
Sekai annuì, incrociando le braccia al petto –già! Quello è uno scemo!-
Il brontolio dello stomaco del bambino interruppe il silenzio, facendo ridere la sorella.
-Smettila! N-non è divertente!- esclamò arrossendo.
-Gomen Ryo-nii-chan!- gli sorrise –hai ragione-
Nuovamente si misero a guardare il paesaggio, ormai stanchi –però…forse noi non avremmo dovuto cercare di inseguirlo…- riprese a parlare Sekai –così non avremmo perso il pomeriggio e avremmo potuto giocare-
-Ma a me piace questo gioco…insomma, mi diverto a seguirlo…-
-Già…anch’io…soprattutto perché lui si arrabbia!- ghignò lei.
-E poi si mette sempre a sbuffare!- sorrise il piccolo Echizen, dondolandosi sulla panchina.
-E vedrai che scenata farà fra poco! Dirà cose del tipo “siete una scocciatura”, “cos’ho fatto di male nella vita” o altre frasi del genere!-
-Ogni tanto però, vorrei che noi tre giocassimo tutti insieme, sai?-
-…sai com’è fatto lui…è sempre così scorbutico e brontolone, anche se…-
-Anche se ci vuole bene!- concluse la frase lui.
-Esatto-
I due bambini si sorrisero, divertiti.
-Non preoccupati…vedrai che presto sarà qui, ne sono sicura!-
Passarono pochi secondi che dei passi attirarono la loro attenzione. Nonostante piovesse, quel rumore era inconfondibile.
Un ragazzino con un ombrello blu si fermò davanti alla tettoia; le sue scarpe, ormai zuppe, formavano piccoli cerchi concentrici nelle pozzanghere –eccovi finalmente!- esclamò con aria scocciata –si può sapere che vi è saltato in mente? Dato che non eravate ancora tornati la mamma mi ha obbligato a venirvi a cercare con questa pioggia…siete una vera scocciatura!-
-Gomen, Ryo-nii-san!- esclamò il bambino facendogli la linguaccia –ma se tu ci avessi portato con te, tutto questo non sarebbe successo!-
-Tsk, si può sapere cos’ho fatto di male nella vita per meritarmi questo?- sbuffò.
I due bambini si guardarono un attimo per poi scoppiare a ridere.
-Ehi, si può sapere cosa c’è ora?- domandò.

-Oh, nulla, nulla- risposero in coro con espressione innocente.
Sekai sorrise, era quello il veromotivo per cui amava tanto la pioggia.
Era quello il motivo per cui aspettava con ansia i temporali.
Quando pioveva luic’era, anche se scocciato.
Quando pioveva loro tre stavano insieme sotto quell’ombrello, nonostante fosse un po’ piccolo.
Anzi, proprio il fatto che fosse così piccolo li costringeva a stare più vicini.
E se si bagnavano, che importava? Si sarebbero asciugati.
Perché era bello stare tutti e tre insieme sotto quel piccolo ombrello blu.
Solo loro tre: Ryoma Sekai e Ryoga…non le serviva nient’altro per essere felice.
-Ah, ora basta, la mamma ha cucinato il chawanmushi…non voglio mangiarlo freddo!-
-Eh? Hontoni?!- esclamò Ryoma raggiante, saltando giù dalla panchina –che bello!- continuò andando ad abbracciare il fratello.
Ryoga borbottò qualcosa di incomprensibile, per poi porgere la mano alla bambina, che sorrise –viene sorellina- disse dolcemente –andiamo a casa!-
 
Sospirò a fondo, mentre il suo respiro formava piccole nuvolette di condensa per il freddo.
Mise le mani in tasca, affossando la testa nella felpa; perché quella sera faceva così dannatamente freddo? Diede una rapida occhiata alle luci accese del dormitorio, provando una certa invidia nei confronti dei suoi compagni che stavano al caldo, tuttavia, non sarebbe mai riuscito a rimanere dentro con quello stato d’animo e…sotto lo sguardo indagatorio di tutti. Già, perché Ryoma Echizen era sempre stato un tipo particolarmente riservato, che non si faceva i fatti altrui, se non in casi eccezionali, ma che non voleva neanche che le persone ficcassero il naso nella sua vita.
Diede una rapida occhiata ai campi; quella sera non aveva neanche voglia di allenarsi…
Si sedette sulla panchina a fianco al distributore di lattine, appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia. Lo disturbava quella fastidiosa illuminazione notturna che veniva attivata nei campi di sera, ma doveva riconoscere che senza di essa, probabilmente non sarebbe riuscito a vedere assolutamente nulla.
Socchiuse leggermente gli occhi, concentrandosi sui versi dei gufi che venivano dal bosco.
Come avrebbe voluto dimenticarsi di tutti i suoi problemi…
 
-Incosciente!- la voce di Ryoga risuonò forte nella campagna.
Quella sera stavano percorrendo la strada in mezzo alle risaie ed ai campi per tornare a casa; il Sole era ormai quasi tramontato ed il verso delle cavallette riempiva il silenzio del paesaggio.
-Scusa…- rispose timidamente il bambino sulle spalle del fratello maggiore, dando una rapida occhiata alla grossa sbucciatura sul suo ginocchio da cui usciva il sangue.
-Sei stato fortunato! Guarda che poteva andare molto peggio!- lo riprese –non devi fare tutto che faccio io, hai capito?-
Eh, già…per imitarlo aveva provato anche lui a salire su un albero, nonostante i suoi richiami, cadendo rovinosamente come una pera cotta.
-Però…tu…-
-Però io un corno! Avresti anche potuto spaccarti l’osso del collo!-
-Scusa…-
-Oh, e smettila di scusarti, hai capito?-
-Va bene, scusa…-
Ryoga sospirò –lasciamo stare…l’importante è che tu stia bene!-
Lui sgranò gli occhi –davvero?- chiese incredulo.
-Certo…se ti fossi fatto male papà e mamma se la sarebbero presa con me, senza contare che avremmo dovuto portarti all’ospedale…-
-Ah…- disse Ryoma, cercando di nascondere il tono deluso a quella risposta.
-E poi…- continuò il maggiore –mi hai fatto preoccupare…-
Le guance del giovane Echizen si imporporarono a quelle parole.
-N-non fraintendere! Solo…stanotte non sarei riuscito a chiudere occhio per il senso di colpa!- tentò subito di giustificarsi, arrossendo.
-Si…ho capito, nii-san- rispose.
Nonostante tutto lo sapeva che non era vero.
Lo aveva fatto preoccupare, anzi…suo fratello si era preoccupato per lui…
Si accoccolò alla sua schiena con un grosso sorriso stampato in volto.
-Grazie- gli sussurrò.
-Ehi, non ringraziarmi! Ti ho già detto che non l’ho fatto per te!-
-Ok, ok…scusa-
-E non chiedere in continuazione scusa!-
Il bambino annuì –piuttosto, sarà meglio sbrigarci, Chibichan a quest’ora sarà già a casa…se non facciamo in fretta dovremo sorbirci una bella ramanzina!- continuò il maggiore.
Ryoma rimase in silenzio, se l’era immaginato o Ryoga aveva davvero sorriso quando l’aveva ringraziato?
Chiuse gli occhi, sospirando.
Probabilmente non l’avrebbe mai saputo.

 
Non sopportava l’odore di quella stanza, per niente.
Ryoga si gettò sul letto in malo modo, afferrando il cuscino e premendoselo sulla faccia quasi a soffocarsi -se hai intenzione di farla finita, ti pregherei di scegliere un altro luogo…non voglio che il tuo spirito resti intrappolato qui per tormentarmi!-
Il moro grugnì –tranquillo Muuri, se avessi voluto farlo, probabilmente avrei usato una fune!- rispose con tono sarcastico l’Echizen.
-E così, quel tanto famoso ragazzino che ha partecipato agli Junior Tennis Tournaments in America è tuo fratello…chi l’avrebbe mai detto!- esclamò divertito l’ex capitano della Rikkaidai –e dimmi, è forte?-
-Affatto. Quando eravamo piccoli lo battevo sempre…era una schiappa!-
-Capisco…e la ragazzina? È tuo sorella o ho capito male?-
-…no, hai capito benissimo-
-Beh, sembra che fra voi non scorra buon sangue…o mi sbaglio?-
-…-
-Ah…cambiando discorso, non sarebbe male avere qualche ragazza carina qui al campo…ci si annoierebbe molto meno!-
-…-
-Piuttosto, lei non è affatto male…ti darebbe fastidio se le chiedessi un appuntamento?-
-Tsk, fa un po’ come vuoi!- rispose seccato, girandosi verso il muro per dargli le spalle.
Muuri sospirò –comunque sia, sbrigati a scendere, la cena è pronta!- disse uscendo dalla stanza.
Ryoga restò in silenzio, intento ad ascoltare le voci dei suoi compagni di squadra al piano di sotto –maledizione!- esclamò ad un tratto gettando il cuscino a terra con forza.
Sentiva il cuore battergli forte nel petto e la testa scoppiargli.
-Idioti…-
 
-Lasciami in pace! La cosa non ti riguarda!- la voce di Ryoga risuonò fra le stanze della casa.
-Certo che mi riguarda! Soprattutto quando vai a fare a botte con altri ragazzi! Si può sapere che ti è saltato in mente?- chiese Nanjiro.

-Adesso basta!- disse Rinko, cercando di calmare il marito –non ha senso litigare così-
-Non possiamo sempre lasciargli fare quel che vuole, sta diventando ingestibile!-
Il ragazzino sussultò –anche se fosse la vita è mia! Tu non devi immischiarti!--Invece devo finche sei sotto la mia protezione! Nel caso te ne fossi dimenticato sono tuo padre!- 
-No! Non è vero!-
Un silenzio di tomba calò nella stanza e Sekai e Ryoma, dietro la porta si irrigidirono –tu ti nascondi dietro a questa scusa per giustificare le tue azioni! Solo perché abbiamo lo stesso sangue, solo perché abbiamo lo stesso cognome, questo non vuol dire che tu sia mio padre!-
-Ryoga…- sussurrò la madre.
-Tu pretendi da me qualcosa che non posso darti! Tu vuoi che io sia come te, la tua fotocopia! Ed ora, dato che io non sono il figlio perfetto che volevi, stai facendo la stessa cosa anche con Ryoma! Forse tu non lo capisci, ma fa male essere continuamente paragonato a te! Tutti si aspettano da me qualcosa che non mi appartiene!-
-…-
-Io non voglio vivere schiacciato dalla tua ombra e dal tuo nome, voglio scegliere da solo la mia strada!-
-…vattene in camera tua- disse severo l’uomo.
-Ma pap…-
-Ryoga, vai in camera tuo, ho detto!-
Il giovane sentì una terribile rabbia bruciargli nel petto –vai al diavolo!- gli urlò uscendo di casa in fretta e furia e sbattendo la porta –TI ODIO!-
Perché? Perché diamine non capiva? Anzi, non solo non capiva, ma si ostinava pure sul fatto di avere ragione!
Si fermò, stanco, sul bordo di un ruscello, sedendosi su un masso.
Sentiva i piedi fargli male e gli diede un’occhiata…che stupido, nella foga di uscire si era pure dimenticato le scarpe. Li immerse piano nell’acqua, sentendoli bruciare –accidenti…-
Si portò una mano vicino alla bocca, dove quel bambino gli aveva tirato un pugno; faceva male anche li. Era sfasciato, a pezzi, pieno di lividi e colpi presi o per aver fatto a botte con qualcuno o per distrazione sua.
Però, c’era qualcosa che faceva ancora più male; era un forte dolore appena sotto la spalla sinistra…proprio all’altezza del cuore.
 
-Eccoci!- la voce squillante di Sekai ruppe il silenzio nell’abitazione –mamma, papà, ci siete?- domandò.
-Forse sono al piano di sopra- disse Ryoma, guardandola.
Salirono le scale lentamente, appesantiti dalle cartelle –oh, siete tornati!-
Si girarono, vedendo la donna sulla soglia della porta di camera sua –ciao mamma!- corse ad abbracciarla il piccolo.
La bambina, invece, la osservò meglio…era una sua impressione o aveva gli occhi lucidi?
-…è successo qualcosa?- chiese preoccupata.
Il viso di Rinko si rattristò –ascoltate…- disse inginocchiandosi in modo da poter guadare meglio in viso i due –devo parlarvi…-
-Di che si tratta?-
-…-
-Mamma…ci stai facendo preoccupare…-
-Ryoga…se n’è andato di casa-
Quelle parole suonarono in maniera orribile alle orecchie dei due piccoli Echizen.
-Stai…scherzando…non e vero?- chiese Sekai incredula.
-Tesoro…-
-Ti prego…dimmi che non è vero…- continuò scotendo la testa.
Corse velocemente alla camera del fratello: era più o meno in ordine, anche se mancavano alcuni oggettii qua e la…non sembrava molto diversa dal solito.
La bambina restò impietrita, con gli occhi spalancati, mentre Ryoma cominciò a singhiozzare –perché nii-san se n’è andato?- domandò con le lacrime che gli stavano bagnando il viso.
-Vieni qui piccolo mio- lo abbracciò la donna.
La giovane Echizen invece corse più velocemente possibile giù dalle scale, uscendo di casa, ignorando i richiami della madre.
Non sapeva esattamente dove stesse andando. A cercare Ryoga? E da dove avrebbe potuto cominciare?
Si fermò in mezzo alla strada; sentiva il sole picchiarle forte addosso e nella sua testa rimbombava il verso delle cicale nei prati attorno…le era sempre piaciuto, ma in quel momento proprio non lo sopportava.
-Brutto vecchiaccio…è tutta colpa sua…- sussurrò sentendo un groppo in gola –è solo colpa sua…- percepì la vista appannarsi, mentre i singhiozzi si facevano sempre più forti.
Strinse forte le braccia attorno alla vita, piegandosi sullo stomaco –perché Ryoga? Sei cattivo così…perché?-
Rimase li, immobile in mezzo alla campagna, a piangere fino a che non ebbe più lacrime, sperando che il canto delle cicale nascondesse i suoi singhiozzi.
Già, l’aveva sempre saputo…le giornate di pioggia erano decisamente meglio.








XDXDXD
Konbanwa!!!!!! Ecco il capitolo numero 13!
Accidenti, di già?...-_-
Comunque, come avrete notato, questo capitolo ha ben poco di romantico...ma spero vi sia piaciuto lo stesso!!!!
Avevo voglia di scrivere un po' sugli Echizen, e mi sembrava giunto il momento!!!!
Comunque, l'avevate capito che il personaggio misterioso era Ryoga? Ho cercato di renderlo il più chiaro possibile con quel "mada mada daze" e l'arancia^_^ inoltre l'avevo già introdotto nel capitolo 5...anzi no, nel 2, quando Sekai dice che senza di lui non sono una famiglia unita...ricordate!
Avrete anche notato che per l'apparizione del ragazzo ho fatto un mix di film e serie...mi piaceva l'idea!!!
Tuttavia, sono incavolata nera con Konomi *quanto dovrò aspettare perchè i due fratelli abbiano un match?!?!* e con i produttori di NPOT...oltre a tagliare il doppio di Kirihara e Shiraishi ora hanno pure interrotto la serie!!!!!
Che diamine!!!! Sono andati così veloci che hanno quasi raggiunto la storia del manga!!!
Tornando al capitolo...bah, devo dire che non sono molto entusiasta del risultato...ho scritto di meglio...-_-
Il mio obbiettivo era di fare il mix di presente e ricordi dei tre ragazzi...ma il risultato è stato un po' confuso...meglio di così, però non sono riuscita a fare...
Comunque, anche il mistero della pioggia è stato svelato!
Anche se proprio la pioggia ritornerà in uno dei prossimi capitoli
Beh, grazie a chi legge e a chi lascia un commentino^_^
Fatemi sapere che ne pensate!
Baci!
XDXDXD

  
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