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Autore: Figlia di Sephiroth    01/05/2012    0 recensioni
Storia fantasy con tipici protagonisti teenager. Il giorno del suo quindicesimo compleanno Chiara riceve un dono misterioso dai suoi amici, e guidata da una forza ignota finisce catapultata in una dimensione diversa dalla sua. Cosa vogliono da lei i Propiziatori? E chi sono i Guardiani dei Mondi di cui tutti cantano una strana profezia? Una storia d'avventura, amicizia e amore si intreccia con il destino di un universo spezzato tra le sabbie del tempo...
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto questo ascoltare di dei, spiriti e antiche profezie mi stava dando alla testa.
Quella era roba adatta a Letizia, non a me.
Io volevo solo che i miei amici la smettessero di litigare... e tornare tutti a casa. Tutti insieme.
Michele... dov'era in quel momento? Papà... vorrei che fossi qui con me adesso!
Sospirai mentre quell'evocatore, così gentile ma anche così misterioso e autoritario, ci conduceva all'interno delle mura posteriori al castello.
Che cos'era tutta quella roba riguardo il salvare un regno? Che cosa potevamo fare noi? Suvvia... eravamo dei ragazzini, non dei guerrieri... perché ci voleva tirare in ballo a tutti i costi, in una cosa che era ben più grande di noi?
Deglutii e quella mi parve la centesima volta da quando avevamo lasciato l'ala del castello in cui eravamo stati ospitati. La gola mi doleva.
Con una certa riluttanza, io e miei amici seguimmo il cavaliere all'interno del castello. I grandi corridoi erano pressoché deserti, spogli degli arazzi. Era come un'ala dimenticata. Ogni tanto avevo persino l'impressione di udire dei bisbigli al di là delle fredde pietre che s'inerpicavano per metri e metri a costruire quei muri imponenti. Fantasmi? Mi ero sempre rifiutata di crederci... tuttavia su Mather ogni mia certezza si stava sfaldando di minuto in minuto.
Quando imboccammo un nuovo corridoio, non potei fare a meno di notare i due ampi portoni sulla destra, che come giganti troneggiavano su di noi in severo silenzio. Non c'erano decorazioni su di essi. L'unico dettaglio era la serratura al centro di ognuno, a forma di rombo e con delle piccole sfere all'esterno di ciascun angolo.
- Che posto è... questo? - sentii mormorare Chiara.
- Ci troviamo in un'ala segreta del castello di Valeria. - spiegò Nikolaos, osservando anch'egli i grandi portoni. - E' impossibile arrivarci senza passare dagli appartamenti privati della famiglia reale, a meno che non si entri da qui. Tuttavia, questa strada secondaria è nota solo a pochi. Io stesso non ne ero a conoscenza fino a ieri.
Anche se non la stavo guardando, potevo immaginare quanto brillassero gli occhi di Lety a quelle parole. - Un passaggio segreto? Ed è a causa di queste porte?
Lui annuì. - Queste che vedete sono due Segrete dei Guardiani.
Chiara balbettò, forse colta di sorpresa. - Se.. Segrete dei Guardiani?
- Qui è dove gli antenati della famiglia reale hanno sigillato delle armi riservate ai Guardiani dei Mondi per lo scontro definitivo. O così narra la leggenda. So che ne esistono di diverse di queste stanze... alcune sorvegliate dalle famiglie più potenti, altre nascoste in luoghi impensabili e  dimenticati. In questo modo, si protegge il tesoro da una razzia totale.
Letizia accarezzò una delle porte, guardandola con ammirazione. - E si può entrare!?
L'evocatore scosse la testa. - La chiave viene tramandata di generazione in generazione nella reale famiglia degli elfi. A loro fu chiesto di proteggerla fino all'arrivo dei Guardiani.
- Woow! - Dante si voltò a guardarlo di scatto, e tutti lo seguimmo a ruota. - Ci sono gli ELFI qui!? Ci sono davvero??
Per la prima volta da quando aveva incominciato a raccontarci la storia di Mather, Nikolaos mostrò quell'espressione innocentemente confusa che aveva sempre quando facevamo qualcosa di nuovo per lui. Era uno sguardo meraviglioso, che secondo me lo ringiovaniva parecchio. - Beh.... sì... Ma non qui. Loro vivono a Sud. Non ci sono da voi?
- Gli Elfi! - esclamò la mia amica, battendo una mano aperta sul portone vicino a lei. - Cavolo... Cavolo, belin, gli Elfi! Non ci posso credere! Voglio vederli! Chissà se sono come quelli di Tolkien!
- Oh, allora ci sono anche nel vostro mondo. Che posto è questa... Tool-chien?
Roland scosse la testa in direzione dell'evocatore. - Non è un posto... è uno scrittore. Gli elfi per noi sono solo creature appartenenti ai racconti di folklore. Non ne abbiamo mai visti al di fuori della TV. - Si accorse poi di aver confuso solo di più il giovane Enfiseo. - Scusa. Ignora l'ultima parte.
Lui corrugò la fronte, ma annuì. - Sì, dobbiamo sbrigarci. Venite, da questa parte.

Ci condusse lungo altri due corridoi, e poi salimmo una rampa di scale. Ai lati di esse, in fondo e alla cima, stazionavano delle guardie che ci guardarono con impassibilità, mettendosi sull'attenti al passaggio di Nikolaos. Il piano a cui arrivammo aveva il pavimento adorno di un ampio tappeto bianco con dei ricami dorati ai bordi. Sembrava distendersi lungo tutti i corridoi lì sopra. Lo sfarzo era evidente, niente a che vedere con l'atmosfera lugubre e trascurata delle Segrete. C'erano persino dei vetri alle finestre.
- Questi sono gli appartamenti reali. La Sala del Trono non è molto distante ormai, ma prima c'è un'altra cosa che voglio mostrarvi per terminare la mia spiegazione. - Nikolaos ci fece cenno di seguirlo, svoltando rapido oltre un angolo sulla destra. Lo seguimmo a passo spedito, guardandoci intorno per pochi secondi.
Quando lo ritrovammo, era fermo di fronte a un lungo muro occupato da numerosi arazzi della stessa grandezza. Tutti rappresentavano i ritratti di singoli uomini, nella stessa posa ed armatura, ma con volti diversi. Ci avvicinammo all'ultimo, dove era l'evocatore.
- Questo è Sir Dorflem.
Chiara fu quella che si avvicinò di più, ponendosi praticamente di fianco all'Enfiseo. Osservai l'arazzo assieme agli altri.
L'uomo raffigurato mi parve dapprima appartenente alla razza di Nikolaos, ma dopo un'attenta osservazione notai che i suoi occhi, fissi su di noi e con le palpebre leggermente calate in un'espressione di tollerante pazienza, erano verdi. Era quindi un essere umano, anche se piuttosto avanti con gli anni. Non aveva molte rughe, e la capigliatura candida era ancora piuttosto folta, raccolta in una bassa coda di cavallo che poggiava delicatamente sulla spalla sinistra. Quello che saltò subito all'occhio erano le sue mani. Le teneva aperte verso l'alto, poco sotto l'altezza della spalla. Sulla sinistra fluttuava una corona; sulla destra invece, un cuore. Non un cuore stereotipato, come quelli che spesso disegnavo nelle mie cornicette a scuola, ma un vero e proprio organo cardiaco. Dietro il mantello era dipinta una forte luce, come se fosse lui stesso ad emanarla.
Guardai gli altri arazzi. Tutti gli uomini erano rappresentati con quegli oggetti. - Che cosa significa questa raffigurazione?
- Sono gli Shogun che si sono susseguiti in questo regno. - disse Nikolaos, senza smettere di guardare il dipinto di Dorflem. - Sapete di cosa parlo?
- Io l'ho già sentita quella parola... - mormorò Dante, guardando Letizia con la fronte aggrottata.
Lei alzò le spalle. - Erano chiamati così i comandanti dell'esercito del Giappone feudale. Ma questi non mi sembrano averci niente a che fare.
Nikolaos la guardò. - In un certo senso la descrizione ha una vaga rassomiglianza... Uno Shogun, da altri chiamato Giudice, è il guerriero più forte del suo regno. Nonché... - fece una pausa, tornando a guardare verso l'alto. - l'unico con il diritto di opporsi al suo sovrano.
- In che senso...? - chiese Roland.
- Uno Shogun è al servizio del Re, ma il suo ruolo non è di semplice guardia del corpo o consigliere. Il compito di uno Shogun è di intervenire laddove un sovrano e il suo esercito non posso riuscire. E' lo Shogun a prendere il comando se il Re lascia questo mondo senza un legittimo erede al trono... ed è sempre lo Shogun ad avere il diritto di uccidere il Re se questi nuoce al suo popolo.
Tornò a guardarci con aria greve.
- Se uno Shogun attacca il suo sovrano, ci sono solo due modi per intervenire. Uno è che sia il sovrano stesso, col suo esercito, a sconfiggerlo. Naturalmente, nei casi in cui lo Shogun attacca il Re per il popolo, quest'ipotesi non è neppure da considerarsi, poiché l'esercito è composto dal popolo e lo appoggerebbe. Tuttavia, anche se per qualche motivo fosse lo Shogun quello dalla parte 'sbagliata', come in questo caso, l'intervento dell'esercito non servirebbe comunque a molto, poiché la sua forza da sola sbaraglia quella dell'intero regno. Per questo il popolo non si ribella alle contromisure che il Re ha adottato contro di lui, e sopporta. La gente sa che in questo momento la stabilità stessa di Valeria è in pericolo. Un'insurrezione complicherebbe solo le cose.
Non ci avevo capito molto, ma non prometteva niente di buono.
Dante incrociò le braccia. - Quindi il secondo modo per vincerlo saresti tu?
- Sì... - Nikolaos annuì, ma il suo volto non aveva niente di fiero né felice. - Però... Se a sconfiggere uno Shogun è un altro regno... Questo porterebbe automaticamente il regno a cui apparteneva lo Shogun alla sottomissione della nazione vincente. Se io sconfiggessi Sir Dorflem, Valeria cadrebbe nelle mani di Centeolt.
- Ahhh... in pratica se salvi la principessa te la devi sposare. Come nelle favole! - Letizia portò le mani ai fianchi, con la solita espressione di chi aveva capito tutto. Potei solo rivolgerle il mio usuale sguardo ammonitore che aveva ormai imparato ad ignorare. - Che c'è di male?
Nikolaos sembrò irrigidirsi a quella domanda, come se qualunque fosse la risposta sarebbe stata un boccone molto amaro per lui. - Non è facile da spiegare... E' solo che... Valeria e il mio regno non sono in buoni rapporti. Se adesso noi conquistassimo queste terre, insorgerebbe una guerra civile. Ed è una cosa che non possiamo permetterci in tempi di crisi come questo. - disse a stenti, scuotendo la testa. - E poi, l'attuale sovrano di Centeolt non...
- Lasciatemi andare!!!! - squillò una voce in fondo al corridoio. Ci voltammo tutti a guardare con deciso stupore una bambina correrci incontro, inseguita da due guardie decisamente imbarazzate.
Nikolaos era decisamente sorpreso. - La principessina...?
Lo guardai sorpresa. - Principessina?
- Principessa Avina! Fermatevi!! - ansimò una delle guardie, fermandosi poi di colpo quando ci vide. - Aspettate!
Anche la bambina ci vide, e si arrestò di colpo, quasi cadendo impacciata dal gonfio vestito di raso verde che indossava. Vaporosi capelli biondi le caddero davanti alle spalle per la brusca frenata. Alzò lo sguardo su di noi con sorpresa e timore. Aveva grandi occhi azzurri.
Il suo timore sembrava per lo più concentrato su Nikolaos. Scrutandolo da capo a piedi nella sua vistosa armatura color ametista, vidi i suoi occhi farsi sempre più lucidi. Mordendosi il labbro inferiore, la sentii reprimere un gemito in gola. - Un cavaliere...!
- Un.... Oh. - Nikolaos scosse la testa, e si abbassò su un ginocchio. - No, vi supplico principessa Avina. Non abbiate timore. Forse voi non vi ricordate di me... sono passati alcuni anni dalla mia ultima visita. Sono Nikolaos, di Centeolt. Rimembrate?
Lei lo guardò con sorpresa sempre crescente, mentre le guardie ci raggiungevano. - Il signore dei draghi...?
L'evocatore sorrise tristemente. - Sì... ricordo che mia sorella ci presentò così.
- Dov'è Korin!? - domandò concitatamente la piccola principessa. Arrivava appena al mio petto, doveva avere dieci anni al massimo.
- ... - Nikolaos sospirò, cercando parole che non riuscivo ad indovinare. Non ricordavo che avesse parlato di avere una sorella. Ma in quel momento ero stordita da così tante novità che se avessi dimenticato una cosa del genere non me ne sarei fatta una colpa. - Lei non è qui con me, al momento...
- Ha preso anche lei, vero!? - Avina si mise a singhiozzare, e gli si gettò al collo. - Rivoglio mia sorella!!
- Principessa Avina...! - la rimproverarono le guardie in un coro quasi parodistico. - Lord Nikolaos, la perdoni! Si è rifiutata di toccare cibo, e nel momento in cui siamo entrati nella sua stanza con una nuova porzione, è scappata!
Per tutta risposta, la bambina prese a piangere sempre più forte contro il collo dell'Enfiseo, mentre lui guardava costernato le guardie, incapace di aiutarle in quella situazione. - Capisco, io... Principessa Avina, vi supplico: siate forte e abbiate solo un altro pò di pazienza...
- La pazienza non serve a niente!!
- Oh, insomma... adesso basta frignare, signorina! - sobbalzai a quelle parole. Mi girai a fissare con orrore la proprietaria di quella bocca priva di freni che ormai conoscevo molto bene.
Letizia si parò di fronte a Nikolaos e la piccola Avina, guardando la bambina con le mani ai fianchi in una posizione altera che per qualche motivo non poté fare a meno di richiamare alla mia memoria la Signorina Rottenmeier.
Una delle guardie la fissò accigliata. - Lord Nikolaos, posso sapere chi è questa donna che si prende tanta libertà con un membro di sangue reale?
L'evocatore sembrava ancora stordito dalla sorpresa. Facendo saettare lo sguardo dalla mia amica ai soldati, cercava una risposta decente. - Beh... ecco...
- Chi sono io adesso non importa. - lo interruppe con serietà Lety, chinandosi poi per avvicinare il volto a quello dalla bambina, che la osservava confusa. - Dimmi piccolina...
- Mi chiamo Avina! - la principessina gonfiò le guance, aggrottando le sopracciglia biondissime.
- Avina. Sai chi sono i Guardiani dei Mondi?
Oh no... Guardai attentamente Letizia. Sentivo aria di guai...
La bambina si staccò finalmente da Nikolaos, e affrontò la ragazza con pugni stretti ai fianchi. - Sì che lo so! Sono fortissimi e salveranno mia sorella! Lo ha detto quel vecchietto!
Le guardie strabuzzarono gli occhi. - Principessa Avina...!!
Lei si voltò a guardarli con ira, frustando i boccoli nell'aria. - E' vero! Potete non credermi se volete, ma io so che è così!
- Oh io ti credo. - Letizia aveva ormai un ghigno in volto. Allargò le braccia in un gesto teatrale. - E allora smettila di piangere, perché i tuoi eroi sono qui davanti a te!
Puro. Imbarazzo.
Prima che potessimo dire niente, la mia amica si voltò ad indicarci uno ad uno. - Te li presento: ecco a te Andrej dell'Est, Roland dell'Ovest, Dante l'Enfiseo e Chiara dell'Acqua. I quattro Guardiani dei Mondi!
Sentii un immenso sollievo pervadermi quando mi resi conto che Lety aveva avuto la grazia di non coinvolgermi in quella terribile messinscena. Da parte loro, gli altri quattro la fissarono con un misto d'incomprensione, confusione, sorpresa e - soprattutto da parte di Roland - collera.
Ma ormai il gioco era fatto. Anche Nikolaos aveva deciso di restarsene zitto.
La piccola sembrò mutare atteggiamento. Ora fissava i miei amici con occhi grandi, e vistosa ammirazione. La sua voce era ridotta a un sussurro. - Davvero?
- Certo che è vero. Vedi? - Letizia afferrò il polso di Chiara e lo alzò, rivelando la gemma scura che era sempre rivolta vero il palmo. - Hanno anche i Cristalli Sacri!
- I Guardiani dei Mondi!! - Avina si portò le mani al petto, e guardò i soldati con un gran sorriso. - Avete visto che avevo ragione!? Esistono veramente! Lushia tornerà a casa!
I due non risposero. I volti erano chiari dipinti di completa confusione. Mi domandai se ci avessero creduto oppure no.
- Esatto, tua sorella tornerà. Ma come credi che reagirà se scoprisse che hai fatto i capricci per la colazione mentre era via? - incalzò Letizia. La principessina s'irrigidì come fulminata, e abbassò lo sguardo.
- Ummm...
- Guarda che se non mangi non diventerai mai una... - Lety non riuscì a continuare il suo sproloquio, perché Nikolaos si rialzò posandole una mano sulla spalla. Lo ringraziai mentalmente per averla finalmente zittita prima che dicesse troppo. Ammesso che non lo avesse già fatto.
- Principessa Avina... - mormorò, e lei alzò lo sguardo paonazzo. - Come avete sentito, ci sono ottime notizie riguardo vostra sorella. Che ne dite di riferirlo a vostra madre, la Regina Adria?
- Con tutto il rispetto, Signore... - disse la più alta delle due guardie. - Non credo che sia il caso. Profondo dolore ha spinto la regina a rinchiudersi nelle sue stanze. Disturbarla in un momento come questo...
- Sì! - Avina non lo ascoltò neanche, e si avvicinò a Chiara. Prendendole la mano, osservò con gioia e stupore l'anello da vicino. Intrecciò poi le dita con le sue, e le si pose di fianco, guardandola con un sorriso. - Dai, andiamo!
Chiara era rossissima in volto. Guardò prima Letizia e poi Nikolaos in cerca di aiuto.
L'evocatore sorrise ed annuì, rivolgendosi alle guardie. - Vi prego, potreste andare a prendere la colazione della principessina e portarla negli appartamenti della Regina? Sono convinto che con il suo aiuto ritroverà appetito.
I due si guardarono titubanti, prima di effettuare una riverenza e mormorare un 'Sissignore', sparendo al piccolo trotto dietro l'angolo da cui erano provenuti.
Non potei fare a meno di buttar fuori un gran sospiro di sollievo. Che tensione...!
Avina avanzò, tirando Chiara con sé. - Andiamo!
Incespicando, la povera ragazza la seguì, e noi ci apprestammo a star loro dietro. Potevo udire la piccola tempestarla di domande.
- Ti ringrazio.
Era stato Nikolaos a parlare, benché a voce molto bassa. Quando Lety si accorse che era rivolto a lei, arrossì. - Eh?
- Era dal giorno della scomparsa della principessa Lushia che quella bambina non mostrava ai suoi sudditi l'ombra di un sorriso. Quest'oggi hai fatto un miracolo. - spiegò lui.
- Ha solo detto un mucchio di balle. - sbottò Dante, incrociando le braccia.
- Zitto. - bisbigliò Lety, assestandogli una gomitata feroce nel fianco prima di camminare avanti per soccorrere Chiara. L'albino quasi si piegò in due dal dolore.
- Io quella la ammazzo...! - mugugnò a denti stretti.
- Dante.
L'albino si raddrizzò, come se magicamente guarito dalla voce del principe. - Sì, che c'è?
- Voglio solo avvertirti prima di arrivare alle stanze della Regina. Non guardarla mai. Per nessun motivo. Tieni gli occhi verso il basso, ti prego.
- Eh? - Dante sembrava sorpreso quanto me del fatto che un principe arrivasse a supplicarlo. - M-ma perché?
- Agli Enfisei è proibito guardare le Regine di qualsiasi altra razza. Non discutere e fai come ti ho chiesto.

   
 
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