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Autore: Kim NaNa    01/05/2012    5 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Lee_Min-ho]
Isabel e Katrina sono due amiche e hanno un sogno: visitare la città di Seoul.
Dopo averlo a lungo sognato, dopo aver fantasticato per lunghissime ed interminabili ore, il destino ha giocato loro uno strano scherzo.
Inizia così la loro avventura, inizia così la storia che le porterà ad incontrare proprio Lui: LEE MIN HO.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ho scritto questo capitolo con questa canzone in sottofondo, una canzone che mi ha fatto sorridere e che mi ha messo allegria. Spero abbia su di voi il medesimo effetto. Buon ascolto e buona lettura. http://www.youtube.com/watch?v=y7BLs6WTgvA

L’inizio di un’avventura.

 
Lentamente si aprirono gli occhi color caffè di Isabel. Le assistenti di volo le sorrisero gentilmente e in inglese le domandarono se avesse bisogno di qualcosa.
Il teleschermo proiettava la rotta dell’aereo e mostrava i gradi della temperatura esterna.
Seoul.
Siamo arrivate a Seoul! Pensò. Gli occhi le si illuminarono mentre sul viso le apparve un grande sorriso.
Si voltò verso destra. Katrina dormiva profondamente e Isabel non poté fare a meno di svegliarla.
‹‹Kat! Kat! Svegliati! Su, apri gli occhi… Siamo a Seoul! Siamo a Seoul!››
Ancora assonnata Katrina aprì i suoi verdi occhi e guardò la sua amica che si dimenava.
‹‹Che succede?››
‹‹Siamo a Seoul. Siamo arrivate, capisci? Solo nove minuti prima dell’atterraggio… Stiamo per vedere la nostra Seoul… dopo averla a lungo sognata, stiamo per vederla con i nostri occhi…››
Katrina lasciò cadere la coperta che le copriva le gambe e saltò addosso all’amica per avvicinarsi all’oblò.
‹‹Seoul! Seoul!››
Risero felici e si abbracciarono per la gioia.
Alcuni minuti dopo solcavano i pavimenti dell’aeroporto di Incheon con aria sognante.
‹‹Ti prego Unnie (*), dammi un pizzicotto…››
Si guardarono intorno con la bocca spalancata. Persino l’aeroporto sembrava più maestoso di quel che avevano visto nei drama (*’)
Le grandi vetrate lasciavano riflettere luminosi fasci di luce, mentre fuori, il sole delle undici del mattino splendeva nel cielo di Incheon, illuminando i volti estasiati e felici delle due ragazze.
‹‹Isabel… se dovessi tirarti un pizzicotto ogni volta che me lo chiedi, tornerai a Madrid piena di lividi…››
Rise divertita Katrina, prima di raggiungere l’uscita e respirare l’aria della Corea del Sud.
‹‹Annyheong!!!›› (*’’) urlò in coreano Isabel.
Per anni aveva studiato con costanza la lingua coreana, immaginando di visitare, un giorno, la città dei suoi sogni: Seoul!
‹‹Oh, donna colta…  invece di parlare a Mister X, perché non fermi un taxi e ci fai portare al Grand Hilton Seoul Hotel? Ti ricordo che ci vuole circa un'ora per raggiungere Seoul.›› disse Katrina, sistemando le sue due grandi valigie.
‹‹Agli ordini, Unnie!›› rispose Isabel, facendo il tipico saluto militare prima di allungare un braccio e fermare un taxi.
Incollarono i loro visi ai finestrini e nei quaranta minuti di strada guardarono, sognanti ed elettrizzate, i paesaggi che si offrivano ai loro occhi.
‹‹Katrina, non posso crederci… Siamo davvero in Corea…›› le parole fuggirono in un soffio dalle labbra di Isabel.
L’amica dagli occhi verdi sorrise, dandole un buffetto sulla guancia.
‹‹Visto? Ogni tanto conservare un po’ di speranza nel proprio cuore non è poi così tanto male.››
Una breve frenata e qualche parola di congedo dell’autista sentenziò la fine della corsa. Pagarono l’uomo e recuperarono i bagagli, prima di ritrovarsi dinanzi all’ingresso dell’esclusivo e lussuoso Grand Hilton Seoul Hotel; una struttura a cinque stelle situata in un parco accanto al monte Baekryun.
‹‹Isabel… ti avviso in partenza: non stiamo sognando.››
Si guardarono in viso contemporaneamente per poi mettersi a urlare dalla gioia.
Si abbracciarono saltellando l’una nelle braccia dell’altra e percorsero correndo l’ingresso del maestoso hotel.
Furono accolte da un professionale ed elegante servizio di assistenza clienti che, tra saluti in inglese e coreano e collane di fiori di ciliegio, le accompagnarono nella spaziosa quanto tecnologica e confortevole suite riservata a loro.
Chiusero la porta abbandonandosi contro di essa guardandosi attorno senza parole.
‹‹Isabel, tu sai che detesto i succhi di frutta alla pera, ma… se berli significa avere la possibilità di vivere sogni come questo, allora mi sacrifico volentieri.››
La ragazza dal caschetto bruno si lasciò andare ad una contagiosa risata e, prendendo Katrina per mano, si tolse i sandali dai piedi, imitata dall’amica e iniziò a saltare ripetutamente sul grande letto matrimoniale destinato a loro.
‹‹Seoul… Saranghae!!! (**) Saranghae!!!›› urlò Isabel con tutto il fiato che aveva in gola accompagnata dalle risa allegre dell’amica.
Quando le vertigini di Katrina le costrinsero a fermarsi, si precipitarono nelle docce per prepararsi ad affrontare il mondo meraviglioso e sconosciuto che le attendeva fuori dalla stanza 171.
 
‹‹Hai preso l’itinerario, Kat?››
‹‹Sì, eccolo qui. Allora, da dove cominciamo?››
Il sole del mezzogiorno riscaldava piacevolmente l’aria e illuminava la scaletta che le due amiche si erano preparate.
‹‹Ehm… Io avrei un po’ fame. Che ne dici di andare in una di quelle locande che abbiamo visto mentre andavamo in hotel?››
‹‹Ottima idea! Così possiamo divertirci ad assaggiare ciò che abbiamo sempre visto nei drama e dopo possiamo andare in giro per Seoul.››
Un sorriso smagliante si dipinse sulle loro labbra, gli occhi brillarono di una luce sincera e speranzosa e le loro gambe si mossero verso i luoghi che avevano a lungo sognato.
‹‹Oh, senti che buon profumo Isabel!›› disse Katrina mentre entravano in una locanda tradizionale coreana.
Isabel si guardava intorno affascinata dalle caratteristiche di quel luogo semplice che pullulava di novità.
Ordinarono il tipico Pibimpap, un piatto di riso bollito accompagnato da una ricca varietà di verdure cotte a vapore e salsa di peperoncino che venne servita a parte in una ciotolina.
‹‹Sapevo che, un giorno, gli anni trascorsi a guardare drama mi sarebbero stati utili!›› esclamò Isabel versando le verdure nel riso con la salsa e mescolando tutto con il cucchiaio proprio come aveva visto fare diverse volte nei drama.
‹‹Io voglio anche assaggiare del Kimch’i (**’) e vorrei anche del Pulgogi. (**’’)››
‹‹Perfetto Unnie! E per completare questo delizioso banchetto assaggeremo anche quel dolce di farina di riso che il cameriere ha chiamato TTk’ wach’ae.››
Katrina applaudì felice mentre Isabel mangiava golosamente un altro cucchiaio di Pibimpap.
Uscirono dalla locanda sazie e soddisfatte.
‹‹Le immagini non rendono giustizia alla prelibatezza dei piatti che abbiamo gustato oggi… credo che arriveremo al parco nazionale di Bukhansan rotolando…››
‹‹Ne dubito Unnie e se non ti affretti rischiamo di perdere il pulman che ci permetterà di raggiungere il parco.››
Isabel tirò Katrina per un braccio e si avviarono verso la fermata dei bus dove era il mezzo in transito.
Immerse nella natura incontaminata e protetta respirarono l’aria profumata dei boschi e gli odori intensi dei diversi e profumati fiori.
Risero a crepapelle, fecero capriole sull’erba verdeggiante e scattarono numerose fotografie per imprimere per sempre i ricordi di quei momenti.
Poi fu la volta del mercatino delle pulci della provincia di Seoul, Hwanghak-dong, dove trovarono un grosso mercato degli oggetti più disparati e impensabili.
‹‹Che ne dici? Come sto?›› chiese Isabel mostrando il fermaglio che aveva messo nei capelli.
‹‹Carino! E di questi che ne pensi?›› disse Katrina mostrando dei particolati orecchini che raffiguravano due draghetti dorati.
‹‹Compriamo tutto Unnie!!! Prendiamo tutto quel che ci piace e portiamolo a Madrid. Saranno i souvenir che evocheranno i ricordi più belli della nostra vita!››
‹‹Ahahahahah… Hai ragione, Isabel!››
Le fotografie si susseguivano tra le risate incontrollabili delle ragazze che decisero di fare un foto anche con il venditore ambulante da dove avevano acquistato delle camicette tipiche coreane.
‹‹Hai visto la sua faccia? Era incredulo quando gli hai chiesto di poter fare la foto con lui… Ahahahahahah!›› Katrina aveva gli occhi verdi lucidi dalle troppe risa.
‹‹Su, dai! È stato troppo gentile a regalarmi la terza camicia, era il minimo che potessi fare per lui! E poi quando gli ricapiterà l’opportunità di farsi una foto con due bellezze come noi?! Ahahahahahah…››
Ridendo, Katrina guardò l’orologio da polso che portava sempre con sé.
‹‹Sono già le 18. Accidenti, come passa in fretta il tempo… Tu vuoi tornare in albergo Isabel?››
Il caschetto nero si voltò di scatto verso l’amica guardandola sbigottita.
‹‹Scherzi, vero? Non ci penso neanche a tornare in hotel se prima non andiamo all’ Han River Park fountain!!!››
Katrina rise, annuendo col capo.
‹‹Guarda che staremo qui per altre due settimane, la fontana del parco del fiume Han non scappa mica…››
‹‹Unnie!!! Lo sai che ho sempre desiderato vedere la fontana che mi ha conquistata nel drama di City Hunter.››
‹‹E allora che aspettiamo: andiamo!››
‹‹Kamsamnidà!!! (***)››
Il fiume Han le conquistò del tutto, il panorama della città si rivelò essere superbo e la fontana, che avevano visto solo sugli schermi, troneggiava nel bel mezzo del parco.
A quell’ora del giorno pareva non esserci molta gente, solo pochi turisti e qualche giovane coppia seduta sulle panchine.
‹‹Da vicino è più bella di quanto immaginavo, Unnie. Avviciniamoci così possiamo farci delle belle foto e saranno le prime che sistemerò in camera mia, una volta tornate a Madrid.››
Corsero verso la fontana e si fermarono proprio davanti ad essa. Il suono dell’acqua corrente musicava una melodia inconsapevole che infondeva allegria e tra uno scatto e l’altro le due amiche si abbracciarono felici. Ma proprio quando avevano deciso di riposarsi sulle panchine che si offrivano al panorama della città, le fontane danzanti, chiuse sotto i loro piedi, si aprirono, investendo le due ragazze dei freddi getti d’acqua.
Sorprese e spaventate, annaspavano cercando disperatamente di ripararsi dai getti. Urlavano, chiamandosi a vicenda, senza sapere cosa fare e, proprio mentre cercavano di uscire da quel limbo fatto di acqua, udirono una fragorosa risata alle loro spalle.
Isabel rimase immobile per la vergogna, ma Katrina non riuscì a trattenersi e si voltò per guardare colui o colei che aveva osato ridere di loro.
‹‹Chi cavolo è che ride di noi senza alcun ritegno!?›› urlò in inglese, obbligando l’amica a voltarsi.
Lo stupore alleggiò sui loro volti, mentre, incurante, il ragazzo che avevano di fronte continuò a ridere di gusto.
‹‹Oh mio Dio!›› sibilò Isabel.
Il sogno proibito delle loro vite era fermo dinanzi a loro e rideva senza contenersi della scena a cui stava assistendo, il desiderio nascosto che le aveva tenute per notti intere con il viso incollato al televisore era a pochi metri da loro e pareva più bello che mai.
LEE MIN HO.
L’imbarazzo imporporò le guance delle ragazze che non riuscirono a proferir parola, bloccate dalla vergogna e paralizzate dalla lampante bellezza di quell’attore che le aveva sempre fatte sognare. Isabel cercò di sistemarsi un po’ sotto i getti continui d’acqua che la colpivano da ogni lato, invece Katrina guardava stupefatta quel raro esemplare che si era materializzato lì davanti.
Rideva di gusto Lee Min ho anche quando riprese a camminare per poi sparire in un pulmino nero che lo attendeva lì vicino.
Le fontane si chiusero.
Isabel e Katrina, gocciolanti e ancora sbigottite, si guardarono in viso prima di urlare come inseguite da un animale inferocito.
‹‹Era lui… ti rendi conto, Isabel? Lee Min Ho!!! Era lui, il nostro amore! Ah, quant’era bello! E poi hai visto il suo sorriso? Quando ride anche il cielo si illumina!››
Katrina, con i capelli bagnati attaccati al viso, inneggiava alla bellezza del loro attore preferito.
‹‹Unnie! Unnie!››
Isabel parve sul punto di piangere.
‹‹Che c’è? Non sei felice di aver visto Lee Min Ho? Non era quello che avevi sempre sognato?››
‹‹Unnie! Ma guardaci…›› rispose Isabel indicando i loro vestiti completamente bagnati e i loro volti stravolti dai getti d’acqua.
Katrina guardò prima l’amica e poi guardò i suoi indumenti.
‹‹Noooo!››
‹‹Sì invece. Ma ti rendi conto? Perché? Perché proprio lui? Perché proprio in quel momento? Accidenti… e poi perché diamine rideva in quel modo?!›› Isabel batteva i piedi per terra.
Sul suo viso un velo di delusione che non sfuggì a Katrina.
‹‹Dai, non fare così. Giovedì Lee Min Ho terrà una conferenza stampa al teatro nazionale di Seoul per presentare un nuovo drama. Avrai modo di rivederlo e sta’ tranquilla, non si ricorderà di noi e tanto meno ricorderà questo nostro imbarazzante momento.›› sorrise cercando di sollevare l’umore di Isabel che la guardava titubante.
‹‹Tu dici? Io non credo… rideva troppo forte per dimenticarsi ciò che ha visto oggi… si è divertito troppo… Oh, cavolo! Lee Min Ho, il nostro Lee Min Ho rideva di noi… Lee Min Ho! Il mio Oppa, Lee Min Ho.›› Scosse il capo incredula, mettendosi le mani tra i capelli bagnati.
‹‹Smettila di frignare e cancella quel muso. Lee Min Ho è il nostro amore, lui è l’uomo perfetto e dimenticherà questo piccolo inconveniente delle sue pazze innamorate. ››
La portò fuori dal raggio delle fontane e raggiunsero il primo taxi.
Una volta in stanza ebbero solo il tempo di cambiarsi d’abito e asciugarsi i capelli, prima di cadere addormentate nei loro letti.
L’indomani una nuova avventura le attendeva.
 
Note:
·       Unnie, significa sorella minore. È il modo affettuoso in cui le ragazze più piccole chiamano quelle più grandi.
·       Drama, sono serie televisive che spopolano in tutte le nazioni orientali (Corea, Giappone, Cina, Taiwan)
·       Annyheong, in coreano significa Ciao.
·       Saranghae, in coreano significa Ti amo.
·       Kimch’i, mistura di cavolo verza, spezie, aglio, salsa di peperoncino fermentata, zenzero ed erbe cipolline lasciate a fermentare nelle giare di terracotta.
·       Pulgogi, carne alla griglia composta da piccole strisce di carne di manzo marinate in salsa di soia, olio di sesamo, aglio, salsa di peperoncino fermentata, cucinate direttamente dai commensali sulla piastra posta sul tavolo.
·       Kamsamnidà, in coreano vuol dire Ti ringrazio.
 
 
NdA: ed eccolo il primo capitolo di questa folle fan fiction che scrivo con tutta la mia passione e il mio impegno.
So che siete in pochi a leggerla e ancor meno a recensirla, ma spero possa piacervi e che sia riuscita a regalarvi un piccolo sorriso.

Alla prossima.

  
Kim Na Nà 
 
   
 
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