Qualche
minuto dopo, con un po’ di bevanda calda davanti e meno ansia addosso, Laura
prese coraggio.
“Tu sei un bugiardo” iniziò.
“Non volevo mentirti, io…”
“Fammi finire. Mi hai risposto negativamente quando ti
domandai se eri un demone, ma questo posso anche capirlo, in fondo non ci
conoscevamo ancora. Mi sei stato vicino dalla prima all’ultima lezione di
esorcismo, hai fatto in modo che non mi tirassi mai indietro, né quando ero
spaventata dopo il primo attacco del demone né quando dovevo fare il test da
tamer, e ti sono grata con tutta me stessa di ciò. Non contento, hai voluto
complicare le cose baciandomi e già questo mi ha messa in difficoltà: cosa
significava per te? Quanto ti stavo a cuore davvero? Poi hai voluto uscirtene
con quelle frasi idioti del tipo sei
piccola eccetera, eccetera” disse lei.
“Quella è stata una brutta idea, effettivamente”
ammise lui.
“Trovi?” domandò sarcastica la
ragazza.
“Comunque quando sei venuto in camera mia non potevo
pensare che mi avresti sedotta, né che avrei visto la tua coda un’ora dopo,
eppure è successo. Perché? Come mai non mi hai detto niente
prima?”
“Non potevo! È già pericoloso che tu lo abbia saputo per
sbaglio, figuriamoci se te lo avessi detto io” le rispose. Sospirò e si
appoggiò alle mani.
“Devi sapere che per il fatto che io sono un demone la mia
posizione all’interno dell’Ordine è già piuttosto compromessa. Come ci si può
fidare di un mostro per sconfiggere i demoni, in fondo?” ammise. Laura
annuì.
“Tu sei entrata per sbaglio nella mia vita: prima con la
gonna, poi con la chiave, e infine con il corso da esorcisti. Non credo che tu
sappia la lotta combattuta nella mia testa quando hai sostenuto i tuoi due esami
da exwire: vederti in quelle condizioni era straziante per me” confessò.
Gli
fece un certo effetto dire tutto ciò ad alta voce.
“Comunque io non volevo nasconderti niente, e mi piacerebbe
che tu non mi evitassi” terminò.
“Cos’era la luce blu che mi ha dato fuoco alla gonna la
prima sera?” domandò Laura.
“Era quell’idiota di Rin. Stava combattendo contro un
nemico e si è fatto prendere un po’ troppo la mano” rispose lui a denti
stretti. Quella cosa gli bruciava ancora. Laura esitò un
attimo.
“Essendo tu un demone, però, sei immortale,
giusto?” chiese titubante.
La
risposta la spaventava.
“Purtroppo sì” annuì Mephisto.
Ci
aveva pensato molto anche lui e non riusciva a trovare la soluzione per rimanere
con lei.
“Quindi tra di noi non può esserci nulla?” comprese
la ragazza.
“Potrebbe, ma non sono disposto a vederti morire tra
sessanta o settant’anni” confermò lui. Rimasero in silenzio per un po’,
cercando di trovare una soluzione.
“Io non rinuncio” decise infine lei.
Si alzò
e gli andò davanti, fissandolo negli occhi.
“Ho combattuto contro demoni, contro la mia paura, contro
Rea (e fidati che è peggio degli altri due messi insieme se ci si mette) e
contro il buonsenso per starti vicino! Non posso arrendermi ora!”
esclamò.
Mephisto
la guardò un secondo e poi sorrise.
“Sei una sorpresa continua”
ammise.
“Posso essere ciò che vuoi, ma io non rinuncio a
te!” disse decisa.
Come
per sottolineare il fatto che non se ne sarebbe andata di lì senza una soluzione
per stare insieme, lo baciò attirandolo a sé.
“Questo mi sembra un motivo più che sufficiente”
rise lui.
La
allontanò un po’ da sé e si prese un minuto per pensare. Aveva più di cinque
secoli, che diamine, un modo per fregare le regole doveva esserci! Poi ebbe il
lampo di genio.
“Tu potrai rimanere con me e vivere in quest’accademia per
i prossimi tre anni, nei quali godrai di ogni cosa che una studentessa può
ottenere. Se in questo periodo sarai in grado di diventare esorcista a pieno
titolo allora potrai avere in dono l’immortalità: vivrai finché vivrò io e non
avrai nessun problema. Altrimenti la tua vita sarà mia” le
propose.
“Sarebbe un patto?” chiese
lei.
“Chiamalo come vuoi” disse Mephisto. Laura ci pensò
un attimo.
“Affare fatto!” decise.
L’uomo
schioccò le dita e fece apparire un contratto: anche se non era nelle sue
abitudini, voleva fare le cose per bene.
Quando
entrambi ebbero firmato, si fissarono negli occhi per un lunghissimo momento,
poi lui le prese il mento e le alzò la faccia. Stavolta il bacio che si
scambiarono fu dolce e lento, si prese tutto il tempo di cui aveva
bisogno.
“Adesso torna in camera, dolce Laura” le disse
l’uomo.
Lei
annuì, felice e leggera come una piuma. Sentiva che non poteva andare storto
niente, stavolta.