Anime & Manga > I cinque samurai
Segui la storia  |       
Autore: Tanit    07/05/2012    2 recensioni
Ambientata subito dopo i fatti del primo OAV. I troopers hanno liberato Seiji da Shikaisen e si apprestano a tornare in giappone dopo la battaglia appena affrontata. Il genere è Yaoi e il pairing è tra i miei due amatissimi Seiji e Touma ^^ E' la mia prima fanfiction sui troopers spero che vi piaccia.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Touma riattaccò il telefono con aria abbattuta. Era tutto il giorno che tentava di telefonare a Seiji, ma questi non era in alcun modo reperibile. Ok, c’erano la scuola e le lezioni di Kendo; Korin era sempre stato molto attivo nella gestione del Dojo di famiglia, ma lui? … Possibile che dovesse venire sempre dopo tutto il resto? Erano già trascorse tre settimane dal loro ritorno da New York e le cose tra lui e Seiji non avevano preso la piega che avrebbe voluto. A parte il fatto che non erano ancora riusciti ad incontrarsi, ma anche al telefono, Seiji gli sembrava essere tornato il solito ghiacciolo freddo e distaccato. Eppure quella notte erano stati talmente vicini! Cominciava a pensare che il suo compagno non fosse stato del tutto sincero nel dichiarargli i suoi sentimenti. Possibile che proprio Seiji fosse il tipo da baciare qualcuno, dirgli “ti amo” e poi scaricarlo come se niente fosse? Cosa credeva quel bellimbusto? Che lui fosse una specie di passatempo estivo? Il ragazzo andò in cucina e dopo avere preso dal mobile un barattolo colmo di biscotti al cioccolato, si gettò con aria rassegnata sul divano, accendendo la televisione. In realtà avrebbe dovuto finire una ricerca per la scuola, ma non era dell’umore giusto per farlo … tanto per lui lo studio non era certo un problema. Avrebbe finito il lavoro all’ultimo momento, dato che le lezioni dovevano ancora riprendere dalla pausa estiva. Addentò un primo biscotto e poi un secondo, provando una profonda nostalgia per le generose moli di dolcetti che sfornava per tutti loro Shin, quando ancora vivevano tutti assieme alla villa di Nasty. Quelli si che erano bei tempi! Nonostante le perenni battaglie, le ferite e tutto il resto, di sicuro preferiva di gran lunga il periodo trascorso coi ragazzi all’attuale situazione in cui si trovava. Rimanere solo a casa di suo padre, sempre rinchiuso nel laboratorio in cui prestava servizio come scienziato, non era propriamente il massimo della vita.
Dopo l’ultima trasferta americana, ognuno di loro aveva dovuto fare ritorno alla propria famiglia; dopotutto anche i loro cari avevano il diritto di poterli vedere ogni tanto. Come dare loro torto? In fondo, nonostante le battaglie che avevano sostenuto, erano soltanto ragazzini di sedici anni appena! Tutto questo ovviamente valeva per la maggior parte di loro, ma non per lui che non aveva una famiglia unita; non che i suoi genitori non gli volessero bene, ma erano probabilmente troppo presi da loro stessi e dai loro impegni per potersi ricordare di avere anche un figlio. A loro bastava saperlo vivo e vegeto, con qualcosa nella pancia e il naso ficcato dentro un libro, per essere convinti di avere già adempiuto ai loro doveri genitoriali. Touma sospirò; quello che più temeva alla fine si era concretizzato: era nuovamente solo con se stesso e per quanto la cosa lo rattristasse, non poteva fare nulla per evitarlo. Ciò che lo feriva maggiormente, era che Seiji SAPEVA. Sapeva benissimo il suo stato d’animo; sapeva che aveva un fottuto bisogno di sentire vicino sia lui che tutti gli altri … e allora perché si comportava in quella maniera incostante? Non riusciva davvero a spiegarselo! Per quanto Korin fosse sempre stato freddo, controllato, a volte rigido e duro negli atteggiamenti, gli aveva sempre in qualche modo dimostrato affetto e comprensione … dunque PERCHE’? Si alzò dal divano, dirigendosi nuovamente verso il telefono e ricompose il numero dell’amico, rimanendo in attesa. La linea suonava libera, ma dopo qualche squillo rispose la fredda voce di una segreteria telefonica, che lo invitò a lasciare l’ennesimo messaggio vocale. Imprecando in maniera decisamente poco elegante, Touma decise quindi di tornare ai suoi biscotti, facendo zapping alla televisone; chissà che stavano combinando Shu, Ryo e Shin … magari avrebbe potuto organizzare un incontro goliardico per il week end, dato che sarebbe stato l’ultimo prima della fine delle vacanze estive.
In quel momento il telefono iniziò a squillare e Touma si precipitò in corridoio alla velocità della luce … era LUI finalmente!!!
 
  • Seiji! Non sai quante volte ti ho … – Esclamò sollevando la cornetta; ma l’emozione si mutò subito in delusione, quando il giovane samurai si rese conto che non si trattava di Korin. - … si papà … ok, non ti aspetto per cena! … si, tutto a posto … ciao –
 
Tenku posò tristemente la cornetta; gli sembrava di avere un macigno sul cuore! Aveva una voglia tremenda di sentire la voce di Seiji, anche solo per pochi minuti. Ora più che mai, la distanza fisica che li separava, gli sembrava incolmabile.
Improvvisamente, con sua grande sorpresa, il campanello dell’appartamento suonò.
* Ma chi diavolo sarà?*  Si chiede il samurai grattandosi la testa; un’improvvisata di sua madre? Suo padre che aveva scordato qualche documento? Curioso andò alla porta:
 
  • Chi è? -  Chiese sollevando il citofono
  • Hey Touma, sono io! –
  • Io chi? – Commentò il giovane indispettito; era da molto che suo padre doveva fare riparare quell’apparecchio dato che non si sentiva quasi nulla. Figurarsi se poteva riconoscere le voci!
  • Come “Io chi”? Sono Ryo, sciocco! -
-    RYO? – Chiese il giovane stupito - … Sali! –
 Questa si che era una sopresa!
 
 
Seiji tornò a casa decisamente tardi. La giornata era stata molto stancante e aveva una gran voglia di farsi un bagno caldo e poi di ficcarsi a letto dopo una cena frugale. Tentando di non essere intercettato da nessuno dei membri della sua famiglia, cercò di sgattaiolare nella sua camera; se l’avessero visto le sue due sorelle, non ci sarebbe stato scampo … soprattutto Yayoi non faceva altro che fargli domande sulla sua recente assenza e ormai non sapeva più che scuse raccontarle; quella donna era davvero una dannazione! Da quando era tornato a casa da New York, tutto sembrava essere tornato alla normalità: la vita coi suoi famigliari, lo studio, gli allenamenti di kendo al dojo di famiglia. Normale routine! Passeggiando per le vie alberate della sua città, il luogo in cui era cresciuto, si era sorpreso nel constatare che effettivamente nulla pareva essere cambiato. Sorrise tristemente pensando ai suoi piccoli allievi invidiarlo, perché a detta loro, aveva fatto una vacanza nella grande mela.
  • Seiji sensei, la prossima volta ci porterai con te? – Gli avevano chiesto con le loro vocine innocenti.
Seiji chiuse gli occhi, appoggiando la schiena alla porta chiusa della sua stanza. Se solo avessero saputo … se avessero anche solo immaginato cosa avesse passato in quelle settimane d’inferno! La lotta con le forze del male sembrava non avere mai fine e quell’armatura di cui era stato così orgoglioso, ora gli sembrava più una dannazione che una benedizione. Combattere, combattere e ancora combattere; era forse quello il destino che aspettava lui e gli altri? … e per che cosa poi? Cosa avrebbero ottenuto in cambio, a parte dolore e disperazione? Sorrise ripensando ai suoi amati nakama. Non era trascorso poi molto tempo da quando si erano separati per tornare alle loro famiglie d’origine, eppure già gli mancavano profondamente; soprattutto una persona in particolare. Il suo viso si fece triste
  • Touma … - sussurrò dolcemente. Era sorprendente quanto quel nome risuonasse in maniera tanto armoniosa.
 
Si sedette sul letto e osservando il telefono sul comodino, vide lampeggiare la spia della segreteria, segno che vi erano dei messaggi da ascoltare. Sentendo il cuore balzare nel petto digitò subito il tasto di avviamento del nastro e in un attimo la stanza fu pervasa dalla voce di Touma.
 
 * Seiji, appena torni chiamami * … * Seiji, ma dove ti sei cacciato?* … * SEIJI ACCIDENTI A TE, MI FARAI IMPAZZIRE!!! *
 
A quell’ultima esclamazione indispettita, Korin non potè fare a meno di sorridere; sempre il solito Touma! Non si poteva certo dire che i formalismi fossero il suo forte! Ridacchiò piano, cercando di visualizzare Tenku che impaziente, continuava a chiamarlo e richiamarlo. Quel ragazzo! Se non aveva tutto subito diventava davvero incontenibile! In un momento gli tornarono alla mente gli attimi meravigliosi che avevano passato l’ultima notte a New York; gli sembrava ancora di sentire sulla pelle i suoi baci e le sue carezze. Se non fossero subito ripartiti; se avesse potuto avere Touma al suo fianco anche solo per qualche giorno in più, forse il gelo che aveva nel cuore avrebbe potuto in qualche modo sciogliersi. Chissà? La verità era che amava quel ragazzo sopra ogni cosa, ma forse non sapeva ancora bene COME. Era giusto desiderare di stare accanto a qualcuno, ben sapendo che la vostra unione avrebbe potuto metterlo in pericolo? A Seiji sembrava egoismo bello e buono. Stare lontano da Touma gli faceva male da morire, ma se solo gli fosse dovuto succere qualcosa per causa suo, sarebbe morto di dolore. Non sopportava il pensiero di mettere di nuovo in pericolo la persona che amava con nuove disperate battaglie e questo valeva anche per gli altri suoi carissimi amici.
Tormentato da quei pensieri, sollevò la cornetta e compose il numero di Tenku, contando poi con il fiato sospeso gli squilli che lo separavano dal sentire la sua voce.
 * Eddai Touma … * disse fra se e sé, pensando quasi divertito che ora era lui ad essere impaziente.
Rimase incollato alla cornetta per diversi minuti, ma nessuno rispose. Tristemente rimise l’apparecchio al suo posto, chiedendosi dove si fosse cacciato Tenku a quell’ora di sera. Di certo non era mai stato un campione nel rispettare gli orari canonici del pranzo e della cena e a dire il vero i suoi bioritmi sembravano essere del tutto estranei a quelli della gente comune, dato che era solito stare sveglio fino a tardissimo la notte, per poi indugiare a letto fino a mezzogiorno! In ogni caso erano quasi le otto di sera!!! Dove si era cacciato quel disgraziato? Con un sospiro si alzò dal letto e si spogliò pigramente; meglio lavarsi in fretta, se voleva essere puntuale per cena. I suoi parenti non erano così elastici per quanto riguardava le regole: si mangiava alle otto in punto e niente discussioni!
 
Touma era rimasto molto sorpreso dalla inaspettata visita di Ryo, che d’altro canto si era rivelata decisamente provvidenziale, visto che sarebbe sicuramente morto di depressione chiuso tra quelle quattro mura pensando a Seiji. A quanto pareva il samurai del fuoco aveva approfittato del fatto che suo padre, un noto fotografo, fosse chiamato da quelle parti per lavoro e senza pensarci due volte, si era precipitato a trovare Tenku. Imbarazzato per il fatto di non avere nulla in dispensa da offrire all’amico, il samurai dell’etere aveva pensato che fosse una buona idea invitare fuori Rekka a mangiare un paio di hamburger in compagnia.
 
  • Umh … vediamo un po’ dove si può mettere qualcosa sotto i denti! – Disse Touma guardandosi attorno, mentre camminavano per le vie della città
  • Ah ah … Touma, ma sei sicuro di avere sempre abitato qui? – Chiese Rekka incredulo – Sembri abbastanza spaesato –
  • Beh, non è che sia mai stato un grande viveur – Rispose il ragazzo dai capelli corti
  • Il solito orso! – Sgnignazzò l’altro fermandosi davanti un locale, dal quale proveniva un buon profumo. – Che dici? Ci buttiamo qui dentro? –
  • Perfetto, ho già una fame che non ci vedo! – Asserì Touma sentendo lo stomaco brontolare. In effetti in tutta la giornata aveva mangiato solo dei biscotti, dando fondo alle ultime provviste. Accidenti alla sua pigrizia! Era talmente abituato al fatto che fossero Shin e Nasty ad occuparsi delle faccende di economia domestica, che non aveva nemmeno pensato a fare la spesa! Era buffo pensare a come avesse fatto fatica ad abituarsi a vivere in compagnia di altre persone e come invece adesso facesse ancora più fatica a tornare a stare solo! In fondo doveva ammetterlo: era bella la sensazione di avere qualcuno che si occupava di lui. E’ un vero peccato che di alcune cose non se ne conosca il valore se non quando è troppo tardi per apprezzarle appieno.
Il locale era decisamente affollato e i due occuparono fortuitamente l’ultimo tavolo disponibile, ordinando poi Hamburgher, patatine e coca-cola. Ryo avrebbe voluto bere birra, ma dato che appena lanciata l’idea, Touma ebbe quasi un conato di vomito, visto com’era finita l’ultima bevuta in compagnia, anche il samurai del fuoco abbandonò l’iniziativa, per solidarietà verso l’amico.
  • Certo che l’ultima volta ti sei preso proprio una bella ciucca eh? Hihihih – Ridacchiò Rekka
  • Umhhhh – Mugugnò Touma, bevedo un grosso sorso di bibita dalla cannuccia.
  • Comunque la mattina dopo eri particolarmente arzillo … cosa strana da parte tua, anche in condizioni normali – Aggiuse il samurai del fuoco con aria indagatrice - … chissà che ti ha raccontato Seiji tutta la notte, per farti rimanere così vigile! –
Touma sputò praticamente quello che stava bevendo e avvampò in volto.
  • Cosa … cosa vorresti dire? – Chiese col cuore che gli balzava in gola. Che Ryo avesse intuito qualcosa riguardo ai suoi sentimenti per il biondo? Era imbarazzante anche solo pensarlo.
  • Niente, niente … dicevo solo tanto per dire, perché ti agiti tanto? – Rispose Rekka guardandolo con curiosità.
  • Non mi sto affatto agitando! – Disse Touma rovesciando l’intera bottiglietta di chetchup sulle patatine. – Oh nooo … adesso sono immangiabiliiii –
  • Oh santi numi! – Esclamò Ryo ridendo senza ritegno – Sei proprio maldestro!
  • Ioooo? Guarda che è colpa tua! –
  • Bwahhahahaha … colpa mia? Sei tu ad essere più suscettibile di una tardona in menopausa! –
  • COOOSAAAA??? Ma che razza di insulto è?!–
La serata continuò tra battibecchi e risate, finchè non venne l’ora di rincasare. A Touma avrebbe fatto piacere che Ryo rimanesse a dormire a casa sua, ma l’altro ragazzo rifiutò a malincuore; suo padre sarebbe partito per l’europa dopo un paio di giorni e ci teneva a trascorrere un po’ di tempo insieme. Prima di separarsi, decisero comunque di allungare un po’ la strada passando per un parchetto lì vicino; almeno avrebbero potuto scambiare altre due chiacchiere.
 
  • Pensa che proprio oggi stavo pensando di organizzarci tutti quanti per il prossimo week end! – Disse Tenku all’amico. – Dopo che la scuola sarà ricominciata, sarà un po’ difficile vedersi così spesso! –
  • Già, hai ragione – Rispose l’altro sorridendo – Sembra così strano riprendere le nostre vite normali … -
Ryo aveva assolutamente ragione, pensò Touma. Forse tra tutti era quello che poteva comprendere meglio il suo stato d’animo, dato che anche lui non aveva una vera e propria famiglia alla quale tornare.
  • Non so a te, ma a me mancate un sacco! - Ammise mestamente il samurai dell’etere.
  • A chi lo dici – Convenne l’altro con altrettanta tristezza
  • Una volta Nasty mi disse una cosa: il legame che vincola chi porta le yoroi è più profondo anche di un legame di sangue – Aggiunse Tenku con aria seria – Penso proprio avesse ragione! –
Ryo fissò lo sguardo sull’amico. Ricordava bene come Touma avesse faticato ad ambientarsi a vivere con loro; essendo cresciuto in maniera molto solitaria, per lui non era stato facile adattarsi a delle regole comuni. Gli era poi risultato sempre incomprensibile come lui e Seiji avessero potuto sviluppare un’intesa tanto profonda, vista la rettitudine e l’osservanza alle regole di Korin e l’atteggiamento spesso indisciplinato dell’altro. All’inizio, quando i due avevano iniziato a dividere la stanza, credeva veramente che il biondo samurai, in un impeto di esasperazione, avesse utilizzato la sua spada per fare di Tenku uno spiedino! Nonostante tutto, Touma e Seiji erano diventati profondamente amici e molto uniti tra loro.
Nemmeno Ryo, a dire il vero, riusciva a immaginarsi un’esistenza totalmente divisa dai suoi quattro compagni.
 
  • Nasty aveva perfettamente ragione – Disse il samurai del fuoco – Voi per me siete come una famiglia! –
  • Anche per me è lo stesso – Ammise Touma sommessamente.
Continuarono ad avanzare tra i vialetti del parco, restando per qualche minuto in silenzio, finchè Touma non prese di nuovo la parola.
  • Ti confesso che sono preoccupato non poco per Seiji – Disse il samurai dell’etere – Dopo tutto quello che è successo, ha qualcosa … non è più la stessa persona di prima –
  • Umh … Anche a me è sembrato più taciturno del solito – Ammise Rekka
  • Dì pure assente! Lo cerco e non si fa sentire; mi chiama ed è freddo come un congelatore … manco fossi un vecchio parente rompiscatole! –
  • Ah ah ah … che ne sai tu di vecchi parenti rompiscatole? – Chiese l’altro ridacchiando – Diamogli tempo … di sicuro non sarà stato piacevole per lui rimanere tanti giorni nelle mani del nemico –
  • Si … certo … - Rispose Tenku, ripensando a quanto gli era sembrato fragile e insicuro Korin l’ultima notte che avevano trascorso a New York. Per non parlare poi degli strani discorsi che aveva fatto sul loro gruppo, sul significato di lottare, sulla natura delle armature e tutto il resto. Certo, erano domande che sfioravano anche lui in alcuni momenti, ma aveva sempre liquidato la questione in maniera piuttosto spiccia: combatteva perché c’era da combattere, punto. Inoltre, di certo, non avevano avuto molto tempo per riflettere sull’eticità o meno del loro operato, dato che avevano lottato senza sosta praticamente un giorno si e uno si. La tregua dopo la sconfitta di Arago era stata decisamente meno duratura di quanto non si fosse aspettato e la comparsa di nuove creature del male, dimostrava che erano riusciti a distruggere soltanto uno dei baluardi dell’impero degli youja. Sapere che proprio Seiji, il quale era di fatto una colonna portante del loro gruppo, nutriva certi dubbi, lo faceva sentire inquieto. Lui SENTIVA che il samurai della luce aveva qualcosa che non andava. Tutti loro erano legati da un sottile filo, e spesso il suo cuore entrava in risonanza con quello degli altri, armatura o no … Ok, forse non aveva la stessa capacità empatica di Shin, ma riusciva benissimo a sapere più o meno in che stato d’animo si trovassero i suoi amici.
 Si chiese se avesse dovuto fare parola con Ryo di quanto Seiji gli aveva confidato; dopotutto oltre che un carissimo e fidato amico era anche il loro leader, Ciò nonostante, decise di tenere tutto per sé, ripromettendosi di riparlarne con Korin, appena fosse stato possibile. Ripensò ai tanti messaggi che aveva lasciato alla segreteria del samurai biondo chiedendosi se finalmente Seiji si fosse degnato di fargli uno squillo. Comunque lui non era tipo da arrendersi facilmente … in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a scongelare il cuore del suo fiero spadaccino.
 
Dopo la cena, Seiji si ritirò velocemente in camera sua. Si sentiva inquieto e non gli piaceva darlo a vedere, soprattutto alla sua famiglia … li aveva già fatti preoccupare a sufficienza nelle ultime settimane! Provò a richiamare Touma diverse altre volte, ma a quanto pareva ora era il samurai dell’etere ad essere irreperibile. Con un sospiro rassegnato, il ragazzo si stese sul letto; chissà dove era andato Touma? Magari era uscito a cena con suo padre o magari con qualche amico. A quel pensiero il suo cuore ebbe un lieve sussulto di gelosia. Per colpa di tutti i dubbi che lo tormentavano, negli ultimi giorni si era rivelato veramente sfuggente e Touma avrebbe avuto tutte le ragioni per stancarsi di lui! Se solo avesse immaginato quanto invece gli mancava e quanto avrebbe voluto comportarsi diversamente, ma quello che aveva vissuto in America aveva lasciato un segno indelebile nel suo animo. Non erano tanto le ferite del corpo a causargli dolore: quelle si sarebbero rimarginate in fretta, ma le ferite dell’anima … quelle si che bruciavano ancora inesorabilmente. Si portò una mano alla bocca, sfiorandosi dolcemente le labbra, quelle stesse labbra che erano state accarezzate e assaporate dal suo Touma. Già … il suo Touma. Era davvero degno del suo amore? Tenku poteva essere eccessivamente egoista, eccessivamente ironico, eccessivamente tagliente … eccessivamente tutto; ma era anche straordinariamente franco e sincero. Lui invece non lo era stato del tutto … avrebbe voluto farlo, ma era troppa la paura di perderlo! Era stato molto più facile lasciarsi sedurre, piuttosto che aprirgli totalmente il suo cuore.
Aprire il proprio cuore … una grande lezione che a quanto pare non aveva ancora imparato.
Quasi senza accorgersene, il samurai del Nimbo scivolò in un sonno profondo, coccolato dai dolci ricordi della notte trascorsa con Touma. Il pensiero dei suoi baci e delle sue carezze era decisamente meglio di qualunque altra medicina! Ben presto però il riposo del samurai venne disturbato dalle ombre di un terribile incubo. Si trovava di nuovo incatenato e impossibilitato a muoversi, imprigionato in un’oscurità terribile ed inquietante che non faceva altro che aumentare la sua angoscia.
  • Dove … dove sono? – Disse con voce tremante. Non era possibile! No, no, non poteva essere di nuovo nelle mani di Shikaisen! I suoi amici lo avevano liberato, Touma lo aveva preso tra le sue braccia e portato via da quell’inferno! Provò a fare forza sulle catene che lo tenevano immobilizzato, ma senza alcun frutto … si sentiva più debole di un bambino e c’era sempre quell’intorpidimento, quella sensazione di istupidimento che gli annebbiava la mente, fino a non fargli più distinguere il sogno dalla realtà. Sentì una mano sfiorargli il viso e scostargli una ciocca di capelli dalla fronte. Il giovane sgranò gli occhi, nel tentativo di vedere qualcosa in tutte quelle tenebre, ma il suo sforzo si rivelò vano.
  • Chi sei? … Touma? – Chiese angosciato, mentre avvertì il rumore di qualcuno che gli respirava vicino e dita gelide scivolargli lungo il corpo in maniera lasciva.
  • Non sono Touma – Rispose la stessa voce, a pochi centimetri dal suo orecchio sinistro, per poi scoppiare a ridere crudelmente.
 
Seiji soffocò un grido tentando ancora disperatamente di liberarsi, ma più si divincolava, più le catene sembravano stringere, penetrandogli maggiormente a fondo nelle carni. Altre paia di mani iniziarono ad esplorare il suo corpo; carezze oscene che lo frugarono in zone su cui una sola persona avrebbe in realtà avuto il permesso di indugiare … e quella persona non era affatto li con lui. Era perduto, senza più speranza!
  • No! Vi prego, no!- Disse con voce rotta.
Altre risate di scherno gli risuonarono nei timpani, mentre attorno a se vide comparire orribili, luminosi occhi scarlatti di chissà quali diaboliche creature.
  • Sarai nostro invece e nessuno ti salverà – Proseguì il suo sconosciuto interlocutore – Poi useremo la preziosa armatura del Nimbo per uccidere il tuo bel Touma; anzi … sarai proprio tu a farlo, perché a te piace uccidere, no? Sei nato per questo! –
  • No … non lo farò mai! MAI! – Gridò il ragazzo a perdifiato, svegliandosi poi di soprassalto. Si era trattato come sempre del solito incubo che lo tormentava da settimane! Seiji si sollevò a sedere sul letto e si guardò attorno smarrito, sollevato dal fatto di trovarsi ancora nella sua stanza, al sicuro. In breve però, il sollievo mutò in costernazione: per quanto tempo ancora sarebbe stato condannato a rivivere quell’inferno nei suoi sogni? Si rannicchiò su se stesso, chinando la testa sulle ginocchia, mentre alcune perle argentate scintillarono sulle sue ciglia. Ecco … ora si metteva pure a piangere come una stupida femminuccia! Era sgomento, sofferente, spaventato … e disgustato da sé stesso. Perché non riusciva a superarlo? Perché?
Rimase qualche minuto immobile, respirando profondamente, cercando di calmarsi. Non poteva continuare così … per quanto non volesse ammetterlo neppure a se stesso, aveva bisogno di aiuto, o se proprio non di aiuto, almeno di confrontarsi con qualcuno di fiducia e lui sapeva bene chi era la persona più indicata in questo caso. Vincendo l’indecisione, riprese in mano la cornetta del telefono; era già abbastanza tardi per chiamare a casa di qualcuno: non sarebbe di certo stato … cortese, pensò sorridendo amaramente … ma maledizione! Quella era un’emergenza! Prese in mano il telefono e compose un numero: doveva assolutamente vedere una persona e doveva farlo il prima possibile!
 
Touma tornò a casa piuttosto tardi. Dopo cena, la passeggiata con Ryo si era protratta più del previsto e avevano finito per perdere la cognizione del tempo. Alla fine, tutti i loro discorsi su quanto si mancavano a vicenda, avevano finito per farlo sentire ancora più depresso e solo di prima e quando Ryo aveva varcato la soglia dell’albergo in cui alloggiava con il padre, il suo stomaco aveva iniziato a contorcersi, peggio che se si fosse bevuto un’intera cassa di birra. Mestamente entrò nell’appartamento e ovviamente il suo pensiero andò immediatamente a Seiji … chissà se gli aveva lasciato sue notizie. Senza troppe speranze, si diresse verso il telefono ed ebbe un tuffo al cuore quando vide la presenza di un messaggio in segreteria. Col fiato sospeso avviò il nastro e si mise in ascolto.
 
*Touma … sono Seiji; ho sentito i tuoi messaggi … volevo chiederti scusa per … per … * Una pausa e un sospiro * … Dio, non lo so nemmeno io per cosa; comunque volevo avvertirti che nei prossimi giorni non sarò a casa; non starò via molto, mi farò sentire io al mio ritorno … * un’altra pausa * … ti amo … *
 
Tenku rimase fermo in quella posizione per qualche minuto senza fiatare. Cosa voleva dire quel messaggio? Cosa aveva in mente Seiji e soprattutto … dove diavolo doveva andare tanto all’improvviso. Preoccupato andò in camera sua e si sedette alla scrivania; avrebbe continuato la famosa ricerca per la scuola … tanto per quella notte non ci sarebbe stato verso di chiudere occhio comunque.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > I cinque samurai / Vai alla pagina dell'autore: Tanit