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Autore: Koori_chan    09/05/2012    1 recensioni
Rouen, Francia, 30 Maggio 1431.
A uno sguardo distratto questa potrebbe sembrare una sera qualsiasi, l'imbrunire quotidiano che copre la città di mistero e di antico.
Eppure c'è qualcosa di diverso in questa fresca brezza primaverile.
Non qualcosa in più, qualcosa di nuovo.
Si sente la mancanza, stasera.
La mancanza di una ragazzina i cui sogni avevano ricordato alla Francia il significato di libertà. La mancanza di una donna che ha acceso il cuore di una Nazione di nuova passione.
La mancanza di Jeanne d'Arc, la Pucelle d'Orléans.
Per Francis, semplicemente Jeanne.
/Piccola comparsa di OC!Borgogna/
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Giovanna d'Arco, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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__Rouen, Soleil Couchant__











Le acque della Senna scorrono lente fra gli argini, spettatrici disinteressate di una Storia impietosa e meschina. Sembrano non notare nemmeno la cenere che nevica dolcemente dall’alto del ponte, tutto ciò non è affar loro.
Eppure, quando la polvere del rogo si adagia sulla superficie, lo specchio d’acqua pare essere attraversato da un fremito, quasi un singhiozzo, come il respiro tremolante di chi si sforza di non piangere.
La Normandiastessa sembra venire attraversata dal fiume come una lacrima che scava le guance; le sue anse, che una volta ricordavano i seni di una madre, ora sono bubboni fetidi di peste.
Ogni cosa ha perso la sua poesia, oggi, e la Francia ha seppellito il suo nome.
Il sole sta calando e non c’è più nessuno a Rouen, sulla Piazza del Mercato. Resta solo un cumulo di legna e una grande chiazza scura al centro dello slargo, dove i corvi si sono radunati in cerca di attrazioni.
Un ragazzo li scaccia a colpi di fionda, ma ben presto anche questo divertimento ha perso ogni interesse. Non gli rimane altro da fare se non tornarsene a casa, sperando in un pasto un po’ più ricco della sera precedente.
Tutto tace a Rouen, e persino la Senna pare scivolare sottovoce, come intimidita dallo sguardo di quell’uomo in piedi sul ponte.
Ma lui non sta guardando l’acqua, né il cielo.
Sta piangendo, in silenzio, come il resto del mondo.
Perché davvero, ora, non saprebbe che cosa dire…
 





 
- Figlio di puttana, io ti ammazzo! – gridò Francis, afferrando Julien per il bavero della camicia.

- Calma, Fran, calmati! – esclamò quello, cercando di divincolarsi dalla presa del biondo.
- Senti, sono appena stato insultato per due ore da Bretagne e da Normandie, non ti ci mettere anche tu! –
Francia imbestialì, sferrandogli un pugno sul volto.
- Sei uno stronzo, credi che questo basti a fartela passare liscia, bastardo? E’ tutta colpa tua, cazzo! E’ tutta colpa tua! – infierì, a ogni accento una percossa.
- Basta, France! Stai esagerando! – Arthur decise di farsi avanti, cercando di placare la furia del nemico.
Era la prima volta dopo anni che si ritrovavano tutti e tre nella stessa stanza e in tutta onestà avrebbe preferito che potesse accadere in circostanze meno delicate di quella.
- Tu dici? Hai un’idea di cosa abbia fatto, Angleterre? Ma certo, che domande! Questo stronzo è un tuo alleato, ovvio che sai tutto! – sibilò, gli occhi ridotti a due fessure.
- Senti, Francis, mi dispiace, non avrei mai immaginato che sarebbero potuti arrivare a tanto! – tentò di difendersi Bourgogne.
- Lo stesso vale per me, nessuno di noi avrebbe mai osato spingersi così in là! – lo appoggiò l’inglese.
Francis scosse la testa, passandosi una mano sporca di sangue fra i capelli in un gesto quasi nevrotico.
Prese a misurare la stanza a grandi passi borbottando mezze frasi nella sua lingua, le mani che si agitavano come le ali di un colibrì.
- Dio, se solo… è una ragazzina! Come potete permettere che le facciano una cosa simile? – esclamò, disperato, le braccia allargate alla ricerca di un po’ di misericordia.
Arthur sospirò.
- Questo discorso devi farlo al tuo re, lui è colpevole quanto i nostri sovrani. –
Una frase così vera che risultò dolorosa come uno schiaffo sul viso. Francis vacillò, gli occhi umidi e sbarrati a fissare fuori dalla finestra, dove già stavano allestendo la pira. Sarebbe stata questione di un paio d’ore, poi tutto sarebbe finito.
- Non c’è modo? – si ritrovò a sussurrare, in quello che le orecchie dei presenti udirono come il più straziante di lamenti.
Bourgogne si asciugò il viso insanguinato con una manica, scoccando uno sguardo colpevole al suo alleato.
- L’unico modo sarebbe cedere al Tribunale. – osò sentenziare.
Tutti e tre sapevano benissimo che una simile eventualità non si sarebbe mai potuta verificare.
Alcuni colpi decisi alla porta informarono i tre dell’arrivo di un messo.
- Sir, everything’s ready… -
Arthur si mosse verso l’uscio con la fatica di un vecchio, seguito da Julien. Francis continuava a guardare fuori dalla finestra, sperava di aver capito male, che le differenze linguistiche avessero compromesso il passaggio dell’informazione.
Ma aveva compreso perfettamente, e a poco valeva fingere il contrario.
Dall’altra parte del palazzo Jeanne indossava l’abito bianco frangiato di rosso, indossava il peccato che le era stato attribuito senza domandarsi perché Dio stesse permettendo tutto quello.
Più volte aveva chiesto di essere confessata, ma nessuno aveva voluto darle ascolto.
Forse lei era troppo sporca per meritare una simile attenzione, forse i suoi peccati erano troppo gravi per essere pronunciati ad alta voce.
Eppure in che modo aveva potuto una semplice contadina come lei recare una tale offesa al Signore?
Perché, se era stato lui a renderla partecipe del suo disegno, adesso la puniva in quel modo?
“Jeanne, salva la Francia!” le dicevano le sue voci, e lei l’aveva salvata, almeno finchè il Delfino non aveva dimenticato di aver avuto fiducia in lei.
Adesso sarebbe morta come un cane, senza poter chiedere perdono per i suoi errori, sarebbe morta lontana da Dio e da qualsiasi indulgenza.
La condussero al patibolo parlandole in latino. Lei non capiva.
Poi le rivolsero qualche domanda in inglese. Iniziò a pregare.
Infine raccomandarono la sua anima al Creatore, e il francese le aprì il cuore come un torrente in piena.
Ecco, ora non aveva più paura di morire, non tanta come prima. Era per quella dolce lingua che abbandonava la vita terrena, era per il suo popolo che l’avrebbero bruciata.
Lei si sacrificava per la Francia, il suo unico amore.
Lo consideravano un peccato? Forse avevano ragione, perché lei aveva amato il suo paese con tutto il suo corpo e con tutta la sua anima, più di sé stessa, più di Dio onnipotente.
- Io vi perdono, tutti quanti. Che il Signore possa essere misericordioso con tutti voi… -
Sorrideva, ma il suo volto era bagnato di lacrime. Quanto avrebbe voluto vederlo un’ultima volta!
Vedeva Angleterre, lo sguardo basso sul lastricato, il rimorso a tenergli il capo chino.
Vedeva Bourgogne, la vergogna a bruciare l’azzurro dei suoi occhi che chiedevano pietà.
Vedeva la gente di Rouen, alcuni piangevano, altri la insultavano, qualcuno semplicemente osservava in silenzio.
Vedeva tutto quello, ma l’unica cosa a cui agognava sembrava non trovarsi in quel luogo di morte.
L’aveva abbandonata?
Proprio come aveva fatto il Re?
Le aveva voltato le spalle?
Aveva sempre mentito dicendole di amarla?

La paura ritornò assieme ai singhiozzi più forte di prima, mentre il fumo le bruciava gli occhi nascondendo il cielo e il fuoco le scaldava il corpo ma non l’anima.
Poi lo vide, fra la folla, inginocchiato al suo cospetto come di fronte alla Vergine, piangeva e ripeteva “je t’aime”.
Vide Francis, l’unico che avesse mai amato, e comprese che aveva portato a termine il suo compito; Jeanne aveva salvato la Francia.
Sorrise, poi non vide più nulla. 

 






La Senna scorre lenta, quasi solenne, a Rouen.
La cenere ha trovato rifugio nelle sue acque dorate sul calar di un sole che non se la sente di vegliare ancora su quel mondo bastardo.
C’è solo un uomo sul ponte.
Non parla, non piange più.
Adesso sorride e si maledice, scuotendo la testa amareggiato. Non è un obbligo quello che impedisce loro di amarsi, è un consiglio.
Perché la vita di un essere umano è più fragile dei petali di un giglio e una Nazione non può morire.
Eppure stavolta qualcosa è cambiato, Francis si è spaccato dentro. Uno squarcio profondo divide adesso Uomo e Nazione.
Sì, Jeanne l’ha salvato.
Ma salvandolo gli ha rubato la vita.
 
  
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