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Autore: La Kurapikina    10/05/2012    2 recensioni
Un primo incontro fra Achille e Patroclo... che cambierà il loro destino
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno stava bussando alla porta… e il sole era appena sorto.

Ma chi era quel pazzo che bussava alla mia porta all’alba?? Credevo fosse di dominio pubblico il fatto che dormo fino a mattino inoltrato!

In ogni caso ero sveglio (MIRACOLO!), ma solo perché non avevo chiuso occhio tutta notte pensando alla storia di Patroclo.

Patroclo.

Mi voltai e lo trovai, fortunatamente ancora lì, al mio fianco, sveglissimo che fissava con aria preoccupata la porta e, non appena la voce di un paggio urlò dall’esterno che avevo una visita importante, scattò in piedi e si fiondo giù dal mio letto sparendo subito dopo nel bagno.

Ok, era impazzito. Feci per richiamarlo, quando la porta si spalancò ed entrò niente meno che mio zio. Ok, aveva decisamente fatto bene a sparire o lui lo avrebbe, CI avrebbe uccisi sul colpo scoprendo che l’avevamo ingannato.

“Avevo chiesto di aspettare che fosse il ragazzo ad aprire.” disse una voce alle spalle di quella cosa conosciuta anche come attuale re di Ftia e io mi gelai sul posto: Odisseo. E la sua presenza in camera mia significava solo una cosa: guerra. E io, ovviamente, avrei dovuto combatterla anche se non c’entravo. Ho già detto che la mia più grande aspirazione non è morire infilzato su un campo di battaglia? Ecco, per Odisseo invece quello era il sogno di una vita. Ok, è bello avere gloria e onore, ma cosa te ne fai se sei nell’oltretomba? A quel pensiero rabbrividii: se fossi morto sarei finito nel regno del paparino di Patroclo… e lo aveva volontariamente sfidato. Ah, cavolo! Nemmeno la mia permanenza agli inferi sarebbe stata piacevole!

“Buongiorno, Odisseo.” dissi comunque, alzandomi velocemente dal letto e cercando di ragionare lucidamente: “A cosa devo il piacere di questa visita?” avevo un sorrisetto tirato e sapevo di avere la stessa espressione di uno che è appena stato preso a sberle.

“Sempre a dormire! Quante volte ti devo dire che non puoi buttare via la mattinata dormendo?” sbottò mio zio e io avrei tanto voluto rispondergli che non prendevo ordini da nessuno, figurarsi da un coglione come lui, ma, come al solito, le parole mi morirono in gola.

Perché? Non avevo paura di combattere ed avevo affrontato la morte fin  da quando era ancora un ragazzino che pesa meno della spada! Eppure lui… aveva uno strano potere su di me. Mi terrorizzava. Mi aveva in pugno e io ballavo il suo disgustoso ritmo come una stupida marionetta, questa è la verità.

“Credo che il ragazzo si meriti riposo, dopo tutti gli allenamenti a cui si sottopone…”

“Allenamenti a cui ieri non si è nemmeno presentato!”

Ah, cavolo! Ero talmente preso da Patroclo che me ne ero completamente dimenticato!

“Ho avuto da fare…” sussurrai cercando, invano, di non arrossire. Non era nemmeno una bugia!

“Ne sono sicuro.” intervenne Odisseo con un sorriso comprensivo ed infinitamente ingannatore, precedendo e bloccando così la sfilza di insulti che mio zio si stava preparando a lanciarmi contro: “Quanto anni hai, Achille?”

“Diciannove.” risposi subito, contento di poter escludere mio zio dal discorso.

“Sei giovane… e forte. Proprio ciò di cui abbiamo bisogno.” riprese il re di Itaca avvicinandosi a me di qualche passo e poggiandomi una mano sulla spalla: “Il principe troiano Paride ha rapido Elena, la bella sposa di Menelao: è giusto che i greci, uniti sotto la guida di Agamennone, vadano a Troia per vendicare quest’offesa e per farlo abbiamo bisogno dei migliori. E tu sei decisamente fra questi.” Sorrise ancora, più viscido di un serpente.

“Agamennone.” risposi io con tono duro allontanando bruscamente la sua mano: “Lo conosco e non credo proprio che faccia tutto questo per il fratello: vuole solo il potere. Non prendo ordini da uno stronzo simile.” Chissà perché ma quando lo dissi mi venne da guardare mio zio, che stava avvampando: “Non sei un uomo!” sbottò infatti: “Un troiano ci ha insultati.”

“Non ha offeso me il principe Paride. No  ho nulla a che fare con questa storia.” Ok, ora mi avrebbe ammazzato.

Fortunatamente Odisseo arrivò nuovamente in mio soccorso impedendo così a mio zio di fare il mio bel corpicino a pezzetti: “Hai carattere, giovane principe di Ftia!” rise: “Anche questa è una buona virtù! Questa guerra non sarà mai dimenticata, Achille. So che non desideri morire, ma sei un Acheo quindi è ovvio che la gloria fa presa anche sul tuo cuore: se verrai con noi a Troia il tuo nome vivrà per sempre.”

Per sempre… perché quelle parole mi piacevano così tanto?

“Nessuno ti dimenticherà mai e Achille vivrà all’infinito. Il tuo nome, la tua fama sarà immortale. Al pari degli dei… Fa’ la tua scelta, giovane principe di Ftia, ma ricorda questo: La guerra di Troia sarà ricordata da tutti, per sempre, e con essa anche coloro che la combatteranno.” Detto ciò, quel furfante astuto di Odisseo se ne andò con mio zio e io rimasi solo.

Conoscevo il re di Itaca e i suoi trucchi, ma anche questa volta era riuscito ad ingannarmi: aveva fatto presa sul mio cuore.

Non volevo morire, ma la gloria… quella si che la desideravo, e molto.

Le gambe mi cedettero improvvisamente e mi inginocchiai  a terra, sconvolto dai desideri contrastanti che infuriavano nel mio cuore e piansi: ero solo, chi poteva vedermi?

“Achille.” sobbalzai sentendo quella voce e quelle mani posarsi sulle mie braccia: “Stai bene?”

Che scemo ero stato! Io NON ero solo! LUI c’era.

Mi alzai, allontanandolo subito e cercando di metterlo a fuoco attraverso il velo di lacrime: lui era lì, di fronte a me, che mi fissava con i suoi occhi dolci ora preoccupati.

Perché lo avevo allontanato? Perché io dovrei esser un eroe, diavolo! Un Acheo invulnerabile e orgoglioso! Che diritto aveva lui di vedermi in quello stato?

“Non ti fidi di me?” quelle parole, sussurrate, mandarono in frantumi la mia rabbia crescente e non potei fare altro che abbassare lo sguardo e scusarmi.

Che cretino! Importava che fossi un guerriero in quel momento? No, certo che no: a lui non gliene fregava niente, perché Patroclo mi vedeva solo come un ragazzo. Solo come Achille. Lui mi amava per come ero, non per chi  ero.

Allungai le braccia in cerca del suo corpo da stringere e lui non tardò ad accontentarmi: lo abbraccia forte, tenendolo stretto a me come se temessi di vederlo sparire da un momento all’altro per la mia intelligenza in ripida diminuzione.

“Ho paura… desidero cose troppo contrastanti.” ammisi senza lasciarlo andare.

“E’ normale avere paura… tutti ne abbiamo! Anche questo ci rende uomini Achille, nonostante ciò che dice tuo zio. Phobos… non a caso è un dio: siamo PERSONO, mio Achille, e in quanto tali i nostri stessi sentimenti possono sconvolgerci.

Ciò che desideriamo non sempre è razionale…”

Rimasi qualche istante immobile, poi un sorriso si aprì sulle mia labbra bagnate di lacrime: “Non lasciarmi mai, mio Patroclo, perché temo che senza te non saprei più che fare.”

“Non lo farò.”

 

 

***

Camminavamo rapidi e silenziosi lungo le vie buie di Ftia: avevamo deciso di andare da mia madre per farla parlare con Patroclo e per chiederle anche se sapeva qualcosa della guerra di Troia.

Stavo meglio, ora: come sempre quell’angioletto dagli occhi grigi era riuscito a farmi stare meglio. Sempre… e lo conoscevo solo da due giorni!

“Hai paura?” chiesi quando arrivammo alla spiaggia del mare dove sapevo si sarebbe manifestata mia madre.

“Da morire… da quello che ho capito mi odia!”

Sorrisi e lo abbracciai, baciandolo dolcemente: “Andrà tutto bene, promesso.”

“E’ per questo vero? E’ anche per questo che nel tuo cuore ho letto il desiderio di non venire a Troia.”

Ci voltammo entrambi: Odisseo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buon giorno a tutti! Ecco il nuovo capitolo! Ho fretta, quindi mi dilungherò poco: GRAZIE A TUTTI!!!! E soprattutto a Sick e Cimotea, che adorò sempre di più per le loro bellissime recensioni! A presto!

  
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