Qualcuno
stava bussando
alla porta… e il sole era appena sorto.
Ma
chi era quel pazzo che
bussava alla mia porta all’alba?? Credevo fosse di dominio
pubblico il fatto
che dormo fino a mattino inoltrato!
In
ogni caso ero sveglio
(MIRACOLO!), ma solo perché non avevo chiuso occhio tutta
notte pensando alla
storia di Patroclo.
Patroclo.
Mi
voltai e lo trovai,
fortunatamente ancora lì, al mio fianco, sveglissimo che
fissava con aria
preoccupata la porta e, non appena la voce di un paggio urlò
dall’esterno che
avevo una visita importante, scattò in piedi e si fiondo
giù dal mio letto
sparendo subito dopo nel bagno.
Ok,
era impazzito. Feci
per richiamarlo, quando la porta si spalancò ed
entrò niente meno che mio zio.
Ok, aveva decisamente fatto bene a sparire o lui lo avrebbe, CI avrebbe
uccisi
sul colpo scoprendo che l’avevamo ingannato.
“Avevo
chiesto di
aspettare che fosse il ragazzo ad aprire.” disse una voce
alle spalle di quella
cosa conosciuta anche come attuale re di Ftia e io mi gelai sul posto:
Odisseo.
E la sua presenza in camera mia significava solo una cosa: guerra. E
io,
ovviamente, avrei dovuto combatterla anche se non c’entravo.
Ho già detto che
la mia più grande aspirazione non è morire
infilzato su un campo di battaglia?
Ecco, per Odisseo invece quello era il sogno di una vita. Ok,
è bello avere
gloria e onore, ma cosa te ne fai se sei nell’oltretomba? A
quel pensiero
rabbrividii: se fossi morto sarei finito nel regno del paparino di
Patroclo… e
lo aveva volontariamente sfidato. Ah, cavolo! Nemmeno la mia permanenza
agli
inferi sarebbe stata piacevole!
“Buongiorno,
Odisseo.”
dissi comunque, alzandomi velocemente dal letto e cercando di ragionare
lucidamente: “A cosa devo il piacere
di
questa visita?” avevo un sorrisetto tirato e sapevo di avere
la stessa
espressione di uno che è appena stato preso a sberle.
“Sempre
a dormire! Quante
volte ti devo dire che non puoi buttare via la mattinata
dormendo?” sbottò mio
zio e io avrei tanto voluto rispondergli che non prendevo ordini da
nessuno, figurarsi
da un coglione come lui, ma, come al solito, le parole mi morirono in
gola.
Perché?
Non avevo paura di
combattere ed avevo affrontato la morte fin
da quando era ancora un ragazzino che pesa meno della
spada! Eppure lui…
aveva uno strano potere su di me. Mi terrorizzava. Mi aveva in pugno e
io
ballavo il suo disgustoso ritmo come una stupida marionetta, questa
è la
verità.
“Credo
che il ragazzo si
meriti riposo, dopo tutti gli allenamenti a cui si
sottopone…”
“Allenamenti
a cui ieri
non si è nemmeno presentato!”
Ah,
cavolo! Ero talmente
preso da Patroclo che me ne ero completamente dimenticato!
“Ho
avuto da fare…”
sussurrai cercando, invano, di non arrossire. Non era nemmeno una bugia!
“Ne
sono sicuro.”
intervenne Odisseo con un sorriso comprensivo ed infinitamente
ingannatore,
precedendo e bloccando così la sfilza di insulti che mio zio
si stava preparando
a lanciarmi contro: “Quanto anni hai, Achille?”
“Diciannove.”
risposi
subito, contento di poter escludere mio zio dal discorso.
“Sei
giovane… e forte. Proprio
ciò di cui abbiamo bisogno.” riprese il re di
Itaca avvicinandosi a me di
qualche passo e poggiandomi una mano sulla spalla: “Il
principe troiano Paride
ha rapido Elena, la bella sposa di Menelao: è giusto che i
greci, uniti sotto
la guida di Agamennone, vadano a Troia per vendicare
quest’offesa e per farlo
abbiamo bisogno dei migliori. E tu sei decisamente fra
questi.” Sorrise ancora,
più viscido di un serpente.
“Agamennone.”
risposi io
con tono duro allontanando bruscamente la sua mano: “Lo
conosco e non credo
proprio che faccia tutto questo per il fratello: vuole solo il potere.
Non
prendo ordini da uno stronzo simile.” Chissà
perché ma quando lo dissi mi venne
da guardare mio zio, che stava avvampando: “Non sei un
uomo!” sbottò infatti: “Un
troiano ci ha insultati.”
“Non
ha offeso me il
principe Paride. No ho
nulla a che fare
con questa storia.” Ok, ora mi avrebbe ammazzato.
Fortunatamente
Odisseo
arrivò nuovamente in mio soccorso impedendo così
a mio zio di fare il mio bel
corpicino a pezzetti: “Hai carattere, giovane principe di
Ftia!” rise: “Anche
questa è una buona virtù! Questa guerra non
sarà mai dimenticata, Achille. So
che non desideri morire, ma sei un Acheo quindi è ovvio che
la gloria fa presa
anche sul tuo cuore: se verrai con noi a Troia il tuo nome
vivrà per sempre.”
Per
sempre… perché quelle
parole mi piacevano così tanto?
“Nessuno
ti dimenticherà
mai e Achille vivrà all’infinito. Il tuo nome, la
tua fama sarà immortale. Al
pari degli dei… Fa’ la tua scelta, giovane
principe di Ftia, ma ricorda questo:
La guerra di Troia sarà ricordata da tutti, per sempre, e
con essa anche coloro
che la combatteranno.” Detto ciò, quel furfante
astuto di Odisseo se ne andò
con mio zio e io rimasi solo.
Conoscevo
il re di Itaca e
i suoi trucchi, ma anche questa volta era riuscito ad ingannarmi: aveva
fatto
presa sul mio cuore.
Non
volevo morire, ma la
gloria… quella si che la desideravo, e molto.
Le
gambe mi cedettero
improvvisamente e mi inginocchiai
a
terra, sconvolto dai desideri contrastanti che infuriavano nel mio
cuore e
piansi: ero solo, chi poteva vedermi?
“Achille.”
sobbalzai
sentendo quella voce e quelle mani posarsi sulle mie braccia:
“Stai bene?”
Che
scemo ero stato! Io
NON ero solo! LUI c’era.
Mi
alzai, allontanandolo
subito e cercando di metterlo a fuoco attraverso il velo di lacrime:
lui era
lì, di fronte a me, che mi fissava con i suoi occhi dolci
ora preoccupati.
Perché
lo avevo
allontanato? Perché io dovrei esser un eroe, diavolo! Un
Acheo invulnerabile e orgoglioso!
Che diritto aveva lui di vedermi in quello stato?
“Non
ti fidi di me?” quelle
parole, sussurrate, mandarono in frantumi la mia rabbia crescente e non
potei
fare altro che abbassare lo sguardo e scusarmi.
Che
cretino! Importava che
fossi un guerriero in quel momento? No, certo che no: a lui non gliene
fregava
niente, perché Patroclo mi vedeva solo come un ragazzo. Solo
come Achille. Lui
mi amava per come ero, non per chi ero.
Allungai
le braccia in
cerca del suo corpo da stringere e lui non tardò ad
accontentarmi: lo abbraccia
forte, tenendolo stretto a me come se temessi di vederlo sparire da un
momento
all’altro per la mia intelligenza in ripida diminuzione.
“Ho
paura… desidero cose
troppo contrastanti.” ammisi senza lasciarlo andare.
“E’
normale avere paura…
tutti ne abbiamo! Anche questo ci rende uomini Achille, nonostante
ciò che dice
tuo zio. Phobos… non a caso è un dio: siamo
PERSONO, mio Achille, e in quanto
tali i nostri stessi sentimenti possono
sconvolgerci.
Ciò
che desideriamo non
sempre è razionale…”
Rimasi
qualche istante
immobile, poi un sorriso si aprì sulle mia labbra bagnate di
lacrime: “Non
lasciarmi mai, mio Patroclo,
perché temo
che senza te non saprei più che fare.”
“Non
lo farò.”
***
Camminavamo
rapidi e
silenziosi lungo le vie buie di Ftia: avevamo deciso di andare da mia
madre per
farla parlare con Patroclo e per chiederle anche se sapeva qualcosa
della
guerra di Troia.
Stavo
meglio, ora: come
sempre quell’angioletto dagli occhi grigi era riuscito a
farmi stare meglio.
Sempre… e lo conoscevo solo da due giorni!
“Hai
paura?” chiesi quando
arrivammo alla spiaggia del mare dove sapevo si sarebbe manifestata mia
madre.
“Da
morire… da quello che
ho capito mi odia!”
Sorrisi
e lo abbracciai,
baciandolo dolcemente: “Andrà tutto bene,
promesso.”
“E’
per questo vero? E’
anche per questo che nel tuo cuore ho letto il desiderio di non venire
a Troia.”
Ci
voltammo entrambi:
Odisseo.
Buon
giorno a tutti! Ecco
il nuovo capitolo! Ho fretta, quindi mi dilungherò poco:
GRAZIE A TUTTI!!!! E soprattutto
a Sick e Cimotea, che adorò sempre di più per le
loro bellissime recensioni! A
presto!