Due capostipiti per due degni discendenti
Mentre
i suoi figli erano alla fantastica festa, luogo dove lei non aveva nulla da
fare, per cui l’aveva evitata come la peste, Namine decise di andare
finalmente da sua madre per pretendere una
risposta precisa alle sue domande.
Dopotutto,
aveva perso troppo tempo, fra un’emergenza e l’altra.
Se
Acqua credeva che si sarebbe dimenticata di doverle dare una spiegazione,
seppur minima, di ciò che stava accadendo
ai bambini, di ciò che lei stessa aveva passato, allora non conosceva
bene sua figlia.
E
Namine aveva intenzione di cambiare completamente l’immagine che la donna
aveva di lei, se non altro per la sicurezza dei sui bambini.
Non
che pensasse fosse una roba semplice da fare, soprattutto perché Acqua
era immersa nella sua migliore performance da ‘donna di casa’.
Namine
sperò solo che gli ospiti fossero tutti fuori per l’ultima serata.
In realtà, sarebbe stata una cosa molto poco intelligente venire su un
isoletta sperduta con un unico obbiettivo e alla fine ignorarlo, per cui la
donna si sentiva molto propositiva.
Varcando
il cancello di quella che l’indomani sarebbe tornata ad essere la sua
casa, la donna non sentì nè urla nè strilli, nè
musica spacca vetri, quindi si diresse decisa in cucina, sicura di trovarci, se
non sua madre, almeno uno dei suoi fratelli.
Non
era certa di dove si trovassero in quel momento,
anche perché non li vedeva da un pezzo.
Chissà
dov’erano andati a finire? Bah.
Armeggiò
un poco per trovare la chiave della porta di casa ed entrò nel suo
salotto, dove imperversava un CD che doveva essere di
Sora, se non era nel torto (quando arrivava un nuovo disco, Sora diventava
dipendente da questo per almeno due mesi e di conseguenza tutta la famiglia
finiva per imparare a memoria ogni singola canzone).
Sua
madre doveva aver messo a posto la camera dei suoi nipoti e aver sequestrato
varie cose da quella.
“We are listening an/ We are not
blind./ This is your life/ Decide your Time...” *
Sì,
era l’ultimo, maledetto disco di uno dei
suoi figli sicuramente.
“Mamma!
Sono io!” Namine si sentiva un poco deficiente ad annunciarsi a quella
che era anche casa sua.
Purtroppo
sua madre non la pensava così.
“Sono
in cucina!” Ah, fortuna! Forse era riuscita beccarla da sola!
Acqua
se e stava nella stanza, seduta al tavolo, contemplando vecchi album
fotografici.
“Che
cosa fai?” Chiese Namine.
La
donna alzò lo sguardo, andando ad incontrare quello della figlia:“Stavo
pensando alle mie nonne.”
“Uh?”
Acqua
sorrise condiscendete:” Te lo ho mai fatte vedere? Erano delle donne bellissime. Purtroppo però non ho ricordi
di Mitsuko, perché è morta prima che io potessi
conoscerla.” Acqua sorrise tristemente alla foto che aveva in mano, poi
la tese alla figlia perché la vedesse.
Quello
che Namine vide erano Sora e Roxas.
“Sai,
cara, penso che sia venuta l’ora di raccontarti una storia” disse
Acqua, sorridendole.
“Zio!
Zio, ciao!” Sora corse incontro a Ventus tirandosi dietro un
recalcitrante Riku, a cui non importava un fico molto secco di chi fosse
l’uomo misterioso, copia di quel ananas rosso. Proprio nulla. Anzi, se
magari fosse riuscito a stargli lontano sarebbe stato anche più felice.
Ma, apparentemente, a Sora importava moltissimo,
probabilmente più del necessario.
Ventus
li guardò sorpreso (come se uno non potesse aspettarsi di trovare dei
parenti nello stesso posto, durante il periodo
più importante dell’anno per gli affari dell’isola), ma non
sembrò andare particolarmente in panico, ne cercare di fuggire.
Riku doveva ammettere che aveva un grande
spirito di adattamento.
“Sora!
È un sacco di tempo che non ti vedo, brutta scimmia! Come stai?”
Ventus abbracciò il nipote, curioso
proprio come una stupida e urlante scimmia. Gli occhi del ragazzino,
però, non si erano staccati dalla faccia dell’illustre
sconosciuto.
Alla
mancanza di risposta alla sua domanda di circostanza, Ventus seguì il
suo sguardo, per poi presentare il suo compagno con un sorriso:”Lui
è Lea, un mio amico. Trattalo bene, capito?”
”Zio,
Non trovi che assomigli un sacco ad Axel?” Sora non aveva proprio la
forza per non soddisfare subito una sua curiosità. In fondo, se era
tanto amico di Kairi c’era un motivo.
Lea
guardò Ventus con aria interrogativa e l’uomo gli rispose con
molta calma che era il ragazzo dell’altro suo nipote.
Riku,
che nonostante il tempo che aveva trascorso con la famiglia di Sora, non era
ancora fuggito a gambe levate, provò una vera pietà per
l’ignaro uomo che probabilmente aveva avuto a che fare soltanto con
Ventus e non con l’intera e allegra brigata di matti. Poi, provò
una sincera pietà per se stesso.
Mentre Riku continuava a stupirsi di
questa sua resistenza ad una famiglia di pazzoidi e al fatto che lui stava proprio
con uno di questi, proprio il suo ragazzo scavava a fondo nella vita dello
sconosciuto-baciato-dallo-zio.
Da
quello che Riku stava ascoltando, e stava ascoltando molto poco, aveva capito
che Lea non era in alcun modo imparentato con Axel (“No, non ho fratelli
o sorelle di sorta, e no non ho figli. Ma che ti prende,
piccoletto?” ”Lea, non dare del piccoletto a mio nipote.” ”Guarda
che è effettivamente basso.”), anche se era praticamente uguale a
lui e parlava come lui e si atteggiava come lui… Magari era un Axel del futuro
che, distrutto per un’improvvisa perdita di Roxas, era tornato indietro
nel tempo e si era rifatto con lo zio identico a lui.
Riku
si chiese per quanto tempo avrebbe mantenuto integra la sua sanità
mentale, stando con persone del genere.
“Ah,
Zio, non sai dov’è zio Terra? È un sacco che non vedo
nemmeno lui e pensavo foste insieme.”
”Non
ne ho idea, Sora, sono andato da Lea quando la nonna ha deciso di sfrattarci,
per cui non lo vedo da allora. Inoltre, prima avevamo avuto una piccola
discussione, per cui…” Ventus andò sul vago.
Riku
sospettava che la ‘piccola
discussione’ riguardasse da particolarmente vicino Lea.
Namine
stava osservando incantate le immagini di quelle due ragazze, così
simili ai suoi bambini: le foto erano in bianco e nero, ma i visi e le
espressioni, le facce allegre delle due erano veramente la coppia sputata dei
ragazzi.
Com’era
possibile? Va bene la discendenza e il codice genetico (di cui lei in primis
sapeva palesemente poco), ma una roba del genere le sembrava esagerata,
accidenti!
“Questa
è la mia foto preferita” Acqua di intromise nei sui pensieri,
mostrandole un’immagine di Amaterasu
e Mitsuko, messe in posa spastica: quest’ultima per nulla convinta,
che tendeva la mano alla sorella, e la palese pazzoide che aveva
un’espressione felice in volto, come se non si fosse mai divertita tanto
in vita sua.
“Avevano
più o meno l’età dei ragazzi quando fu scattata questa
foto.” Le disse Acqua sorridendo.
Ok.
Addio realtà! Benvenuti spettri di donne uguali ai suoi figli.
“Mamma…
cosa c’entrano loro con Sora e Roxas, scusa? E non parlare di stronzate
come vite passate, o fantasmi! Non è possibile!”
Acqua
la guardò seriamente, per poi risponderle con un criptico: ”Eppure
sono le uniche spiegazioni possibili, non trovi?”.
No,
non poteva essere così. Perché a lei, Mondo Crudele?!
Namine
singhiozzò forte.
Acqua
sorrise ( dir la verità, sembrava più un ghigno compiaciuto):
“Siediti, tesoro.”
Roxas
si trovava comodamente spaparanzato sul petto di Axel. Erano ancora sulla
sdraio firmata, che però erano riusciti ad isolare dalle altre coppiette
miagolanti con il solo aiuto delle magiche
sigarette volanti, lanciate a caso nella notte.
Per
poco un simpatico buzzurro pompato aveva deciso di protestare, ma la sua
ragazza, quella miagolante, non
aveva voglia di “mischiarsi a
questi due froci deficienti” per cui Axel e Roxas se la erano cavata solo
con insulti gratuiti.
Il
che, secondo Roxas era perlomeno una grazia concessagli dal Divino,
perché, se a lui fosse arrivata un cicca
addosso mentre era felicemente a far dell’altro, avrebbe perlomeno
protestato selvaggiamente, ma, a parte i due simpatici esseri, nessuno era venuto a
reclamare vendetta.
Aspetta, magari si sono nascosti tutti e vi
stanno tendendo una trappola!
Sora, vattente. Già ho la testa
incasinata, non mi va di ritornare a modalità salvaschermo.
Axel,
che era stato preso e legato con i lacci delle scarpe ritrovate (dopo ben
mezz’ora di ricerca nel buio con il solo ausilio dell’accendino
come luce potente e soprattutto eterna, come
quell’impiastro del ragazzo continuava a ricordargli) alla sdraio firmata
(e fiera di esserlo, a detta del suo ragazzo), per evitare che le sue pensate
geniali li mettessero ulteriormente nei guai. Ma anche se sapeva benissimo di
aver combinato un casino, Axel pensava sinceramente di aver scontato la sua
pena per un tempo accettabile:“Mi sleghi, Amore?”
”Mi sleghi Amore, ‘sto cazzo Axel.
Così impari a rispettare gli spazi vitali altrui.” Roxas non era certo
d’umore brillante, e quei due gli avevano dato proprio noia.
“Ma
io non ho fatto niente!” Disse il bastardo ghignando selvaggiamente.
“Parliamone,
Amore: la tua persona è
particolarmente gradita agli occhi bendati della Dea della Fortuna, visto che
niuno stanotte è diventato un rogo fiammeggiante. Sei stato ancor di
più baciato da quella schifosa donna cieca per non essere stato battuto
a morte, anche se il tipo avrebbe adorato sfidarti ad amabile tenzone. Ma il fatto di essere legato non è stato
causato dal tuo tabacco volante, no, ma dalla tua stupidità unica!
Perché hai dovuto, ad ogni costo, divertirti a scacciare i nostri
vicini?!”
Axel
lo guardò con occhi stralunati per il discorso lungo ed articolato(era
un po’ che non lo sottoponeva al vocabolario fantasy), ma si riprese quasi
subito:”Rox, quella tipa miagolava!
E mi fa senso avere intorno gente che scopa
miagolando!”.
Ok,
questa era un valido motivo, ma non poi così valido.
Roxas,
sconfitto in partenza dalla sua assoluta mancanza di voglia di litigare,
lasciò cadere la sua testa pesantemente sul petto del ragazzo, che non
approvò assolutamente il peso del suo cranio.
Ma
era una cosa su cui poteva soprassedere.
“Allora,
mi sleghi, Amore?”.
“Prima
di tutto” Cominciò Acqua: ”devi sapere che se si hanno delle
cose in sospeso nelle vite passate, di calibro molto importante, allora
è probabile che si rinasca con delle… similitudini. Nel senso che avrai sempre la stessa gente intorno,
anche se non le ricordi, anche se non rappresentano il ruolo che avevano in
passato. Finché non ti chiarisci con loro, la tua anima non avrà
pace, e non riuscirai a capire il perché delle tue azioni, o delle loro.
Questo, in breve, è quello che è successo ai ragazzi. O a te e
Ventus, anche se sembra che lui abbia accettato la cosa e ormai stia
proseguendo per il suo sentiero da solo. Ci sei fino a qui?” Le chiese la
donna.
Namine,
che non aveva mai sentito il bisogno di conoscere queste cose assurde, si
trovò in una posizione a dir poco scomoda, visto che quello che le aveva
detto sua madre aveva almeno un pizzico di senso.
Circa.
Ma
si ritrovò ad annuire, oramai nella storia.
“Amaterasu
e Mitsuko erano le mie nonne. Anzi, Amaterasu era mia nonna, Mitsuko mia zia.
Vediamo, cosa posso dirti di loro? Io so solo quello che mi raccontò
nonna Ama. Dunque: beh, erano gemelle, ma questo è ovvio, omozigote,
anche se erano diverse l’una dall’altra come il Sole e la Luna, ma
unitissime. Avevano una specie di simbiosi, anche se non aveva nulla a che
vedere con quella che hanno sviluppato i ragazzi.” Acqua si fermò
per bere un attimo, visto che era un racconto lungo e lei iniziava già
ad avere l’Isola Desertica in gola.
“Erano
libere e gioconde, sempre insieme, sempre unite. Finché non furono in
età da matrimonio.”
Namine
trovava strano il concetto, vedendo la foto di quelle due antenate semi
svestite e visibilmente idiote.
“Vedi,
i genitori erano di buona famiglia, stavano bene economicamente, ma questo non impediva
loro di scegliere dei buoni mariti per le loro due figlie. Amaterasu mi
raccontò che non era particolarmente felice del ragazzo che le scelsero,
all’inizio, perché era un suo amico d’infanzia e lei non si
era ancora resa conto di amarlo, a quattordici anni.” Acqua rise fra se
ricordando il volto incartapecorito della nonnina, mentre le raccontava che a
volte il suo sposo era particolarmente indisponente.
“Mitsuko,
invece, non fu tanto fortunata: venne data in sposa ad un figlio di
un’altra ricca famiglia, per il prestigio sociale, sai, e per quanto lei
provasse a soddisfare il piaceri di quell’uomo, lui non era mai
compiaciuto abbastanza. Amaterasu mi raccontò che nelle lettere che le
scriveva la sorella, si capiva che c’era qualcosa che non andava
assolutamente, ma Ama, che a quel tempo viveva su un’atra isola, non
intervenì, non andò a trovare la sorella, aspettando che il
problema si risolvesse da solo.”
“Che
stupida.” Disse Namine, immersa nella narrazione.
Acqua
sorrise paziente:”Così come fece Sora quando quel bambino
cominciò a picchiare Roxas.”
Al
che, Namine rimase sbalordita dal parallelo fatto da sua madre.
Accidenti, ha ragione.
“Ma,
a quanto pare, le cose, dopo un po’ di tempo, sembravano sistemate,
perché Mitsuko le mandava lettere più allegre e solari, sembrava
quasi ritornata se stessa.”
“Finché?”
“Finché,
una settimana dopo il compimento dei quindici anni di entrambe, non
arrivò ad Amaterasu una lettera che annunciava la morte di sua sorella.”
Acqua
guardò la figlia attonita con un sorriso triste sul volto: ”Vedi,
non si erano affatto sistemate le cose fra Mitsuko e il marito, semplicemente,
la ragazza si era fatta una ragione delle botte e degli insulti di
quell’essere, e si era trovata un amante per i giorni più
bui.”
“Ed
era per lui che sembrava più felice?”
“Ci
scommetterei.”
Namine
non sapeva più come reagire: ”Ma come è morta?”
Acqua
fece un sospiro profondo: ”Si buttò giù dalla scogliera, dopo
aver scoperto di essere rimasta incinta dell’amante.”
“…Eh?”
Namine guardò basita sua madre, nella vana speranza che stesse soltanto
prendendosi gioco di lei.
“Nella
lettera che Mitsuko lasciò ad Amaterasu, descriveva di come si fosse
innamorata del giovane giardiniere, un avvenente uomo dai capelli fulvi (il che
è un cliché indiscutibile, quello del giardiniere, intendo), e di
essere pienamente ricambiata. Con lui non c’erano violenze di ogni sorta,
perché era un uomo dall’animo gentile, anche se un poco
rozzo… Ma lei rimase incinta mentre il marito era andato, per affari di
lavoro, via da casa per ben sei mesi.”
“Così
tanto?!”
”Beh,
i trasporti di una volta erano senz’altro più lenti, cara.”
Namine
si morse il labro frustrata :”Quindi non avrebbe potuto fingere che fosse
il figlio del marito?”
”Probabilmente,
se avesse ragionato, si sarebbe accorta che il suo sposo era un completo
imbecille e che non sarebbe mai venuto a conoscenza di quanto una donna ci
avrebbe messo per partorire. Se gli avesse detto che noi donne abbiamo lo
stesso tempo di gestazione delle pecore, a mio parere lui ci avrebbe creduto
senza battere ciglio. Ma Ama mi disse che sua sorella amava i finali tragici, e
lei stessa aveva un animo melodrammatico che a volte le ispirava forti istinti
suicidi.” Acqua ridacchiò serena: ”Nonna Ama era una donna
che mi faceva ridere. Mi piaceva stare con lei.”
Namine
squadrò il volto di sua madre, palesemente persa nei suoi
ricordi:”Mi sarebbe piaciuto conoscerla.”
”Già,
sarebbe stato veramente divertente.”
Acqua
contemplò la foto delle due giovani ragazze: ”Quando il marito
tornò, ossia quasi un mese dopo la morte di Mitsuko, cercò il
giardiniere, ma lui era scomparso. Così rimase senza donna da
bistrattare, senza erede, deriso dai vicini, per cui decise di trasferirsi su
un’altra isola e da allora Amaterasu non ebbe più sue
notizie.”
“E
la nonna… Bis nonna?”
Acqua
fece un sospiro lunghissimo, per poi tacere per un minuto intero.
“…
La nonna mi disse… che quando le arrivò la lettera lei sapeva che
qualcosa non andava, disse che si era sentita come persa da un attimo
all’altro, senza sapere il perché o il percome. Quando fu a
conoscenza della fine tragica, e perlomeno stupida, della sorella, partì
immediatamente per l’sola dove Mitsuko aveva vissuto per un anno, da
sola, senza amici, con un marito che la tormentava, senza il sostegno di
nessuno.
Non
riuscì a trovare il giardiniere a parlargli, perché era
già scomparso, ma in camera di sua sorella trovò numerose lettere
di Mitsuko, indirizzate a lei e mai spedite,
dove le raccontava di come non riuscisse a reagire ai soprusi del marito, di
quanto fosse infelice, dove la pregava di aiutarla, perché non sapeva
che cosa fare. Poi c’erano le lettere dove spiegava di come si fosse
innamorata di quell’assurdo giardiniere e come fosse felice, nella bolla
che avevano creato. Nell’ultima lettera diceva di essere rimasta incinta
e di quanto fosse disperata, di non sapere che cosa fare. Il giardiniere le
aveva chiesto di scappare insieme a lui, ma Mitsuko era talmente in confusione
che non sapeva decidersi.”
“Io
avrei scelto subito di andarmene con lui.”
“Anche
io, cara, ma ti ho già detto che era una donna particolarmente
melodrammatica. Per cui, nella disperazione più totale, decise, il
giorno del suo quindicesimo compleanno, di
morire.” Acqua la guardò negli occhi: ”Capisci? È per
questo che la simbiosi che si è manifestata sia con te che nei tuoi
bambini finisce con il compimento dei quindici anni. Perché le anime di
Amaterasu e Mitsuko si sono separate nel peggiore dei modi, ossia con una morte
violenta. Nonna Ama diceva che da allora non si è mai più sentita
se stessa, mai più
completa.”
“E
quindi?”
“E
quindi, i tuoi bambini sono la reincarnazione di quelle due ragazze che si
stanno tenendo saldamente attaccate per non separarsi di nuovo, anche se a
volte la situazione diventa così potente da essere pericolosa.
Perché questo si manifesta quando uno dei due prova emozioni intense?
Perché in questa simbiosi, le due anime si uniscono terribilmente, per
evitare che una delle due vada via, come è successo in passato.”
“Ma…
e io e Ven, allora? Che cosa siamo, noi?” Chiese accigliata la donna.
“A
mio parere, e guarda che non sono un’esperta, siete i figli di Mitsuko
mai nati per quella sua tragica fine. Non ne sono certa, bada bene, ma nella
storia che mi raccontò nonna Ama voi non figurate da nessuna parte.
Invece, se foste quei bambini mai nati, la spiegazione logica e razionale
sarebbe che siete qui con il semplice compito di riportare Amaterasu e Mitsuko
nel nostro mondo.”
Be’,
era entusiasmante essere una bambina – mai - nata per suicidio della sua genitrice. Uno
spasso, proprio.
“Ma
tu e Terra?” “Noi non siamo stati toccati da questa storia,
probabilmente siamo due nuovi inserimenti di un’altra vita. Capita, sai?
Non è che il mondo giri intorno a voi.”
“Ah.
Logico. Quindi, per ricapitolare, io e Ventus siamo dei feti mai dati alla luce
perché nostra madre si è suicidata prima, e Roxas è
Mitsuko e Axel il giardiniere, Sora è Amaterasu e quindi il marito
sarà… Riku? Ma lo stronzo misogino sposo di Mitsuko?”
“Be’,
tesoro è facile: è quel bambino che lo picchiava sempre
dall’asilo fino alla fine delle medie, non trovi?”
“Sai
che Sora ha incontrato alla festa mio zio con quello che potrebbe essere tuo
padre?”
Sinceramente,
ad Axel non interessava. I suoi genitori era morti, e di parenti in giro non ne
aveva, ma soprattutto era ancora legato alla maledettissima sdraio, cosa non
solo scomoda, ma ormai perfino dolorosa, perché le sue braccia avevano
già da tempo deciso di smetterla di formicolare allegramente e di cominciare
a bruciare selvaggiamente. Per non parlare di quel peso morto di Roxas che se
ne stava comodamente spaparanzato su di lui e che ormai non riusciva più
a considerare un peso piuma.
“Davvero?
Magari è il mio doppelganger.”
“Anche
Riku ha detto così, ma ha spiegato a Sora che chi incontra uno dei suoi
doppioni in giro per il mondo, è destinato a combattere per prevalere
come essere.”
“Immagino
si augurasse la mia sconfitta.”
“Beh,
quell’idiota non ha detto nulla a Sora, ma dalla sua espressione
compiaciuta, si intuiva benissimo che nel caso ti avrebbe dato in pasto alla
tua ombra con anche un bel fiocchetto rosa in resta.”
“Per
l’amor del cielo, io col rosa sto malissimo”.
Roxas
ridacchiò e si protese a baciarlo, arrampicandosi sul corpo del ragazzo.
Cosa
che Axel apprezzò, anche se sentirsi ben due gomiti piantati nello
sterno non era una cosa piacevolissima.
Gli
sorrise con malizia, e Roxas non poté fare a meno di ghignare di
rimando:”Magari ti slego. Mi divertirebbe cederti al doppelganger con
quel bel fiocchettino rosa, ma poi dovrei litigare il ragazzo con mio zio e la
cosa potrebbe essere considerata ambigua”
*Called
out in the Dark, canzone prevedibilmente degli Snow Patrol. Cioè, sono
fissata sul serio,è anche la mia suoneria per il telefono. Ecco il link:
http://www.youtube.com/watch?v=GwTXwJg6_VE&ob=av2e
**MITSUKO (光子): nome
giapponese con significato “bambino di luce”/”Bambino lucente”.
Amaterasu (天 照): nome
giapponese composto da AMA "cielo, cielo", elementi e TERASU
"brillare", perciò "splende sul cielo". Nella
mitologia, questo è il nome di una dea del Sole che governa il cielo.
Ringrazio ancora e ancora la mia beta,
qui soprannominata MartaWalla, perché so che le fa piacere!XD
Quando
si è trattato di scegliere il nome per le fautrici dell’intero
problema, mi sono immersa nei nomi giapponesi per bambine, anche se il mio
giapponese è ancora alla fase di gatto/neko e mare/ume. Però mi
sono divertita! Così come posso essere stata gabbata e aver dato a caso
dei nomi maschili.
Passando
al capitolo… domande?
Ho
pensato seriamente a KH e la cosa più bella di tutto il videogioco
è il “Cerca il vari ed innumerevoli Cuori dentro a Sora!” cosa
non semplice, visto che quel ragazzo sembra una matrioska e ogni gioco c’è
sempre più gente nell’immenso condominio che quel ragazzo ha per ‘cuore’.
Per cui, mi sono detta: fantastico!
Non
voglio dire che adoro lo ‘spiritismo’, o la meditazione, perché
non è che sia un interesse scontato, per quanto le mie magre possibilità
mi permettono, io pratico la meditazione e seguo vari corsi, per cui per me
sono cose reali.
Chi
è che borbotta, là in fondo? Razionalità, taci! Non rovinare
il momento magico!
Cosa
aggiungere, ancora? Ragazzi/e sono veramente felice che continuiate a seguirmi,
anche se sono probabilmente la peggiore ‘scrittrice’ al mondo, che continuate
a darmi consigli per migliorarmi, e che mi supportiate con la vostra veramente
incredibile gentilezza. Mi commuovo sempre un po’ a leggere le
recensioni.
Aggiungo
che vi adoro incondizionatamente.
Grazie
tantissimo a tutti, e al prossimo capitolo!
Che
non sarà preoccupante perché è già stato scrittoXD