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Autore: Lisbeth17    12/05/2012    9 recensioni
Questa FF non è una L&O, il protagonista è il mio personaggio preferito, Orlando uno sguardo attreverso i suoi pensieri e la sua vita.
E se incontrasse qualcuno mentre aspetta Lucia?
Cosa comporterebbe questo al Ris?
Lucia e Ghiro come potrebbero reagire?
C'è un nuovo personaggio che animerà decisamente tutte le loro vite.
Genere: Erotico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quindici anni dopo

[Davide]
 
“Francesca sbrigati se perdo il treno per colpa tua me la paghi!!”
“Guarda che io sono pronta, sono Lucia e Sara che non si sbrigano, sono chiuse in bagno da dieci minuti.” rispose la voce stizzita di una ragazza, mia sorella per la precisione.
“Non è vero!!” dissero le due pesti in coro dal bagno.
“Dado perché non vai a vedere se i gemelli sono pronti?” Mi disse papà per cercare di tranquillizzarmi mentre andava a tirare fuori le ragazze dal bagno; ma non ero tranquillo, non ero sereno e sicuramente vedere i miei fratellini picchiarsi per chi doveva mettere la maglietta blu, non mi avrebbe aiutato.
“Ma.. papà..” dissi nel tentativo di esimermi da quel compito ma papà non mi diede corda.
“Vai!” disse categorico.
Come immaginavo, aperta la porta della mia prima cameretta, trovai Flavio e Daniele barricati ai lati opposti della stanza, entrambi indossavano solamente i pantaloni, al centro una maglietta, rossa, il colore l’avevo toppato ma non la situazione, la guerra per chi l’avrebbe indossata era iniziata e poco importava se ne avevano due uguali volendo, a loro non piaceva vestirsi uguali, ma avevano però sfortunatamente gli stessi gusti e una notevole difficoltà a gestire la prelazione sulla prima scelta.
“Secondo me il rosso è passato di moda.” Dissi poggiando la schiena allo stipite della porta.
“Dado” disse Flavio rivolto verso di me “Daniele ha scelto l’ultima volta, ora tocca a me!!”
Mi voltai verso mio fratello in parte era, come suo fratello, la copia di papà versione cinque anni, solo gli occhi avevano la forma di quelli di mamma. Stretti e allungati a volte sembravano moltissimo due orientali.
“Daniele è vero?” Chiesi con lo sguardo severo rivolto verso di lui, Flavio era il più grande tra i due ma riusciva sempre a farsi fregare dal fratello che era scaltro e solitamente spalleggiato da Lucia e Sara. Perché le due avessero preso le parti del teppista, mi era ancora difficile da capire, ma per compensare Francesca ed io spalleggiavamo Flavio la maggior parte delle volte, l’imparzialità invece di mamma e papà era molto fastidiosa.
“A me il rosso sta meglio.” Disse Daniele con la faccia tosta rivolto verso di me.
“Sai forse hai ragione..” dissi avvicinandomi a lui, vidi già gli occhi di Flavio riempirsi di lacrime, ma mi avvicinai al suo armadio per tirare fuori una mia camicia di quando avevo la sua età “Flà mettiti questa, ti sta molto meglio! Dai su, adesso vediamo di andare a sistemarci i capelli.” dissi poi aiutandolo ad allacciarsi i bottoni.
A quel punto Daniele mi guardava come un cane bastonato “Se la finisci di fare il prepotente, sistemo i capelli anche a te!!”
Li feci salire entrambi sulle mie ginocchia e cominciai a parlare con loro “Sapete che io studierò fuori per un po’?! E adesso siete voi due i maschi di casa insieme a papà, dovete dargli una mano, lo sapete come sono le ragazze.”
“Rompono!” dissero i due in coro.
“Vi ho sentito!” disse mia sorella Francesca che passò davanti alla porta in quel momento. Era pericolosamente bella la mia sorellina, gli occhi e il naso di mamma, la bocca e i capelli di papà, era alta, molto per i suoi quindici anni a dirla tutta, superava il metro e settanta e si divertiva a mettersi gonne corte. Questo faceva sì che mia sorella Lucia di dodici anni uscisse molto più di sua sorella maggiore che era sempre in punizione, papà scuoteva la testa arreso, la maggior parte delle volte che la vedeva uscire dal bagno, mamma invece la ricacciava in camera sua.
“Appunto.” dissi tornando a concentrarmi sui gemelli “Rompono e sono anche sciocche.”
“Specialmente Chicca” disse Daniele.
“Vi ho sentito!! Smettetela nani!!” urlò Fra pericolosamente arrabbiata, la sua stanza era accanto a quella dei gemelli, era quella che una volta era stata la stanza da letto di mamma e papà.
“Ragazzi su.. non stuzzicate Chicca, non è sciocca è solo un po’ ribelle. Voi dovete darle retta adesso” i due mi guardarono poco convinti, soprattutto Daniele, Flavio dal canto suo pendeva già dalle labbra della sorella.
Riuscii a convincere i due a non litigare, a vestirsi diversamente, per poi portarmeli in bagno per sistemare i capelli. La situazione però era ancora complicata da quelle parti c’era papà fuori dalla porta che discuteva animatamente con le due pesti, Lucia e Sara, che secondo me erano molto peggio dei gemelli, avevano poco meno di due anni di differenza tra di loro ma vivevano una simbiosi fastidiosa e a tratti antipatica, Fra le sopportava poco erano piccole per lei e loro di rimando pendevano dalle labbra della sorella maggiore. Mentre noi stavamo per andare al bagno di mamma e papà per sistemarci i capelli vedemmo arrivare Francesca che mi bloccò il braccio e disse “Aspetta un attimo.” Come una furia fu di fronte la porta del bagno, papà la guardava con un mezzo sorrisetto, conosceva bene il carattere di sua figlia e le sue intemperie, le fece spazio davanti alla porta con un largo gesto della mano. Fra bussò due volte per poi dire solo “Se uscite, ora, c’è qualche possibilità che vi presti i vestiti che mi avete chiesto, l’offerta non è discutibile, avete tre secondi, 1 – 2..”
Non arrivò a dire tre perché le due uscirono dal bagno.
“Ragazzi il bagno è tutto vostro.” Disse rivolta verso di noi, Flavio le diede un bacio sulla guancia e lo stesso fece Daniele, che quando sua sorella mostrava tutta questa risolutezza ne rimaneva sinceramente ammirato, le diedi un bacio sulla guancia anch’io per dirle “Grazie.” Lei mi fissò per un momento e mi sembrava avesse gli occhi lucidi “Da’ dopo mi raggiungi in camera mia?” Spinsi i gemelli in bagno e guardandola le dissi “Certo!” Entrammo in bagno chiudendoci la porta alle spalle.

[Orlando]

Conoscevo i miei figli, e sapevo che Francesca non stava bene, mi chiedevo come fosse riuscita a tenersi dentro per tutto questo tempo il suo dolore. Francesca e Davide sono sempre stati molto legati, lei stravede per lui e lui per lei, certo vogliono bene anche agli altri, ma quei due hanno sempre avuto un rapporto speciale; la prima parola detta da Francesca è stata “Dado” e i suoi primi passi sono stati in direzione del fratello che la aspettava a braccia aperte. Sapevo quindi molto bene quanto in questo momento soffrisse all’idea di veder partire il fratello per almeno due anni, sapevo che non avremmo potuto trattenerla quando ci avrebbe chiesto di andarlo a trovare.
“Tutto bene?” Chiesi avvicinandomi a lei e posandogli una mano sulla spalla.
Lei si voltò per guardarmi e gli occhi si riempirono di lacrime “No” disse buttando la testa sulla mia spalla, la mia bambina, la strinsi a me cercando di consolarla.

[Francesca]

Sfogarmi con papà mi era stato davvero molto utile, mi conosceva bene e sapeva che avrei sofferto parecchio la partenza di mio fratello, anche se fino alla fine avevo fatto finta di niente; mamma aveva provato a farmi parlare l’altra sera, quando mi aveva beccato a sgattaiolare fuori dalla mia stanza per prendermi un po’ di gelato, era in piedi anche lei, in cucina per terminare di lavorare.
“Fra perché sei ancora in piedi?” Mi chiese portandosi gli occhiali da vista sui capelli. “Ti senti male?”
Scossi la testa per avvicinarmi al frigo e tirare fuori il gelato. “Avevo solo fame.. Tu hai ancora lavoro arretrato?”
Mamma scosse la testa per chiudere il fascicolo che aveva di fronte “In realtà faccio finta di lavorare.. Aspetto che tuo fratello torni a casa, è uscito con gli amici per salutarli..”
“Già..” dissi sospirando “Parte.”
“Ne vuoi parlare?” Mi chiese posando la sua mano sulla mia.
“Mami guarda che sto bene, sono contenta che Dado sia stato ammesso, davvero, sono orgogliosa di lui.”
“Diciamo che me la bevo, non sei una grande bugiarda signorina, tutta tuo padre.” Disse stringendomi la mano “Sappi solo che quando e se vorrai parlarne sai dove trovarmi, e ovviamente lo stesso vale per papà.”
“Lo so, grazie. Papà di solito non ti fa compagnia quando ci aspetti alzata?”
“E’ sveglio, in stanza da letto però..”
La guardai confusa, senza capire quello che stava dicendo, ci sorprese la voce di papà che proveniva dal corridoio buio. “Basta foto di cadaveri a letto!!” Disse con il sorriso sulle labbra avvicinandosi a noi, si prese un cucchiaino per sedersi vicino a me e alla mia vaschetta di gelato.
“Riunione di famiglia?” Chiese infilando il cucchiaino nel mio gelato.
“Papà..” dissi tentando di rivangare il mio diritto di proprietà sulla vaschetta ma fui subito zittita da mamma.
“Sh.. Che se si svegliano gli altri è finita la pace.”
“A proposito..” dissi fissando i miei genitori con sguardo interrogativo. “Abbiamo finito?”
“Cosa?” Mi chiese mamma che non capiva bene, mentre papà cominciò a ridere.
“Intendo siamo finiti, giusto?” Mamma mi guardava ancora cercando di capire dove volessi andare a parare mentre papà si stava divertendo troppo,  rideva da matti sotto i baffi e per nascondersi mangiava il gelato, il mio gelato.
“Mamma, dopo Daniele e Flavio ci fermiamo??”
“Chicca la tua mamma è ancora giovane.” Disse papà semiserio.
“Non vorresti..” provò a dire mia madre esitante.
“Arrivare a 7\8 ?! Non lo so, sinceramente ma voi volete una squadra di calciotto?”
“Noi vogliamo una famiglia felice, qualsiasi sia il numero dei figli.” Disse papà dandomi una spallata.
“Vabbe, tagliamo corto” dissi facendomi un bel cucchiaino pieno di gelato. “Sei incinta vero mamma?”
A mia madre cadde la penna che teneva in mano e con la quale giocava nervosamete, mentre papà scoppiò a ridere ancora più forte.
“Sì.” disse lei dopo aver tirato un calcio a papà da sotto il tavolo.
“Ti comporti come quando aspettavi i gemelli!” Dissi infilando di nuovo il cucchiaino nel gelato.
“La mia bambina superperspicace. Forse dovresti fare il mio lavoro..” disse papà spettinandomi.
“Non sono una bambina e il tuo lavoro ha degli aspetti poco carini, comunque, Dado lo sa?”
In quel momento la porta si aprì.
“Che cosa so?” Chiese mio fratello entrando in casa e lanciando le sue cose sul divano.
“Che possiamo giocare a calciotto!!”
“Evvai!!” disse avvicinandosi e gettando le braccia al cielo.
“Papà spero sinceramente che tu ti sia impegnato per avere finalmente una predominanza maschile in questa casa..”
“Ci ho provato, ho fatto del mio meglio..” Disse papà che ricevette un altro calcio da mamma.
Scoppiai a ridere per poi puntare il dito contro Davide e dirgli stizzita “Ti ricordo che tu volevi molto che io fossi femmina!!”
“Sì ma poi sono nate Lucia e Sara, e insomma diciamocelo, eravate troppe.” Dissi lui facendomi l’occhiolino.
“Ragazzi..” disse mamma rivolta a entrambi “Mi raccomando, non ne parlate con gli altri, è presto.”
“Sai che potrei essere io quella incinta vero?” Dissi guardando mamma con il cucchiaino di gelato ancora in bocca.  L’avessi mai detto, a papà cadde il cucchiaino e  Dado crollò sulla sedia.
“Non.. è vero..Giusto?” Chiese mio fratello balbettando.
“Perché?? Non potrei?” Chiesi rivolta verso di lui.
“Fra, basta!” Disse mamma che sapeva perfettamente che la cosa non era possibile “Tranquillizzali..”
“Non sono incinta!” Dissi guardando mio padre e mio fratello che ancora non sembravano calmi.
“Va bene, va bene, io non faccio sesso!” Dissi poi sbuffando, papà  mi abbracciò per dirmi piano “..E se continui a farmi certi scherzi, ti assicuro che non lo farai mai..”
“Papà?!!” Dissi cercando di liberarmi dalla sua presa.
“Ora!” Disse mamma alzandosi in piedi “Tutti a dormire, che abbiamo una settimana impegnativa.”
“Ragazzi..” disse papà mettendo a posto il gelato e i cucchiaini nel lavandino “Potrebbero essere di nuovo gemelli.”
“Orlando basta!” Disse mamma indicandogli la stanza da letto.
“Voglio arruolarmi anch’io.” Dissi esaminando la possibilità di avere altri due gemelli in casa,  senza il mio fratellone per giunta.
“Se ci tieni tanto, possiamo riparlarne quando sarai maggiorenne.” Disse papà facendomi l’occhiolino.
“Mi raccomando, non ditelo a nessuno dei vostri fratelli, faremo una riunione di famiglia quando sarà il momento.” Disse mamma prima di darci un bacio sulla fronte e la buonanotte.
“Buonanotte ragazzi!” Disse papà dandoci un bacio anche lui.
Io e Dado restammo ancora un attimo in cucina per sentire mamma che ancora sgridava papà “Sei un ragazzino peggio di loro.” e papà come al solito che cercava di farsi perdonare “Ti amo lo sai?” e mamma che ci cascava sempre “Come il primo giorno?” e papà sapeva che ormai l’aveva in pugno “Come il primo giorno.” Sentimmo la porta della loro camera chiudersi e ci facemmo una risata stando attenti a non farci sentire.
“Che dici dormiamo pure noi?” Disse Dado tendendomi la mano.
“Ma quei due mica dormono adesso!!” Dissi io facendomi aiutare ad alzarmi.
“Sei tremenda, hanno ragione loro!!” Scosse la testa per darmi una spinta verso la mia camera.
“Notte Dado” Dissi girandomi verso di lui.
“Notte Tatina” disse lui in risposta.
Era passata una settimana da quella chiacchierata, Davide stava per partire, ed io avevo tremendamente paura di sentirmi da sola, sola con una casa piena di bambini?! Si sola, perché io e Dado nonostante i quattro anni che avevamo di differenza ci trovavamo spesso a parlare, mi aiutava, era il mio confidente e il mio eroe, a lui avevo raccontato del mio primo bacio, e a lui avevo confidato di quel ragazzo che allungava troppo le mani, adesso cosa sarebbe successo?! Sarei diventata la sorella maggiore e come diavolo avrei fatto con tutte quelle pesti, non ero paziente come Davide.
“Si può?!” Mi chiese Davide interrompendo il flusso dei miei pensieri.
“Entra.” Dissi dandomi una sistemata allo specchio. Davide si sedette sul letto accanto a me prendendomi la mano e restando in silenzio, aspettando che aprissi la diga, o meglio che la diga crollasse, non dovette attendere molto in realtà. “Ho paura.” Dissi continuando a fissare le mie scarpe “E di cosa?” Mi chiese stringendomi la mano.“Di restare qui, senza di te, io non sono come te, non ho la tua pazienza o la tua sensibilità, per metà del tempo li sbatterei tutti al muro e per l’altra metà vorrei essere altrove.” Mi costrinse a girarmi “Non dire cretinate, dimmi la verità..” Una lacrima silenziosa era scesa sul mio viso “Non sono capace di essere la maggiore, di essere responsabile, di far smettere di litigare i gemelli o di far ragionare le siamesi come due cervelli distinti, non sono pronta per fare la sorella maggiore; non lo voglio fare senza di te.. E chi mi ascolterà quando sarò stufa di tutto? Quando non mi sceglieranno per quel balletto? Quando mamma mi metterà in punizione... chi?! Io sono contenta che tu realizzi i tuoi sogni, ma non..” e cominciai a piangere. Davide mi strinse forte, cominciando ad accarezzarmi la testa per dirmi “Non sei sola Fra, non vado in guerra, vado a Modena e potrai venirmi a trovare quando vuoi, lo sai e mi puoi chiamare tutte le volte che ne sentirai il bisogno..”
“Bugiardo!” Dissi alzando la testa “Vai in accademia mica al supermercato, non posso chiamarti sempre!! Io.. io ho paura ecco, come faccio senza il mio fratellone eh?! Che ha deciso di seguire le orme paterne ed entrare nell’arma!! Ma dico, ti poteva venire la fissa dei cadaveri?! Facevi il medico legale come mamma.. No il carabiniere.. Uffa!!”
“Sembri una bambina capricciosa..” disse continuando ad accarezzarmi i capelli.
“E fammelo fare che poi non posso più.”
“Ti sto forse fermando?! E poi Roma tu non sei sola, ci sono mamma e papà e con loro puoi sempre parlare.”
Mi piaceva sempre quando mi chiamava Roma, gli altri quasi non lo sapevano che avessi un secondo nome e che fosse Romana, era un nome speciale che solo Davide usava con me, mi sciolsi del tutto e continuai a parlare a ruota libera “Sì, ma tu sei il loro binomio perfetto, capisci?! Con mamma parlo di alcune cose, con papà di altre, ma con te di tutto. E adesso mi viene la strizza.. Tu.. Sei mio fratello, io ci credo a quella cosa che mi hai detto, sai? Il legame tra fratelli è il più puro e il più alto che esista, non ci sono legami di dipendenza come tra genitori e figli e non si è completamente estranei come amici, condividiamo lo stesso sangue.. e..”
“Non del tutto..” Disse Davide.

[Davide]

Non avevamo mai parlato con gli altri miei fratelli del fatto che io, biologicamente, non fossi il figlio di mio padre, o di Lallo, come lo chiamavo da piccolino; nemmeno Francesca lo sapeva, la nostra famiglia è sempre stata con tutti noi veramente equa, anzi se devo dirla tutta papà mi ha sempre fatto sentire privilegiato, forse perché ero il più grande, ma ho goduto davvero di un sacco di momenti solo nostri.
Credo che fosse giunto il momento di dirlo anche a Francesca, credo che questo mi avrebbe aiutato a dirle quello che volevo.
“Cosa?” Mi chiese confusa.
“Non ti sei mai chiesta perché mamma e papà siano sposati da quattordici anni, in altre parole solo dopo la tua nascità?! Io non sono il figlio di papà.” Forse ero stato un pochino brutale.
“Cosa? Cioè Tato cazzo, sono nel panico, in pieno delirio abbandonico e tu che mi vieni a dire?!”
“Che papà ha conosciuto mamma che io avevo quattro anni, si sono innamorati, sei arrivata tu e si sono sposati..”
“Ma…”
“Dai Roma, siamo un mezzo esercito di figli ed io sono l’unico biondo!!”
“Ma tu e papà.. voglio dire tu e papà siete .. siete uguali.. siete..”
“Perché non c’entra il sangue, non c’entra il posto, non c’entra la distanza, se ci si vuole bene, se ci si ama .. questo basta.”
 “Me la scrivi?!” Chiese Francesca facendomi un mezzo sorriso, ed io capii che mia sorella aveva perfettamente compreso tutto quello che volevo dirle, ci sarei stato sempre per lei, a dispetto delle distanze e delle accademie. Me la strinsi al petto, e una lacrima mi rigò la guancia, quella pazza di mia sorella mi sarebbe mancata terribilmente.
Ci sorprese la voce di mamma che disse “Allora siamo tutti pronti?!”

[Orlando]

Ed eccola che era ritornata a casa, un cadavere l’aveva tirata fuori dal letto all’alba quindi ero rimasto da solo a preparare il Gruppo Serra, come lo definiva lei, per la partenza. I gemelli erano sul divano, attenti a non rovinare il capolavoro che Davide aveva fatto loro in testa, quindi stavano sfogliando un libro, Lucia era in camera sua con dei dubbi sulle scarpe da indossare, mentre Sara stava finendo di scrivere una lettera per il fratello, Francesca e Davide invece si stavano salutando.
“Rapporto Maggiore?” Mi chiese Simona prima di posare le sue labbra sulle mie.
“Bleahhh.” Disse Daniele in coro con il fratello dal divano per poi aggiungere un “Ciao mami..”
“Ciao piccoli!!” Disse lei tornando a guardarmi attendendo risposta alla sua domanda.
“I nani sono sul divano che in pace con loro stessi e con il mondo sfogliano..”
“Noi leggiamo!!” dissero stizziti i due.
“Allora capovolgete il libro.” Dissi rivolto verso di loro facendogli l’occhiolino, che sghignazzarono qualcosa, e poi tornai a fissare Simona “I nani leggono sul divano, Sara sta finendo di scrivere una lettera per Davide e Lucia ha qualche problema a scegliere le scarpe. Se le compri un altro paio di scarpe chiedo il divorzio!!..”
Simona scoppiò a ridere per poi chiedere “I grandi?”
“Si stanno salutando, sono in camera di Fra.” E Simona annuì. “Come sta?” Chiese poi ovviamente riferendosi a Francesca “E’forte, saprà gestirla…” e lei annuì.
“E tu come stai?” Le chiesi accarezzandole le spalle.
“Il mio bambino parte..” disse buttando la testa sul mio petto “Ma sono veramente orgogliosa di lui.. e di te.”
“Che c’entro io?!” Chiesi con il sorriso sulle labbra. “Gli hai fatto il lavaggio del cervello!!” Disse stringendosi a me.
“E dai che ci avete quaranta anni, anzi andate per i cinquanta e fate ancora i fidazantini…” Disse Davide entrando in salone.
“Quoto!” Disse Francesca accanto a lui, ci voltammo entrambi per guardare i nostri figli, sembravano sereni, entrambi e questo mi bastava.
“Pronti?” Chiese Simona avvicinandosi a loro e baciando loro la fronte.
“Si!!” Urlarono in coro quattro dei nostri sei figli, il che era meglio di niente, ma se ci si metteva troppo a recuperare le assenti, in questo caso Lucia e Sara, più alte erano le possibilità di perdere qualcuno che era già pronto.
“Un po’ di logistica pà..” disse Francesca rivolgendosi verso di me. “Tu, la mamma, i nani, e le siamesi in macchina, Dado ed io in motorino.”
“Affascinante approccio..” dissi continuando a guardare mia figlia. “E il motorino come tornerebbe a casa?” Chiesi io senza smettere di fissarla.
“Con me ovviamente, che potrei deviare in centro dopo con Lea..” Disse la mia secondogenita con una splendida faccia tosta, il massimo fu che sostenne il mio sguardo senza mai abbassarlo.
“Va bene.” Dissi infine, Simona si voltò per guardarmi e annuire, sapevo che sarebbe stata d’accordo altrimenti non glielo avrei mai permesso.

[Simona]

Mi sentivo la donna più fortunata della terra, mio figlio stava per realizzare uno dei suoi sogni. Certo la cosa comportava un allontanamento, da me e dalla sua enorme famiglia, ma ero fiera di lui.
Se mi rivedo com’ero quindici anni fa, follemente innamorata di Orlando e terrorizzata all’idea di perderlo, non credendomi realmente in grado di saper gestire un rapporto di coppia con tutte le implicazioni che questo comporta, come il dover decidere in due invece, piano piano è diventato naturale, siamo diventati una cosa sola; non prendiamoci in giro però la vita non è tutta rose e fiori, discutiamo tantissimo, se è possibile davvero troppo, siamo due testoni, ma viviamo con la certezza che ci amiamo, se così non fosse non avremmo una famiglia così numerosa, e che tra l’altro stava per allargarsi ulteriormente; il mio ginecologo che in pratica mi adorava definendomi una delle sue pazienti migliori, era molto rammaricato di essersi perso la nascita di Davide ma da Francesca in poi, aveva seguito tutte le mie gravidanze, aveva detto durante la mia ultima visita di aver sentito più di un battito e che molto probabilmente saremmo di nuovo stati di fronte ad una gravidanza gemellare e visto che avevo quasi quaranta anni sarei dovuta starmene in casa a riposare, quella mattina avevo risposto alla mia ultima emergenza, dal giorno dopo me ne sarei stata a casa, anche perché dovevamo abituarci tutti all’assenza di Davide in casa, e sapevo che i miei figli avrebbero avuto bisogno di me.
La mano di Orlando sulla mia gamba mi riportò alla realtà, eravamo arrivati in stazione, ed io avevo trascorso l’intero tragitto in macchina a perdermi nei ricordi o nei piani futuri, cosa che secondo mio marito facevo spesso quando ero incinta.
Parcheggiammo non troppo vicino, Orlando prese il bagaglio di Davide che sicuramente avrebbe lasciato il motorino di fronte l’ingresso in stazione. Sapevo che Lucia e Daniele ci avrebbero raggiunto, avevamo intenzione di andare a mangiare fuori tutti insieme, ovviamente mia figlia Francesca si sarebbe dileguata con Lea che l’avrebbe seguita a ruota, quelle due erano cresciute insieme ed erano assolutamente inseparabili, tra le altre cose la presenza di Lea calmava mia figlia enormemente distrandola dalle sorelle minori che la tormentavano, certo che se qualcono o qualcosa che non fosse lei diceva loro qualcosa di male ecco la mia leonessa partire in quarta in difesa di Lucia e Sara.
Lea era la primogenita di Lucia e Daniele, era una ragazza di una dolcezza infinita e di una bellezza profonda, aveva molto del padre la carnagione, il colore dei capelli, i ricci ribelli, mentre di Lucia aveva il viso, colore degli occhi incluso, era una vera bellezza mediterranea, mentre mia figlia era molto simile a me, nelle forme e nei colori solo i capelli erano più chiari tendevano al biondo/rosso come quelli del padre. Sapevo che Lea e mia figlia avrebberò presto o tardi fatto stragi di cuori, cosa che preoccupava non poco me e Lucia, che commentava però la situazione solamente dicendo “Sperando che non s’innamorino della stessa persona e facciano come noi..” ricordando un periodo non troppo positivo del nostro rapporto. I padri dal canto loro erano terrorizzati e fieri nello stesso momento di avere due figlie del genere, Lea era solare e vitale come Daniele e dalla madre aveva il puntiglio e la dolcezza, quella vera profonda nascosta, quella che non è per tutti, ma solo per pochi e davvero meritevoli.

Ecco l’avevo fatto di nuovo.

Mi ero persa nei miei pensieri, ma ecco lì la famiglia Ghirelli che attirava la nostra attenzione, per la gioia di Ghiro, aveva avuto oltre Lea altre due bellissime figlie, tutte femmine, Elena di undici anni e Isabella di sette, Ghiro si sbracciava per attirare la nostra attenzione mentre Lucia si portava una mano al volto detestando certi comportamenti molto estroversi del marito, giusto per dar man forte a Daniele anche le ragazze si sbracciavano, tutte tranne Lea che si guardava intorno spaesata non vedendo né Francesca né Davide. Ed ecco mio figlio Davide, poco dietro la famiglia Ghirelli, in imbarazzo come al solito da quando aveva scelto la carriera nell’arma non era più tanto tranquillo quando vedeva Lucia, una volta mi aveva spiegato che era come se non vedesse più la pazza che lo rincorreva sulla spiaggia in estate, ma solo le tre stellette bordate di rosso appuntate sulla spalla, e non c’era nulla che Orlando ed io abbiamo potuto dire per smuoverlo da questo suo continuo imbarazzo, per non parlare del fatto che era a capo del Ris a livello nazionale, e proprio al Ris Davide avrebbe voluto lavorare.
Lea si voltò per seguire il mio sguardo per aprirsi in un sorriso nel vedere Francesca e  Davide.
Ci salutammo tutti quanti mentre Davide a testa bassa, se ne stava un pochino in disparte, doveva metabolizzare quello che stava succedendo, ce ne accorgemmo sia io sia Orlando, ma lo lasciammo solo, come voleva stare in quel momento. Guardai lo schermo per cercare il suo treno e in quel momento vidi che Davide mi stava chiamando, con le labbra mi disse di chiamare anche Orlando, presi Orlando per mano affidando a Francesca, che annuì comprensiva, i gemelli.
“Ci siamo..” disse Davide una volta che fummo vicino a lui “Il mio treno parte fra 20 minuti.”
“Sono orgogliosa di te!” Dissi prendendogli il viso tra le mani.
“Aspetta che sopravviva a questi due anni.” Mi disse accarezzandomi una mano.
“Non è facile essere ammessi in accademia, come non è per niente facile scegliere di partire, credimi siamo già molto orgogliosi di te.”
“Papà lo avresti detto, anche se avessi fatto il panettiere.”
“Lo avrei detto ogni qualvolta tu avessi scelto di perseguire una tua passione, qualsiasi essa fosse.” Gli disse Orlando accarezzandogli la mano.
“Grazie.” Disse Davide guardandolo con gli occhi lucidi, era il mio bambino, nato prematuro, che fin da subito aveva dovuto imparare a lottare per sopravvivere, che era generoso e semplice, che era così piccolo solo ieri e adesso mi guardava dall’alto del suo metro e ottanta; non credo potessi essere più fiera di lui e più felice in quel momento, stava cominciando a muovere i primi passi nel mondo, per la prima volta da solo.
“Ah..” disse poi Davide “Ho detto a Francesca la verità..” ed entrambi lo guardammo stupiti, e anche confusi, non capendo immediatamente a cosa si riferisse “Che non sono biologicamente tuo figlio” disse rivolto verso Orlando, leggendo i dubbi sul nostro volto “Era nel panico e non sapevo come spiegarle che il nostro rapporto è oltre il sangue o la vicinanza.” Entrambi avevamo gli occhi lucidi e lui ci strinse entrambi in un abbraccio. “L’amore non conosce confini.” Disse mentre eravamo ancora stretti in un abbraccio. Ci asciugammo tutti e tre velocemente le lacrime, per radunare la ciurma e raggiungere il binario che avrebbe visto mio figlio spiccare il volo.
Davide saluto tutti i fratelli e le sorelle, le lacrime comparvero velocemente sugli occhi dei gemelli e di Francesca, che prese in braccio Flavio mentre Lucia piccola stringeva Daniele; salutò Lucia Daniele e le ragazze e poi noi, salì in treno senza esitazioni, Orlando aveva gli occhi lucidi e la mano gli tremava, la strinsi nella mia e parve quietarsi. Davide si avvicinò al vetro, facendoci cenno di andare, e ci incamminammo tutti verso l’uscita.

Orlando ed io ci fermammo in testa al binario per aspettare che il treno partisse, mentre Lucia e Daniele portarono i ragazzi verso l’uscita della stazione.
“Stai bene?” Gli chiesi voltandomi verso di lui.
“E’ più difficile di quanto pensassi.” disse voltandosi verso di me.
“Pentito d’averlo incoraggiato?” Gli chiesi cercando di farlo sorridere.
Lui mi portò una mano sul viso e poggiò la sua fronte sulla mia
“Di quello che è successo negli ultimi quindici anni, non mi pento di niente.
Non rimpiango nulla della vita meravigliosa trascorsa con te.”
Alzai il viso per posare le mie labbra sulle sue, e l’emozione provata fu la stessa della prima volta, mille brividi mi percorsero la schiena. A fior di labbra cominciai a cantargli piano.
“ Non, rien de rien
Non, je ne regrette rien
Car ma vie, car mes joies
Aujourd'hui et pour toujours, ça commence avec toi “
 


Fine   ?

 


Ed eccoci alle note finali, non volevo scriverle come non volevo finire questa storia, scioccamente mi sono affezzionata a loro, ognuno di loro e spero che possano tornare, nella mia come nella vostra vita.
Vi ringrazio per la pazienza che mi avete accordato, leggendo e commentando capitolo dopo capitolo questa storia.
So che l’idea di separare la coppia preferita del fandom non è stata apprezzata, ma grazie di cuore se siete arrivati a leggere fin qui, non so se scriverò ancora, né tantomeno se lo farò in questo fandom, le idee sono tante devo solo riunirle, quel che è certo è che continuerò a scrivere su quel che più preferisco, anche andando contro il favore del pubblico, non so scrivere quello che ci si aspetta, mi sembra sempre così banale..
Certo che queste note rischiano di essere più lunghe del capitolo stesso.
Cominciando con ordine, ringrazio Claudia, Adriana e Cristina che con i loro commenti mi hanno fatto sentire un pochino speciale, e mi hanno fatto apprezzare ancora di più l’esercito dei personaggi da me ideati. Grazie ragazze, senza di voi chissà dove sarebbero adesso Davide e Simona..
Poi ringrazio, tutti quelli che sono arrivati pian piano alla storia e hanno saputo apprezzarla.
E ringrazio tutti quei lettori silenziosi che spero che abbiano apprezzato e se non l’hanno fatto, beh sappiate che mi piacciono le critiche, perché mi permettono di crescere.
Vi saluto con la speranza di ritrovarvi.
 
P. S.: Ho adattato leggermente il testo della canzone di Edith Piaf
P.P.S.: Il punto interrogativo dopo la parola “fine” non è un errore di battitura, forse questi personaggi hanno altro da raccontare.
Arrivederci
A
   
 
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