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Autore: Gra Gra 96    15/05/2012    4 recensioni
{Questa storia ha partecipato al contest "A white rabbit with pink eyes ran close by Alice", indetto da Daphne S., classificandosi terza.}
Perché preparare un dolce è come innamorarsi. Le dosi sono le stesse, cambiano solo gli ingredienti. Sono pronta a indossare il grembiule, a rimboccarmi le maniche e a creare un impasto omogeneo. I biscotti avranno la forma del tuo sorriso, la consistenza dei tuoi occhi, il sapore della tua anima, il profumo dei tuoi capelli. Saranno parte di te. Saranno fatti da me. Sapranno di noi.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter, Louis Weasley, Victorie Weasley | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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PERCHE’ PREPARARE UN DOLCE E’ COME INNAMORARSI…

 
Caro James,
ricordi ancora l’emozione della tua prima partita di Quidditch? Il cuore che batteva, la paura di non farcela, l’ansia da prestazione, l’emozione di spiccare per la prima volta il volo…
Ed è esattamente ciò che provo nello scriverti questa lettera. Non ho alcuna certezza di riuscire ad afferrare il boccino e il terrore di essere colpita violentemente da un bolide mi attanaglia le viscere. Per non parlare del fatto che potrei anche cadere dalla scopa, precipitando da un’altezza a dir poco vertiginosa, sfracellandomi tutte le ossa. Eppure non mi tiro indietro, corro il rischio.
E spicco il volo. Verso l’infinito e oltre. E mi lascio alle spalle tutte le terribili angosce e paure.
Se non sbaglio, alla fine l’hai vinta quella partita di Quidditch. Hai stretto il boccino tra le mani e hai urlato di gioia, acclamato da una moltitudine di Grifondoro. Sei stato portato in trionfo dai tuoi compagni sino alla Sala Comune, dove hanno avuto inizio i festeggiamenti. Magari anch’io sarò in grado di vincere la partita, mettendo fine a questo angosciante incontro. L’attesa è struggente.
Sento il fischio dell’arbitro. E’ il momento del mio esordio. Sostienimi con il tuo tifo, James!
 
Dominique ripose delicatamente la piuma nel primo cassetto della sua scrivania e prese tra le mani il foglio di pergamena, rileggendo con attenzione ogni singola parola.
«Oh Salazar, non va affatto bene! Sono certa che  James non riuscirebbe a cogliere neanche un quarto del senso della lettera. E’ scritta con un linguaggio troppo metaforico per uno come lui e probabilmente questo lo porterebbe a fraintenderne l’intero contenuto!».
Esasperata, la sedicenne si portò le mani ai capelli e si arrovellò il cervello nel tentativo di trovare una soluzione all’increscioso problema.
 
Caro James,
ogni tanto penso che sarebbe tutto più semplice, se non avessi mai attinto il dito in quella pozza di cioccolato fuso e caramello che sono i tuoi occhi. Se non avessi mai incontrato il tuo irresistibile sorriso malandrino, probabilmente vivrei in modo più allegro e spensierato. Senza pensieri, senza tormenti, senza angosce, senza preoccupazioni, senza dubbi, senza crucci, senza afflizioni, senza te.
Se non ti avessi mai incontrato, però, non avrei mai imparato il significato della parola “amore”.
Ho faticosamente imparato a nuotare nei tuoi occhi; dapprima aggrappandomi ad ogni certezza e razionalità e procedendo con cautela, in seguito lasciandomi trasportare dalle onde del tuo cuore.
Conduco la mia nave verso il porto e non temo la tempesta. Lasciami circumnavigare la tua isola, permettimi di approdare nelle tue terre, accoglimi con ospitalità e concedimi il tuo amore.
 
Improvvisamente nella stanza irruppe il piccolo Louis, un bimbo di sette anni dall’angelico viso su cui ricadevano tanti morbidi riccioli dorati. Il suo arrivo distolse Dominique dalla stesura della lettera d’amore; dopo aver nascosto il foglio di pergamena sotto un libro, si rivolse al fratello.
«Lou, tesoro, quante volte ti ho detto di bussare prima di fare irruzione nella mia stanza?».
«Scusa, Domi, l’avevo dimenticato…» rispose il bambino, sinceramente dispiaciuto.
Del tutto impossibile resistere a quello sguardo da cucciolo abbandonato sul ciglio della strada. La sedicenne gli scompigliò affettuosamente i capelli e lo rassicurò: «Non fa niente, tesoro mio!».
Il volto di Louis tornò a illuminarsi. «Volevo chiederti se puoi prepararmi la merenda. Mamma e papà sono andati a trovare i nonni e Victoire dice di essersi appena fatta la manicure e di non avere alcuna intenzione di rovinarsi le unghia per un piccolo ingordo come me».
«Lou Lou, tu non sei affatto un piccolo ingordo. E’ Vic quella sbagliata» Dominique si diresse in cucina, seguita a ruota dal fratellino. «Cosa vorresti che ti preparassi per merenda?».
«Dei biscotti al cioccolato?» propose il bambino con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
«Aggiudicato!» rise la ragazza, rimboccandosi le maniche e iniziando a prendere dalla dispensa gli ingredienti necessari: farina, uova, zucchero, burro, lievito, cioccolato fondente e un pizzico di sale. E fu in quel momento che un’idea niente male le attraversò la mente, mozzandole il fiato: avrebbe preso James per la gola! Lettere romantiche e piene di metafore erano assolutamente sprecate per un tipo come lui, ma di certo non avrebbe rifiutato un invitante e fragrante biscotto al cioccolato.
«Louis, sei un genio!» esclamò felice, schioccando un dolce bacio sulla guancia del fratellino.
 
Due uova, trecento grammi di farina, cento grammi di burro, centocinquanta grammi di zucchero, una bustina di lievito, una fiala di aroma alla vaniglia, un pizzico di sale, gocce di cioccolato.
Due cuori, trecento grammi di amore, cento grammi di passione, centocinquanta grammi di dolcezza, una bustina di comprensione, una fiala di sentimento, un pizzico di gelosia, gocce di pianto. Perché preparare un dolce è come innamorarsi. Le dosi sono le stesse, cambiano solo gli ingredienti. Sono pronta a indossare il grembiule, a rimboccarmi le maniche e a creare un impasto omogeneo. I biscotti avranno la forma del tuo sorriso, la consistenza dei tuoi occhi, il sapore della tua anima, il profumo dei tuoi capelli. Saranno parte di te. Saranno fatti da me. Sapranno di noi.
 
Dominique riuscì a fare bruciare un’intera infornata di biscotti, ma non si perse d’animo.
Nel giro di qualche ora teneva in mano una meravigliosa torta al cioccolato, decorata con fiocchi di panna. Dopo averla riposta con cura dentro un cestino di vimini, andò a farsi bella per il suo amore proibito. Si sciolse i lunghi capelli castani e fece in modo che ricadessero lungo la spalla.
Poi si truccò il viso con moderazione e indossò un’adorabile gonna a palloncino viola, abbinata a un top lilla che lasciava intravedere appena il piatto addome.
«Sei davvero incantevole, Domi!» esclamò il piccolo Louis, sgranocchiando un biscotto bruciacchiato e osservando con ammirazione la sorella.
«Grazie, tesoro» rispose lei con un sorriso, preparandosi ad uscire. «Tornerò fra qualche ora. Mi prometti di fare il bravo mentre starò via e di non combinare qualche disastro?».
«Sarò buono come un angioletto» rispose lui, stringendola in un abbraccio.
 
Arrivare a casa Potter fu più complicato del previsto. Dominique non era abituata a viaggiare con l’ausilio di mezzi babbani, ma l’idea di utilizzare la Metropolvere le appariva davvero squallida. Sognava di bussare alla porta del suo amore e di incontrare il suo sorriso malandrino che andava da una parte all’altra del viso. Poi James l’avrebbe invitata a entrare e insieme avrebbero consumato la torta, chiacchierando del più e del meno. Infine, dopo essersi presa di coraggio, l’avrebbe baciato. Un bacio vale più di mille parole, era cosa risaputa.
Dlin Dlon. Dominique suonò il campanello di casa Potter con il cuore che le batteva a più non posso. Era in preda a un forte attacco di tachicardia e per lei era impossibile provare a calmarsi.
«Ciao, che piacere vederti!» Albus Severus la accolse con un sorriso e la invitò a entrare.
La prima parte del piano era stata un totale fallimento, ma la sedicenne non si perse d’animo.
«Ciao. Mi chiedevo se James fosse in casa… » rispose, accomodandosi sul divano del salotto.
Il volto del ragazzo si fece più rosso del solito. «Non saprei… Forse…» balbettò, imbarazzato.
Dominique si fece sospettosa e squadrò il cugino dall’alto in basso. C’era qualcosa che non andava.
Attraversata da un terribile presentimento, corse sino alla camera di James e bussò forte. Non ottenendo alcuna risposta, vi fece irruzione. Ciò che vide fu un brutto colpo per la povera ragazza.
«Merlino, cosa ci fai avvinghiato a questa pu.. poco di buono?!» fu tutto quello che riuscì a dire.
Senza esternare il benché minimo imbarazzo per essere stato beccato a pomiciare con una bionda dal seno prorompente, James rispose: «Che cugina impicciona! Non mi sembra di dover rendere conto a nessuno di ciò che faccio in casa mia con la mia ragazza».
«Quasi dimenticavo!» aggiunse, dandosi una manata sulla fronte. «Dominique, lei è Betty, una Grifondoro del quinto anno che ho conosciuto qualche mese fa. Betty, lei è Domi, mia cugina».
La bionda le porse la mano con fare accomodante, ma la sedicenne si rifiutò di stringergliela. Velocemente estrasse la torta dal cestino di vimini e la scagliò dritta in faccia all’ex amore della sua vita, sporcandolo di cioccolato e panna. Poi, dopo aver rifilato ad entrambi un’occhiataccia velenosa, andò via. «Vai al diavolo, James!» ringhiò a denti stretti.
 
«Sorellina, perché piangi?» le chiese il bambino, vedendola arrivare con il volto rigato di lacrime.
Non aveva mai visto Dominique in quello stato e stava iniziando a preoccuparsi seriamente. Prima che quella potesse rispondere, giunse nella stanza Victoire, allarmata quanto il fratello.
«Oh, Domi, cosa può essere successo di tanto grave da ridurti in questo stato?!» boccheggiò.
Senza pensarci due volte, strinse la sorella in un forte abbraccio, come a volerla proteggere da tutto il dolore del mondo. Louis guardava la scena con tanto d’occhi, sorpreso dal comportamento di entrambe. La forte Dominique giaceva in una valle di lacrime e la fredda Victoire la consolava come meglio poteva, carezzandole il viso con fare materno. La ragazza chiese al bambino di lasciarle sole per qualche minuto e lo fece con una dolcezza che solitamente non l’accompagnava.
«Perché stai piangendo? A me puoi dirlo, lo sai» le sussurrò poi.
«Piango perché preparare un dolce è come innamorarsi. Le dosi sono le stesse, cambiano solo gli ingredienti. Ho indossato il grembiule, mi sono rimboccata le maniche e ho creato un impasto omogeneo. Alla fine, però, non ho calcolato bene i tempi di cottura e il dolce si è bruciato».
Victoire non parve sorpresa da quella rivelazione, ma solo profondamente addolorata.
«Tesoro mio, ti prometto che un giorno riuscirai a sfornare un dolce coi fiocchi. E quel giorno io sarò felice di condividere la tua gioia, così come ora lo sono di contenere la tua tristezza».
Da una lacrima può nascere una promessa. E così fu. 


Note: Questa è la prima James/Dominique che scrivo e spero che, nonostante il tragico finale, vi sia piaciuta. Non ho nient'altro da dire, se non che spero di riuscire a fare apprezzare il paring anche a coloro che lo detestano con tutto il cuore (il riferimento a fatti o persone è puramente casuale). Bacioni. Gra Gra 96.
  
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