BUTTERFLY
CAPITOLO 21
Imparare a comprendere
Tornare a casa...
Facciamo finta
sia realmente così, anche se a me sembra
più un modo di dire...
Tsubasa è rientrato in Giappone da circa un mese,
ma quante volte sono riuscita a vederlo?
Si fa presto a fare i conti...
Qualche ora prima o dopo gli allenamenti.
Ma il più delle volte
mai, perché era letteralmente rinchiuso in
ritiro.
Dopo le partite... Rarissimamente prima
Insomma, ci saremo visti poche ore
in tutto e mai da soli.
In fin dei conti è come se non fosse mai tornato, tanti
erano i suoi impegni con la nazionale...
Ma ringraziando il Cielo, le qualificazioni sono terminate positivamente e ora i ragazzi stanno veramente tornando a casa!
Pronti a
godersi il meritato riposo ma anche il resto delle vacanze
estive, circondati da amici, parenti e soprattutto
dalla propria ragazza, che di solito è lontana
migliaia di chilometri.
"Allora, Sanae! Stasera che farai di bello con Tsubasa?"
Mi volto a guardare verso Yukari,
che mi sorride allegra, seduta accanto a me a bordo piscina.
"Vorrei stare un po' con lui, da
soli... In fondo non c'è mai stata l'occasione!"
esclamo, sospirando un po' depressa mentre i miei piedi si muovono,
agitando l'acqua.
"Hai già in mente qualcosa?"
La mia migliore amica si avvicina a
me, senza nascondere uno dei suoi sorrisetti maliziosi.
Sospiro ancora, arrossendo leggermente prima di schiarirmi la voce con
un leggero colpo di tosse.
"I miei saranno fuori stasera, così avevo pensato di preparare una cenetta romantica a casa mia..." ammetto, distogliendo subito lo sguardo da Yukari, che ha preso la sua classica espressione super curiosa.
"Tsubasa
potrebbe raggiungermi direttamente lì, appena
arrivato in città..."
"Sanae..."
La mia migliore amica mormora il mio nome, come se mi stesse chiamando da molto lontano.
Pur sapendo dove andrà a
parare ora, mi volto di nuovo a guardarla.
"Ma cosa hai in mente per stasera? In mente sul serio, intendo!" mi
chiede, senza smentirsi, dando delle piccole gomitate sul mio
braccio.
"Yukari, non fare la fissata!" le rispondo, facendo un po' la sostenuta.
Come se non avessi riflettuto
anch'io, sulla piega che potrebbe prendere la serata...
"Beh, ma è un'ottima occasione! I tuoi torneranno
sicuramente molto tardi, avrete tutto il tempo per...
Al diavolo la cena!" esclama allegra, senza badare
minimamente al mio imbarazzo.
"Certo che quando vuoi, sai essere una ragazza davvero
ardita, Sanae!" e il suo sorriso si fa ancora più
malizioso mentre mi prende in giro.
"Sembri tanto una santarellina,
invece..."
La guardo con aria di rimprovero, arrossendo vistosamente ma Yukari non
sembra per niente intimorita da me, visto come se
la ride alla grossa.
"L'hai già avvisato?" mi chiede poi, arcuando le
sopracciglia in un moto curioso.
Scuoto la testa senza parlare mentre fisso i miei piedi, immersi
nell'acqua cristallina.
"Ti conviene chiamarlo subito, allora! E se poi non c'è linea sul treno?"
"Gli mando un SMS!" e mi alzo per andare a prendere il mio
telefonino da dentro la borsa.
Quando mi siedo di nuovo accanto a lei, inizio subito a a scrivere il mio invito per Tsubasa.
Yukari intanto si mette a
canticchiare una canzone, che sta passando alla radio in questo momento.
Quando invio il messaggio, mi passa un braccio intorno alle
spalle, sorridendomi sempre allegra.
"T’immagini, Sanae? Il prossimo anno potresti
esserci tu alla radio!"
Annuisco, posando le mani in grembo.
Le mie dita strette intorno al
cellulare, in attesa di un messaggio di risposta.
"Tu invece, hai pensato alla mia proposta? Ti va veramente di
accompagnarmi nei cori, di cantare per me?" le chiedo sorridendo mentre
la sua espressione si addolcisce.
"Certo, Sanae! Ne sarò felicissima!” risponde,
prima di abbracciarmi forte ed io penso che
sarà bellissimo averla sempre accanto, durante il
cammino che ho deciso d'intraprendere.
"Ah ma allora, ci sarò anch'io alla radio!" esclama poi con
la sua tipica risata contagiosa.
Annuisco proprio mentre il mio cellulare inizia a suonare.
Ho appena ricevuto un SMS.
Yukari mi incita subito a vedere
chi sia e il mio cuore batte un po' più veloce per
l'emozione, quando leggo che si tratta di Tsubasa.
“ARRIVO A CASA TUA IL PRIMA POSSIBILE! A STASERA… NON VEDO L’ORA!”
"Sanae, allora?! Tsubasa
verrà da te?" mi incita la mia migliore amica, tartassandomi
con la sua curiosità.
Le rispondo annuendo, muovendo la testa come fossi
imbambolata.
La mia migliore amica reagisce portando le mani alla bocca prima di togliermi il cellulare di mano.
La fisso mentre lo appoggia sul bordo piscina prima di spingermi in acqua, presa dall'entusiasmo.
Di slancio, l'afferro per un
braccio, tirandomela dietro.
Le nostre risate risuonano allegre, ma nessuno sembra fare caso ai
nostri schiamazzi, né alla voce di Yukari, che mi incita ad
andare a casa di corsa, perché devo farmi bella per stasera.
Ridendo felice, le schizzo
dell'acqua addosso usando la punta delle dita poi alzo gli occhi al
cielo.
Il sole brucia alto sopra le nostre teste.
Sospirando, con il cuore carico di aspettative, prego
affinché non ci metta troppo a tramontare.
Apro il frigorifero per mettere al
fresco il dolce alla crema, che ho appena finito di preparare.
Appena richiudo lo sportello, mi fiondo a pulire la
cucina da pentole, piatti e posate, usati per preparare la
cena di stasera.
Con poca grazia, butto tutto in lavastoviglie prima di
dirigermi in salotto.
Mi sento così piacevolmente nervosa all'idea di stasera...
Non ho mai smesso di sorridere beata, per tutto il pomeriggio...
Frugando tra i cassetti di mia madre, scelgo una tovaglia di lino bianca, che poi dispongo con cura sulla tavola.
Apparecchio, lasciando volutamente poco spazio tra il mio posto e quello di Tsubasa poi tornando a cercare nella credenza, scovo una candela bassa, da mettere dentro una coppa di vetro a centrotavola.
Finisco di decorare il tutto con
tre gerbere gialle, appena colte dal mio giardino.
Certo, sarebbero state più romantiche delle rose
rosse... Ma va bene anche così!
Osservo ancora
per un attimo la tavola appena imbandita poi dando un'occhiata veloce all'orologio, decido di salire al piano di sopra,
per farmi un bel bagno.
Non che sia in ritardo, anzi...
Tsubasa dovrebbe essere
ancora in treno a quest'ora, ma voglio avere il tempo di rilassarmi,
per prepararmi con cura e in tutta tranquillità.
Quando apro il rubinetto della vasca, lascio che l'acqua calda
scorra, perché adoro fare il bagno caldo, anche in piena
estate.
Verso poi il bagnoschiuma, abbondando nelle
quantità, prima di iniziare a spogliarmi.
L'odore di pesca si propaga nella
stanza mentre l'acqua sale, ricoprendosi di nuvolette bianche
e spumose.
Raccolgo i capelli sulla nuca, fermandoli con una pinza.
Osservo per un attimo il
mio corpo nudo, riflesso nell'ampio specchio di fronte a me.
Le mie gote diventano color porpora, perché nessuno mi ha
mai vista così...
Lo mio sguardo scivola lento dal collo fino a raggiungere il
seno, che non è eccessivo ma sicuramente formoso
poi si posa sui miei fianchi snelli ma morbidi.
La mia pelle è leggermente abbronzata e dona al mio
corpo una luce dorata, in qualche modo sensuale.
Imbarazzata, distolgo lo sguardo e senza indugiare
oltre, m’immergo nella vasca.
Il tepore dell'acqua e il
suo profumo dolce, mi donano immediatamente un senso di pace
mentre strofino con una spugna le mie gambe,
che diventano immediatamente lucide a contatto con il
sapone cremoso.
Chiudo gli occhi, poggiando la nuca al bordo di porcellana, cercando di
concentrarmi sul rumore dell'acqua.
Ma la mia mente non collabora...
Nella mia testa continuano a scorrere solo immagini di me e Tsubasa, persi in qualche intensa scena d'amore.
Che sciocca che sei, Sanae!
Presa dall'imbarazzo, sprofondo con il viso nella vasca, riemergendo solo qualche secondo dopo.
Il mio cuore continua eccitato la
sua corsa mentre arrossisco.
Probabilmente i miei sogni più intimi,
stanno per diventare realtà...
Passeggio nervosa intorno alla tavola.
Ogni cinque secondi il mio sguardo di posa sull'orologio a pendolo del salotto, strappandomi uno sbuffo impaziente dal petto.
Tsubasa dovrebbe essere qui a minuti...
Non avevamo un orario prestabilito per vederci ma credo comunque che sia in ritardo.
Cercando di rilassarmi, controllo di nuovo la mia immagine allo specchio.
Le mie mani si
posano sulle ciocche di capelli, tenute ferme da delle
mollette mentre i miei occhi controllano ancora una volta il trucco.
Sistemo meglio la maglietta chiara che indosso, lasciando scoperta una
spalla e leggermente la pancia poi giro su me stessa,
per controllare i jeans a vita bassa, all'altezza del
sedere.
L'ennesimo sbuffo appesantisce le mie spalle, proprio mentre il
mio cellulare si mette a suonare.
Lo afferro velocemente e rispondo, costatando felice che si tratta proprio di Tsubasa.
I rumori che percepisco dall'altro
capo del telefono, mi donano però una strana
sensazione alla bocca dello stomaco.
Tsubasa mi chiede di aspettare un attimo, finché non li
sento pian piano affievolire.
Mi domando incredula, se sia in un locale...
"Sanae, mi senti meglio ora?"
Perplessa, rispondo di sì.
"Scusami se non sono riuscito ad avvisarti prima ma non ce la faccio a
rientrare per stasera."
Rimango in silenzio.
Un profondo senso
di delusione s'imposessa di me mentre mi siedo
a tavola, come un automa.
"Sai, anche Roberto è qui in Giappone e dato che non
tornerò in Brasile ancora per un po', mi sono fermato qua
con l'idea di partire più tardi. Ma ora
è decisamente troppo tardi!" esclama con una voce
così allegra, riuscendo solo a darmi sui nervi.
Stringo un tovagliolo quando sento le lacrime agli occhi.
Il mio corpo è
febbricitante dalla rabbia.
Rimango in silenzio, cercando di asciugare alla meglio il
pianto, perché lui non deve assolutamente sentirlo.
"Ci vediamo domani, ok Sanae?" mi chiede
ora con innocenza, non immaginando minimamente di avermi
ferita con il suo comportamento.
Questo suo candore
però mi fa arrabbiare ancora di
più e finalmente, mi scopro capace di
provare questo sentimento nei suoi confronti.
O forse era solo latente dentro di me, sommerso ogni
giorno, dall'amore che provo per Tsubasa.
"Ok." rispondo lapidaria, mordendomi le labbra.
Senza dargli modo di aggiungere altro, chiudo la comunicazione e spengo il telefono, che fisso ipnotizzata mentre rimbalza due volte sui cuscini del divano.
Il mio sguardo si posa poi sulla tavola apparecchiata con tanto amore...
Inizio a piangere mentre soffio sulla candela, che si spegne lasciando solo un sottile filo di fumo, al posto della luce.
Continuo a piangere mentre sparecchio silenziosamente, preda della rabbia e della delusione.
Ma anche dell'amore incondizionato che nutro per Tsubasa...
Un amore il mio, che se
fosse un po' di meno, mi creerebbe di certo minori sofferenze.
Quell’amore che mi rende viva, ma che mi regala
anche amarezze come quella di stasera.
Prima di salire mestamente in camera mia, passo di nuovo davanti allo
specchio.
Il pianto ha sciolto il trucco.
I miei occhi sono gonfi e
rossi, come li ho visti fin troppe volte in questi anni.
Ma stasera non riesco ad accettare queste
lacrime!
Così distolgo lo sguardo, posandolo sui miei capelli.
Prima di salire al piano di sopra, libero le ciocche dalle mollette, decorate con brillanti rosa e bianchi.
Quando raggiungo la mia camera, mi spoglio, lasciando poi la maglia sulla scrivania.
Slaccio i jeans, facendoli scivolare lungo le gambe, sempre senza smettere di tirare su col naso.
Il mio sguardo è
catturato dalla mia immagine, riflessa nello specchio e mi sento
così stupida, quando i miei occhi si soffermano
sul completo intimo, scelto con tanta cura, per
questa serata, che doveva essere speciale.
Sorrido amaramente, con aria sprezzante.
Che ti eri messa in testa, Sanae?
Chiedo alla ragazza riflessa nello specchio, che intanto continua a piangere.
Con un gesto nervoso, mi tolgo il reggiseno, che finisce in un angolo remoto della stanza.
Passando il dorso della mano sotto
il mento, per raccogliere altre lacrime, apro con stizza il mio letto.
Quando i miei occhi si posano sulla maglia del Sao Paulo, con
cui sono solita dormire, non trattengo un'imprecazione prima di
gettarla a terra e infilarmi sotto le lenzuola, così come
sono.
"Stupida! Sei proprio una stupida, Sanae!" ripeto tra i singhiozzi,
stringendomi al cuscino.
Ora che mi ritrovo sola nel mio letto, dopo aver creduto di poter vivere i miei sogni.
In questa calda notte
d'estate...
Sono appena arrivata al parco.
Yukari mi ha detto che
i ragazzi si sono dati appuntamento proprio qui, vicino
al campetto di calcio.
"Non sia mai che ci allontaniamo troppo da un pallone! Per
carità!" è
stata la mia risposta sarcastica, prima di raccontarle
cosa non è
accaduto, ieri sera a casa mia.
Yukari ha ascoltato in silenzio tutto il resoconto della mia pessima
serata, senza mai interrompermi.
Di solito quando ho torto, cerca di farmi ragionare ma se tace, il suo è un segno di assenso.
Evidentemente anche lei condivide la mia delusione e il mio pessimo stato d'animo.
Non ho più sentito Tsubasa da ieri sera, perché ho tenuto il cellulare volutamente spento per tutta la mattina.
So comunque che mi ha cercata, dato che ho ricevuto i suoi messaggi, una volta riacceso il telefonino.
Cammino senza alcuna fretta mentre in lontananza comincio ad intravedere il campo.
Le voci dei miei amici arrivano distinte alle mie orecchie, ora che l'ho raggiunto.
Ovviamente, sono tutti impegnati in una partitella...
Il mio sguardo, neanche a dirlo, si posa subito su Tsubasa, che si muove veloce sul terreno, superando palla al piede, chiunque gli si pari contro.
Il suo viso è
rilassato ma anche concentrato, come ogni volta che le sue
gambe si muovono alla ricerca della porta.
E in questo momento, detesto con tutte le mie forze me stessa!
Perché nonostante il
risentimento che provo nei suoi confronti, i miei occhi non riescono a
staccarsi minimamente da lui e da ogni movimento del suo corpo.
Quando tira in porta, la palla s'insacca nella rete e lui si volta
felice, riuscendo così a incrociare il mio sguardo.
Riprende subito a correre, ignorando il pallone che sta rotolando verso
di lui, ma questa volta nella mia direzione.
Strano!
Come mai?!
Penso sarcastica,
osservando la sfera di cuoio abbandonata in mezzo al campo, dal suo migliore amico.
Quando Tsubasa mi raggiunge, posso capire dall'espressione nei suoi
occhi, che è veramente felice di vedermi.
"Ciao..." sussurra, sorridendomi dolcemente mentre una mano si posa
sulla mia guancia.
Un paio di secondi e mi trovo stretta tra le sue braccia.
Chiudo gli occhi, lasciandomi andare per un istante, anche se so che questa volta non è così facile tornare a sorridergli come nulla fosse.
La delusione è stata
troppo grande.
"Come mai avevi il cellulare spento, oggi?" chiede scostandosi da me
imbarazzato, perché Ishizaki a iniziato a prenderlo
in giro, gridando dal campo.
"Così..." rispondo freddamente, con un'alzatina di spalle.
Tsubasa mi fissa, sbattendo più volte le palpebre sugli occhi.
Non è abituato a non
ricevere attenzioni da me, devo averlo spiazzato.
Così senza aggiungere altro, mi volto,
incamminando poi per le vie del parco.
Tsubasa mi segue
istintivamente, dando un'ultima occhiata furtiva al campo da
calcio.
Quando mi raggiunge, circonda le mie spalle con un braccio,
continuando a camminare al mio fianco.
Rimango impassibile mentre mi sorride, con l'aria di chi sta cercando
di capire, cosa mi stia succedendo.
E la rabbia di ieri sera riprende a bollirmi ancora nelle vene.
"Mi dispiace per il nostro appuntamento... Sei arrabbiata?" chiede
esitante, schiarendosi la voce.
Mi fermo, costringendolo ad imitarmi e arcuando le sopracciglia, fisso
i miei occhi nei suoi.
"Arrabbiata? E perché dovrei?" rispondo, usando
del sarcasmo mentre lo vedo sbattere ancora le
ciglia, sempre più confuso.
"In fin dei conti, non abbiamo mai avuto modo di stare insieme da
SOLI... " e scandisco bene l'ultima parola.
"... Da quando sei
rientrato! Dovrei essere arrabbiata perché ho passato il
pomeriggio a cucinare per te? Perché ho passato due ore
davanti allo specchio, per essere carina per te? O perché
pensavo che noi... " non termino la frase.
Colta dall'imbarazzo,
mi mordo la lingua all'idea che stavo per
confessargli, che desideravo fare l'amore con lui la
sera precedente, più di qualsiasi altra cosa.
"Dovrei essere arrabbiata, secondo te, per queste cose? Non ne vedo
proprio il motivo!" lo incalzo, tornando a sfidarlo con lo sguardo.
"Mi dispiace..." sussurra piano.
"Non immaginavo avessi organizzato
tutto questo..."
"Oh, ovvio! Ma sarebbe cambiato qualcosa se l'avessi saputo?" chiedo,
alzando leggermente la voce.
"Mi dispiace davvero, scusami!" ripete ora con
più convinzione, fissandomi serio.
"Cosa ti dispiace, Tsubasa? Non essere venuto ieri sera
o il mettermi sempre in secondo piano?" chiedo ancora mentre
sento i miei occhi farsi lucidi.
Tsubasa mi fissa stupito.
Il suo sguardo poi diventa ancora
più serio.
"Questo non è vero, Sanae!" esclama avvicinandosi.
"Non è vero e tu lo
sai..." aggiunge a pochi centimetri dal mio viso.
Un altro sorriso sarcastico m'increspa le labbra, è
più forte di me.
"Davvero?! E cosa dovrebbe lasciarlo intendere? La tua venerazione per
Roberto? Il fatto che te ne sei andato più di due
anni fa da lui in Brasile?" esclamo con rabbia, senza distogliere
lo sguardo.
"No! Aspetta! Sicuramente dovrei
capirlo dalla tua passione, che di fatto ti ha spinto
a separarti da me, andandotene a vivere in un altro continente!"
"Sei ingiusta, Sanae..." mormora, colpito nel vivo.
Ho sicuramente toccato un tasto dolente,
ciò che lo fa sentire in colpa nei miei confronti.
Ma in questo momento non m'importa.
Conto solo io e i miei
sentimenti feriti, che ho ignorato forse per troppo tempo.
"Io sono ingiusta?!" esclamo furiosa, indicando con il dito indice il
mio petto.
"È il tuo sogno ad essere
tremendamente ingiusto con me, Tsubasa!"
"Credevo che mi amassi anche per questo!" ribatte, alzando la
voce con rabbia.
"La mai passione... Sono io. Di chi ti sei innamorata allora, Sanae?"
aggiunge, fissandomi con un'espressione severa che non gli ho mai visto.
Un'espressione che non ha
mai rivolto a me.
La mia vista si appanna a causa delle lacrime mentre sento un dolore
acuto, all'altezza del cuore.
"Ehi! Noi stiamo andando a prendere delle granite, venite anche voi
o..." la voce di Taro ci sorprende, giungendo alle spalle di
Tsubasa.
Fisso per un secondo il mio amico, che ci osserva stupito,
perché deve aver capito che
stiamo litigando.
Distolgo lo sguardo, dandogli poi le spalle, imbarazzata per
la mia rabbia ma anche per la sua interruzione.
"Scusate, ragazzi! Come non detto, ci vediamo più
tardi..." lo sento scusarsi, con un tono calmo.
"Non preoccuparti, Taro. Io vengo con te! Andiamo!"
Calde lacrime mi bagnano il viso mentre Tsubasa non ha ancora
finito di pronunciare l'ultima sillaba.
Mi mordo le labbra mentre li sento allontanarsi.
Mi volto solo quando sono sicura, che se ne siano andati sul serio.
Il vuoto che ha lasciato Tsubasa mi fa male come non mai...
Non avevamo mai litigato prima d'ora...
Ma nonostante il dolore, la sofferenza e le ragioni assolute che io possa avere, c'è solo una sola verità dentro al mio cuore...
Io lo amo, come se
contasse più di me stessa.
Ho camminato da sola per tutto il
pomeriggio, nonostante Yukari si sia inizialmente
opposta con tutte le sue forze.
Non riusciva a credere che avessi
avuto una discussione con Tsubasa, perché, usando le sue
parole, è qualcosa
di "troppo assurdo!"
Ma è proprio per questo invece, che ho bisogno di stare
sola...
Non so gestire quello che è successo tra noi due.
Per l'ennesima volta, apro lo sportello del cellulare prima di sospirare amaramente.
Nessuna chiamata e una lacrima scende lenta sul mio viso mentre osservo la foto sul display.
Perché i nostri sorrisi felici, sono qualcosa di così lontano ora...
Quando abbiamo scattato questa foto
eravamo seduti in spiaggia, in Brasile.
Nei miei ricordi è viva la sensazione della guancia di
Tsubasa contro la mia, così come la mia voce che lo
rimprovera, a causa delle risate che rischiano di
far perdere l'inquadratura.
Risate che sono diventate euforia pura, dopo il primo
tentativo andato male.
Nell'immagine appena fermata, si
vedevano solo parte del mio seno e mezzo di torace di Tsubasa.
Ricordo poi la sicurezza con cui mi ha tolto il telefonino di
mano, passando l’altro braccio intorno alle mie
spalle.
E il suo viso sorridente mentre esclama che ci
penserà lui, a fare una foto degna di quel nome.
Il braccio
teso avanti a noi e prima di scattare, un bacio sulla mia
guancia e il suo viso di nuovo attaccato al mio.
Un sorriso distende involontariamente il mio
volto, ripensando ai bei ricordi.
Ripongo il cellulare nella borsa, cercando di allontanare la tristezza
ma quando rialzo lo sguardo sulla strada, noto
in lontananza l'unica persona che oggi non
dovrei incontrare.
Takeshi Seii mi saluta con la mano mentre accelera il passo, per raggiungermi.
Cerco con tutte le forze,
di sembrare il più tranquilla possibile, anche se non mi
aiuta l'idea di dover affrontare anche lui, in questa pessima
giornata.
"Ciao..." rispondo, evitando il più possibile di
guardarlo negli occhi, ora che si trova davanti a me.
Seii mi guarda perplesso,
aggrottando le sopracciglia.
"Che hai fatto?" mi chiede subito, senza mezzi termini, come
è tipico del suo modo di fare.
"Niente di grave... Sono solo un po' di cattivo umore!" mi
giustifico, alzando le spalle e abbozzando un sorriso.
Lui continua ad osservarmi, per niente convinto dalle mie parole.
"Ho sentito dire, che i ragazzi della nazionale sono tornati in
città... Non si parla d'altro in giro!" esclama,
continuando a fissarmi, per testare la mia reazione.
Annuisco, sorridendo debolmente, con la speranza che questo
basti a chiudere l'argomento.
"Non sarà colpa di Ozora, vero? Hai litigato con
lui?"
Seii è un osso duro, non si arrende e colpisce proprio al centro dell'obiettivo.
Sospiro, spostando lo sguardo di
lato, perché non mi sembra il caso di parlare della
mia relazione proprio con lui.
"Seii... Non c'è niente da dire, è tutto ok..."
Il suo volto si contrae in una smorfia irritata prima di
scuotere la testa, sorridendo amaramente.
"Non ti vede mai ed è riuscito lo stesso a litigare con
te..." borbotta, dando per scontato che il motivo
della discussione, dipenda da Tsubasa.
"Non dirò altro, tranquilla! Anzi, scusami per
l'invadenza..." si sente di aggiunge, dopo lo sguardo cupo che
gli ho rivolto.
Perché nonostante tutto, non riesco ad accettare che
qualcuno giudichi Tsubasa o si permetta di screditarlo, per giunta
davanti a me.
"Nakazawa, ormai sai cosa provo per te... Quindi è inutile
che ti dica..." s'interrompe, distogliendo lo sguardo
per andare a fissare un punto indistinto alle
mie spalle.
"Scusami ancora... E cerca di tornare a sorridere... Ma sorridere
veramente!" aggiunge, tornando a guardarmi.
Rimango in silenzio mentre mi
saluta con un cenno della mano, tornando poi velocemente sui suoi passi.
Emetto un sospiro, vedendo la sua figura allontanarsi.
E ora mi sento
anche peggio di prima.
Riprendo il cellulare in mano, per controllarlo un'altra volta...
Nessuna chiamata...
E
non so più che cosa devo fare.
"Ma non avete ancora fatto pace, Sanae?!" sbotta
Yukari, totalmente scandalizzata.
Mi appoggio
al bancone del bar, per osservare le persone al centro
della pista da ballo, ma senza vederle veramente.
"No!" le rispondo facendomi vicina al suo orecchio, a causa
della musica fin troppo alta.
Ma che diavolo sono venuta fare qui?!
Mi chiedo prima di tornare a sfogarmi con la mia migliore amica.
"Tsubasa non mi
ha chiamata tutto il giorno e da quando siamo
arrivati qua, non ha mai nemmeno cercato di parlarmi!"
esclamo mentre i miei occhi si posano proprio su di
lui, che si trova dall'altra parte del locale con Ishizaki.
Lo osservo mentre parla con il nostro amico comune, la sua espressione
non tradisce nessun turbamento e questo mi deprime un po'.
Evidentemente, è facile ignorarmi...
All'improvviso i nostri sguardi s'incrociamo ma i suoi occhi si spostano subito a guardare altrove, prima di girarsi, dandomi di nuovo le spalle.
E non so se sentirmi più arrabbiata o triste per questo suo atteggiamento...
Con uno sbuffo, mi volto anch'io
per ripicca, roteando sullo sgabello finché i miei
gomiti non si fissano sul bancone.
Yukari è sempre più sconvolta, vedo i suoi occhi
spostarsi veloci da me a Tsubasa, per poi tornare ancora su di
me.
"Vi state comportando come due bambini!" sentenzia al mio orecchio,
portandomi a guardarla scocciata.
Il suo
sorriso è dolce mentre cerca di
rassicurarmi.
"Io non mi comporto di certo da bambina! E per quanto riguarda lui...
Non so che dire!" rispondo con sufficienza, notando con la coda
dell'occhio che qualcuno si sta sedendo
accanto a me.
"La coppia perfetta è alle prese con i problemi delle
persone normali!"
Mi volto di scatto
verso Taro, che nel frattempo ordina qualcosa da
bere, prima di girarsi sullo sgabello e poggiare le spalle al bancone,
per osservare il resto del locale.
"Tsè..." borbotto seccata, portando la cannuccia
del mio drink alla bocca.
"Tsubasa non è stato proprio lui, oggi pomeriggio!
Non ha fatto altro che controllare il cellulare e sospirare..."
Le mie guance diventano rosse, lo avverto chiaramente.
Vorrei rispondere che
non me ne frega niente ma non è
così, quindi decido di rimanere in silenzio.
"Tsubasa è davvero triste, Sanae. Anche se cerca di
non darlo a vedere... Come una testona a caso, qui accanto a
me!"
Taro mi sorride e a me non
rimane che smettere di fingere, facendo trapelare tutta la
mia tristezza.
"Non sa come comportarsi ora e credo che questo valga anche per te. Ed
io vi capisco, ragazzi! Anch'io credevo che sareste morti,
senza litigare nemmeno una volta!" esclama allegro,
cercando di tirarmi su il morale mentre Yukari si sposta dietro alle
mie spalle, per mettersi tra me e Taro.
"So... Anzi, sappiamo..." si corregge, voltandosi verso il
nostro amico comune, che annuisce.
"... Perché avete discusso oggi pomeriggio. E tu, Sanae, hai tutte le ragioni di questo mondo! Ma..." s'interrompe un secondo, posando una mano sulla mia spalla prima di sorridermi.
"Anche per Tsubasa non deve essere
facile. Non credo sia bello sapere, che le proprie scelte personali
sono solo fonte di sofferenza per la persona che ami..."
Yukari ha ragione...
Un peso enorme grava sul mio cuore mentre sento salire le lacrime agli occhi.
Non voglio che Tsubasa stia male!
E non voglio nemmeno perdere altro tempo, in questa separazione forzata, che ci siamo scioccamente imposti.
Farò pace con lui, anche se non so ancora come.
Devo solamente mettere da parte l'orgoglio e tutto verrà da sé...
Sospirando, prendo coraggio e mi
giro di nuovo, per cercare il mio ragazzo tra la folla.
Ma quando i miei occhi si posano su di lui, tutti i miei buoni
propositi vanno allegramente in malora.
Tsubasa se ne sta lì, sorridendo allegro anche
se imbarazzato, circondato da un gruppo di ragazze starnazzanti.
I miei occhi si chiudono a fessura, per mettere meglio a fuoco, lo spettacolino che ho davanti.
Quando lo vedo arrossire, firmando degli autografi e facendosi fotografare, la mia pazienza supera il suo limite naturale.
"Oh ma guardate come si dispera
senza di me, poverino!" esclamo, indicando Tsubasa con la mano mentre
Taro e Yukari, si voltano a guardare nella sua direzione.
Furiosa, amareggiata e sicuramente gelosa, scendo dallo
sgabello con un balzo e senza esitazioni, infilo la mano nella borsa
alla ricerca del portafoglio.
"Puoi pagare per
me?" chiedo mollando un mucchietto di banconote nelle
mani di Yukari, che mi guarda perplessa.
"Io me ne vado! Ciao!" e ignorando le sue animate proteste,
mi dirigo veloce verso l'uscita del locale.
Appena uscita dal locale, mi sono subito pentita della mia scelta impulsiva.
Il mio orgoglio però non mi ha permesso di tornare sui miei passi, nonostante avessi deciso, che l'avrei messo da parte.
Non ho voluto darla vinta a
Tsubasa, né alle sue fans, nonostante solo l'idea
che possano sfiorarlo, mi mandi al manicomio.
Tanto non si
sarà nemmeno accorto, che me ne sono andata...
Una lacrima scende sul mio viso, l'asciugo veloce, come per
nasconderla, prima di raggiungere il ponte di legno,
all'interno del mio parco preferito.
Tsubasa mi ha dato il mio regalo di compleanno proprio qui...
Dove ci siamo baciati
così intensamente, l'ultima volta che abbiamo avuto del
tempo per stare da soli.
Sospiro, prima di poggiare i gomiti al parapetto e il mento
sul palmo delle mani.
Il mio sguardo si posa sulla luna mentre un vento caldo, gonfia le pieghe del mio vestito.
E mi sembra di non essermi mai
sentita così triste...
"Che ci fai qui da sola?"
Sussulto sorpresa
e mi volto a guardare alle mie spalle.
"Ti ho vista uscire di corsa... Dove stai andando?"
Tsubasa si avvicina, ma il suo passo è incerto, come se
temesse la mia reazione.
Deglutisco, per ricacciare indietro
le lacrime, mordendomi le labbra.
"A casa..." rispondo freddamente, prima voltarmi e tornare ad
osservare il cielo privo di stelle.
Passano pochi secondi e Tsubasa mi raggiunge, poggiandosi poi
al ponte, proprio accanto a me.
Rimaniamo in silenzio.
Abbasso lo sguardo, quando la
tensione che ci separa, si fa sempre più opprimente.
E non riesco a sopportarla...
Non è pensabile che
siamo proprio noi a creare questa distanza, come se non bastasse
già quella fatta solitamente di chilometri!
Depongo così le armi e mi abbandono alla sua presenza,
poggiando la testa sulla sua spalla.
Sempre in silenzio, senza
alzare lo sguardo su di lui.
Tsubasa si irrigidisce leggermente poi i suoi nervi si distendono.
Mi circonda le spalle con un
braccio prima di baciarmi sulla fronte, appena sopra una
tempia.
"La nostra prima discussione..." mormora piano mentre le sue
labbra mi sforano i capelli.
E bastano questi pochi gesti a farmi sciogliere completamente, perché non desideravo altro che questo.
Sospiro, perfettamente
consapevole della mia debolezza.
"Io non volevo..." sussurro, stringendomi più forte
alla sua spalla.
Tsubasa m’interrompe, posando due dita sulle mie labbra.
"Lo so, Sanae..." sussurra piano, scuotendo la testa, nei suoi occhi un
velo di tristezza.
"Lo so, non sei tu a doverti
scusare..." aggiunge, stringendomi forte tra le braccia.
"Scusami per l'appuntamento di ieri sera e per la cena che non
ho mangiato. Scusami per tutte le volte che ti senti triste ed
io non ci sono..."
Chiudo gli occhi, abbandonandomi nel suo abbraccio mentre
piango, dando sfogo alle mie emozioni.
"Scusami per le mie scelte e per essere partito... Non odiarmi per
questo!" esclama, nascondendo il viso nei miei capelli.
"Non potrei mai odiarti... Stupido..." mormoro sopra la sua spalla, con
la voce rotta dal pianto.
"Scusami di tutto, Sanae! Di tutto!" continua a ripetere, guardandomi
questa volta dritto negli occhi.
Gli sorrido tra le lacrime mentre poso una mano sulla
sua guancia.
"Va tutti bene, Tsubasa..." cerco di rassicurarlo mentre
poggia la sua fronte alla mia.
"Però ora dobbiamo fare la pace per
bene!" esclamo asciugando le mie lacrime, veramente
felice di chiarito con lui.
Tsubasa mi guarda stupito, lo invito così
a chiudere gli occhi e appena le sue palpebre si sono
abbassate completamente, mi alzo sulle punte per raggiungere la sua
bocca.
E scopro quanto possano mancarmi le sue labbra, ora che
le sento morbide contro le mie.
Tsubasa mi stringe forte, rispondendo con sensualità e
trasporto al mio bacio, che voleva essere semplice e innocente.
E come ogni volta perdo qualsiasi contatto con il
mondo che mi circonda, persa nel suo sapore.
Quando allontano leggermente la mia
bocca dalla sua, il suo viso protende ancora verso il
mio, per annullare desideroso ogni distanza.
"Torniamo al locale dagli altri?" chiedo, facendo finta di volermene
andare ma facendo trapelare tutto il contrario dal
mio sguardo.
Tsubasa sbatte le palpebre poi alza gli occhi al cielo, come se dovesse seriamente valutare la cosa.
Prima di abbracciarmi felice, scuote la testa, sorridendo allegramente.
"No!" mormora, baciandomi sul collo.
"No..." ripete piano, ridendo sulle mie labbra socchiuse.
"Ho capito! Ho capito!" esclamo divertita poi lo bacio.
Dimenticando così le delusioni e la sofferenza...
Persa sempre di più,
nell'amore di Tsubasa...
Con questo capitolo credo di avere esaurientemente risposto a
ladycecille.^^
Sanae non è una santa, che sopporta tutto in silenzio.
Spesso tende
a giustificare e a mettere al primo posto Tsubasa e le sue
esigenze, perché non prende nemmeno in
considerazione, l’idea di farlo rinunciare al suo sogno per
lei.
Non è quello che vuole, lo ama è
desidera che sia realizzato e felice.
Non credo che tarpare le ali di chi amiamo con il nostro di egoismo
porti alla felicità, non credo sia bello trovarsi a pensare
che qualcuno che amiamo, sia infelice o abbia dei rimpianti a causa
della nostra serenità.
Così si sente Sanae, assumendosi la
responsabilità del suo amore per lui, tutta sulle sue spalle.
Rimane comunque una ragazza innamorata, che soffre la lontananza anche
perché le sue aspettative cominciano ad
essere maggiori, col passare del tempo.
Tsubasa dall’altro canto è un giovane
ragazzo di diciassette anni, che ha delle aspirazioni, dei sogni e la
dovuta determinazione per realizzarli.
Ma anche lui è molto innamorato e porta sulle sue
di spalle, il peso di una scelta difficile: la sua partenza.
Nell'episodio di questo capitolo, ha capito quanto può
essere grande la frustrazione di Sanae e quanta sofferenza
può tenere nascosta nel suo cuore.
Tutto questo lo porta a riflettere, fino ad avere paura
che lei possa stufarsi e mollare tutto.
In fine, il buon Takeshi.
Mi sembra chiaro che Seii, oltre ad
invidiargli l’amore di Sanae, nutra un profondo
disprezzo nei confronti di Tsubasa.
Un po' per le stesse motivazioni di alcuni lettori,
che giudicano il personaggio egoista e poco
rispettoso dei sentimenti della sua ragazza.
A differenza di Tsubasa, lui ha un carattere piuttosto diretto, per
questo non si fa scrupoli a mettere bocca nella relazione tra
il Capitano e Sanae..
Probabilmente perché spesso le sue intrusioni sono dettate
dalla rabbia e quindi impulsive, ma essenzialmente lo fa per il bene
della persona di cui si è innamorato.
Seii vorrebbe tutelare quest'ultima, peccando speso di
presunzione, lui non conosce affatto Tsubasa,
né i suoi sentimenti per Sanae.
Con questo termino qui, perché credo di aver superato
"Brasile" per lunghezza di capitolo! E non vorrei proprio annoiarvi!^^'
Ringrazio di cuore tutte le lettrici e chi recensisce.
Un bacio, per darvi l'appuntamento al prossimo capitolo...
Eh eh eh ^^ Non dico
altro...^^
A presto, OnlyHope^^