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Autore: Invader_from_Hell    04/05/2004    1 recensioni
E In Silence prosegue. Siamo alla svolta. Il lavoro cambia adesso leggermente nella forma e prosegue nel suo viaggio notturno in una Firenze mai così aulica. Siccome è il mio primo lavoro lungo, tengo ai vostri commenti! * Capitolo XIV aggiunto!* Aggiornata dopo un bel po' ^^
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11

 

Lo stomaco inizia a tremargli come se avesse ginocchia che non lo reggono più, ginocchia che non reggono una quantità eccessiva di birra. Non fa rumore mentre si dimena nella pancia di Lui.

La mano cerca un ultimo conforto, un’estrema unzione, una definitiva preghiera di conversione;

la cerca sul legno del tavolo, resistente e bagnato del suo sudore, la sua mano è sudata.

Le gambe si sono dimenticate di poggiare sul pavimento, non sentono più le piastrelle di cotto rosso che pavimentano il locale. Come in preda ad un invisibile formicolio hanno perso anche la più superficiale cognizione della superficie che accarezzano i piedi.

Se gli occhi fossero aperti, probabilmente si allarmerebbero nel vedere il cameriere farsi sempre più vicino e rapire il boccale vuoto davanti a Lui.

Ma gli occhi rimangono sepolti sotto palpebre edematose.

L’edema proviene da qualche cosa, da qualcuno che giace sotto la scarpa di Lui.

L’edema proviene dalla birra.

L’edema proviene dall’insoddisfazione. Da quella patina gelatinosa che ricopre il non ricordarsi che rumore faccia un amore che muore.

 

12

 

Questa serata, in silenzio.

Si consuma un dito di Lui sul tasto di un cellulare che squilla.

Lo accarezza, lo tasta, lo sente, ne scandaglia la superficie con gli occhi del tatto.

È ruvido, fatto per una presa salda, per non sfuggire neppure dalle dita della persona più frettolosa.

Sembra impossibile resistervi, il tasto si fa schiacciare.

Ma Lui deve. Lo impone a dita che non sente più sue. Le ha perse nell’ultimo boccale.

Quello che il cameriere ha portato via pochi minuti fa.

Adesso il boccale è insieme ad altri boccali, se gli occhi ubbidissero,

se riuscissero a liberarsi del peso dell’emorragia,

se vincessero l’insoddisfazione,

se accettassero la visione di sorrisi misti di vetriolo e gessi che fischiano su lavagne bianche.

Allora vedrebbero un boccale insieme a tanti altri boccali in un lavabo. Pieni di schiuma.

Ma quello che solo il cuore potrebbe vedere,

è la risposta alla domanda di una sera in un pub.

Nessuno dei compagni del boccale di Lui

Era bagnato di saliva.

Non quanto lo era il suo.

 

13

 

Entra finalmente la rabbia nel tasto del cellulare.

Ancora è appoggiato sul tavolo, ma la conversazione è già attiva.

Si sente una voce, un sogno di voce femminile che si perde nella confusione del pub.

Vola tra i sorrisi e li tinge di apprensione.

Giunge alle orecchie di Lui e lo provoca.

Tocca le mura ed i tavoli e li avverte del suo imminente arrivo.

Entra la rabbia nel tasto del cellulare, che resta sul tavolo.

Lui non vuole portarselo all’orecchio.

Ma la voce femminile riecheggia adesso più forte di qualsiasi sproloquio di un ubriaco.

Per coprire il sangue che potrebbe uscire dall’orecchio destro,

Lui vi porta il cellulare.

“Sì

No.

Sto bene.

Davvero.

No, non importa.

Ma…

Va bene.”

Parole di una discussione di ordinaria preoccupazione.

Meglio che Lui si alzi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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