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Autore: Hiraedd    19/05/2012    5 recensioni
Le tue labbra, labbra generose e rosee, leggermente imbronciate per natura, si distendono in un addio amaro diretto alla giovane donna che già non esiste più.
Andromeda Black è morta bruciata nell’albero genealogico di Walburga.
Dromeda Tonks è tutto quello che resta.
***
Con un sadico sorriso ad inarcarti le labbra, un tempo così invitanti e ora sfiorite nella morsa della prigionia, saluti l’ennesima alba dalla fessura della tua cella.
Ormai, è solo questione di tempo, Bella.
***
Sono labbra spietate, le tue, armi mortali che decretano, lo sai, la fine di quell’oscura e ingombrante presenza che come un cancro da troppo tempo sta avvelenando la tua vita.
Come una bimba ti hanno portato in palmo di mano, ma adesso è troppo anche per te.
Anche per te, infantile, bellissima, fragile, delicata, amata, adamantina Cissy.
***
Il matrimonio di Andromeda, la prigionia di Bellatrix, il voltafaccia di Narcissa. Tre momenti per tre sorelle, tre scelte difficili per amore.
Sempre, e comunque, per amore.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Tonks, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questa è una di quelle storie che ho sempre voluto scrivere, ma per la quale non ho mai reputato saggio perdere tempo. Avendo diverse ff all'attivo e poco tempo per scrivere, ho sempre preferito aggiornare quelle. Stasera avevo voglia di qualcosa di diverso, e mi sono data alla stesura di questo piccolo lavoretto.

Mi hanno sempre intrigato le sorelle Black, credo di vedere in tutte e tre una parte di me stessa: la parte folle e decisamente pericolosa di Bella, quella pronta a scegliere per amore di Andromeda e quella un po' infantile, portata in palmo di mano, di Narcissa.
Spero davvero che qualcuno apprezzi, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! I tre PoV seguono l'ordine cronologico degli eventi, prima Andromeda, poi Bellatrix e alla fine Narcissa.
Buona lettura,
Hir




 

I capelli, gli zigomi, la pelle bianchissima, la piega degli occhi di Jun Rail. 

Ma più di ogni altra cosa – sia che ridesse o urlasse o tacesse o semplicemente stesse li, come ad aspettare – 
la bocca di Jun Rail. 





Guardandoti allo specchio non riesci a dimenticare il dolore.
 
In mezzo a questo mare di bianco, vicino a questo letto e a questo specchio, stretta in questo vestito di veli candidi e fluttuanti, tu non dimentichi.
 
E quando questo letto accoglierà i gemiti e gli ansiti della tua notte di nozze, tu non dimenticherai.
 
E quando il volto che ora tu vedi riflesso in questo specchio, quando quel viso dai tratti avvenenti e morbidi che ti sorride tristemente mostrerà i primi segni del passare del tempo, quando le prime rughe tingeranno il tuo sguardo d’esperienza, tu non dimenticherai.
 
Hai diciassette anni, e se le tue mani sono protese al futuro, il tuo sguardo volge ancora al passato.
 
Perché non c’è dolore, non c’è cattiveria, non c’è odio, che annulli il tuo amore per loro.
Nonostante tutto.
 
Una lacrima, unica stilla di memoria concessa, si tuffa oltre l’orlo brunito delle tue ciglia, sfiorandoti la guancia con la sua scia di sale e dolore.
 
Chiudi gli occhi dolci, morbidi come quelli di un cerbiatto, e con un verso stizzito ti sfreghi le gote arrossate dalla rabbia e dal dolore.
 
Non ora, ripeti, non oggi Andromeda.
 
Dovrebbe essere il giorno più felice della tua vita, non dovresti piangere.
 
Nei tuoi sogni, volevi che le uniche lacrime versate nel giorno del tuo matrimonio fossero per la gioia di vederti unita a tuo marito, davanti a quell’altare che ti è costato tanti sacrifici.
Nella tua realtà, sai che non potrà essere così.
 
Con un ultimo sguardo allo specchio, sorridi.
 
Le tue labbra, labbra generose e rosee, leggermente imbronciate per natura, si distendono in un addio amaro diretto alla giovane donna che già non esiste più.
 
Andromeda Cassiopeia* Black è morta bruciata nell’albero genealogico di Walburga.
 
Dromeda Tonks è tutto quello che resta.
 


 

La bocca di Jun Rail non ti lasciava in pace. Ti trapanava la fantasia, semplicemente.

Ti impiastricciava i pensieri.



 
Lo senti nell’aria il fetore della morte, l’odore penetrante della pazzia latente.
 
È odio, e rabbia, e terrore, e speranza negata, e felicità estinta, dall’ingombrante presenza di questi demoni delle tenebre.
 
Ti aggrappi alle sbarre della tua cella con le mani rovinate e sudice, e mentre tenti di affacciarti tra queste spranghe alla tua libertà, un mantello nero e sfilacciato ti passa accanto.
 
Freddo, gelo. E la sensazione di non avere più nulla al mondo per cui lottare.
 
È un urlo rabbioso quello che ti affiora tra le labbra screpolate, un grido di dolore e disprezzo, uno strepito che promette vendetta.
 
Perché lui risorgerà, Bella, lui ritornerà. Un giorno, lui ritornerà.
 
Seminerà l’orrore e schiaccerà la feccia, e tu, solo tu, sarai al suo fianco.
 
Tu che l’hai aspettato e per anni amato, tu che ti sei dannata e hai sofferto, e hai accolto la tua sofferenza come il più prezioso dei doni. Ne hai fatto il tuo scudo, dietro essa ti sei trincerata, con essa ti sei fortificata, bella e spietata regina della morte.
 
Sei pazza, dicono di te.
 
Folle e splendente come una tempesta, terribile e potente come la nera signora che chiama a se le anime perdute.
 
Con un sadico sorriso ad inarcarti le labbra, un tempo così invitanti e ora sfiorite nella morsa della prigionia, saluti l’ennesima alba dalla fessura della tua cella.
 
Ormai, è solo questione di tempo.
 
 

“Un giorno Dio disegnò la bocca di Jun Rail. É lì che gli venne quell’idea stramba del peccato.” 


 
 
È verde, il lampo, e si spegne così come si è acceso.
 
Per un attimo, solo un secondo, temi che tutto sia perduto. Poi lui viene sbalzato a terra.
 
Sei sempre stata una bambina, Cissy. Il più bel fiore della tua antica e nobile casata, il più delicato e seducente.
 
In palmo di mano sei stata trascinata da una scelta all’altra: in famiglia, dapprima, quando era giusto non sporcarsi il vestito, non mettere i gomiti sul tavolo e scegliere Serpeverde con in testa quell’enorme cappello malandato; poi con Lucius, che ti ha amato come si ama una dea.
 
Lo vedevi, lo vedi ancora, nel suo sguardo, che sei la luce che fa rispendere quegli occhi normalmente gelidi. Ti ha amato con tenero trasporto, con indulgenza e pazienza. Ha amato tutto, di te, di un amore impossibile da descrivere a parole. Lo hai capito giorno dopo giorno, ora dopo ora, scelta dopo scelta, sbaglio dopo sbaglio.
 
Hai lasciato a lui ogni manovra, lui ha scelto e tu –come una fata, portata dal vento e posata sul terreno dalla brezza- hai lasciato che ti trasportasse nel mezzo dei suoi errori.
 
E ora, ora che si è giunti alla fine dei conti, ti ritrovi in una foresta buia, circondata da compagni doloranti, con una sorella rinnegata finita chissà dove e una folle d’amore.
 
-mio signore… mio Signore…-
-mio signore…-
-basta-
 
-mio signore, permettetemi…-
-non ho bisogno di aiuto. Il ragazzo… è morto?-
-tu. Controlla. Dimmi se è morto-.
 
Sai che si rivolge a te, Cissy. Lo capisci dal tono, dal cenno del capo imperioso, da un sacco di piccoli particolari che ora convergono tutti sul ragazzo che giace a terra.
 
Lo guardi anche tu, fai un paio di passi sicuri verso di lui.
 
Non smetti di guardarlo. Sembra così piccolo.
 
Ti chini ad osservarlo, sei così vicina che lo senti respirare. Con una mano gentile, il tocco di una madre, gli sfiori il viso, gli apri una palpebra, cerchi il suo petto fino ad arrivare al cuore.
 
Organo terribile, il cuore. Proprio in questo momento in cui dovrebbe tacere il più possibile, lo senti battere nel tuo petto e a contatto con la tua mano, e non sai più a quale cuore ti riferisci. Il rumore di entrambi è troppo, sembra quasi vi si possa sentire da un momento all’altro.
 
Ti chini sul ragazzo: ha l’età di tuo figlio, è solo, e probabilmente ha paura.
 
-Draco è vivo? È nel castello?-.
 
Hai giusto il tempo di farti scivolare poche parole dalle labbra, e di coprire il suo viso con i capelli.
 
-si-.
 
Sono labbra spietate, le tue, arme mortali che decretano, lo sai, la fine di quell’oscura e ingombrante presenza che come un cancro da troppo tempo sta avvelenando la tua vita.
 
Come una bimba ti hanno portato in palmo di mano, ma adesso è troppo anche per te.
 
Anche per te, infantile, bellissima, fragile, delicata, amata, adamantina Cissy.
 
Le tue splendide labbra si arricciano nello stesso momento in cui le tue dita serrano la presa sul petto del giovane, come ad artigliarne il cuore in segno di vittoria.
 
-è morto-.

 
 




Le introduzioni alle tre parti della storia sono prese da "Castelli di Rabbia" di Alessandro Baricco.
Le parti in corsivo sono prese direttamente da Harry Potter e i Doni della Morte.
*la Rowling non ha mai dato indicazioni sul secondo nome di Andromeda, per cui io ho scelto Cassiopeia. In caso invece mi sbagliassi, fatemelo sapere e provvederò a correggere.





 
   
 
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