Capitolo XVI
Invito per un tè
Non
appena il Conte D’Harmòn ebbe chiuso la
porta della saletta privata in cui l’aveva condotta, Lady Sarah lo
aggredì come
una furia:
“Come
avete osato? Come avete osato far credere
a tutti che… che…”
“…
Che arda dal desiderio di baciarvi?” terminò
lui la frase, con un sorriso divertito.
“Non
intendevo questo” rispose lei, secca.
“Che
desideri disperatamente far l’amore con
voi?” ritentò lui, ancora più divertito.
“Oh,
siete insopportabile!” proruppe lei, più
infuriata di prima.
“E
voi siete deliziosa quando vi arrabbiate!”
Era
vero: era assolutamente deliziosa.
Deliziosa, incantevole e molto seducente. André la osservò lentamente,
trattenendo a fatica il desiderio di fare entrambe le cose che aveva
appena
suggerito. Ma non era quello il momento e, soprattutto, avrebbe dovuto
desiderarlo anche lei.
“Perché
non vi mettete comoda e vi gustate il
vostro irrinunciabile tè, godendo della mia compagnia?”
“Perché
io ero già in buona compagnia, e non
avevo alcuna intenzione di trascorrere del tempo con voi.”
“Oh,
questo l’avevo capito…” disse lui
flemmatico mentre, avvicinatosi al tavolino su cui si trovava il
servizio da tè
e la teiera, iniziava a preparare due tazze d’infuso caldo.
Lady
Sarah lo osservò versare il tè e, ancora
una volta, si sorprese dell’eleganza dei suoi gesti, della naturalezza
dei suoi
modi, anche mentre svolgeva un compito più adatto ad una cameriera che
ad un
nobile bello come il peccato. Prima di iniziare a servire si era tolto
la
giacca ed era rimasto in camicia: lei osservò le sue mani, lunghe,
perfette…
senza rendersene neppure conto immaginò quelle mani su di sé e si sentì
rimescolare tutta.
“Dove
siamo?” chiese, guardandosi attorno, per
placare le sue emozioni. Le era sembrato strano che si togliesse la
giacca.
“Nel
mio salotto privato” rispose lui,
continuando imperturbabile a servire il tè.
“Che
cosa?” sbottò lei, ancora più arrabbiata.
Oh, dannazione a lui! Quell’uomo era di una sfacciataggine inaudita!
“Forse è
per questo che ti piace tanto…” le suggerì una vocina interna.
“Non mi
piace affatto!” cercò di tacitarla lei. Ma era inutile, lo
sapeva
perfettamente. Altrimenti per quale motivo aveva fatto il possibile per
sfuggirgli, in quelle settimane? Per quale motivo si era imposta tanto
fermamente di non pensare al bacio che le aveva dato?
“Mi
avete tenuto alla larga per settimane
perché preferite la compagnia di Von Webb, oppure perché temete che non
mantenga fede al mio giuramento?” la voce del Conte la riscosse dai
suoi
pensieri e le ricordò, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto lui
fosse
acuto. Quanto sapesse leggerle nel pensiero.
“Sapete
perfettamente perché devo intrattenermi
con il Conte Von Webb…”
“Oh,
certo. Ma so anche che, per lo stesso
motivo, dovreste ‘intrattenervi’ anche con me. Invece sono settimane
che mi
ignorate, persino quando tento di parlarvi. Da quando vi ho baciato…”
“Preferirei
dimenticare quell’episodio.”
“E
perché mai? Quel bacio è stato tanto brutto?
Io non lo ricordo così…” replicò divertito lui. Aveva appena scoperto
quanto era
bella, imbronciata, e quanto gli piacesse vederla così e aveva deciso
di
approfittarne ancora un po’.
Nel
frattempo le aveva servito il tè, i dolci e
le tartine che aveva fatto preparare appositamente per lei, ricordando
alla
perfezione i suoi gusti, e lei lo stava guardando sorpresa, quando si
era
accorta che i piatti contenevano tutti i tipi di leccornie che
preferiva.
“E’
di vostro gradimento?” chiese con un
sorriso dolce.
Alla
fine si vide costretta a cedere: “Sì,
grazie. E’ tutto perfetto”, rispose con un abbozzo di sorriso anche lei.
“Mi
fa piacere sapere che almeno per il tè so
soddisfare i vostri gusti” la stuzzicò di nuovo lui, appoggiandosi
placidamente
alla spalliera della poltrona di fronte a lei e stendendo le sue lunghe
gambe,
con aria perfettamente rilassata. La guardò intensamente al di sopra
della
tazza, mentre sorbiva con molta calma il suo tè; studiò l’effetto che
le sue
parole fecero su di lei e sorrise dentro di sé: lo sguardo che Lady
Sarah gli
stava rivolgendo in quel momento, mentre anche lei si portava alle
labbra la
tazza, era molto eloquente... e non lasciava dubbi sul fatto che fosse
stato in
grado di soddisfare i suoi gusti anche in fatto di baci. Era certo che
quel
bacio che le aveva dato l’avesse sconvolta, altrimenti non l’avrebbe
sfuggito
come aveva fatto. Del resto era stato così anche per lui. Persino in
quel
momento, ripensandoci, era in grado di riassaporare con la mente le sue
labbra
morbide che si schiudevano per lui e il contatto dolce e leggermente
erotico
delle loro lingue…
“Perché
mi avete condotta qui, Conte?” questa
volta fu lei a distoglierlo dai suoi pensieri.
“Devo
parlarvi.”
“Riguardo
a Sua Maestà?”
“Sì.”
“E’
successo qualcosa?” domandò Lady Sarah,
preoccupata.
“Robert
ha intercettato una lettera della
Battyàny… La duchessa non sa che è il mio segretario e lo ha visto
passare
dalle parti dei suoi appartamenti mentre si stava occupando di una
faccenda per
conto mio… lo ha chiamato, credendo che fosse un servitore qualunque,
pregandolo di portare una lettera in un punto ben preciso delle
scuderie. Un
luogo particolarmente nascosto… segreto, se così vogliamo definirlo.”.
“E…?”
domandò incuriosita lei, smettendo
addirittura di mangiare le sue tartine preferite, presa com’era dal
racconto
del Conte. Lui sorrise, vendendola tanto interessata e scoprendo in lei
un
altro aspetto che lo intrigava: Lady Sarah aveva una predilezione per i
misteri. L’affascinavano, quasi allo stesso modo di quanto
l’affascinava il
cibo. André non aveva mai visto una dama a corte mangiare con tale
appetito
qualsiasi manicaretto come faceva lei, pur restando tanto snella. Di
solito
tutte le altre donne, per prima l’Imperatrice, erano ossessionate dalla
linea
anche se, pur nutrendosi come uccellini, la maggior parte sfiguravano
al
confronto con Lady Sarah. Invece lei gustava ogni cosa, dal cibo, ad
una
galoppata, perfino un duello di scherma, con la stessa intensità…
Milady era
una donna che assaporava in pieno la vita, qualunque cosa potesse
offrirle. Se
si abbandonava all’amore con il medesimo entusiasmo che metteva per
indagare su
un mistero o per qualunque altra cosa affrontasse, chissà come sarebbe
stata
appassionata?
“Avete
scoperto qualcosa, Conte?” chiese di
nuovo lei, infastidita dal fatto che, invece di continuare, era rimasto
soprappensiero. Aveva osservato i suoi occhi, mutevoli come il cielo,
incupirsi
improvvisamente, e aveva temuto che avesse brutte notizie. E voleva
saperle
subito.
Mai
avrebbe immaginato che il colore degli
occhi di André D’Harmòn si fosse scurito mentre pensava a lei tra le
sue
braccia, intensa e appassionata, in una folle notte d’amore…
“Qualcosa?...
Ah, sì! O meglio, no… ho letto la
lettera della Duchessa, ma non sappiamo a chi fosse indirizzata”
rispose lui,
finalmente.
“Nessun
destinatario, ovviamente” dedusse lei.
“E cosa c’era scritto?” chiese poi, di nuovo.
“Poche
righe: accennava brevemente al fatto che
il piano numero uno era fallito e chiedeva se doveva procedere con il
piano
due.”
“Quindi
si tratta di un piano… e la Duchessa è
coinvolta, come sospettavo” disse Lady Sarah, pensierosa: si era alzata
e ora
camminava lentamente avanti e indietro per la stanza, con l’aria di chi
riflette spesso a quel modo.
“In
effetti avevate ragione” le concesse il
Conte.
Quell’osservazione
interruppe per un breve
istante la passeggiata riflessiva di Lady Sarah, la quale rivolse al
Conte
D’Harmòn un rapido sorriso, che lui ricambiò.
Poi,
riprendendo a camminare, disse:
“Dovremo
scoprire in qualche modo il
destinatario della missiva. Voi chi credete che sia?”
André
soppesò per un attimo le conseguenze che
la sua risposta avrebbe avuto: lei si sarebbe potuta arrabbiare per i
suoi
sospetti. Avrebbe potuto pensare che concentrava i suoi dubbi su una
certa
persona solo per gelosia… ma infine decise di dirle quello che pensava,
confidando
nell’intelligenza di Milady.
“Von
Webb.”
Lady
Sarah non rispose immediatamente e sembrò
riflettere con attenzione su quello che lui aveva detto. Poi, dopo
alcuni
minuti di silenzio, scandito solo dal lieve fruscio della seta
dell’abito verde
smeraldo che indossava e che ondeggiava ad ogni suo passo, rispose,
voltandosi
verso il Conte e scrutandolo negli occhi:
“Credo
abbiate ragione.”
“Temevo
mi avreste accusato di parlare così per
gelosia” confessò André, piacevolmente sorpreso dalla sua risposta.
“Lo
so. L’ho capito dalla vostra esitazione di
poco prima…” ammise lei, con un lieve sorriso, “e vi ringrazio, Conte,
per
averlo comunque detto. Per non aver insultato la mia intelligenza
sottovalutando la mia capacità di discernimento… qualunque altro uomo
non
sarebbe stato altrettanto schietto.”.
“Per
quale motivo anche voi siete del mio
stesso parere?” domandò lui, compiaciuto d’aver agito nella maniera
giusta con
lei.
“Il
Conte Von Webb mi ha fatto diverse domande
su chi ritenessi avesse potuto lasciare quel libro aperto sullo
scrittoio di
Sua Maestà e su come l’Imperatrice si sentiva ora… non sono state tanto
le
domande a farmi insospettire e diffidare di lui, quanto il tono e
l’interesse
eccessivo… neppure l’Arciduchessa Sofia, o lo stesso Imperatore, pur
indagando,
mi hanno rivolto tante domande. E questo pomeriggio, prima che voi…
prima che
voi…”
“…
prima che io vi rapissi?” suggerì lui, con
tono sornione.
“Prima
che voi mi rapiste davanti a tutti”
sottolineò lei, con lo stesso tono divertito, “il Conte mi stava
domandando di
nuovo del morale di Sua Maestà e se fosse ancora turbata dalle parole
lette in
quel libro. E sembrava quasi… come dire? Sembrava quasi sbalordito dal
fatto
che pareva che l’Imperatrice si fosse ripresa tanto bene dall’accaduto.
Me lo
stava domandando per l’ennesima volta proprio mentre siete arrivato voi
a…
rapirmi!” concluse con un sorriso.
“Allora
ho fatto bene a portarvi via sul mio
focoso destriero, principessa!” la schernì lui. “Vi ho risparmiato di
morire di
noia!” aggiunse divertito.
“Con
voi, caro Conte, è davvero impossibile
annoiarsi…”
Prima
di rendersi conto di quello che aveva
ammesso, le parole le erano sfuggite dalle labbra.
“Ho
piacere che la pensiate così, Milady!
Questo significa che non mi sfuggirete più?” chiese lui, alzandosi e
andandole
vicino. Troppo vicino.
“Solo
se vi comporterete da gentiluomo…”
rispose lei, turbata come sempre dalla sua vicinanza. “E se manterrete
fede al
vostro patto.”.
“Quello
che mi state chiedendo è un sacrificio
davvero grande…” disse lui, fissandola negli occhi e sfiorandole
delicatamente
una guancia. Poi, prese una decisione e tentò il tutto per tutto: “… ma
sono
disposto a fare il possibile per accontentarvi, se voi accontenterete
me.”.
“E
come dovrei accontentarvi?” chiese lei, sospettosa.
“Promettete
di battervi ancora in duello con
me” disse lui, prendendole una mano e portandosela alle labbra.
Al
solo contatto della sua bocca, Lady Sarah
sentì un brivido percorrerle la schiena. Duellare ancora con André
D’Harmòn?
Quell’uomo la voleva far morire… morire d’amore per lui.
“D’accordo,
Conte” acconsentì, “ma solo se voi
promettete che mi accompagnerete di nuovo in una galoppata tra i
boschi.” Se
doveva morire d’amore per il bel francese, tanto valeva godersi la vita
fino in
fondo!
A
quella risposta lui scoppiò in una fragorosa
risata:
“Sul
mio onore, Milady, voi siete la donna più
sorprendente che io abbia mai conosciuto, e vi adoro per questo!”