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Autore: AblazeMoon    21/05/2012    3 recensioni
Si dice ce un cuore può rompersi una volta sola, il resto sono tutte ferite.
Allora perché Miriam, 17 anni, e tante insicurezze, ha sentito il suo cuore cadere in mille piccoli pezzi ancora una volta?
Il meglio che potrebbe fare, pensa, è chiudersi in se stessa, e mettere fine ai sentimenti.
Ma riuscirà Harry nonostante tutto a proteggere Miriam, soprattutto da se stessa?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘’Mamma, io vado a fare un giro!’’ urlai prendendo la giacca e uscendo senza aspettare una risposta.
Avevo finito di disfare le valigie dopo ben quattro ore dall’arrivo. Odiavo sistemare, quindi una bella passeggiata era quello che mi ci voleva. L’aria era fresca e il vento leggero mi sferzava il viso. Decisi di indossare la giacca, di un blu cobalto che amavo. Notai che non si abbinava perfettamente ai miei abiti ma, non me ne curai più di tanto. La moda non era certo uno dei miei interessi.
Guardai ai lati della via di casa mia -mi faceva strano chiamarla così- , decisi di prendere la strada a destra; avevo sempre preferito la destra alla sinistra, fin da bambina. Ero razzista su questa cosa.
Mi immersi nell’osservare ogni minimo particolare intorno a me, ogni cosa mi sembrava perfetta. Le strade erano perfettamente pulite e asfaltate, le panchine erano perfettamente tinteggiate, le aiuole perfettamente potate, le case perfettamente abitate (?). Inspirai l’aria, perfetta anch’essa, quando una goccia mi bagnò il viso.
Se c’era una cosa che non era perfetta lì, era il tempo. E’ risaputo come la pioggia vivi in Inghilterra perennemente e, non è certo una cosa amabile per una ragazza legata al caldo e al sole del sud. Mi alzai il cappuccio della felpa da sopra la giacca, incurante delle gocce sottili che cominciavano a scendere.
Presi a camminare, persa in ciò che mi circondava. Non so per quanto camminai, ero in un sogno ad occhi aperti. Ancora non potevo crederci che ora vivevo lì. Svoltando ancora una volta in una lunga via, vidi uno Sturbucks che non avevo notato all’arrivo passando con l’auto. Merda. Mi ero persa. Mi guardai indietro cercando di ricordare la strada che avevo percorso ma, nulla. Ero troppo indaffarata a perdermi nella magia londinese per prestare attenzione a dove mettessi i piedi. E ora? Intanto il cappuccio della felpa era pieno di goccioline. Almeno non pioveva pesantemente. Non finii nemmeno di formulare questa frase nel mio cervello che un boato provenì dal cielo improvvisamente scuro. Grosse gocce d’acqua cominciarono a bagnarmi.
‘’Merda, merda, merda, merda!’’ ripetevo mentre correvo in una direzione a caso, finché non trovai una tettoia sotto la quale ripararmi. Cercai il nome della via, in modo da chiamare mio padre per farmi venire a prendere. Presi il cellulare dalla tasca. –Batteria scarica-. ‘’Fanculo’’ gridai il direzione dell’aggeggio. Il rumore della pioggia sulla tettoia era snervante ma almeno non mi bagnavo.
Vidi un’auto in lontananza sfrecciare a tutta velocità. ‘Questo è pazzo’ pensai. Passando avanti al mio rifugio prese in pieno una pozzanghera e mi ritrovai completamente inzuppata d’acqua!
‘’DEFICIENTE CHE NON SEI ALTRO CHI DIAVOLO TI HA DATO LA PATENTE?! IMBECILLE!’’ urlai correndo dietro l’auto, senza curarmi che non potesse capirmi.
Il bel macchinone di lusso si fermò, lo stesso feci io, sotto la pioggia. ‘Oh cavolo’, pensai, ‘ora mi menano.’ L’auto tornò indietro in retromarcia, fermandosi in modo che lo sportello del passeggero mi fosse di fronte. Il finestrino si abbassò di poco, lasciando intravedere un ragazzo alla guida, che indossava enormi occhiali da sole – nonostante il sole non si vedesse nemmeno con il binocolo al contrario- e un cappello, di quelli fighi stile americano, che gli copriva completamente la nuca.
 ‘’Scusa’’, disse il tipo trattenendo una risata. Il suo accento inglese era perfetto e stranamente familiare. Per fortuna ero molto brava in quella lingua, quindi non ebbi problemi a rispondergli.
‘’Nessuna scusa. Guarda come mi hai conciata!’’ dissi arrabbiata.
‘’Torna a casa e asciugati invece di stare per strada a bagnarti’’ disse ghignando. Anche quel sorriso mi era familiare. Bhà. Gli lanciai un occhiata assassina.
‘’Mi sono persa’’ dissi, mordendomi un labbro. ‘’Quindi, almeno che tu non sappia magicamente dove io viva, credo che dovrò restare qua finché non smetterà di piovere’’, incrociai le braccia rassegnata mentre ancora l’acqua di divertita a cadermi addosso. ‘’E ora grazie a te sono bagnata il doppio!’’ . Avrei preso una broncopolmonite fulminante, ne ero certa.
Rise, era un suono davvero piacevole all’ascolto quella risata. Mentre rideva all’angolo della bocca gli si formò una fossetta. Anch’essa familiare. Era impossibile che lo conoscessi eppure somigliava a qualcuno, ma non capivo chi.
‘’Dai, sali’’ disse all’improvviso.
‘’C-che? Sei pazzo?’’ lo guardai sbalordita.
‘’Oh scusa hai ragione, meglio lasciarti così per strada. Però quando sarai in ospedale febbricitante non denunciarmi per omissione di soccorso!’’. Mi fece ridere. ‘’Dai, non ti mangio mica. Per quello aspetto l’ora di pranzo.’’ Scoppiai in una risata fragorosa, come non facevo da giorni. Era simpatico e mi ispirava una certa fiducia, eppure qualcosa mi diceva di non andare.
Non era un sesto senso che percepiva un pericolo, non avevo il timore che potesse rapirmi, violentarmi o altre cose da film dell’orrore. Era più un presentimento legato alla sfera delle emozioni. Del cuore. Non so dirlo. Ma qualcosa mi spingeva anche ad aprire quella portiera. Non sapevo che fare. Meditai sulla cosa ma, il ciò avvenne tutto in pochissimi secondi, mentre lui mi guardava da dietro gli occhiali spessi. Di scatto aprii la portiera dell’auto e salii.
‘’Scusa se ti bagno tutto.’’, dissi una volta salita. Tolsi il cappuccio e mi passai una mano tra i capelli umidi.
‘’Tranquilla, è anche colpa mia’’, sorrise. ‘’Allora, dove ti porto? E non dirmi su una stella che quest’auto non ci arriva nello spazio.’’. Risi e lui mi imitò.
‘’Ti ho già detto che mi sono persa, e non so qual è il nome della via dove vivo. Mi sono trasferita oggi..’’ spiegai.
 Lui annuì, girò la chiave nel quadro, avanzò di marcia e partì. ‘’Prima di tutto ti dai un’asciugata’’ disse. ‘’Vieni da me, ti fai una doccia, ti asciughi e se è il caso ti presto qualcosa.’’. Lo guardai sbigottita.
Notò la mia faccia e scoppiò a ridere. ‘’Non sono un maniaco sessuale che abborda ragazze inzuppandole d’acqua. Puoi stare tranquilla, non entrerò nella doccia. Al massimo darò un’occhiata dalla fessura.’’
Sbuffai mentre lo strano sconosciuto rideva.
















Wow, devo dire che mi sono superata. Questo capitolo non è tanto corto.
Non vi abituate a cose del genere, eh!
Ora, prima di tutto sono rimasta sbalordita di come sia aumentato il numero delle visualizzazioni.
E poi, boh non lo so. Sono solo al terzo capitolo. 
Secondo voi chi è il tipaccio che non sa guidare? Il dolce e goloso Niall? O il narciso Zayn? Lo sciupafemmine Hazza?
Il giocherellone Louis? Il maturo e protettivo Liam?
Ve lo anticipo io: è Paul! Eh sì!
Ok, apparte gli scherzi, ditemi le vostre supposizioni e cosa ne pensate di questo capitolo  u.u
Vediamo chi indovina *w*
Vabbene vi ho rotto abbastanza, alla prossima.
Peace and love, Ablaze x

   
 
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