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Autore: Zeressa    22/05/2012    1 recensioni
L’assassino viaggia sul tuo treno
Ti siede accanto
Dorme insieme a te
(Renato Zero - L'assassino)
Genere: Malinconico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Nuovo Personaggio, Seras Victoria, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: ho deciso di scrivere questo capitolo e poi scriverò l'epilogo.

Zeressa



Bianco.
Il pavimento, il soffitto, le pareti, forse anche l’orizzonte, tutto era bianco ed accecante, accompagnato da un silenzio innaturale.
Maeko non riusciva a capire dove iniziava e finiva il tutto. Si trovava nell’Infinito? Oppure era meglio chiamarlo il Nulla?
Era così che ci si trovava dopo la morte?
Sospirò e guardò il braccio destro, per avere una conferma: quasi aveva timore di guardare. Il braccio era presente, ben saldato alla spalla. Non provava dolore, quasi non sentiva di possedere un corpo. Eppure era lì. Si sentiva tremendamente leggera.
Quindi era veramente morta?
Eppure non era quello che aveva sempre creduto. Quello che lei si aspettava era quello che era previsto nel Patto.
-          Dove sono le fiamme che dovrebbero ardermi? Dov’è il Diavolo? Lucifero! Dove sei? Ti stai prendendo gioco di me? Avevamo stipulato un Patto! Non vedi che sono morta?! –
Le sue parole si persero nell’eco che rimbalzava sulle pareti inesistenti di quel luogo. Un sospiro giunse alle sue spalle.
-          Straccio, quante volte te l’avrò detto che non devi correre a conclusioni affrettate? –
“Non è possibile. . .”
 
Si girò lentamente, terrorizzata che un qualche gesto brusco rompesse quell’attimo e che la voce che aveva sentito era solo un illusione.
 
Un uomo sulla quarantina dai capelli rossi e barba incolta, con addosso un lungo mantello nero che copriva il corpo esile e scattante, la guardava con immensa dolcezza.
-          Maestro! –
 
Gli corse incontro e si buttò con trasporto tra le sue braccia. L’uomo le accarezzò la guancia con fare paterno.
 
-          Perché sei così sicura di essere morta? -, domandò freddamente.
Maeko lo guardò con le lacrime agli occhi, ancora incredula di averlo ritrovato dopo quasi duecento anni dalla sua morte.
 
-          Ritrovarti non è una delle dimostrazioni più logiche? –
L’uomo scosse la testa e sospirò nuovamente.
 
-          Il mio braccio è di nuovo attaccato e non sento dolore! Quali altre prove ti devo dare per . . . –
 
-          Non hai pensato minimamente che questo è solo un sogno? Anzi per la precisione. . . –
 
Si girò dando le spalle alla ragazza.
-          In questo momento non ti trovi né nel mondo dei vivi né in quello dei morti. –
L’angelo guardò il Maestro con aria confusa.
-          Mi stai dicendo che questo è L’Oblio? -, chiese infine timorosa.
 
-          Esattamente. -, rispose l’uomo.
 
-          E tu perché sei qui, allora?! –
 
L’uomo si girò di nuovo verso la ragazza: il volto era diventato una maschera di serietà.
-          Ricordati che questo avviene tutto nella tua testa, Straccio. Io in realtà sono bello che morto da due secoli ormai: sono solo polvere sotto terra. Io in questo momento sono solo una tua illusione, creata dal tuo Inconscio, per farti, diciamo, compagnia e per consolarti. Ma non sono vero. –
 
Maeko abbassò lo sguardo tristemente
Un illusione. . .
Una lacrima scese lungo la guancia pallida.
-          Maestro, ho paura. Cosa ne sarà di me? –
 
-          Hai due opzioni: le fiamme eterne oppure la vita. -, rispose lui.
 
-          Le fiamme le vedrò presto: non ho mantenuto la mia promessa. Non ho vendicato mia madre! Quel bastardo mi ha sconfitto e mi ha ucciso. . . –
 
-          Chi ti dice -, disse una voce proveniente da dietro Maeko, - che ti ho ucciso? –
 
Si girò velocemente: Alucard era lì che la guardava con un ghigno stampato sul volto.
 
-          Come ci si sente ad essere un non morto? –
 
Maeko indietreggiò in cerca del suo Maestro, ma era scomparso.
-          No!-
Cadde in ginocchio, iniziando a piangere lacrime cremisi. Nel frattempo il bianco si faceva nero all’avanzare del vampiro.
 
Non appena fu di fronte alla ragazza, Alucard le mise una mano intorno al collo e la tirò su, portando il suo viso a pochi centimetri dal suo. Il suo sguardo incontrò quello di Maeko e sorrise ferocemente.
 
-          Rassegnati ragazzina, ora tu sei mia. –
 
Urlò. Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
 

****

Aprì gli occhi terrorizzata dalla visione che aveva avuto. Il buio la circondava e a malapena riusciva a muoversi.
Dove si trovava?
Si guardò un po’ intorno: era una spazio piccolo, ma comodo. Sembrava quasi una cassa.
Diversamente da come si sentiva nel sogno ora si sentiva tutta dolorante, ma la cosa che la sconvolgeva era la strana sensazione di sete che provava.
 
Forse era quella la vera morte?
“Sono realmente morta?”
 
Provò ad alzarsi ma subito dopo la sua testa andò a sbattere contro qualcosa di duro.
 
Massaggiandosi il bernoccolo appena fatto, tastò con l’altra mano la parte dove aveva dato la capocciata.
Era una specie di coperchio che la chiudeva in quella cassa.
Le ci volle poco per capire, finalmente, che quella dove si trovava non era una cassa, ma bensì una bara.
 
Cominciò a sbattere i pugni chiusi contro il coperchio per cercare di aprirlo.
-          Apritemi! -, continuava ad urlare terrorizzata.
Dopo un tempo che parve infinito si sentirono dei passi ovattati provenire da fuori.
 
-          Vi prego apritemi! –
 
Si sentì una risata glaciale e il coperchio lentamente si aprì.
 
-          Come ci si sente ad essere un non morto? –
Il volto di Alucard che le sorrideva entrò nel suo campo visivo.
 
Inorridì. Che cosa le aveva fatto?
 
Usci di corsa dalla bara nera e saltò addosso al vampiro, cominciando a dargli pugni ovunque. Ma la sua lotta durò poco poiché si ritrovò dopo pochi secondi a terra con Alucard sopra che la bloccava, impedendole di muoversi.
 
-          Ti ho fatto una domanda ragazzina. Rispondi! -, le disse freddamente.
Come risposta Maeko gli sputò in faccia, spingendolo indietro, per potersi liberare e correre verso l’uscita.
 
Alucard la lasciò fare e la vide scappare.
 
-          Tanto so come trovarti. È inutile che scappi. Ora sei mia. –
 
****
Era uscita da quella stramaledetta villa e ora si ritrovava nell’immenso giardino. Era notte e la luna piena era alta nel cielo. Saranno state le due del mattino con molta probabilità.
 
Senza fiato andò a sedersi dietro una siepe, pensando che in quel preciso momento era il luogo ideale dove rimettere a posto le idee.
 
Cosa mi ha fatto?
 
Si guardò le mani: le unghie sembravano tremendamente lunghe e la pelle, sotto la luce lunare sembrava più pallida del solito. Con timore si toccò il viso, sperando di trovarlo caldo e sudato per la corsa che aveva fatto.
Freddo.
Le sue guance erano ghiacciate.
Una lacrima, calda, le rigò il volto: delicatamente con un dito la raccolse. Era rossa.
Urlò per la rabbia.
Con le unghie lunghe cominciò a graffiarsi il viso, a tagliarsi, sperando di lavarsi, di cancellare quell’essere che era diventata.
 
L’Ombra aveva preso il sopravvento sulla Luce.
 
Se prima era un ibrido tra un angelo e un vampiro ora la sua parte vampiresca era aumentata fino a sovrastare l’altra parte.
 
Se prima si considerava un mostro, ora lo era totalmente.
 
L’aveva resa come lui: un mostro.
 
Continuò a macellarsi il volto graffiando fino ad ottenere tagli profondi: non si vedeva più la candida pelle, ma solo sangue, sangue e sangue. Non seppe dire se era rimasto qualche lembo di pelle sana o se era stata cancellata.
Ogni volta che si procurava un nuovo taglio dopo un po’ si rimarginava.
 
Continuò a lungo la graffiarsi. Non le importava del dolore, non le importava del sangue invitante che colava sull’erba verde.
 
Non si rese nemmeno conto del vampiro che l’aveva trovata.
 
Alucard si accucciò dietro di lei e le prese dolcemente le mani, fermandola dai continui gesti meccanici.
 
-          Non risolverai niente così. –
-          Vattene! –
Maeko cercò di liberarsi e nuove lacrime di sangue si confusero con tutto quello che le macchiava il volto.
 
-          Io ti odio! Ti ho sempre odiato! Per colpa tua mia madre è morta! Per colpa tua sono sempre stata un mostro! Preferivo morire! –
 
Il vampiro con una mano bloccò i polsi e l’altra la poggiò sotto il mento della ragazza, in modo da poterle girare il viso verso di lui.
-          Te l’ho detto. Sono un essere egoista: se ti ho ridato la vita, se ti ho reso totalmente come me, è solo perché tu sei l’ultimo brandello del mio passato. Tu sei me. Sei una parte di me.
Sei il mio passato in persona. Ogni volta che ti vedo faccio fatica a non pensare quando ero potente-
 
Le lasciò le mani e le accarezzò il viso.
 
-          Un giorno capirai. –
 
Si alzò e si diresse verso la villa, lasciando Maeko lì da sola, a piangere.
 

*****

Radunò quelle poche cose che aveva sul pavimento.
Scrisse al volo una lettera ad Andrè, chiedendoli di perdonarla per la sua fuga. La lasciò sul comodino vicino al letto dove il ragazzino riposava.

Gli diede un ultimo sguardo malinconico.
Perdonami
Poi abbandonò la stanza senza far rumore.
 
Non l’avrebbe mai avuta. Mai.
Lui era il suo nemico giurato.
Non avrebbe mai cantato facilmente vittoria. Non davanti a lei.
 
Furtivamente percorse il giardino della villa, senza farsi beccare dai soldati che facevano la guardia.
Raggiunse la recinzione e con un salto la scavalcò. Si addentrò nel bosco e, solo quando fu sicura di essere alquanto lontana, si girò indietro per dare un ultimo addio silenzioso al suo amico, che probabilmente ancora dormiva nelle stanze della casa.
Poi cominciò a correre, inoltrandosi nel bosco.

 
 
******

-          La lasci andare via? Perché? –
Integra guardava il giardino dall’enorme finestra del suo studio. Come d’abitudine fumava uno dei suoi amati sigari.
Alucard si avvicinò a lei guardando malinconicamente la figura in nero che attraversava il cortile.
 
-          Ha fatto la sua scelta. Non voglio interferire. –
Integra gli lanciò uno sguardo freddo.
-          Del ragazzo? Che ne facciamo? -, chiese il vampiro
-          Beh potremmo chiedergli di rimanere qui. Una mano che sa usare una pistola ci serve sempre. –
Alucard sorrise, poi si girò e camminò verso la porta dello studio.
 
-          Vado a dormire. Sono stato troppo a lungo sveglio. –
Integra non rispose. Continuava a guardare il cortile.
 
-          Bah… Contento tu. -
   
 
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