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Autore: Gra Gra 96    22/05/2012    4 recensioni
«Eccomi, mamma. Spero che si tratti di qualcosa di veramente importante!» sbuffò.
La donna alzò un sopracciglio con aria esterrefatta e ribatté: «Come se ti avessi mai distolto dalle tue occupazioni per qualcosa di futile!».
Stavolta fu Ginevra ad aggrottare le sopracciglia. «Allora, quando hai interrotto la mia partita a nascondino per dirmi di andare a buttare la spazzatura nel contenitore della carta era una questione di vita o di morte, dico bene? E che dire di quando mi hai svegliata all’alba per dare da mangiare al criceto della vicina?».
Molly le rivolse una truce occhiataccia, poi le fece la sua richiesta: «Dovresti andare dalla nonna a portarle questo cestino di vimini, che contiene una delle mie torte migliori. Sai, è molto malata e… ».
Genere: Azione, Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Thomas, Ginny Weasley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La rossa, il lupo e il cacciatore.

«Ginevra Molly Weasley, vieni subito qui!» l’apostrofò la madre, incrociando minacciosamente le braccia al petto. «Ho un importante commissione da affidarti».

Una graziosa ragazzina dai lunghi e lisci capelli rossi la raggiunse saltellando.

«Eccomi, mamma. Spero che si tratti di qualcosa di veramente importante!» sbuffò.

La donna alzò un sopracciglio con aria esterrefatta e ribatté: «Come se ti avessi mai distolto dalle tue occupazioni per qualcosa di futile!».

Stavolta fu Ginevra ad aggrottare le sopracciglia. «Allora, quando hai interrotto la mia partita a nascondino per dirmi di andare a buttare la spazzatura nel contenitore della carta era una questione di vita o di morte, dico bene? E che dire di quando mi hai svegliata all’alba per dare da mangiare al criceto della vicina?».

Molly le rivolse una truce occhiataccia, poi le fece la sua richiesta: «Dovresti andare dalla nonna a portarle questo cestino di vimini, che contiene una delle mie torte migliori. Sai, è molto malata e… ».

«E sei convinta che una delle tue fantasmagoriche torte la farà sentire meglio!» tirò a indovinare la ragazzina con un’evidente punta di sarcasmo.

La donna si illuminò. «Esattamente!». Poi le porse il cestino e le mostrò la via da seguire per raggiungere la casa della vecchia signora. Dopo di che, Ginny inforcò la bicicletta e imbroccò il sentiero principale. Alzò gli occhi e vide i raggi del sole filtrare attraverso gli alberi, tutt’intorno pieno di bei fiori.

Pertanto la sua attenzione cadde solo sulle cose belle: i prati illuminati, i fiori bianchi e gialli. Se solo si fosse degnata di guardarsi attorno con un minimo di circospezione, avrebbe certamente notato il losco individuo che la seguiva furtivamente.

Più o meno a metà percorso, la ragazzina si trovò di fronte a un bivio: destra o sinistra? La mamma aveva tralasciato un particolare di vitale importanza.

«Io ti consiglio di andare a destra». All’udire quella voce profonda, Ginny ebbe un sussulto e iniziò a guardarsi intorno alla disperata ricerca del suo interlocutore.

«Non affannarti tanto, piccola: non ho alcuna intenzione di farti del male».

«Chi sei? Cosa vuoi da me?» cercò di mantenere un tono di voce freddo e distaccato, ma la paura riuscì ancora una volta a sopraffarla.

«Sono il lupo. Vivo di caccia e il bosco è la mia casa. Percepisco subito la presenza di estranei sul mio territorio. Solitamente li eliminò prima che possano nuocermi, ma tu puoi ritenerti fortunata. Sai, non capita spesso di imbattersi in graziose fanciulle…».

Brividi di paura attraversarono il corpo della rossa all’udire queste parole.

«Grazie del complimento» tagliò corto lei. «Purtroppo non ho tempo per chiacchierare amabilmente con te. Devo andare a casa della nonna a portarle una torta».

«Dove abita la vecchia?» ringhiò lui, restando sempre nascosto tra la boscaglia.

«A pochi minuti da qui, nei pressi della grande quercia» fu la risposta.

«Facciamo una gara, allora. Vince chi arriva per primo a casa della nonnina. Tu prenderai il sentiero a destra e io quello a sinistra. Pronti, partenza, via!».

Non sapendo quale fosse la posta in gioco, Ginny decise di fare più in fretta possibile. Abbandonò la bicicletta nella radura e iniziò a correre a più non posso. Perché mai aveva fornito tante informazioni al lupo? Sua madre non si stancava mai di ripeterle che rivolgere la parola a persone sconosciute portava solo e soltanto guai!

Fortunatamente impiegò relativamente poco a raggiungere la sua metà. Così, dopo aver bussato ripetutamente sull’uscio, aprì la porta ed entrò.

«Nonna, sei in casa?» chiese, riponendo la giacca a vento su un appendiabiti.

«Certo, tesoruccio!» rispose la vecchia signora, gracchiando un po’ di più del solito. Stava sdraiata sotto le coperte del suo comodo letto a baldacchino e portava in testa una vezzosa cuffietta rosa con tanto di pizzi e merletti. Non sembrava essere in ottima forma: aveva perso il suo roseo colorito di sempre e probabilmente non vedeva un’estetista da tempo immemore.

«Abbiamo saputo che sei stata poco bene, così la mamma ha pensato di farti avere una delle sue torte migliori» spiegò la ragazza, aprendo il cestino e rivelandone il contenuto. «E’ ripiena di cioccolato e cosparsa di ottimo zucchero a velo!».

Al vedere quella meraviglia di dolce, la nonna si leccò i baffi. Letteralmente.

«Grazie, bambina mia!» disse, un attimo prima di papparsi la torta in un unico boccone. Ginny rimase esterrefatta dall’ingordigia della vecchia, ma non proferì verbo.

Improvvisamente, però, la sua attenzione venne catturata dalla carnagione fin troppo scura della nonna.

Solitamente le persone malate assumono un colorito pallido e smunto, non nero come il carbone. Un funesto pensiero le attraversò la mente e fece appena in tempo a gettare un urlo prima che il lupo la mandasse fuori combattimento.

Le grida della temeraria fanciulla, però, non sfuggirono all’attento udito del giovane cacciatore Harry. I suoi genitori erano stati uccisi tanti anni prima da un feroce felino, e da allora il ragazzo aveva dovuto cavarsela da solo. Era vissuto in simbiosi con la fauna e la flora locale e non temeva alcunché. Meno che meno il lupo Dean.

Afferrata la sua fidata bacchetta, s’incamminò verso il luogo da cui sembravano provenire gli strilli e nel giro di qualche minuto si ritrovò a casa della vecchia.

Appostatosi alla finestra, non tardò a capire quanto era successo. Il lupo Dean aveva fatto fuori nonna e nipote e ora se ne stava beatamente in panciolle sul letto di quest’ultima. Harry non perse tempo e fece tempestivamente irruzione nella stanza.

«Attento a te, Dean!» esclamò, puntandogli contro la bacchetta. «La pagherai cara!».

Quello, probabilmente appesantito dal lauto pranzo, non reagì in alcun modo.

«Stupeficium!» ruggì il giovane cacciatore. «E ora dimmi cosa ne hai fatto di loro!».

Dopo essersi ripreso dal violento schiantesimo, il lupo rispose: «Le ho relegate in cucina con il compito di prepararmi un’altra torta. E subito dopo la fanciulla dovrà firmare un accordo matrimoniale con il sottoscritto. Forse è la volta buona che mi sistemo, Harry! Però, potevi evitare di attaccarmi in quel modo!».

La rivelazione di Dean lo spiazzò in pieno, ma non tardò a riprendersi e a ribattere: «Tu non farai firmare nessun accordo matrimoniale a quella povera e innocente ragazza! E tantomeno non designerai lei e sua nonna come tue pasticciere personali, sono stato abbastanza chiaro?».

Affatto contento, il lupo si limitò ad annuire. Allora Harry si diresse verso la cucina, pronto a liberare le due donne, ottenendo la loro eterna riconoscenza. Quale fu la sua sorpresa nel trovarvi solo un pezzo di carta stropicciato con scritto sopra: “Siamo abbastanza scaltre da liberarci da sole. A mai più rivederci, lupastro!”.

Poche parole per distruggere il film mentale del giovane uomo: lui che salvava la graziosa fanciulla, lei che lo ringraziava con un dolce bacio, loro che decidevano di convolare a nozze private, lei che gli rivelava di aspettare un bambino e così via.

«Povero cacciatore innamorato!» ridacchiò Dean, ancora mezzo stordito.

«Non infierire, lupastro pulcioso!» ringhiò quello, accasciandosi al suolo e piangendo la fine di un amore mai iniziato.


Note: A questo punto qualcuno di voi dirà "Gra Gra 96 è definitivamente impazzita". E qualcun'altro senza perdere tempo si affretterà a chiamare il San Mungo. D'altronde, dovreste averci fatto l'abitudine, no?
Vorrei ricordare che io sono quella pazza psicopatica che ha scritto la prima Grattastichi/Felpato u.u
Comunque, spero che la storia sia riuscita per lo meno a strapparvi un sorriso. Baci. Gra Gra 96.
  
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