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Autore: ValerieJuliet    27/05/2012    3 recensioni
Richiuse il libro, poggiò i gomiti sul tavolo e posizionò il mento sulle mani intrecciate.
Un dio greco.
Rimase a guardarlo e i loro occhi si concatenarono.
Non è amore, non è odio.
La loro era un’unione clandestina, sbagliata.
Loro erano sbagliati.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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[Please don’t go]

 

It’s too late to apologize,
too late.

 
Magia.

A tutto si può porre rimedio.

Non ad un  cuore spezzato.          

Non ad una vita rubata.

 
Hermione non riusciva a studiare in biblioteca a causa di quell’orrendo ricordo che le penetrava la mente: Harry l’aveva abbandonata in un mondo che non avrebbe significato più nulla senza di lui.
Non si era mai accorta di quanto quell’amicizia contasse.
Non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe cambiato
tutto.
 
Non si rendeva conto che adesso lo avrebbe amato per sempre.
 
Si tormentava, non riusciva a trovare pace.
Voleva riaverlo tra le sue braccia e baciarlo e accarezzarlo come se avesse potuto annullare il tempo presente vivendo solo del passato.
Si accovacciò stremata sui libri ancora aperti, tremava.
Ma eravamo solo amici.
Una lacrima rigò il suo viso cadendo lentamente verso le pagine di pergamena.
Era parte di me.
Singhiozzava e gemeva nel silenzio; nessuno l’avrebbe ascoltata.
Io l’amavo, io l’amo ancora.
Un urlo silenzioso impregnò l’aria che si riempì solamente di minuscoli granelli di polvere lanciati nel vuoto da un sospiro angoscioso.
Silenzio.
Il buio le pervase la vista annebbiandola; si abbandonò al dolce cullare di Morfeo che l’accolse tra le sue braccia.
Si addormentò.
 
Harry

Harry

Ancora e solo Harry.
 
***
Harry scrutava le tendine bordeaux sopra di lui disteso supino su quel letto che occupava da ormai sei anni.
Ricorda con precisione il primo giorno che mise piede in quel dormitorio.
Aveva, da qualche ora appena, conosciuto un ragazzo dai capelli rossicci con il quale subito aveva instaurato un rapporto particolare; in fondo erano simili, fratelli.
Lo aveva subito capito.
Aveva deciso che sarebbe diventato colui che l’avrebbe accompagnato nel viaggio dei sette anni di scuola, e così sarebbe stato.
Ma qualcosa aveva scombussolato l’equilibrio di quella coppia perfetta.

Hermione

 
Il suo nome si posò sulle sue labbra.
Sussurro.
 
Non puoi.
Coscienza si stava risvegliando.
Ginny ti ama e tu ami lei.
Si era assopita accanto ad Egoismo, ma questo aveva deciso di scappare lasciandola tra le bianche lenzuola, la quale, ammaliata per un istante dalla virilità dello sconosciuto, si era lasciata andare in preda ad una passione folgorante.
Un senso di colpa troppo grande da sopportare.
Brulicavano i pensieri e i tormenti nella sua mente.
Devo farlo.
 
***
 
Dong…

Dong…

Dong…

 
Il suono della campana la fece tornare alla realtà.
Il tempo passa, veloce.
Era rimasta sei ore in biblioteca e non aveva neanche finito il compito di Difesa contro le arti oscure.
Compagnie strane e particolarmente eccitanti.
Aveva trovato uno scrittoio sul quale studiare lontano da occhi indiscreti.
Cosa mi sta succedendo?
 
Draco la osservava dall’altro capo della scrivania, poggiato sullo schienale rivolto verso di essa.
La luce soffusa delle candele illuminava ogni ciocca di quella chioma che splendeva di luce propria riflettendo tutte le tonalità bionde.
La mani affusolate poggiate sugli avambracci erano morbide e setose.
Infilato all’anulare sinistro luccicava un anello con incisa sopra la sua iniziale intrecciata a delle serpi.
Serpeverde.
Il nemico.
 
Qualcosa ultimamente era cambiato.
Lei stava crescendo e nel suo intimo iniziava a emergere il suo carattere femmineo.
 
Provava attrazione per colui che aveva da sempre odiato, disprezzato.
 

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
(Catullo)
Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato
.

 
Richiuse il libro, poggiò i gomiti sul tavolo e posizionò il mento sulle mani intrecciate.
Un dio greco.
Rimase a guardarlo e i loro occhi si concatenarono.
Non è amore, non è odio.
La loro era un’unione clandestina, sbagliata.
Loro erano sbagliati.
 
Non lo amava.
Lui non amava lei.
Si erano solo scontrati, piaciuti, infatuati.
La bellezza fisica che lui possedeva la soddisfava, ma non era quello che stava cercando.
Indecisione.
 
Doveva scindere le due sfere.
Doveva separare il culto di Eros e quello di Afrodite.
Doveva allontanare il sesso dall’amore.
Coinvolgimento.
 
Lei si alzò lentamente e si avvicinò a lui, senza interrompere il legame invisibile.
Impulso incontrollabile.
Poggiò le sue labbra su quelle del ragazzo.
Brivido.
Avevano concordato di non baciarsi, sarebbe stato troppo coinvolgente.
 
Le mani si erano toccate, accarezzate, intrecciate.
Le labbra, incatenate, si possedevano vicendevolmente e il loro sfregare irrequieto rilasciava nello spazio vuoto leggeri gemiti e sospiri affannosi.
 
Dovevano completarsi a vicenda.
 
Amore platonico, perduto.
 

Per un attimo le nostre vite si sono incontrate,
 le nostre anime si sono sfiorate.
(Oscar Wilde)
 

***
Harry sentì bussare alla porta del dormitorio; non si aspettava che qualcuno tornasse nella camera, era inusuale.
“Avanti” con voce impastata dal lungo silenzio, Harry invitò chiunque fosse stato dietro la porta ad entrare.
“Sei ancora qui? Ti stavo aspettando giù per la cena. Hai deciso di non venirci? Hai proprio una brutta cera”. Ron entrò ed osservò attentamente l’amico intento a perdersi nei meandri dei suoi pensieri, come sempre.
Troppa premura, troppo menefreghismo.
Era il suo migliore amico.
La prima persona con cui aveva condiviso tutto.
 
Il primo, vero fratello.
 
“C’è una cosa che non ti ho mai detto e che forse cambierà un po’ le cose.”
“Qualunque cosa sia, cercherò di prenderla con filosofia. Avanti, spara.”
Harry si mise seduto e con lo sguardo rivolto verso il pavimento iniziò il suo soliloquio.
Aveva paura, era angosciato.
Confessioni improvvise, necessarie.
“Tu credi nell’anima gemella?” Era la prima cosa che gli era venuta in mente, doveva proseguire con una sorta di flusso di coscienza e non si sarebbe fermato, non l’avrebbe consentito.
 
Doveva sfogarsi, liberarsi da quel peso che si portava addosso da tempo, ormai.
 
“Credo che in qualche parte del mondo ci sia una sorta di persona compatibile solo con se stessi, quindi si, in un certo senso ci credo. Perché questa domanda?”
“Io l’ho trovata.”
L’apparenza inganna, lui lo sapeva bene.
“Anche se ci ho messo un po’ prima di poter accettare serenamente la vostra storia, credo che siate una bella coppia tu e Ginny”. Ron era sicuro di sé e non avrebbe di certo pensato che il suo migliore amico avrebbe tentato di tradire sua sorella, non l’avrebbe ritenuto capace.
Harry aveva il viso contratto, aveva quasi trasformato le labbra sottili in una smorfia di dolore.
Tutto stava per rovesciarglisi addosso.
Lo sguardo di Ron sarebbe stato insopportabile, più pesante di un macigno, più doloroso di una tortura.
Dolore psicofisico.
“Che significa? Non la starai mica tradendo?” la carnagione di Ron, chiara com’era, rivelò man mano una tonalità paonazza.
Al cuor non si comanda.
“Mi sono innamorato di un’altra ragazza, e mi sono reso conto solo adesso di amarla. Non c’è attrazione fisica. Solo tensione platonica che non si può spiegare a parole, ma che sento dentro. Un vortice mi attanaglia da tempo. Non voglio ferire Ginny perché, sebbene non l’ami più, rimarrà per sempre una parte importante del mio passato. Ma il mio presente appartiene a qualcun altro e non posso comandare i miei sentimenti e il mio cuore. Non voglio lasciare nei ricordi di Ginny un’immagine buia e sfocata di me; desidero che rimembri che io l’ho amata, sempre. Ma ho capito che qualcosa stava cambiando. Ho bisogno di farla sentire sicura, per questo ho intenzione di lasciarla. Non pretendo il suo perdono, anzi non lo merito affatto. Ma vorrei che lei comprendesse la mia situazione. I sentimenti si possono solo assecondare; non c’è altra soluzione.” Harry parlò e disse ciò che aveva da confidare tutto d’un fiato, come se le parole avrebbero potuto fuggire e non tornare più.
 
Il silenzio si fece pesante nell’aria, insostenibile.
 
Gocce perlacee sgorgavano da quelle sorgenti color smeraldo, dando al viso del ragazzo bruno e dai capelli scompigliati una nuova conformità.
Un bambino inconsolabile.
Aveva bisogno di protezione.
Rappresenta la famiglia che non ho mai avuto.
 
Nessun suono udibile riempì lo spazio vuoto.
La melodia di un abbraccio muto inondò quella camera fredda e semibuia.
Harry riuscì a trovare protezione tra le braccia di Ron.
Ciò gli era stato da sempre negato.
 
L’affetto, l’amore, l’amicizia.
 
***
Non mi sono innamorata, il mio cuore appartiene ad un altro.
Con le mani afferrava i capelli biondi mentre gemeva di piacere.
Mi accontento.
Hermione reclinò il capo all’indietro quando Draco cominciò a baciarle l’incavo del collo.
Il mio punto debole, ma non é l’unico.
 
Entrambi erano colpevoli.
Verso Eros.
Verso Harry

Verso Pansy.

 
Si fece esplorare e lui non esitò a farlo.
Non ci conosciamo.
Dovevano riempire quel vuoto che si era creato dentro loro stessi.
Siamo soli.
Dovevano saziarsi, trovare un punto di contatto.
Bramiamo calore umano.
 
Su quel banco, dove generazioni di studenti avrebbero solo studiato, si attraversarono nell’intimo lasciando ognuno una traccia sul corpo dell’altro.
Le carezze, i baci, i graffi.
La malinconia si faceva sentire quanto più si donavano l’uno all’altra.
Continuavano ad essere sbagliati.
Il nostro posto non è qui l’uno nelle braccia dell’altra.
Un altro gemito, il raggiungimento dell’apice del piacere .
Hermione si ritrovò a donare per la seconda volta la parte più nascosta di sé.
 
Immensa consapevolezza di sbagliare; il dovere psicologico di non fermarsi.
 
Se non avessero trovato un’altra anima sola, avrebbero vagato in preda alla disperazione e alla malinconia.
Sarebbero stati malati.
 
Amore

Amore

Amore

Amore

 
Avrebbero voluto sussurrarlo nell’orecchio dell’altro.
Ma non potevano farlo.
Ognuno era solo un rimpiazzo.
 
Il bisogno d’amore che non sarà mai colmato.
 
Si lasciarono andare in preda ad un vero e proprio attacco di passione.
Ancora una volta si erano fatti sconfiggere.
Ancora una volta l’amore aveva perso.
E chissà per quanto altro tempo sarebbe successo.
Per sempre.
 
Si piacevano, è vero.
Incastri imperfetti.
Un attimo di debolezza.
We are fallen down, again.

 
Si sta come, d'autunno, sugli alberi, le foglie. 
(Giuseppe Ungaretti - Soldati)
 

***
Si divincolò lentamente dalla tenera morsa che li teneva ancora uniti.
Decise di cercare Hermione.
Voleva dirglielo.
Devo dirglielo.
 
Abbandonò di corsa il dormitorio dei ragazzi che era stato testimone di un grande gesto di coraggio.
 
Aveva aperto il suo cuore, si era snudato di ogni briciolo di dignità.
 
Si affrettò a raggiungere la Sala Grande per cercare tra la folla impaziente per la cena, la ragazza riccioluta a cui doveva rivelarsi completamente.
Tachicardia.
Raggiunse il tavolo Grifondoro, incontrò Ginny, ma non riuscì a guardarla negli occhi.
Il suo cuore stava per fermarsi.
 

Stop

 
Non avrebbe sopportato l’idea di Ginny che piangeva, le lacrime che avrebbero bagnato il suo viso, l’odio che le avrebbe mangiato l’anima.
No, non ce la farò.
“Ciao Harry. Come mai quell’aria stralunata?” la voce della sua ragazza lo raggiunse aggiungendo altro tormento alla sua mente.
“Sono solo un po’ giù di corda.” Harry era visibilmente sempre più pallido; avrebbe dovuto parlarle subito.
 
(…)
 
“Vuoi parlarmene? Possiamo andare a prendere una boccata d’aria.”
“Si, assolutamente”
Si allontanarono e camminarono nel cortile, per il ponte di legno e arrivarono, infine, vicino al Lago Nero.
Non parlarono per tutto il tragitto.
Lei non voleva insistere, lui non aveva il coraggio.

 
E’ inutile temere ciò che non si può evitare.
(Anonimo)

 
Le prese le mani e iniziò a disegnare con i pollici piccoli cerchi sulla pelle chiara.
Stava temporeggiando.
Lui non la guardava, lei cercava di incontrare i suoi occhi verdi.
Cercò di baciarlo, ma lui si allontanò.
Rifiuto.
“Perché non mi dici cosa ti sta succedendo?” Ginny era perplessa e glielo si leggeva in viso.
Era sempre stata un libro aperto per lui, sapeva sempre cosa le passasse per la testa.
“Tu credi nell’anima gemella? A quel legame che sai che può esserci con una sola persona al mondo e che non puoi sostituire con nessun altro?”
“Si, credo di si.” Sul suo viso apparvero i chiari segni del tormento interiore che, pian piano stava crescendo dentro di lei. 
“La mia non sei tu.” Senza neanche assimilare per bene il concetto da lei appena espresso, vomitò quello che doveva dirle.
Non ci fu una reazione precisa a quello che stava succedendo.
In fondo, si aspettava una reazione moderata da parte di Ginny.
Tranquillità.
 
“Spiegati meglio.”
“Mi sono accorto che il mio cuore appartiene ad un’altra. Nel mio presente e nel mio futuro non ci sei tu. Sei il mio passato. Ti ho amata come nessuno ha amato mai, ma purtroppo si cresce, si cambia e capitano cose che tu non ti aspetteresti mai. Non voglio ferirti, voglio solo farti capire che un cuore non si può tenere in gabbia, morirebbe. Deve congiungersi con la sua parte complementare.”
 
Yin e Yang, l’uno non può esistere senza l’altro.
 
“Tu ti aspetti che io reagisca in qualche modo, ma non lo farò. Non mi arrabbio, perché sei stato sincero e  questo lo apprezzo, molto. Non ti costringo ad amarmi, sarebbe una follia. Questa notizia mi ha rattristato, ma posso comprendere il disagio interiore che stai provando.” Le sue labbra si erano trasformate in un sorriso quasi accennato e, con le stesse sfiorò leggermente la guancia umida di Harry. “Ti lascio un bacio per sigillare la nostra storia e lasciarla ai felici ricordi del passato.”
Harry tirò un sospiro di sollievo e, dopo averle accarezzato i capelli, le posò un lieve bacio sulla fronte.
La riaccompagnò al castello.
 
La sua mente libera volò verso altri orizzonti.
 
Tornarono insieme in Sala Grande e si avvicinarono alla parte del tavolo Grifondoro dove erano seduti tutti i loro amici.
Non la trovò.
“Dov’è Hermione?” Harry aveva urlato ad alta voce e non se ne accorse.
Panico.
“Sta studiando in biblioteca, penso che la troverai lì.” La voce di Neville si alzò fresca nell’aria, incurante di essere colpevole.
 
Corse per i corridoi umidi e freddi.
Raggiunse la biblioteca e aprì lentamente il grande portone metallico.
Nei primi banchi da lettura non c’era nessuno, ma nell’aria si percepiva uno strano odore di fresie.
Fresie, il profumo di Hermione.
Non stentò a riconoscerlo, lo percepiva ogni volta che le passava accanto, la sfiorava, l’abbracciava.
Non stentò a riconoscere anche gemiti soffusi e respiri affannosi.
 

La passione non ottiene mai il perdono.
(Pier Paolo Pasolini)
 

Camminò lungo i banchi ancora pieni di libri lasciati dai ragazzi troppo affamati per rimettere tutto in ordine.
Il rumore dei suoi passi non riuscì a calmare la melodia passionale.
Stupore.
 
Due corpi erano avvinghiati l’uno all’altro formando una sola, unica anima.
La sua presenza, finalmente, destò i due da quello che stavano facendo.
Li riconobbe.
Una fitta lo prese all’altezza dello stomaco.
Le gambe iniziarono a tremare.
La vista quasi gli si annebbiò.
Voglio scappare, ma non devo farlo.
 
“Hermione, perché proprio lui?” La guardò fissa negli occhi lucidi, non poté far altro.
Si girò e iniziò a camminare velocemente verso l’uscita, doveva fuggire.
In lontananza si sentì l’eco che riproduceva il suo nome urlato da Hermione.
 
***
“Harry!” Hermione urlò con tutta la sua forza, ma l’effetto non fu quello sperato.
Lo vide allontanarsi.
Non ebbe la forza di rincorrerlo.
Scusami.
Non l’aveva mai visto così sconvolto.
Non potrò mai essere perdonata, mai.
Il senso di colpa la lacerava dall’interno, formava una voragine, un buco nero, irrimediabile.
Nuda.
Si gettò a terra e rimase lì inerme.
Draco la fissava, lui era il carnefice.
 
***
Si dimenava tra le lenzuola ormai fradice di sudore.
Le strappava, le raggrinziva.
Si svegliò all’improvviso in preda ad un incubo inquietante.
Per tutta la notte l’unica immagine che l’accompagnava era quell’unione imperfetta di due corpi avvinghiati.
Ansimava, tremava.
 
Hermione

&

Draco

 
Il richiamo della morte è anche un richiamo d’amore. La morte è dolce se le facciamo buon viso, se la accettiamo come una della grandi, eterne forme dell’amore e della trasformazione.
(Hermann Hesse)

 
Quello che aveva visto non poteva che portargli solo dolore.
Troppo vigliacco per continuare a vivere.
Da quando era diventato così egoista?
Troppo dolore per quella che si è trasformata nella mia famiglia.
 
Prese il mantello dell’invisibilità di suo padre e si avviò nella notte gelida e senza tempo.
Si avvicinò alla riva del Lago Nero e, senza togliersi i vestiti, cominciò la sua passeggiata verso l’ignoto.
Camminò fino a quando tutto il suo corpo non fu ricoperto di acqua scura e pungente.
Smise di respirare.
Si abbandonò al dolce richiamo della Morte.
Addio, ti amerò per sempre.
 
***
Hermione sobbalzò nel suo letto.
Aveva pianto per tutta la notte e, alla fine, stremata era crollata nel sonno più profondo.
Qualcosa non andava.
Sentiva un dolore lancinante perforarle il petto.
 
Continuò imperterrito per il tempo rimanente, non taceva.
Pentimento.
 
L’indomani in Sala Grande l’etere si impregnò di un chiassoso vocio.
Ogni frase che riusciva a sentire conteneva il nome di Harry.
 
Ron le corse incontro visibilmente spaventato.
“Stamattina ho trovato il letto di Harry vuoto, anche il suo mantello è sparito. Non sappiamo dove cercarlo.”
“Non ti ha raccontato niente, vero?”
“C’è qualcosa che dovrei sapere?”
“Forse è meglio che ne parliamo in privato.”
 
Hermione raccontò a Ron quello che era accaduto e quello che da tempo provava.
Del suo problema psicologico.
Del suo amore per Harry.
Della sua attrazione per Draco.
Del perché si era comportata in quel modo.
 
La carne dominatrice annienta la mente trasformandola in un semplice burattino.
 
Ron ascoltò senza parlare.
Non riusciva mai a dire nulla di appropriato in situazioni delicate, non era il suo forte.
Sapeva solo ascoltare.
Decise di non dirle dei sentimenti che anche Harry provava ma, nel profondo, era contento perché finalmente si sarebbero amati.
 
Insieme cercarono Harry per tutto il castello, ma non lo trovarono.
Attraverso il Platano Picchiatore avevano raggiunto la Stamberga Strillante, ma anche lì non c’erano sue tracce.
Niente.
Cercarono anche nella casa abbandonata di Hagrid, ma non era solamente che un semplice ammasso di pietre che possedeva al suo interno odore tanfoso.
Niente.
Infine arrivarono anche a controllare nel piccolo boschetto nei pressi del Lago Nero e sulle sue rive.
Da lontano si poteva scrutare un piccolo ammasso scuro al quale repentinamente i due si avvicinarono.
 
Il mantello dell’invisibilità giaceva sul terreno ghiaioso insieme al Giratempo e a due bigliettini, sui quali spuntavano due nomi scritti con calligrafia sottile e puntigliosa e in certi punti sbavata.
 
Ron

Hermione

 
Entrambi presero il biglietto che era intestato loro e cominciarono a leggere.
 
Per Ron.
Caro fratello,
ricordo ancora la prima volta che ti ho incontrato. Eravamo alla stazione di King’s Cross e io cercavo di raggiungere quel binario 93/4. La nostra grande e meravigliosa avventura è cominciata così, per una pura coincidenza. Pensa un po’ se non ci fossimo incontrati, dove avrei trovato un amico come te?
Ho imparato a sopportare le tue manie: la paura dei ragni è la più terribile! Ma convivendoci l’ho accettata. Non dimenticherò mai le nostre partite agli scacchi dei maghi e di quante volte Hermione ha rimproverato questa nostra passione. Naturalmente, tu mi battevi sempre, ma arriverà un giorno in cui io riuscirò a vincere.
Non dimenticherò di quando, per poco non ti ho perso; maledetto torneo Tre maghi! Il quinto anno è stato il migliore di tutti! Abbiamo mandato via quella megera della Umbrige con la nostra amicizia e la voglia di non mollare mai.
A proposito di Hermione. E’ per questo che ho scritto questa lettera. Quando la leggerai significherà che vi ho già abbandonato. E’ stato un gesto egoistico il mio, ma non potrei sopportare che la donna che amo si doni al mio miglior nemico, non posso.
La mia casa è Hogwarts e il mio corpo rimarrà qui sepolto nelle sue acque. Come l’acqua mi ha donato la vita, così gliela restituisco.
Addio amico, fratello mio.
Non ti dimenticherò.

Harry.

 
Per Hermione.
Cara Hermione,
vederti amare Draco, è stato un duro colpo.
Oltre che esserti amico, ti ho da sempre visto come una sorella. Insieme a Ron, sei un componente della mia famiglia e da qualche tempo lo sei anche del mio cuore.
Ti amo, Hermione.
Ogni volta che ti sfioravo, ogni volta che mi inebriavo del tuo profumo, ogni volta che ti abbracciavo ti ho amata.
Con il Giratempo che mi hai regalato, sono andato indietro nel tempo per rivivere le emozioni che provavo nello starti accanto, nell’averti come amica.
Quello che è successo, mi ha profondamente sconvolto e, da vigliacco ho preferito lasciare questa vita che sarebbe risultata insulsa senza di te.
Tu sei la mia anima gemella.
Il pezzo complementare del mio cuore.
Il puzzle mancante del mio quadro immaginario.
L’amore mi ha lacerato, straziato, violentato.
Naturalmente, quando leggerai queste parole, il mio corpo giacerà sul fondo del Lago Nero.
Sono un vigliacco, Hermione. Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo e sono scappato, abbandonando te e Ron.
Non odiarmi per questo, solo comprendimi.
Ti lascio il Giratempo, così quando avrai voglia potrai tornare indietro per guardarmi da lontano e pensare al mio ricordo offuscato.
Forse un giorno ci rincontreremo, un giorno.
Addio, Hermione.
Tuo per sempre,

Harry.

 
Troppo sconvolto per muoversi, Ron.
Troppo innamorata per rimanere inerme, Hermione.
 
Lentamente, cadde con le ginocchia sulla ghiaia.
Dolore fisico, impercettibile.
Uno sgorgare infinito di lacrime di vetro graffiavano la pelle lucida.
Dolore psicologico, insopportabile.
 
Velocemente, si alzò e iniziò a correre verso l’acqua.
Voglio cercarlo, voglio trovarlo.
Corse fino a ricoprirsi completamente.
Disperazione.
Gli occhi bruciavano, le mani si muovevano vorticosamente.
Cercavano, cercavano, ma non trovarono nulla.
Harry is gone, forever.
 
Apnea.
Ron la stava guardando, avrebbe capito, ma continuò a rimanere ferma, immobile.
La mente cominciò ad offuscarsi.
Delirio.
Tutt’un tratto si sentì sollevare.
Maledizione.
Era Ron che era corso per salvarla.
Qualcuno avrebbe mai potuto salvarla?
No.
 

Nessuno di salva da solo.
(Margaret Mazzantini)

 
Si lasciò trascinare verso la superficie.
Si lasciò cadere nelle braccia di Ron.
 
Si lasciò vincere.
 
Profondità fisica.
Uno strillo disumano fece breccia tra le sue corde vocali.
Sono colpevole.
L’eco riprodusse quella manifestazione dolorosa aumentando l’intensità.
 
Una fenice da lontano rispose con un soffuso lamento.
Il canto della morte.
Lo aveva ucciso.
È morto per colpa mia.
E un altro urlo sferzò l’aria inondando l’atmosfera di angoscia e lugubri consapevolezze.
 
Si distesero l’uno vicino all’altra, per farsi compagnia.
Tentavano inutilmente di riempire quel vuoto,incolmabile.
 
Attendevano malinconici una nuova alba, un nuovo giorno senza amore, senza amicizia
 
senza

Harry.

 

Aspettavano di vivere, aspettavano di morire,
aspettavano un perdono che non sarebbe mai arrivato.
(Titanic)

 
   
 
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