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Autore: GiadiStewart    27/05/2012    4 recensioni
Dal primo capitolo:
Ho perso anche lui, lo definirei il mio primo amore, quella persona così simile a me che mi ha capita e mi ha aiutata, mi ha consigliata e mi ha protetta. Il mio Tate, che ormai non era più mio, ma che si era limitato ad essere l’ “inquilino” che si aggira in questa casa più cauto possibile per non incontrare me o la mia famiglia. Certe volte speravo di incontrarlo per sbaglio nel seminterrato, ma era talmente attento e scaltro che riusciva ad evitarmi, ma se tanta era la voglia di vederlo, tanta era anche la voglia di affrontarlo mai perché ormai non eravamo più niente, ci eravamo costruiti uno spesso muro impossibile da buttare giù, e che soprattutto non volevo buttare giù perché quello che aveva fatto a mia madre era imperdonabile e al solo pensiero di quel brutto ricordo mi venivano i brividi e la bile risaliva fino alla gola per il disgusto e disprezzo che si era creato in me.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Luce. Vedevo tanta luce. Il buio era finalmente scomparso. Sopito.

Tutto mi sembrava che cominciasse ad avere un senso, sentivo qualcosa di diverso dentro di me che era sconosciuto da mesi. Era da troppo tempo che quella sensazione di benessere non albergava nella mia anima, era da troppo tempo che non mi brillavano gli occhi in quel momento, era da troppo tempo che non stavo tra le braccia di una persona che amavo.

Ormai potevo pensare a tutte le cose brutte che aveva fatto, ma io amavo lui, amavo il suo carattere, amavo come si comporta con me, protettivo ma anche dolce. Il modo in cui mi faceva sentire, il modo in cui mi toccava e mi guardava... potevo andare in fiamme per tutto il calore che si scatenava dentro di me. Non capivo come avevo potuto stare lontana da lui per così tanto tempo, senza averlo accanto; mentre ora che era vicino a me era come se non ne potessi fare a meno. Dire che mi scombussolava era poco. Non potevo fare a meno di lui.

Purtroppo però non era tutto rose e fiori, perché appena pensavo alla mia famiglia la pace che avevo svaniva. Soprattutto mio padre non avrebbe mai accettato che avessi perdonato Tate e per lo più che fossi tornata insieme a lui, conoscendolo non mi avrebbe rivolto la parola per mesi; portava ancora rancore nei suoi confronti per tutto il male che aveva fatto alla sua famiglia e non potevo biasimarlo perché anche io provavo gli stessi sentimenti anche se ora come ora li avevo accantonati. Non potevo e non volevo vivere la mia eternità nella rabbia, nello sdegno e nella solitudine.

“A cosa stai pensando?” Tate interruppe il flusso dei miei pensieri; non mi ero nemmeno accorta che era da molto che eravamo in silenzio. Da quando avevamo chiarito le cose, non ci eravamo mai mossi dalla soffitta, o meglio dal letto; per tutto il giorno eravamo rimasti distesi, io appoggiata al suo petto e lui che non smetteva di accarezzarmi. Stavo così bene che non mi sarei mai mossa da lì. “Stavo pensando a mio padre”. Il suo corpo per un brevissimo istante si irrigidì, ma poi tornò rilassato continuando la sua scia di carezze.

“Hai intenzione di riferirgli tutto?”.

Annuii lentamente, pensavo che mi avrebbe contraddetta, ma ancora non conoscevo il nuovo Tate.

“Io ti appoggerò. Devi fare la cosa giusta, senza avere paura che lui ti giudichi; -fece un mezzo sorriso amaro- ma comunque tu sei sua figlia, non potrebbe mai farti questo. Ti vuole bene e non ti farebbe mai del male”.

Eh si, non conoscevo ancora il nuovo Tate. Sei mesi fa mi avrebbe detto che non dovevo parlarne con nessuno, che doveva stare un segreto, eccetera, ma questo nuovo Tate stava cambiando per me, perché mi amava. Meritava una seconda possibilità, non solo da parte mia, ma da parte di tutti; dovevano capire chi era veramente.

“Ho paura” confessai finalmente ciò che albergava in me.

“Di che cosa?”.

Presi un respiro profondo sperando che lui non si arrabbiasse: “Ho paura di rimanere sola”.

Contrariamente a quello che pensavo, Tate mi strinse ancora di più a sé tanto andai a finire con il viso a contatto con la pelle profumata del suo collo e le sue labbra a pochi centimetri dal mio orecchio sussurrarono: “Shh, non devi assolutamente pensare a questo, tu sei una persona speciale e i tuoi genitori non potranno mai lasciarti sola perché non possono perdere una figlia come te, okay!?”.

Non aveva centrato del tutto il bersaglio; aveva capito che temevo di essere lasciata sola anche da mia madre e mio padre, ma...

“Non hai capito. Oltre che aver paura di essere lasciata da loro, ho paura di essere lasciata sola da

te”.

Si staccò da me e di mise seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto e anche io mi misi seduta con le gambe incrociate.

“P-perché dici questo? Ti ho fatto diventare così insicura?”. Parlava velocemente per la preoccupazione, sono stata una stupida a rivelargli la mia paura; i suoi occhi erano diventati timorosi e abbassai lo sguardo per non guardarlo.

“Lascia stare. Ho detto una delle mie cazzate, non pensarci più”. Speravo di bloccare il discorso, ma mi ero dimenticata della determinazione che caratterizzava Tate, non voleva lasciare mai le cose a metà.

Abbandonò la sua posizione per avvicinarsi a me e trovandosi di fronte, con due dita sollevò il mento in modo che potessi guardarlo dritto negli occhi; non ero mai stata capace di esprimere quello che pensavo stando sempre chiusa in me stessa, ma ora che lui mi spingeva a parlare, a chiarire mi sentivo davvero molto nervosa e inoltre non sapevo cosa dire e che parole utilizzare per evitare che fraintendesse.

“Violet, perché hai paura? Dimmelo. Voglio solo capire, non sarò impulsivo”.

Ci pensai un po' su, e decisi di vuotare il sacco visto che non avrei potuto fare niente per cambiare discorso.

“I-io... -non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto, ma Tate aspettava paziente- Io ho paura di non essere abbastanza... per te”. Lo avevo detto. Avevo dato voce alla mia più grande paura. Non avevo paura della delusione di mio padre, avevo paura di non essere abbastanza per Tate visto che lui era da tempo il mio unico punto di riferimento. Avevo paura che fosse stato lui a lasciarmi prima o poi, che si stancasse di me, però solo dopo mi venne in mente che forse avevo dei dubbi sui suoi sentimenti. Perché sono così ingenua? Perché?

“Come fai a pensare a questo? Non ti deve nemmeno passare per la testa questa idea Violet! Dopo tutto quello che mi avevi detto cominci ad avere dei dubbi su quello che provo io? Non voglio che pensi questo, voglio che tu capisca che quello che ho provato per te sei mesi fa è sempre lo stesso affetto e amore che provo ora, anzi i sentimenti per sono aumentati rispetto a sei mesi fa. Non potresti essermi d'impiccio o qualunque altra cosa tu possa pensare. Ora che ti ho riavuta indietro non ti lascerò scappare molto facilmente che tu lo voglia o meno. Ti voglio sentire vicina, voglio essere al tuo fianco per sempre, altro non mi serve. Voglio la mia Violet”.

Mia. Ero sua.

Quelle parole mi provocarono una serie di brividi in tutto il corpo, ora che avevo sentito ciò che provava veramente non mi serviva altro. Sono solo una stupida che si fa mille problemi per ogni cosa solo perché ero io quella insicura, ma non riuscivo mai a capire gli altri cosa volevano o provavano perché pensavo sempre e solo a me stessa.

Tate prese ad accarezzarmi la guancia sinistra e fremetti sotto il suo tocco caldo e delicato, la aderii ancora di più al suo palmo abbandonandomi alle sue carezze.

“Mi piace quando ti lasci andare con me”. Quando riaprii gli occhi me lo ritrovai a pochi centimetri dal mio viso, non avevo sentito che si fosse avvicinato a me; con la sua presenza ero totalmente diversa ed era più facile lasciarmi andare.

“Vieni qui, voglio sentirti vicina”. Diretto, senza troppi giri di parole. Aveva bisogno di me ed io non aspettavo altro, volevo solo lui.

 

 

Avevo deciso di parlare con mio padre e mia madre quello stesso giorno, così lasciai Tate a malincuore. Mi aveva chiesto se avevo bisogno di lui, ma negai perché avevo bisogno di chiarire da sola con loro, ma mi aveva promesso che mi avrebbe aspettato in soffitta qualunque cosa succedesse e io mi sentii più sicura.

Ero certa che si trovassero nel seminterrato, così scesi le scale.

“Mamma! Papà!”. Li chiamai, ma non vidi la loro presenza, quindi provai a richiamarli. Nulla. Rimasi per un po' lì sperando che si decidessero a farsi vedere, ma nulla; così a malincuore me ne tornai al piano superiore. Appena feci i primi scalini però sentii la voce paziente di mia madre: “Violet”. Mi girai di scatto e scesi le scale.

“Mamma. -feci una pausa, poi formulai la tanto attesa domanda- Dov'è papà?”.

“Sono qui, Violet” quasi mi spaventai per la sua improvvisa apparizione. Aspettavano solo che cominciassi a parlare, molto probabilmente sapevano già tutto ma ovviamente volevano sentirlo da parte mia. Era solo che avevo tanta paura del loro giudizio e mi pentii di non avere Tate qui a fianco a me a stringermi la mano, lui mi avrebbe dato la forza di parlare, ma ora non c'era e dovevo cavarmela da sola. Presi un respiro profondo.

“P-penso che lo sappiate già, ma per correttezza nei vostri confronti sono venuta per dirvi che ho messo da parte il rancore nei confronti di Tate e che sono tornata con lui”.

Silenzio. Nessun respiro, ci guardavamo. Erano quei silenzi così pensanti ed imbarazzanti che non si riuscivano a sopportare e si sperava che finissero il più velocemente possibile. Ma questo non sembrava finire mai, ed io ero indecisa se parlare oppure aspettare una loro risposta.

Optai per la prima.

“Allora? Non avete nulla da rimproverarmi o semplicemente non avete niente da dire? Vi prego ho bisogno che mi dite qualcosa!”.

Niente. Nessun muscolo si era mosso, quindi decisi che era totalmente inutile quello che avevo fatto e mi decisi ad andarmene, ma come se volessero farmi soffrire, mio padre parlò.

“Hai fatto uno sbaglio Violet. Dopo tutto quello che ha fatto, lo hai perdonato. Ha fatto del male a te e che fai? Lo perdoni. Ha fatto del male a tua madre e gli perdoni anche quello. Tu. Non. Sei. Mia. Figlia”. Lo disse scandendo ogni parola, come se volesse che quella frase entrasse e non uscisse mai più dalla mia testa. Proprio in quel momento mi sentii cadere in un vortice di sofferenza, lo avevo deluso e non ne voleva sapere di me, ero nessuno per lui e potevo anche non farmi vedere per mesi, ma a lui non gliene sarebbe fregato nulla di me.

“BEN! Ma cosa? Tu non sai quello che stai dicendo!” Era mia madre che mi stava difendendo? Allora non si aspettava neanche lei un reazione di questo tipo.

Ma non me ne importava più di tanto, li avevo delusi e loro non potevano farmi scegliere tra la mia famiglia e Tate, non sapendo quanto quest'ultimo mi sia stato di aiuto per me stessa. Ora volevo definitivamente andarmene da lì visto che non ero ben voluta, inoltre non volevo piangere davanti ai loro occhi. Avevo bisogno di una sola persona in quel momento, e quella persona -l'unica che poteva veramente capirmi- era in soffitta ad aspettarmi.

Salii velocemente le scali, intanto le lacrime avevano cominciato il loro percorso sul mio viso e ci sarebbero rimaste per un bel po'. Raggiunsi la soffitta e appena apparii alla visuale di Tate, lui mi corse incontro e mi abbracciò stretta a sé in modo talmente forte che un essere umano avrebbe faticato a respirare.

Mi prese in braccio e mentre io continuavo a piangere lui all'orecchio mi sussurrava frasi per consolarmi anche se non servivano a molto; mi portò sul letto e si distese accanto a me per tutto il tempo senza neanche lamentarsi delle troppe lacrime o dei troppi singhiozzi. Era paziente, era comprensivo come avrei voluto che lo fosse stato anche mio padre.



Note dell'autrice:
TADADADAAAAN! Sì sono ancora viva u.u Scusate nella poca velocità nell'aggiornare, ma i professori in questo periodo sono abbastanza sadici e vogliono far sgobbare noi studenti ç_ç. 
Coooomunque, passando al capitolo... beh che dire uno più depresso dell'altro LOL. Era ovvio che non potevo far andare tutto rose e fiore per più di un capitolo e inoltre questo è solo l'inizio delle catastrofi xD Ma d'altronde non è colpa mia se amo le storie così -o forse un po' sì u.u-. 
Allora come trovate il nuovo Tate comprensivo e aperto nei confronti di Violet? Ovvio che non ho cambiato interamente il suo carattere perchè è per il suo carattere un po' stronzo che sono caduta ai suoi piedi (okay forse sto esagerando ._.). Quindi state all'erta! 
Per quanto riguarda la reazione di Ben, lascio a voi i commenti. 
Cambiando argomento, in realtà non è che cambia molto, volevo comunicarvi che FORSE comincerò un'altra storia Violate. Non ho ancora nulla di scritto, ma è tutto nella mia testolina quindi non so quando comincerò anche perchè devo vedere se i professori sadici ci daranno qualche respiro xD 
Vabbene, vi lascio. 
Alla prossima, 
-Giada.

  
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