And i will try to Fix You.
Quando
ci provi al meglio che puoi, ma non riesci ad ottenere quel che vuoi.
Quando ottieni quel che vuoi, ma non è quello di cui hai
bisogno.
Quando ti senti così stanco ma non riesci a dormire.
Bloccato al contrario.
Hermione Granger si
tirò su a sedere, di scatto.
Dovette battere le palpebre diverse volte per riuscire
ad adattare gli occhi all'oscurità.
Era appena uscita da uno di
quegli insopportabili stati
di dormiveglia, quelli in cui avverti il peso del sonno, della
stanchezza, ma i pensieri continuano a tormentarti.
E di pensieri, in quei giorni, ne aveva anche troppi.
Raccolse le ginocchia al
petto, con un sospiro.
L'umidità presente nella tenda fece condensare il suo
respiro in una nuvoletta di vapore.
Era una notte fredda, e l'odore del bosco, della neve e
della notte si insinuava nelle fessure della vecchia canadese,
portato da un venticello leggero ma gelido.
I capelli le ricaddero sul
volto, scompigliati.
Da quando Ron era tornato,
dopo aver abbandonato lei ed
Harry per settimane interminabili, Hermione era in preda a continui e
dolorosi conflitti interiori.
Era sollevata, naturalmente, e questo non poteva
nasconderlo nemmeno a sé stessa.
Ma la rabbia, la frustrazione, quella sensazione di
abbandono sembravano sopraffarla in continuazione.
Giocherellando con un buchino
della pesante coperta di
pile, voltò lo sguardo verso la brandina di Harry.
L'amico dormiva profondamente, un braccio abbandonato
sul pavimento, gli occhiali dimenticati sul naso, storti.
In quel momento sembrava terribilmente vulnerabile.
Hermione si ritrovò a domandarsi che cosa stesse
sognando, e sperò che fossero sogni sereni.
Harry meritava un po' di pace, almeno nel sonno.
Lo sguardo le cadde poi sull'altra brandina, quella di
Ron; la brandina che era rimasta vuota per notti e notti, che lei
aveva evitato accuratamente di guardare.
Era nuovamente vuota, le coperte ammucchiate da una
parte.
Ma stavolta Ron era là fuori, intento ad eseguire il
proprio turno di guardia.
Con un picco di stizza,
Hermione calciò via le coperte,
e posò i piedi sul gelido pavimento di tela della tenda.
Era arrabbiata con se stessa
perché continuamente,
involontariamente, il suo pensiero volgeva comunque a Ron.
Ed invece si era promessa di essere imbestialita con lui
per il resto della propria vita.
Irritata, scansò i
capelli dal voltò, infilò le
scarpe ed indossò un terzo maglione di lana.
Il sonno l'aveva completamente abbandonata.
Inutile restarsene lì distesa: quella insopportabile
sensazione di claustrofobia che ogni tanto si impadroniva di lei
stava lentamente emergendo.
Si alzò dal letto
cigolante, tentando di non far
rumore, la bacchetta tesa davanti a sé, e si diresse verso
la
porzione di tenda adibita a cucina e salotto.
Passando davanti all'ingresso vide un fuocherello
danzare attraverso la tela: Ron era lì fuori, ma lei non
aveva
alcuna intenzione di vederlo o, men che meno, di parlargli.
Raggiunse la stanza sulle
gambe malferme, rabbrividendo
nei suoi molteplici maglioni.
E quando fece capolino dalla
parete di tela, il fiato le
si mozzò in gola.
Una figura se ne stava
rannicchiata sul pavimento,
ingolfata in diversi strati di abiti.
Il lungo naso lentigginoso sbucava fuori dalla sciarpa
pesante, e le mani nude cercavano tepore stringendo uno dei barattoli
nei quali Hermione evocava le fiamme calde.
La luce del fuoco si rifletteva sui capelli rossi, ed
illuminava gli occhi stanchi: era chiaro che Ron non era fuori dalla
tenda.
Quando
le lacrime si versano sul tuo viso;
Quando perdi qualcosa che non
puoi rimpiazzare;
Quando ami qualcuno ma tutto va perduto...
potrebbe andar peggio?
Non sembrò
accorgersi di lei, ed il primo istinto di
Hermione fu quello di voltarsi ed andare via;
ma
qualcosa la tenne lì incollata al pavimento, gli occhi fissi
su Ron,
la mano che
stringeva la
bacchetta abbandonata lungo il fianco.
Mille pensieri le affollarono la mente in quel momento,
ma uno sembrava più nitido degli altri.
Uno sembrava lottare per venire fuori.
Perché
mi hai lasciata sola?
Aveva perso il conto di quante
volte quella frase le era
affiorata nella mente.
Non poteva calcolare le volte in cui lo aveva pensato,
le volte in cui le era salita alle labbra.
Lei ed Harry avevano trascorso settimane d'inferno, di
muta solitudine, avevano rischiato la vita a Godric's Hollow.
E lui non c'era stato.
Perchè
mi hai lasciata sola?
Se lo era domandata
continuamente in quel periodo:
nelle lunghe notti di veglia, nei pomeriggi trascorsi a
riflettere sul da farsi, nelle mattine nebbiose in cui aveva legato
sciarpe ed abiti agli alberi, prima di smaterializzarsi, nella
speranza che lui li trovasse e capisse che erano passati di
lì.
Speranza che svaniva ogni volta che i loro piedi
toccavano il suolo di un nuovo bosco, di un nuovo monte, e che la
propria mano lasciava quella di Harry per salire ad asciugare le
lacrime che le rigavano le guance.
Ma poi era tornato.
Ed ora che era di nuovo lì, ora che lo guardava alla
luce delle fiamme che era tanto brava ad evocare, non poteva fare a
meno di domandarselo di nuovo.
Perchè
mi hai lasciata sola?
Il cuore martellante, il naso
gelato, Hermione sentì un
groppo salirle alla gola.
Un groppo di amarezza, di frustrazione, di dolore, quei
groppi troppo duri da mandare giù.
Gli occhi le pizzicavano di lacrime di rabbia, e decise
di andar via, tornarsene a letto.
Non poteva stare lì a guardarlo, era doloroso e
controproducente.
E le faceva venir voglia di lanciargli addosso qualcosa.
La poltrona, magari.
Alzò una mano per
avvolgersi meglio la sciarpa attorno
al collo, e proprio in quel momento Ron si voltò.
Fece un piccolo sussulto stupito, il barattolo stretto
in mano, e per qualche lungo istante si fissarono in silenzio.
Fu quando Hermione fece un
passo indietro che lui parlò.
Aveva la voce stanca e roca, ma sicura.
-Puoi restare, se vuoi.-
Hermione inarcò le
sopracciglia, colpita.
Restare?
Sapeva benissimo che non era intenzionata a rivolgergli
la parola, che senso aveva dirle quella frase?
Stava giusto decidendo se lanciargli un'occhiataccia o
ignorarlo deliberatamente quando, come se le avesse letto nel
pensiero, Ron parlò di nuovo.
-Non devi parlarmi per forza.- disse piano -Puoi anche... sì insomma, restare qui in silenzio.-
Hermione esitò per
qualche istante.
Non vedeva proprio per quale ragione dovesse
accontentarlo e restare lì con lui. Non se lo meritava,
assolutamente.
Ma allo stesso tempo, non vedeva perché dovesse
tornarsene a letto a causa sua, dato che il sonno era ormai lontano
anni luce.
Decise di restare, fece un
piccolo sospirò e lo aggirò,
sedendosi a qualche metro da lui.
Poteva sentire il suo sguardo
addosso, nonostante lei si
ostinasse a fissare i barattoli con le fiamme.
-Sono forti queste fiamme-
disse lui dopo un po' -Sai...
tengono caldo. E' una notte fredda.-
Con un verso di stizza, Hermione sollevò appena lo
sguardo, posandolo a pochi centimetri dalla spalla destra di Ron.
-Non ti parlerò, Ronald.- affermò gelida -Non
sforzarti di fare conversazione.-
Ron le lanciò uno
sguardo ferito e si strinse nei
propri abiti.
-Non cercavo di far
conversazione- disse piano -Stavo
soltanto dicendo che fa freddo, stanotte.-
Hermione strinse gli occhi e tirò su col naso.
-Fa freddo tutte le notti- ribatté -Questa tenda
è
gelida. Ma tu giustamente non puoi saperlo, perché oh, che
peccato,
nel periodo più freddo dell'anno hai pensato bene di
andartene!-
Aveva assunto quel tono
sarcastico che lei stessa
detestava, ma non riusciva proprio a trattenersi.
Ron aveva la capacità di irritarla più di
qualunque
altra persona sulla faccia della terra.
Il ragazzo abbassò
lo sguardo.
-Hermione- sospirò -Te l'ho già detto che mi
dispiace... quante volte ancora devo dirtelo?-
Più di tutto, fu
quella frase a mandarla in bestia.
Hermione sentì il viso prenderle fuoco.
-Ti dispiace?!-
esclamò, finalmente guardandolo -Certo
che ti dispiace! Ci mancherebbe altro! Ma, sai, facile dire mi
dispiace a danno fatto, non trovi?!-
Fece una piccola pausa, in cui lo fissò in cagnesco;
poi tornò all'attacco.
-Per di più, non vedo per quale motivo tu non sia
lì
fuori!- continuò puntandogli un dito contro -Io ed Harry
abbiamo
sempre svolto i nostri turni di guardia fuori dalla tenda,
perciò
non vedo ragione per cui tu debba startene al caldo!-
Ron parve colpito.
Posò il barattolo con la fiamma e la fissò, gli
occhi
blu scuri nella penombra.
-Smettila di essere
così ostile con me- disse -So di
aver sbagliato, l'ho ammesso, l'ho riconosciuto, Hermione. Mi sono
comportato malissimo e me ne pento.-
Abbassò li occhi sulle proprie mani, a disagio.
-Capisco che ci vorrà del tempo perché tu possa
perdonarmi, è giusto. Ma se solo tu mi lasciassi...-
-Oh, ma certo!-
urlò Hermione alzandosi in piedi
-Certo, ora tu hai la coscienza a posto, non è vero? Hai
ammesso di
aver sbagliato e quindi va bene così?!-
Sentì gli occhi
pizzicarle di nuovo, le mani strette a
pugno tremavano incontrollabilmente.
-Me ne vado a letto, prima di
compiere azioni avventate.
Non vorrei rischiare di picchiarti di nuovo, Ronald!-
Lassù
o laggiù, quando sei troppo innamorato per lasciar andar via
tutto.
E se non provi, non saprai mai quali valori hai.
Fece per andar via, il respiro
rotto, ma dopo pochi
passi si sentì strattonare il braccio.
Si voltò, arrabbiata e sorpresa: Ron l'aveva afferrata
con forza, il volto contratto.
Un lampo di incertezza parve attraversargli il viso, ed
anche se allentò un po' la presa, non sembrava intenzionato
a
mollarla.
-Scusami- farfugliò
-non volevo tirarti così forte.
Però... dobbiamo parlare, Hermione. Ti prego.-
Lei era così
agitata, arrabbiata e addolorata, che per
un attimo parve intenzionata a mollargli un pugno.
Ma poi abbassò lo sguardo, i capelli disordinati a
nasconderle il viso.
-Non ho niente da dirti-
mormorò -E non credo di
volerti ascoltare.-
-E
invece devi!- esclamò Ron con forza -Devi ascoltarmi,
Hermione.
Concedimi solo questo, poi ti lascerò in pace.-
Hermione rifletté
per qualche secondo, osservando quel
viso lentigginoso e serio.
Sapeva che le avrebbe parlato comunque, tanto valeva
ascoltarlo senza che le stritolasse il braccio.
Fece un minuscolo cenno di assenso, e Ron la lasciò
andare.
-Vi ho già spiegato
tutto- iniziò con voce incerta –
sai già cosa è successo, perché l'ho
fatto, in che modo vi ho
trovati. Quello che non sai... quello che non sai è come mi
sono
sentito.-
Fece una pausa, ed Hermione
alzò lo sguardo, furiosa.
-Come ti sei sentito tu?-
sbottò -Come ti sei sentito
tu, Ronald?! Hai idea di quello che abbiamo passato?! Hai idea di
quello che io ed Harry...-
-Potresti lasciare Harry fuori
da questo discorso?-
disse Ron con evidente fatica.
Hermione spalancò
gli occhi, sorpresa.
Per lei Harry era un discorso a parte. Ron aveva
abbandonato entrambi, ma lei, in maniera anche forse un po'
infantile, l'aveva presa un po' sul personale.
Solo
che non aveva immaginato che Ron volesse affrontare l'argomento da
quel
punto di vista.
-Lasciare fuori Harry-
ripeté lei con rabbia,
osservando le guance del ragazzo avvampare. -D'accordo, lasciamolo
fuori. Parliamo di me, Ron.-
Lo fissò, la gola
secca, e le orecchie di lui si
incendiarono.
-Hermione-
tossicchiò -principalmente... principalmente
è per te, che sono tornato.-
La sorpresa le fece spalancare
la bocca.
Non poteva averlo detto sul serio. Era diventato tutto
rosso, ma non poteva averlo detto sul serio.
-E prima che tu mi dica che
sono un amico orribile, che
non è una cosa bella nei confronti di Harry, che siamo qui
per lui,
lascia che ti spieghi.-
Rimase zitta, in attesa. Era
curiosa e stranamente
euforica.
Incrociando le braccia al petto, Hermione lo osservò
schiarirsi la voce e passarsi una mano tra i capelli.
-Il fatto è che
sapevo che avevate bisogno di me. E io
ne avevo di voi, di entrambi. Volevo tornare per aiutare Harry, per
esservi vicino... ma la verità -si interruppe e
arrossì -è che
avevo bisogno di te.-
Ci fu qualche istante di
silenzio, in cui entrambi si
guardarono bene dall'incrociare gli sguardi.
Hermione era stordita. Non
sapeva bene come sentirsi, se
lusingata o arrabbiata.
Era sempre così con Ron: sentimenti contrastanti. Il
dolce e l'amaro che si fondevano.
-Quando ero qui-
continuò Ron -Harry era sempre
presissimo dalle sue ricerche e riflessioni, mentre tu... mentre tu
sembravi capirmi. Mi parlavi, mi facevi forza, mi bastava la tua voce
a star meglio. Credo che sia per questo che è uscita dal
deluminatore insieme alla luce. Era... era come se volesse guidarmi
qui. Riportarmi da te.-
Le
luci ti guideranno a casa, e riscalderanno le tue ossa.
Ed io proverò a ripararti.
Ron fece un piccolo passo in
avanti, incerto, e la
guardò negli occhi.
-Mi dispiace così
tanto, Hermione. Ho rovinato tutto.-
La domanda che Hermione si era
tenuta dentro per tutto
quel tempo le esplose in gola.
Non poteva più trattenerla, doveva lasciarla uscire
fuori.
Fissò Ron, gli occhi pizzicanti di lacrime, e la sua
voce suonò molto più flebile di quanto non si
aspettasse.
-Perché mi hai
lasciata sola?-
Il volto di Ron si contrasse
in una smorfia di dolore.
Forse si era aspettato una delle sue solite reazioni da
isterica, ma lei non riusciva più a controllarsi, a fare la
dura, la
sostenuta.
Si era rotto qualcosa, dentro.
Le
lacrime rigano il tuo viso,
quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare.
Le lacrime rigano il tuo viso,
ed io...
-Perché lo hai
fatto, Ron?- domandò di nuovo.
La voce le tremava in maniera incontrollata.
Non voleva piangere, ma le lacrime scendevano
inesorabili sulle guance fredde.
-Sapevi che avevo bisogno di te, e te ne sei andato.
Come hai potuto farmi una cosa del genere?-
Ron fece un altro piccolo
passo nella sua direzione,
addolorato.
-Hermione, non piangere-
supplicò -Mi dispiace
tantissimo, veramente. Sono stato stupido, egoista, io...-
-Se tu ti sei sentito solo-
continuò lei tentando di
arginare le lacrime -Hai idea di come mi sia potuta sentire io?
Abbandonata, Ron. Sola ed abbandonata. Senza la forza per aiutare
Harry, senza la forza per aiutare me stessa. Tradita. E' stato
orribile.-
Dovette fermarsi per
riprendere fiato, e asciugò gli
occhi sulla manica del maglione.
Le
lacrime si versano sul tuo viso,
ti prometto che imparerò dai
miei errori.
Le lacrime si versano sul tuo viso, ed io...
-Non succederà mai
più- disse Ron con voce roca -Non
lo farò mai più, Hermione. Te lo giuro.
Cadesse il mondo, non ti lascerò sola. Non potrei. E'
stato orrendo anche per me.-
Hermione alzò lo
sguardo, gli occhi ancora umidi.
Ron era vicinissimo, il viso sconvolto da un'espressione
di autentico dispiacere.
Sembrava molto più grande col viso così stanco,
con
quelle occhiaie, coi capelli e la barba non curati.
-E' come se si fosse rotto
qualcosa, Ron- mormorò lei
-Si è rotto qualcosa dentro di me.-
In una frazione di secondo, si
ritrovò tra le braccia
di Ron.
Il calore del corpo del
ragazzo, l'odore della sua
pelle, il suo respiro caldo sui capelli le fecero venir voglia di
ricominciare a piangere ancora di più.
Ma si limitò a lasciarsi stringere, troppo stordita per
fare altro.
Tutto sembrava così caldo, così familiare,
così
buono.
-Sistemerò tutto-
le mormorò lui nei capelli -Mi farò
perdonare, te lo prometto.
Aggiusterò le cose. Aggiusterò te.-
Le mani le carezzavano la
schiena, sfiorandola appena.
Le braccia la sostenevano, infondendole sicurezza.
Ron la strinse un'ultima volta e poi la lasciò andare, un sorriso triste sulle labbra.
Lei lo guardò, gli
occhi scuri stanchi e arrossati.
-Non sarà facile- disse nascondendo le mani nelle
maniche del maglione troppo largo -Lo sai questo, vero?-
Ron annuì con aria
solenne.
-Mi impegnerò-
promise -Mi impegnerò e ci riuscirò,
vedrai. Ti renderò fiera di me.-
Hermione fece una risatina.
-Non garantisco niente, Ronald. Ti avverto.-
Lui rise.
-Io invece sì. Garantisco sulla mia testa! Lo
prometto.-
Mentre Hermione tornava a
letto, i primi raggi di sole
fecero capolino nella tenda.
Era l'alba. L'inizio di un
nuovo giorno.
L'inizio di qualcosa di nuovo.
Lasciò che un
timido raggio di sole le scaldasse il
viso, e ripose nella luce tutte le proprie speranze.
Infilandosi sotto le coperte, osservò di nuovo la
brandina vuota di Ron.
Il dolore che le aveva serrato il petto per tutto quel
periodo iniziò ad allentarsi.
Le sue ferite stavano iniziando a guarire.
Forse quell'alba avrebbe
portato qualcosa di buono.
E le cose avrebbero iniziato ad ripararsi per davvero.
Le
luci ti guideranno a casa, e riscalderanno le tue ossa.
Ed
io proverò a ripararti.
--------------------------------------------------------*
Spulciando nel pc, ho trovato questa vecchia
one shot mai pubblicata.
L'avevo scritta per un contest, ma alla fine l'ho accantonata.
E' saltata fuori così di nuovo, all'improvviso. E mi sono
sentita un po' in colpa ad averla lasciata marcire tra i documenti.
Così, eccovela qui, nell'attesa del nuovo capitolo di
Triwizheart tournament :)