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Autore: E r i s    28/05/2012    1 recensioni
Fanfiction su Fallen.
Cameron Briel, demone caduto, bastardo e senza pietà. E' questa l'immagine che tutti conoscono di lui. Ma pochi sanno che, prima di passare dalla parte del male, Cam aveva avuto più di una volta il cuore spezzato.
Eris, giovane ragazza greca, aveva rubato il cuore dell'angelo caduto, ma un terribile incidente divise per sempre queste due anime e ridusse la parte buona di Cam in mille pezzi, dannandolo per sempre.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccoci qui ad un nuovo capitolo! Spero che il precedente vi sia piaciuto - anche se ho i miei dubbi, non avendo ricevuto nessuna recensione. TwT
Ma mi rifarò con questo, o almeno ci proverò!

Ora vi chiedere: ma questa, è impazzita o cosa? Avete ragione, in un soli due giorni due capitoli.. Per me è un record assoluto dopo un anno di astinenza!
Ma, come ho detto prima, quando l'ispirazione prende chi sono io per decidere di fermarla?

E così ora vi presento il quarto capitolo della fanfiction, che è un po' meno smielato di quella precedente – ammetto di essermi lasciata un po' trasportare dalla romanticità del momento. (?)

Bene, detto questo, vi lascio alla lettura.

Al prossimo capitolo!

 

If I could tear you from the ceiling,
and garantee a source divine,
rid you off possessions fleeting,
remain your funny valentine.

Don’t go and leave me,
and please don’t drive me blind,
don’t go and leave me,
and please don’t drive me blind.

If i could tear you from the ceiling,
I know the best have tried,
I’d fill your every breath with meaning,
and find a place we both could hide.

Don’t go and leave me,
and please don’t drive me blind,
don’t go and leave me,
and please don’t drive me blind.

You don’t believe me, but you do this every time,
please don’t drive me blind..please don’t drive me blind..

I know we’re broken,
I know we’re broken,
I know we’re broken.

If I could tear you from the ceiling,
I’d freeze us both in time,
find a brand new way fo seeing..
your eyes forever glued to mine.

Don’t go and leave me,
and please don’t drive me blind,
don’t go and leave me,
and please don’t drive me blind.
Don’t go and leave me,
and please don’t drive me blind,
don’t go and leave me,
and please don’t drive me blind.

I know i broke it,
I know i broke it,
I know i broke it,
I know i broke it.

- Placebo, Blind.

 

 

E così com'era cominciato, tutto si consumò. In una scia rossa come il sangue.

 

 

Dopo la romantica serata al lago, Eris e Kamos cominciarono a vedersi sempre più spesso.

Lei e Lea scappavano quasi ogni sera dalla finestra della loro camera, di nascosto dal padre che sembrava non accorgersi di niente.

Danyel e Kamos le portavano ogni volta in un posto diverso e le serate trascorrevano tra canti, balli e scherzi vari – soprattutto fatti da Kamos ed Eris ai due piccioncini.

Ma come tutte le cose belle, anche quel periodo di pace e tranquillità era destinato a finire e tutt'e quattro ne erano consapevoli, fin dal primo giorno in cui si erano conosciuti.

Le due ragazze erano state promesse in sposa al re e a uno dei suoi arconti più importanti, il che rendeva le loro relazioni segrete delle vere e proprie condanne a morte.

La data dei matrimoni, che sarebbero avvenuti a una settimana di distanza l'uno dall'altro, era stata fissata nei primi giorni di Novembre e la tensione per il fatidico evento cominciò a farsi sentire fin dall'inizio di Ottobre.

“Dobbiamo scappare.” La sentenza secca di Eris spezzò il piatto silenzio che regnava nella radura quel giorno.

Si erano riuniti tutti attorno al laghetto, in cerca di un po' di conforto da quel tormento che angosciava i loro animi.

Lea e Danyel erano seduti su una roccia piatta, abbracciati e con le facce scure. Fissavano il terreno come se si aspettassero di trovarvi una risposta, una soluzione alle loro pene che, però, era destinata a non arrivare.

Eris, invece, aveva preferito stendersi sull'erba, con lo sguardo rivolto al cielo che, quasi come se si fosse adeguato al loro stato d'animo, si era ingrigito e riempito di pesanti nuvole cariche di pioggia. Ed infine Kamos aveva rinunciato a starsene seduto con le mani in mano su un ramo spezzato e aveva preso a percorrere con grandi passi il perimetro della radura.

Tre teste si voltarono a fissarla in contemporanea appena quelle parole le uscirono dalle sue labbra. Lei fissò uno ad uno i loro volti, con fredda determinazione.

“Potremmo fuggire a Mileto, da vostro padre, oppure andare in Italia, a Capua. Potremmo nasconderci lì... O cercare rifugio presso i persiani.” - Aggiunse mentre il suo sguardo continuava a vagare su di loro. Ma man mano che pronunciava quelle parole le sembravano sempre più senza senso.

Era un piano disperato, un suicidio assicurato per tutti e quattro.

Alla fine, fissò il suo sguardo su Kamos che da giorni non riusciva a guardarla senza che i suoi occhi si riempissero di dolore, così come succedeva anche a Danyel del resto. Ma, mentre quest'ultimo sembrava più preparato e rassegnato, come se si fosse da sempre aspettato una fine di questo genere, Kamos era inquieto, ansioso di trovare una soluzione ad un problema irrisolvibile.

Se solo lei avesse saputo.

Sentendo gli occhi di Eris sul corpo, si decise ad alzare lo sguardo e ad incontrare il suo. Gli sembrò di guardarsi allo specchio. Riusciva a vedere riflesso nei suoi occhi lo stesso tormento che stava provando lui in quel momento.

“Io non voglio lasciarti andar via.” - La voce sottile della ragazza lo colpì più violentemente di una pugnalata al cuore.

Lea cominciò a singhiozzare piano, tra le braccia di Danyel che la cullava, sussurrandole che sarebbe andato tutto bene. Ma questa volta niente sarebbe andato per il verso giusto se non avessero trovato una soluzione alla svelta.

Gli occhi verdi di Kamos e quelli viola di Danyel si incontrarono in uno sguardo pieno di comprensione. L'unica cosa che potevano fare per salvare la vita di entrambe, o almeno quello che ne rimaneva, era sparire per sempre.

Ma come avrebbero fatto a lasciarle?

 

La giornata trascorse avvolta da un silenzio angosciante. Dopo il breve intervento di Eris nessuno aveva più osato proferire parola. Del resto, non c'era bisogno di dirsi come si sentivano, erano tutti accomunati dallo stesso dolore.

Mentre nella mente dei due angeli maturava sempre di più l'idea di allontanarsi per il loro bene, il cielo aveva cominciato a colorarsi di un rosa pallido, macchiato qua e là da cappe di nubi grigiastre.

“E' ora di andare.” decretò Danyel all'improvviso, mentre osservava l'alba che si faceva largo tra le ombre della notte.

Tutti ubbidirono senza un fiato.

Percorsero a ritroso la strada che ormai conoscevano a memoria, lentamente, come se il ritorno a casa non fosse un sollievo, ma una condanna.

Danyel passò un braccio attorno alla vita di Lea che, a sua volta, si strinse a lui, con un sorriso triste. Nonostante tutta quella situazione fosse insopportabile per loro, nel profondo della sua anima qualcosa le diceva che comunque sarebbe andata, loro si sarebbero ritrovati. E quella speranza immotivata ed irrazionale era l'unico appiglio a cui potesse aggrapparsi per non crollare completamente nella disperazione.

A pochi passi dietro di loro, invece, toccò ad Eris catturare la mano di Kamos nella sua. Intrecciò le loro dita e portò le mani alle labbra, ponendo su quella di lui un delicato bacio. L'angelo si voltò verso di lei e con l'altra mano condusse la sua testa sul suo petto.

“Andrà tutto bene.” - Disse lei con un mezzo sorriso e Kamos si sentì in colpa, era lui che doveva consolarla, darle speranza e non il contrario.

Nei momenti passati con lei aveva imparato ad apprezzare ogni peculiarità del suo carattere un po' particolare. Amava i suoi momenti di follia in cui cominciava a ridere, ballare o cantare all'improvviso, senza un apparente motivo; amava ascoltarla mentre fantasticava su incredibili avventure in giro per il mondo, che non avrebbe mai compiuto, e osservarla mentre con uno sguardo assorto ed appassionato cominciava a parlare degli astri e delle stelle o delle ideologie dei grandi filosofi. Amava il suo vizio di mordicchiarsi il labbro inferiore quando era insicura, o l'interno della guancia mentre rifletteva; il vizio di passarsi le mani tra i capelli o di torturarsi le mani quando stava per dire qualcosa di importante. Amava la sua curiosità verso tutto ciò che la circondava, la sua sete di sapere e la sua voglia di eplorare. Si era innamorato di ogni più piccola parte di quella fragile umana, troppo delicata e debole per essere coinvolta in qualcosa di così tanto grande.

In quel periodo inoltre, aveva imparato a comprendere ciò che provava Danyel ogni volta che stava per perdere l'amore della sua vita. Uno dolore dilaniante che toglieva il respiro e le forze. E l'aveva profondamente ammirato per il coraggio con cui riusciva a sopportare tutto ciò che gli imponeva quell'insensata maledizione.

Immerso nei suoi farfugliamenti mentali, Kamos non si accorse che erano arrivati al limitare del bosco fino a quando Lea e Danyel non si bloccarono di colpo davanti a lui.

“Che succede?” - Chiese con voce incrinata Eris, cercando di alzarsi sulle punte per vedere cosa li aveva fermati.

“Che ci fate voi qui?” - La voce di Lea era glaciale, pervasa da così tanta rabbia e dolore che raggelò il sangue della sorella e dei due ragazzi.

Eris non poteva più aspettare. Si scostò dall'abbraccio di Kamos e raggiunse la prima fila. Quel che vide le fece serrare la mascella mentre il terrore misto alla stessa rabbia di Lea le chiudevano la bocca dello stomaco.

La figura di Solme era immobile a pochi metri da loro, illuminata da una lunga fiaccola impiantata nel terreno. Nella mano destra impugnava una lancia appuntita e, a giudicare dalla sua espressione, era del tutto intenzionato ad usarla.

“Cosa vorresti fare, padre?” - Gli chiese Lea in tono di sfida mentre avanzava di qualche passo, ignorando Danyel che cercava di trattenerla. Da sorella maggiore si sentiva in dovere di proteggere sia se stessa che Eris da un destino che loro non avevano scelto, ma che gli era stato imposto. Erano troppo giovani per buttare al vento la loro vita solamente a causa dell'avidità del loro padre. Mentre avanzava di un altro passo, sentì Eris trattenere il respiro.

Inutile sottolineare che era sempre stata la più piccola quella ribelle, quella che disobbediva agli ordini, che rispondeva in malo modo, ma questo accadeva in situazioni diverse. Ora non era pronta ad affrontare il padre in modo diretto.

“Io ho sempre cercato di darvi il meglio. Sono riuscito a sistemarvi in un buon partito, ad assicurarvi una vita agiata e piacevole, con tutto ciò che possiate desiderare. E voi come ricambiate? Tradendo la mia fiducia con questi due... artisti pezzenti!” - Le ultime parole di Solme uscirono dalla sua bocca come vomito mentre spostava lo sguardo sprezzante e disgustato sui due ragazzi che, intanto, erano avanzati per dare man forte. “E voi due. Vi ho accolti come figli, vi ho fatto conoscere i più grandi artisti di Atene nel momento in cui nessuno era disposto ad aiutarvi!”

“Noi... Possiamo spiegarle tutto...” - Cominciò Danyel con tono pacato, ma l'espressione furiosa dell'uomo era intransigente.

Kamos serrò i pugni, mentre Eris e Lea si scambiarono sguardi pieni di comprensione e determinazione.

Fu Eris a precedere la sorella.

“Voi dite di aver fatto tutto questo per noi, ma io e Lea non ve l'abbiamo mai chiesto. L'unica cosa che abbiamo sempre desiderato era di vivere la nostra vita tranquillamente, non ci importa degli agi e delle ricchezze, noi non siamo come voi. Ma lo stesso non avete esitato a venderci a due vecchi come merci di scambio fin dal giorno della nostra nascita. Avete fatto in modo che fin da subito ci abituassimo all'idea di avere un destino già segnato, di essere destinate per volere degli dei a compiere ciò che voi ci ordinate di fare, ma non è così...” - La voce di Eris si spezzò in un'ultima nota acuta, mentre Solme fissava con odio cieco i volti dei due traditori. Sembrava che nemmeno stesse ascoltando le parole della figlia.

“Siamo noi a scrivere il nostro destino, e voi non ci fermerete.” - Concluse per lei Lea. Subito dopo queste ultime parole, girò sui tacchi, afferrò il braccio di Danyel e fece per andarsene.

Il corpo di Solme ebbe un fremito. Mentre Kamos si avvicinava ad Eris per portarla via, l'uomo caricò con la lancia, scagliandosi contro il ragazzo intenzionato a colpirlo in pieno petto.

Il colpo andò a segno, ma non nel modo in cui sperava.

In un ultimo gesto disperato, Eris si era gettata davanti al padre, per tentare di fermarlo. Le sue labbra si erano bloccate mentre stava per pronunciare le ultime parole, ma la voce le si era spenta nella gola, quando l'arma di colui che l'aveva messa al mondo, le aveva trafitto il petto da parte a parte.

I presenti ci misero qualche secondo per comprendere l'accaduto. Ad interrompere quell'attimo di silenzio confuso, fu l'urlo straziato di Kamos mentre il corpo esanime di Eris si accasciava tra le sue labbra. Poi ci fu il caos.

Solme aveva estratto l'arma, inorridito dall'atto compiuto e si era gettato in ginocchio con le lacrime che gli rigavano il viso rugoso.

Lea si era voltata di scatto ed era sobbalzata, come se fosse stata colta in prima persona dal dolore. Il grido della ragazza si unì a quello di Kamos mentre Danyel cercava di trattenerla dallo scagliarsi contro il padre.

“Che cosa ho fatto?” - sussurrò quest'ultimo fissando con occhi vacui il corpo sanguinante della figlia.

“L'hai uccisa!” - Quelle parole furono pronunciate da Lea come se fossero un ringhio.

Kamos, sporco di sangue, teneva il corpo di Eris stretto tra le braccia, chino sul suo viso, cullandola come se stesse dormendo.

“Non lasciarmi, ti prego, resisti.” - E mentre pronunciava quelle parole, incurante della presenza di altri umani, cercava di compiere un ultimo disperato incantesimo per salvarla. Ma era troppo tardi.

Ad un passo dall'incoscienza, Eris alzò una mano insanguinata per accarezzare il viso dell'amato, con un sorriso sghembo a piegarle il viso. “E' troppo tardi. E' finita.” - La sua voce era un sussurro così debole che solo lui poté udirla. “Prima o poi ci rincontreremo, lo so... Non dimenticarti di me... e sii felice. φιλο σoυ*, Kamos.” - Furono le ultime parole che la ragazza riuscì a pronunciare prima che la vita abbandonasse per sempre quell'involucro umano.

"Ti aspetterò..." - Sussurrò lui con un'ultima stretta, ponendole un lieve bacio sulla fronte sempre più fredda.

 

E mentre l'anima abbandonava il corpo della figlia, Solme compì un ultimo gesto d'amore verso di lei. Con le braccia rivolte verso il cielo pregò con tutta la forza della disperazione, qualunque dio potesse ascoltarlo, affinché l'anima della figlia trovasse la pace eterna e la felicità che lui stesso le aveva sottratto.

Contemporaneamente, a pochi passi dal centro in cui si consumava la tragedia, Lea, distrutta dal dolore e con le lacrime che scorrevano copiose sui delicati zigomi, si trasformava velocemente in una colonna di fuoco, mentre ombre scure e sinistre si addensavano attorno ai due giovani amanti.

In poche ore tutto ciò che Danyel e Kamos avevano costruito in mesi di speranze e sogni era crollato e non restava altro che un mucchio di ceneri e una pozza di sangue.

 

 

*Ti amo.

  
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