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Autore: seriadel    29/05/2012    0 recensioni
"Appena laureata mi era arrivata tramite la mia università un’offerta di lavoro inerente ai miei studi, c’era solo una cosa negativa..." (cap. 1.)
è la prima volta che scrivo una storia originale e spero che vi possa incuriosire e piacere. =)
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo so, è passata qualche settimana ma tra l'uni, gli esami e la poca voglia sono riuscita a scriverla solo stasera...
Premetto una piccola cosa, io non sono mai stat a Istanbul quindi sono andata molto a caso scrivendo l'unico riferimento geografico della città, quindi per favore non lamentatevi, vi ho avvisato =)
Spero vi piaccia e spero di saperlo da voi leggendo le recensioni =) vi lascio al capitolo

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Alle 19.20 ero pronta per scendere e stavo sistemando la pochette che avevo pescato dall'armadio subito prima di vestirmi, scesi e andai verso il bar dell'hotel sedendomi al bancone aspettando il mio capo.
“Perché sono sposato …” Mi voltai sentendo la voce di Alexander e gli sorrisi.
“È fin troppo gentile signor Winter” abbassai il viso cercando di non fargli notare il rossore sulle mie guance.
“Per favore Andrea, stasera niente Lei, sarà anche una cena di lavoro ma andiamo anche per passare una piacevole serata, ti pare ?” mi sorrise mentre mi porgeva la mano che presi subito alzandomi dallo sgabello del bancone e
avviandoci all’uscita dell’hotel salimmo sulla macchina che ci stava aspettando per portarci al ristorante dall’altra parte del centro città.
Durante il tragitto Alexander mi spiegò con chi avremmo avuto il piacere di cenare e passare la serata passando poi a domande su come stavano i miei genitori, se mi piaceva il lavoro, tanto per farmi rilassare poiché ero leggermente agitata, avendo paura di fare qualche errore che avrebbe intaccato l’accordo che si doveva trovare quella stessa sera tra lui e il signor Yilmaz.
Mentre l’auto si fermava davanti all’entrata del ristorante Alexander mi pose una mano sul braccio facendomi voltare con sguardo interrogativo.
“Qualunque cosa succeda, qualunque cosa si deciderà questa sera stai pure tranquilla, non sarà certamente colpa tua quindi cerca di divertirti e sii te stessa e non dovrai preoccuparti per il tuo comportamento”
“Ci proverò” sorrisi nervosa guardandolo “Se lei, cioè, tu … Ti fidi allora cercherò di calmarmi” lo guardai e più convinta mi aprii in un sorriso più grande al quale lui rispose indicandomi poi la portiera che si stava aprendo.
Presi un bel respiro e scesi spostandomi per far passare il mio capo che mi prese sotto braccio accompagnandomi all’interno del ristorante dove ci stavano aspettando i due uomini, padre e figlio, Baris e Bora Yilmaz.
Il padre fu il primo a venirci incontro, sfruttai il momento per osservarlo bene, alto, fisico comunque asciutto per un uomo che dimostrava cinquanta e pochi più anni, i capelli brizzolati, gli occhi castani e uno splendido sorriso.
Salutò prima me presentandosi ed io un po’ imbarazzata risposi al saluto “Andrea Fossati, piacere mio” e poi salutò Alexander come se fosse il suo più caro amico voltandosi poi verso il figlio che non si era ancora mosso.
“Bora vieni qua, non essere maleducato, presentati a questa splendida ragazza” lo osservai che arrossiva leggermente annuendo con la testa per poi avvicinarsi a noi.
“Bora Yilmaz, piacere” mi guardò negli occhi tendendomi la mano che strinsi un po’ incerta “Andrea Fossati, piacere mio di conoscerti” sorrisi cercando di rassicurare sia me stessa sia lui e a quando pare funzionò perché mi rispose senza arrossire più del dovuto.
Dopo le presentazioni ci avviammo verso il nostro tavolo tra me e me pensavo che come ragazzo non fosse per niente da buttar via, capelli castani scuri come gli occhi, alto quasi come il padre, con un fisico perfetto e doveva avere all’incirca la mia età, anno più anno meno, forse qualche anno in più.
Mi sedetti tra Alexander e il signor Yilmaz trovandomi davanti il figlio così da poterlo osservare meglio e in quel momento mi sentii in un certo senso fortunata, la serata poteva davvero diventare piacevole da trascorrere.
Iniziammo a mangiare e con le portate iniziarono anche i discorsi di lavoro, osservai Alexander che parlava tranquillamente con Baris di cifre così alte da investire nell’azienda famigliare che non sembrava nemmeno discorsi d’affari, loro proponevano un accordo con la nostra ditta di import-export per portare in Italia i loro prodotti volendo espandere la loro rete commerciale e Alexander annuiva a ogni frase, rispondeva ad ogni domanda e spiegava ogni punto della nostra politica aziendale verso i clienti e sembrava tutto filare nel verso giusto.
Io ascoltavo ogni parola cercando di fare mia ogni frase, ogni idea e risposta che dava Winter, volevo fargli capire quanto ci tenevo a questo lavoro e quanta era forte la mia volontà a imparare ogni cosa, peccato che c’era qualcuno che ogni due per tre mi distraeva e mi faceva perdere il filo del discorso, il figlio.
Ogni volta che aveva la possibilità, piantava i suoi occhi su di me e non li spostava nemmeno per guardare cosa c’era nel suo piatto e io cercavo di stare impassibile e indifferente alla cosa e notai poco dopo che non ne ero proprio capace, anche perché c’era qualcosa in lui che mi diceva che dovevo osservarlo meglio, capire perché avevo una strana sensazione ogni volta che si rivolgeva a me in qualunque modo.
Lo capii alla fine della penultima portata, io lo avevo già conosciuto quel ragazzo! Ma dove? E quando ?! Cercando di non disturbare gli altri tre mi alzai, mossa che fece portare tutti e tre gli sguardi su di me.
“Scusatemi, ma credo che il mio trucco abbia bisogno di un veloce ritocco, torno subito” sorrisi e mi diressi verso il bagno appoggiandomi poi con le mani sul bordo di un lavandino e guardandomi nello specchio, il trucco non aveva niente che non andasse bene, avrei potuto trovarmi una scusa migliore.
Cercai di fare mente locale su dove l’avessi potuto incontrare prima di quella sera, di certo non durante l’università, non era li per l’erasmus, dopo cinque minuti lascai perdere e tornai in sala, dove mi aspettava un piatto con una splendida panna cotta ricoperta di cioccolato, il mio piatto preferito.
“Allora, ora che è arrivato il dolce credo che il lavoro possiamo archiviarlo e intraprendere una conversazione più leggera, non trovate ?” a parlare fu Baris e guardandomi mi sorrise mentre io annuivo alla sua domanda, sempre in adorazione del dolce.
“Bene, allora inizierò io, cara lei è mai stata prima di questo lavoro a Istanbul o in Turchia ?”
“Purtroppo no signore, sarei venuta più che volentieri a visitare sia la città sia lo stato ma non ho mai avuto l’opportunità per farlo” era vero, da ragazza Istanbul, insieme a Berlino, erano le mie mete preferite solo che a Berlino c’ero andata, a Istanbul no.
“E persone della Turchia ne ha mai conosciute prima ?” la domanda mi tolse dai miei ricordi e ne riportò a galla altri che mi fecero girare verso di lui con lo sguardo stupito per poi posarlo sul figlio, ecco dove e quando! Avevo trovato la risposta al mio dubbio e mi chiesi se anche lui si ricordava, oppure non si era accorto con chi avesse cenato, non sapendolo preferii raccontare la storia a suo padre, magari gli veniva in mente.
Sorridendo posai lo sguardo su Baris e iniziai a raccontare.
“Si, ne ho conosciute un paio, è successo nel Luglio del 2006 in Inghilterra a Reading, ero li in vacanza studio due settimane e c’era questo gruppo di ragazzi turchi che frequentavano le lezioni con alcuni del mio gruppo. Li avevo notati soprattutto perché quelli più grandi, sia ragazze che ragazzi, non passavano di certo inosservati in quando presenza” notai che il figlio si era mosso dalla sedia come se fosse agitato ma non gli detti peso e continuai “Loro erano arrivati prima di noi e di conseguenza sarebbero partiti prima, io li conobbi il sabato sera, partirono il martedì pomeriggio. Fatto sta che grazie a una ragazza li conobbi e passato l’iniziale imbarazzo iniziammo a parlare e conoscerci, lo feci soprattutto con una coppia di fratello e sorella, beh più con il ragazzo, era veramente carino” sorrisi e tornai a guardare il ragazzo che mi fissava, lo aveva capito ma a quanto pare voleva vedere fino a dove sarei arrivata con la storia “Durante quei pochi giorni mi affezionai molto a lui e mi sentivo in qualche modo contraccambiata, dato che appena mi vedeva mi salutava, chiacchierava volentieri e la sera ci vedevamo fuori dai dormitori con i rispettivi gruppi con cui eravamo li. Purtroppo però arrivò il momento della loro partenza e devo essere sincera, ero veramente triste, non mi capacitavo del fatto che dovessero partire, fatto sta che dovettero farlo e quindi li salutai tutti augurando buon viaggio e quando furono andati verso i dormitori dove li aspettava il pullman, io rimasi nel cortile della mensa ripensando ai pochi momenti passati insieme. Per fortuna una mia amica mi costrinse ad andare con lei a risalutarli al pullman, la seguii con malavoglia e di nuovo salutai quelli che non erano ancora saliti e poi mi ritrovai a guardare nella vettura cercandolo …”
“… E mi ritrovai davanti a te che stavi per metterti a piangere e io mi sentivo malissimo per il fatto che stavamo partendo e dovevo lasciarti li” ci voltammo tutti e tre verso Bora che aveva quasi finito il mio racconto, nel punto più triste e marcato che ho nei miei ricordi “Mi abbracciasti incurante del fatto che ti avevo appena avvisato della maglietta non messa proprio bene, mi strinsi così forte dicendomi che ti mancavo già e la cosa mi rese ancora più triste ma ti staccasti perché il pullman stava per partire lasciandomi li, e non puoi sapere in quel momento quanto avrei voluto che fosse stato così ma ovviamente tutti urlarono all’autista di fermarsi e di farmi salire, lo feci ma tristemente e arrivato alla fine del pullman ti vidi guardarmi e non smisi di staccare gli occhi da te fino a quando non fossimo troppo lontani per vederti” mi stava sorridendo mentre finiva il racconto e fu più forte di me ma mi vennero le lacrime agli occhi e dovetti respirare profondamente per calmarmi, la voglia di abbracciarlo di nuovo in quel momento sovrastava tutte le altre sensazioni, gioia, felicità, sollievo e forse, perché no, anche un po’ di amore.
Alexander e Baris spostavano lo sguardo su di me e su Bora e viceversa cercando di capire un minimo di quello che stesse succedendo in quel momento e forse lo avevano anche capito ma non riuscivano a capacitarsi della cosa, Bora intanto si alzò e si avvicino, lo imitai velocemente volendomi trovare al più presto possibile tra le sue braccia e ciò accadde.
Fu come trovarsi nel posto giusto al momento giusto, niente poteva andare male in quell’istante, niente.
Alzai lo sguardo e mi ritrovai nel suo e iniziai a ridere, per nervosismo, per felicità e lui si unì a me sorridendo come lo avevo visto fare durante quei pochi giorni in cui ci eravamo conosciuti.
  
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