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Autore: R e n e g a d e    29/05/2012    6 recensioni
Kaja si innamora della sua migliore amica, Charlotte. Un amore inconfessabile che la tormenta e del quale Charlotte non immagina neanche l'esistenza.
Un giorno un ragazzo entra nelle loro vite, Noah, che sconvolgerà completamente i loro mondi.
Le paure, le indecisioni, i dolori, i sentimenti fragili, fatti di sfumature, di tre ragazzi adolescenti, che si affacciano alla vita..
E ho capito che l'amore a volte non basta,
che può volerci un eternità per trovarsi, per viversi,
ma l'eternità non è più niente a confronto con l'amore.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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32. Music is the reason why I know time still exists
 
-Perché diavolo non mi hai detto che stavi male?- chiese serio scrutandomi dall'altro lato della stanza.
Mi strinsi nelle spalle non sapendo cosa dirgli esattamente. Sapevo come avrebbe reagito, non importava affatto la scusa che sarei riuscita a trovare.
-Volevo solo che fosse una bella giornata... ci tenevi tanto ad andare fuori e sapevo che non saremmo partiti se ti avessi detto della febbre...
-E a ragione! Per poco non affogavi!- si staccò dal muro e mi raggiunse, vicino al letto.
-Scusa- sussurrai abbassando gli occhi a terra, incapace di guardarlo ancora in quegli occhi, in quegli assurdi occhi, profondi come pozzi.
Tentennò per qualche secondo e poi si sedette sul letto, attirandomi a sé.
Sentii le sue labbra premere sulla mia nuca e le sue braccia cingermi delicatamente, quasi avesse paura che potessi sgretolarmi sotto il suo tocco.
-L'importante è che stai bene...- sussurrò prima di sospirare -Mi hai fatto veramente impaurire-
-Scusa- dissi ancora tentando di cacciare indietro le lacrime di amarezza che premevano per precipitarmi sul viso.
-Basta scusarsi- rispose lui sorridendo leggermente.
-Non volevo che finisse così la tua giornata... non volevo rovinare tutto ancora una volta.
-Tu non hai rovinato niente.- rispose lui, facendosi improvvisamente serio.
Io rimasi in silenzio cercando di trovare qualcosa di intelligente da dire, ma tutto ciò a cui riuscivo a pensare era il senso di colpa e le sue labbra sulle mie.
-Che c'è?- chiese dopo un po', cercando il mio sguardo, pur tenendomi fra le sue braccia.
-E' solo che... mi sembra di aver causato continuamente problemi. Non c'è mai stato un momento tranquillo nella tua vita da quando io sono entrata a farne parte...
Non ho idea da dove mi uscirono quelle parole, con quale coraggio riusci ad aprirmi così tanto con lui, ma mi ritrovai così ad avergli aperto il mio cuore.
-Non dire stupidaggini!- disse improvvisamente lasciandomi andare.
I suoi occhi si posarono seri nei miei e sentii il volto avvampare e scaldarsi, come davanti ad un fuoco scoppiettante.
Mi prese il mento fra le dita e mi costrinse ad incontrare i suoi occhi.
-Tu non hai causato nessun problema, chiaro? E per quanto mi riguarda mi sento molto più felice da quando ho incontrato te- abbassò leggermente la testa, per ritrovarsi alla mia altezza.
Trattenni il fiato, incapace di ricordare persino il meccanismo dell'inspirazione e dell'espirazione, e mi persi in quegli occhi che mi squadravano.
-... e Charlie- aggiunse poco dopo, distogliendo lo sguardo.
Il mio cuore perse un colpo e l'amaro mi salì in bocca sentendo pronunciare il suo nome.
In ogni caso il mio cuore sembrava dipendere da i sentimenti di Charlie verso Noah e viceversa.
Non riuscivo a credere possibile che di tante persone dovessi essermi invaghita proprio di lui.
Perché il mio cuore doveva essersi legato ad una persona che, come Charlie, non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti, snobbando una persona come Lotte?
Abbassai lentamente gli occhi in terra ed annuii lentamente.
 
Sfiorai delicatamente la sua superficie lucida, incerta se prenderla fra le mani o meno.
Avevo ancora paura di tornare a suonare, di utilizzare la mia voce per cantare e non per parlare.
Avevo smesso quando mio padre era morto e da allora non avevo più toccato neanche uno strumento musicale.
Da quando mia madre aveva deciso di regalarmi la bellissima Gibson ero tornata a strimpellare, occasionalmente. Sentivo sempre il bisogno di sfogare tutti i miei sentimenti su quelle corde, ma qualcosa mi impediva ancora di farlo.
Quel giorno decisi di provarci per l'ennesima volta a vincere la mia assurda ed insensata paura.
La imbracciai ancora tentennante e con mano incerta iniziai a pigiare le corde, componendo accordi un po' a caso.
Mi ritrovai a suonare una delle prime canzoni che avevo imparato con mio padre, una melodia che aveva composto lui stesso.
Era sempre così, mi ritrovavo sempre a pensare a lui, al tempo passato a suonare assieme, ai progressi che avevo fatto quando lui non c'era proprio per stupirlo al suo ritorno. Le sere passate a ferirmi i polpastrelli solo per impressionarlo e vedere il sorriso comparire sul suo viso.
-E' molto bella...
Saltai sul posto e mi girai improvvisamente verso la porta della stanza e lo vidi, Noah, poggiato sullo stipite della porta.
-Da quanto sei lì?- chiesi posando immediatamente la chitarra.
-Da poco... perché hai smesso? Mi piacerebbe ascoltarti...-
-Non posso- sussurrai al limite dell'imbarazzo.
-Ti vergogni di me?- chiese sorpreso ridacchiando.
-No... io non... non suono più.
-Non mi sembra, stavi suonando adesso.
Alzai gli occhi su di lui incapace di dire qualcosa di sensato e quando mi ritrovai a fissare i suoi occhi blu, crollai.
Mi sentivo incredibilmente stupida a piangere così, senza senso, davanti a lui, lui che mi aveva chiesto solo di suonare una stupida canzone.
Mi ritrovai fra le sue braccia, come era successo un milione di altre volte, incapace di spiegargli quella reazione.
Provavo a parlare ma non riuscivo a produrre una frase che avesse senso, ma sapevo che lui aveva capito. Lui sapeva, sapeva sempre tutto.
-Non avrei dovuto chiedertelo- sussurrò accarezzandomi la nuca.
Scossi la testa lentamente stringendolo più forte a me.
-Dovrei superarlo- sussurrai lasciandolo andare per asciugarmi il viso.
-Vuoi provare a suonare qualcosa per me?- chiese titubante, con la sua solita incredibile dolcezza.
Annuii debolmente e presi nuovamente la chitarra fra le mani. Iniziai a suonare come avevo fatto poco prima, andando a caso, lasciandomi trasportare dalla melodia.
Era strano suonare di nuovo davanti a qualcun altro eppure avevo l'impressione che lui capisse, riuscisse ad intendere tutto quello che c'era dietro quei semplici quattro accordi.
Riuscii a guardarlo soltanto quando ebbi finito e ad accogliermi trovai il suo sorriso ammirato.
-E' davvero bella... e lo sei anche tu, quando non pensi a nient'altro che alla melodia.
Sentii il cuore mancare un colpo e sussurrai un “grazie” molto imbarazzato.
-Tua madre mi ha detto che cantavi anche...- aggiunse sedendosi sul mio letto.
Era una richiesta molto esplicita di cantare per lui.
-Sì... ma non sono molto brava- risposi stringendomi nelle spalle.
-Perché non lasci che sia io a deciderlo?
Scossi la testa avvicinandomi lentamente a lui.
-Mi vergogno...- sussurrai sentendomi per l'ennesima volta una stupida.
-Di me? Ti ho già detto che non dovresti...- mi prese una mano nella sua e mi attirò a sé, per farmi sedere sulle sue ginocchia – Non mangio mica- aggiunse ridendo.
Abbassai gli occhi su di lui e mi ritrovai a fissare le sue labbra con la dannata voglia di farle mie.
Distolsi lo sguardo e mi costrinsi a pensare a qualcos'altro.
La voce uscì all'improvviso dalle mie labbra e mi sembrò quella di un'estranea.
(Broken Wings - Flyleaf)
-Thank you for being, such a friend to me,
Oh I pray a friend for life,
And I have ever told you, how much you mean to me?
Oh, yuo mean so much to me.
I'm thinking all the time, how to tell you what I feel,
I'm contamplating phrases
I'm gazing at eternity
I am floating in serenity
And I am so lost for words
And I am so overwhelmed -
Feci l'errore di spostare gli occhi su di lui, intento a fissarmi, come rapito.
La voce mi morì in gola mentre tentavo ancora di nascondere l'imbarazzo dietro un sorriso forzato.
Abbassai gli occhi e spostai il viso cercando di focalizzare l'attenzione su qualcos'altro, ma lui mi prese il viso fra le mani, costringendomi a guardarlo.
Lo vidi tentennare un poco, avvicinare il suo volto al mio.
Istintivamente mi avvicinai anche io e quasi chiusi gli occhi aspettandomi un suo bacio. Ma ciò che ottenni furono solo le sue labbra stampate su una guancia.
-Grazie- sussurrò quasi confuso -Hai una voce stupenda- aggiunse scansandomi i capelli dal viso.
-Grazie- risposi io, enormemente delusa.
-Dovresti sfruttare questo tuo talento.
Mi strinsi nelle spalle e mi alzai, non riuscendo più a sopportare l'estremo contatto fra noi.
-Un tempo facevo parte di una band...
-E ti hanno sostituita?
-No... non volevano continuare a suonare senza di me- risposi sorridendo al pensiero dei miei compagni che si disperavano all'idea che li avrei abbandonati.
-Allora forse dovresti chiamarli- rispose lui.
Per qualche strana ragione non riuscii a non annuire.
Improvvisamente tutte le scuse e le paure che avevo montato su in quell'anno sparirono, spazzate via da quelle parole.
E fu così che cominciò, il mio ritorno alla musica. L'unica cosa che non mi aveva mai abbandonata o tradita.
Charlotte era sempre stato il centro della mia vita, questo era vero, ma avevo sempre tenuto la musica a parte. Era qualcosa di me che lei non conosceva.
Non mi aveva mai vista suonare o cantare, era un mondo che riservavo per me stessa, la mia famiglia, ed i ragazzi della band.
Quando avevo smesso di suonare non li avevo più cercati, li avevo esclusi dalla mia vita perché così non sarebbero stati lì a ricordarmi a cosa stavo rinunciando.
Premere sul tasto “chiama” quella sera non fu affatto facile.
Rimasi a fissare lo schermo per un'ora, prima di decidermi a chiamarlo.
Era sempre stato il leader della band, Chaz, ed era anche la persona che si era più battuta per farmi restare.
-Kaja?
Avevo quasi dimenticato il suono della sua voce e mi fece sorridere sentirlo così stupito di quella chiamata.
-Hey...
-E' successo qualcosa di grave?- chiese subito, allarmato.
-No, no... è solo che tu e i ragazzi mi mancate...Mi manca suonare con voi...
-Vuoi dire che hai deciso di tornare?
Riuscivo a sentire la sua gioia persino al telefono e mi ritrovai a sorridere, di nuovo.
-Forse...- risposi dopo qualche secondo di silenzio.
-Oh mio Dio, gli altri stenteranno a crederci, davvero! Incontriamoci domani, al solito posto!
Acconsentii sentendomi improvvisamente trasportata indietro nel tempo, ad un periodo più felice.
La band mi aveva sempre aiutato a sentirmi meno sola, a sollevarmi nei momenti difficili.
Loro erano stati i miei primi amici all'infuori di Charlotte, i primi con cui ero riuscita ad essere un po' più me stessa.
E mi ero sentita una stupida un milione di volte per averli cacciati dalla mia vita.
 
Mi avvicinai lentamente al garage semi-aperto della casa di Chaz, e sorrisi sentendo i ragazzi che accordavano gli strumenti.
Mi erano mancate quelle giornate spensierate, chiusa là dentro con loro a canticchiare, a vivere una vita diversa dalla solita.
Alzai l'anta del garage e me li ritrovai tutti lì davanti, uguali a sempre, nei loro soliti vestiti, intenti a parlare e bisticciare.
-KAJA!- urlarono in coro correndomi incontro.
Mi ritrovai sommersa dalle loro effusioni, a stento riuscivo a respirare sotto le loro braccia.
-Ragazzi mi state soffocando!- dissi ridendo, cercando di uscire da quella trappola umana.
-Sei cambiata- constatò Bent scompigliandomi i capelli.
Mi strinsi nelle spalle ed annuii. Era vero, ero molto diversa dalla Kaja di prima, ero molto più consapevole di me stessa e degli altri, e avevo smesso di nascondermi dietro una ragazzina che non ero.
Le insicurezze c'erano ancora tutte ma non mi importava più come prima che gli altri le vedessero o meno.
-Allora, sei pronta a tornare ufficialmente nei Silent-Fieber?!-
Annuii e fui sommersa di nuovo sotto le loro braccia, neanche avessimo vinto un milione di euro.
Eravamo una piccola band di cover ed io ero l'unica ragazza.
Chaz, il leader, era la chitarra fissa oltre che corista e, eventuale, voce. Bent era il mago della batteria, non avevo mai visto nessuno muovere tanto velocemente le bacchette. Dale invece era designato al basso. Io ero la voce principale e mi giostravo tra seconda chitarra e tastiere.
Mi sembrava strano tornare davanti a un microfono, con loro che si muovevano in sincrono attorno a me. Eppure era bello, dannatamente bello.
Prima di iniziare a provare sul serio ci perdemmo in chiacchiere e aggiornamenti di stato.
Non era cambiato poi molto nelle loro vite, da quando li avevo visti l'ultima volta.
Chaz era sempre il solito burlone, con i capelli lunghi e mossi ad incorniciargli il viso. Li aveva tinti di un rosso fiammante e dovevo ammettere che gli stavano davvero molto bene. Era cambiato un po', mi sembrava più bello, più dolce nei tratti del viso.
Dale non era cambiato di una virgola, sempre altissimo con la sua cresta sparata arancione. Era sempre stato un po' folle nel look e quella era una cosa che non era affatto cambiata.
Bent, nonostante tutto, restava l'anomalo della situazione. Era un ragazzo pulito, con gli occhiali, che vestiva preciso. L'unico tratto distintivo erano gli orecchini ad entrambe le orecchie.
Era il classico tipo da cui non ti aspettavi un esibizione rock alla batteria, non una decente almeno.
Ed invece era un mostro di bravura. Lui si trasformava davvero con le bacchette fra le mani, persino il suo volto sembrava distendersi, assumere un'espressione completamente diversa dal solito.
Quando iniziammo a suonare assieme sembrò che il tempo si annullasse completamente. Era tutto come prima, non avevamo perso la nostra complicità, anzi.
(Get Back - Demi Lovato)
-I wanna get back, to the old days,
When the phone would ring, and I knew it was you,
I wanna talk back, and get yelled at,
Fight for nothing, like we used to,
Oh, kiss me, like you mean it, like you miss me,
'Cause I know that you do, I wanna get back, with you!
Mi avvicinai a Chaz guardandolo fisso negli occhi, con finta aria provocante.
-Don't look at me that way I see it in your eyes,
Don't worry about me I've been fine,
I'm not gonna lie I've been a mess, since you've left
Mi sentii trascinare sempre più dalla musica e persi, come un tempo, la cognizione di me stessa e del mio corpo.
Mi lasciai trasportare dal ritmo e mi sembrò di liberarmi da un grande peso che mi opprimeva da tempo il petto.
Quando finì la canzone mi ritrovai quasi senza fiato e colma di adrenalina.
-Cacchio se mi siete mancati!-
 
Era successo tutto molto velocemente: le prove, la proposta di suonare in un locale per una serata, la pubblicità sparsa per la città, gli inviti per mia madre, Noah e Charlotte.
Era successo talmente all'improvviso che non avevo neanche avuto modo di rendermene veramente conto prima di quel momento, a un passo dal palco.
Avevo lisciato i capelli in modo che mi ricadessero lungo il viso, avevo però tirato indietro le ciocche che generalmente mi coprivano il volto, sotto le preghiere di mia madre a farmi vedere, una volta tanto.
Avevo anche lasciato che scegliesse lei i miei vestiti e così mi ritrovai stretta in dei leggins di pelle neri e una maglietta bianca, molto larga, con un teschio nero disegnato sopra.
Ai piedi avevo delle Doctor Martens arricchite di borchie con lo spuntone. Decisamente il mio outfit preferito.
Mi sembravo strana in quei vestiti, nel vedermi come la tipica cantante di una band rock. Era tutto molto diverso da come mi presentavo solitamente.
Ma tutto questo non avrebbe più importato una volta salita là sopra; ci sarebbe stata solo la musica e la mia anima, servita su un piatto d'argento al pubblico.
Quando ci annunciarono sentii le gambe tremare e ebbi l'impressione che sarei svenuta dalla paura di lì a poco.
Riuscii ad arrivare sullo stage, accompagnata dalle incitazioni di Chaz, e sentii subito il fiato mancarmi.
Come diavolo sarei riuscita a trovare la voce per cantare, quella sera?
Non c'erano moltissime persone, ma erano comunque tante e sicuramente più di quante mi avessero mai sentito e visto cantare.
La canzone partì improvvisamente, tanto che faticai a rendermi conto che era giunto il momento di tirare fuori tutta la mia grinta.
Iniziai a cantare tenendo gli occhi chiusi, imponendomi di pensare che fossi nella mia cameretta, che nessuno mi avrebbe sentita.
(Who Am I - Flyleaf)
-Who am I
Who am I
That you have brought me
This far, this far
Who am I that you have brought me so far -
A quel punto mi decisi ad aprire gli occhi e mi resi conto di vedere ben poco del pubblico presente, completamente accecata da una luce che mi era stata puntata contro nel frattempo.
Riuscii però a scorgere la sua figura, fra tutte, ed improvvisamente mi resi conto di star cantando solo per lui e che non me ne fregava niente se se ne sarebbe accorto.
-And you have forgiven me for everything
Everything
And you have given me everything
Oh its too much, its too much
You're too much, you're too much -
Distolsi lo sguardo improvvisamente, incollandolo su Chaz che si muoveva a tempo di musica . Lui ricambiò il mio sguardo e mi lasciai trasportare dal suo sguardo rassicurante, da i suoi capelli rossi ipnotizzanti, brillanti.
Quando la canzone terminò mi sorpresi nel sentire gli applausi dei nostri spettatori e riuscii a calmarmi un po'.
Fu in quel momento che partì la seconda canzone, che avevo scelto proprio io, proprio per lui.
(Your Eyes - Alexz Johnson)
-If I was drowning in the sea
Would you dive right in and save me?
If I was falling like a star
Would you be right there to catch me?
If I was dreaming of your kiss
Would you look right through me? -
Riuscii a percepire i suoi occhi su di me, mentre lo fissavo cantandogli tutti i miei sentimenti.
Mi sembrò di vedere l'incertezza balenare nel suo sguardo e lo vidi distintamente mentre abbassava gli occhi a terra, colto dall'imbarazzo.
-Every single thing you say makes me want to run away
Sometimes love's a rainy day but life goes on-
Sentii il fiato mancarmi in gola, credetti di soffocare mentre ripetevo ancora quel ritornello, mentre pensavo ai suoi occhi su di me, alle idee che poteva star elaborando la sua mente.
Chaz aveva scelto la scaletta ed aveva previsto che non avrei retto cantando tutte le canzoni da solista. Per questo aveva deciso di mettere a metà spettacolo un duetto, una delle mie canzoni preferite.
Era incredibile come tutte le canzoni improvvisamente mi portassero a lui, a quello che sentivo, a quello che stavamo vivendo.
La voce di Chaz mi riempì le orecchie strappandomi un sorriso. Aveva una voce divina e mi ero sempre chiesta perché non facesse da voce leader.
Mi avvicinai lentamente a lui, con finta aria rapita, e presi possesso del ritornello:
(Spellbound - Lacuna Coil)
-Tell me who you are, I am spellbound
You cannot have this control on me
Everywhere I go, I am spellbound
I will break the spell you put on me -
Il ritmo sincopato di quella canzone mi fece dimenticare tutto, persino dove mi trovassi.
Avevo così chiuso gli occhi e avevo iniziato a muovermi con gli altri a tempo di musica, dedicandomi completamente alla canzone, sentendo ogni parola che pronunciavo e che pronunciava Chaz.
La parte che più mi piaceva di quella canzone era la fine, quando la mia voce si mischiava a quella ruvida e graffiante di Chaz. Sembravamo diventare un tutt'uno, un corpo unico, un'anima sola.
Era la cosa che mi era sempre piaciuta di più di cantare con loro.
Si creava una completa unione fra tutti noi. Loro sapevano rapirmi, conquistare la mia anima e metterla a nudo come nessun altro.
Rimisi sull'asta il microfono aspettando con ansia la canzone che avremmo eseguito di lì a breve. Una tra quelle che sentivo parlare più di me e di Noah, di come lo avevo accolto nella mia vita.
(Enemy - Flyleaf)
-I have made you an enemy
I have been my own enemy
I am asking for you to forgive me
For everything-
Cercai il suo sguardo fra la folla e mi resi conto che aveva capito che era per lui, che quelle scuse erano per lui, per tutte le volte che lo avevo fatto soffrire, per tutte le volte che c'erano stati contrasti fra noi, per tutte le volte che ci eravamo delusi a vicenda e per tutte le volte che ci eravamo ritrovati e avvicinati più di prima.
Lasciai andare il microfono ed indietreggiai con lo sguardo fisso sul soffitto, intenta a trattenere le lacrime di commozione che sentivo premere contro gli occhi.
Riuscii a trovare a stento la forza di pronunciare quelle ultime parole e sentii la voce tremare più di una volta.
Prima che me ne rendessi conto eravamo giunti alla nostra ultima canzone.
Mi voltai verso Chaz e lui mi sorrise, mimando la frase “ce la fai?”.
Mi ritrovai a sorridere a mia volta e ad annuire. Era sempre così premuroso con me.
A guardarlo sembrava il solito gradasso provolone e senza cervello ma era un ragazzo molto sensibile, che sapeva andare a fondo alle persone e che si concedeva a pochi scelti.
Non lasciava entrare molte persone nella sua vita, nel profondo della sua anima, ma una volta che gli entravi nel cuore, ci restavi per sempre, a prescindere da qualunque cosa.
(Tiny Heart - Flyleaf)
-Your lips touched every hand but mine
If you choose me, I’m waiting for you
If you choose me, I’m waiting for you
Always waiting -
Mi rifiutai di cercare ancora una volta i suoi occhi e mi sforzai di guardare il resto delle persone, cercando di creare un contatto con ognuno di loro.
Mi sfiorai le labbra con le dita non riuscendo a non pensare al sapore delle sue.
Nonostante non lo guardassi, era sempre a lui che correva il pensiero.
-You will never know
What you have done to me
You will never know losing love from me
And you will never know a single day alone
Tiny heart
Stuck inside yourself
When will you open up-
Staccai il microfono dall'asta ed incontrai lo sguardo di Dale. Anche lui mi sorrise complice, uno di quei suoi dolci sorrisi incoraggianti.
La musica terminò e mi sentii improvvisamente svuotata anche se felice.
Gli applausi riempirono il locale di nuova “musica” e ci inchinammo tutti e quattro davanti a quella standing-ovation.
Sì, era la prima volta che mi esibivo davanti ad un pubblico, ma ero certa che non sarebbe stata l'ultima.
Ci ritrovammo qualche istante dopo nel back-stage, stretti in un abbraccio di gruppo.
-Ce l'abbiamo fatta!- esclamò Bent, quasi incredulo.
-Certo che ce l'abbiamo fatta, abbiamo una bomba di cantante!- esclamò in risposta Chaz cogliendo l'occasione per scompigliarmi i capelli.
-Scemo, siete voi la bomba, non io!- commentai uscendo dal loro abbraccio soffocante come al solito.
-Kaja?
Mi voltai di scatto e notai Charlotte e Noah alle mie spalle.
-Hey!
-Sei stata divina- commentò Charlie venendomi incontro per stringermi in un abbraccio.
-Grazie- sussurrai abbracciandola a mia volta.
-Te l'avevo detto che dovevi coltivare il tuo talento- commentò a quel punto Noah, pronto a stringermi a sua volta fra le braccia.
Lo strinsi anche io, un po' incerta.
-Dobbiamo parlare...- sussurrò al mio orecchio, senza farsi sentire da Charlie.
Il mio cuore perse un colpo ed annuii debolmente. Avevo l'impressione che mi si fosse fermata la circolazione in tutto il corpo.
Sorrisi fintamente e tentai di recuperare la mia aria gioiosa di prima, ma niente poteva distogliermi da quelle due parole soffiate di nascosto al mio orecchio.

_nota dell'autrice:
Ed è già passata una settimana °_°
Ed io posto imperterrita il mio capitolo, anche se almeno qui su efp quei quattro lettori che avevo sono spariti D: Vabeh, colgo l'occasione per linkare anche il forum in cui sto pubblicando (con le mie amate girls che commentano tutto con amore) Passion For Writing
Ringrazio anche Lau per la pazienza di avermi passato tutti i link.
Ci tengo che sentiate tutte le canzoni, però capirò se non lo farete XD
In particolare ci tengo per i Flyleaf, perché è la voce che ho scelto per Kaja <3
Spero vi sia piaciuta questa parentesi musicale, tra l'altro ci sono anche i volti dei ragazzi ed eccoli:

Dale
Chaz
Bent

Pooi, vi rimembro il gruppo di FB : I'm a renegade, it's in my blood 
E credo basti °° ci vediamo al prossimo aggiornamento <3

Baci,
Bea
   
 
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