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Autore: Fanny Lestrange    31/05/2012    4 recensioni
Bellatrix Lestrange si domandava cos'avesse da perdere.
Barty Crouch si chiedeva che cosa lei ci avrebbe guadagnato.
Nessuno dei due seppe trovare una risposta.
Si erano ripromessi di non pensarci.
L'avrebbero presa come fosse venuta.
La storia ha partecipato al contest "Cantala ancora, Jim - The Doors Contest" di ElePads.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Bellatrix Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 “Un tramonto insolito” pensò Bellatrix, lo sguardo perso fuori dalla finestra, gli occhi fissi sul bagliore rossastro del sole morente.
Il cielo quel giorno era stato stranamente limpido, ed ora già cominciava a perdere le sue sfumature rosate per tingersi di blu.
Era in arrivo il crepuscolo.
Ora di rientrare, eppure ella temporeggiava, in apparenza dimentica di avere una casa, una famiglia, forse - chi poteva dirlo? - che l’aspettava.
Non aveva alcuna voglia di tornare alla propria scialba esistenza di giovane strega aristocratica; preferiva di gran lunga restarsene lì, al Quartier Generale, in quello che era il simbolo della sua seconda vita.
Una vita segreta e inaccessibile ai più, da fuorilegge, ma che la esaltava e riusciva a darle un senso di completezza.
“Ancora per poco” si disse. “Ancora poco e non avrò più bisogno di nascondermi”
Quando finalmente avessero avuto il dominio sul mondo magico, allora avrebbe potuto esibire il suo Marchio con fierezza.
Perché lei, a dispetto di ciò che faceva credere agli altri, non cessava mai di essere una Mangiamorte.
 
 
Volse lo sguardo intorno e lo soffermò su una figura rannicchiata sulla propria sedia.
La sala delle riunioni era ormai deserta; l’unica eccezione era costituita da quel giovane pallido e biondo seduto al capo opposto del tavolo.
Bellatrix, non vista, lo scrutò da lontano e sorrise.
Il ragazzo era curvo in avanti e pareva immerso nei propri pensieri, del tutto indifferente alla realtà circostante. Ma lei sapeva che non era così.
Si alzò e gli si avvicinò.
 
 
- Ancora qui, Barty?- domandò innocente.
 
Solo allora il ragazzo sollevò il capo e la fissò, il volto acceso da un lieve rossore.
 
-Mio padre mi crede in trasferta per conto del Ministero- confessò con una punta d’orgoglio.
 
Già, suo padre. L’influente Bartemius Crouch, considerato da tutti come prossimo Ministro della Magia.
Non doveva essere impresa semplice, rifletté Bellatrix, soddisfare le aspettative di un genitore di quel tipo; comprendeva senza difficoltà come Barty avesse deciso di non prenderle nemmeno in considerazione.
L’aveva fatto anche lei.
 
 
-Oh, allora ti fermi qui per stanotte.
 
Il Quartier Generale era una vecchia dimora abbandonata, fatiscente ma comunque utilizzabile in caso di evenienza.
 
-Sì… Pensavo di sì- fu la risposta.
 
 
Bellatrix sorrise di nuovo.
Era consapevole delle reazioni che scatenava nel giovane; sospettava da tempo che avesse un debole per lei, ma non se ne era mai curata più di tanto.
In quel momento, però, frustrata a causa di una missione fallita e della conseguente ira del suo Signore (non v’era nient’altro in grado di abbatterla a quella maniera), avvertiva il prepotente bisogno di sfogare la propria delusione.
E qual modo migliore per farlo se non divertendosi un po’ in compagnia del ragazzo?
Dandogli false illusioni, manipolando i suoi desideri a proprio piacimento.
L’idea la eccitava; era curiosa di vedere fin dove lui avrebbe osato spingersi.
Dopotutto si trattava pur sempre di un gioco, no?
 
 
-Be’, nemmeno io ho fretta di andarmene- civettò, prendendo posto accanto a lui.
 
Si accorse che la sua presenza lo metteva a disagio, ma era convinta che fosse un inizio indispensabile.
 
 
-Ti spiace se prendo qualcosa da bere?- s’informò noncurante.
 
 
-Fai pure- acconsentì il giovane.
 
 
Bellatrix appellò due calici e una fiaschetta di Whisky Incendiario da chissà quale remoto angolo della casa, e solo dopo parve ricordarsi di qualcosa.
 
 
-Oh… Perdonami… Ho dato per scontato che ne volessi anche tu- esclamò, fingendosi desolata.
 
 
-Non fa nulla... Ne berrò un po’ anch’io, allora- la rassicurò Barty.
 
 
Lei sogghignò tra sé e riempì i bicchieri.
Le sue intuizioni si stavano rivelando esatte. Come sempre.
 
 
 
Ne porse uno a lui e sollevò il proprio, invitandolo a fare altrettanto.
 
 
-Alla vita- annunciò.
-Perché va presa come viene.
 
 
Il ragazzo la fissò senza capire.
“Tanto meglio” pensò Bellatrix, sorseggiando il liquore.
 
Lui la imitò.
Vuotò il calice in tempo sorprendentemente breve, e subito se ne versò dell’altro.
 
A quella vista, Bellatrix sorrise soddisfatta.
Lei era abituata all’alcol e lo reggeva bene, ma non si poteva dire lo stesso di Barty.
Il Whisky avrebbe avuto un effetto immediato su di lui, ne era certa.
 
 
Attese ancora un po’, e quando le parve che fosse il momento giusto, allungò la mano e prese ad accarezzargli dolcemente il viso.
 
-Sei così bello- sussurrò, scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte.
 
 
Lo pensava sul serio.
Quella bellezza così pura, così giovane e ingenua le ricordava la sua. La sua di una volta.
Per questo sentiva il bisogno disperato e impellente di sporcarla, di profanarla con il proprio fascino dannato.
Lei aveva perso l’innocenza già da tempo, ormai.
E aveva deciso che così sarebbe stato anche per lui.
 
 
Barty deglutì, preso alla sprovvista.
 
 
-Bella…. Io non credo che…- mormorò debolmente.
 
 
-Shhh- lo interruppe lei, e senza aspettare oltre avvicinò il proprio volto al suo e lo baciò.
 
 
Stavolta il ragazzo non oppose resistenza e le rispose con ardore.
 
Come che lei non l’avesse previsto.
Era stato proprio quel suo vano tentativo di rifiuto, appena accennato e tutt’altro che convincente, che l’aveva invece spinta ad andare fino in fondo.
Era sicura che quello del giovane non fosse altro che pudico timore di circostanza, e in quanto tale andava rimosso.
 
 
-Perché fai questo?- le chiese lui quando si separarono.
 
 
Bellatrix non si lasciò spiazzare.
Era ancora straordinariamente lucida.
 
 
-Vuoi forse farmi credere che non ti piace?- replicò beffarda, senza ritrarre le braccia dal collo del giovane.
 
 
-No… Certo che mi piace, ma…
 
 
-Lo sapevo- sorrise lei, posandogli un altro bacio sulle labbra.
-E allora non preoccuparti. Prendila come viene.
 
 
 
 
-Prendila come viene- gli aveva detto, con quella sua aria languida e svogliata, di chi suscita desiderio e ne è consapevole.
 
 
E lui, Barty, le aveva dato retta, senza esitazione.
Non chiedeva di meglio.
Non sapeva perché avesse scelto proprio lui, perché gli venisse concesso così tanto.
Che cosa aveva fatto per meritarselo?
 
Eppure non ci voleva pensare, non in quel momento.
L’avrebbe presa come fosse venuta.
Sarebbe stato doloroso?
Pazienza. Era il prezzo da pagare per poterla avere.
Perché lui, Barty Crouch, ne era irrimediabilmente ossessionato da quando era entrato nelle fila dei Mangiamorte.
 
 
“Forse sono nel buio, forse sono in ginocchio, forse sono in equilibrio tra i due trapezi, ma il mio cuore batte ed iniziano le mie pulsazioni” era tutto ciò a cui era riuscito a pensare non appena lei lo aveva baciato.
 
Frasi sconnesse, deliranti, ma veritiere proprio perché scaturitegli dall’inconscio più profondo.
 
Colpa dell’alcol.
No, colpa di quella donna maledetta.
Riusciva sempre a manovrare gli altri a suo piacimento, come fossero pedine da gioco.
Già, perché per lei era tutto un gioco, tanto più eccitante quanto più si andava oltre.
Ma per lui, Barty, era l’esistenza stessa.
 
Eppure, nemmeno la consapevolezza di venire usato, manipolato, dirottato verso falsi orizzonti, riusciva a farlo tornare in sé.
In sé?
Non era forse grazie a lei, Bellatrix, se si era finalmente mostrato per ciò che era davvero?
Non era forse quello ciò che aveva sempre desiderato?
 
 
Lei nel frattempo gli si era acciambellata in braccio e aveva iniziato a sbottonargli avidamente la camicia.
 
Lui la lasciava fare, limitandosi a fissarla rapito.
 
Quando aveva finito, il ragazzo le aveva afferrato con decisione i fianchi e l’aveva baciata di nuovo, assaporando fino in fondo quel piacere inaspettato.
 
L’aveva presa in braccio e l’aveva portata in una stanza in fondo al corridoio.
 
Bellatrix rideva divertita, ma lui non vi aveva fatto caso.
Rideva di lui, senza dubbio, della sua vulnerabile ingenuità, ma a Barty non importava.
Anzi, era ancora più bella così.
 
 
Erano entrati nella stanza, lui si era chiuso la porta alle spalle e l’aveva adagiata sul letto.
 
Non rideva più, ora.
Era improvvisamente ammutolita, quasi fosse in attesa di qualcosa.
 
Lui aveva creduto di capire e, prima che il coraggio lo abbandonasse, le aveva tolto i vestiti con selvaggia frenesia.
 
 
-Calma, ragazzo, calma. Non così in fretta- gli aveva sussurrato lei, ansimante.
-Sii paziente. Devi muoverti più lentamente, se vuoi che duri.
 
 
E lui, ancora una volta, l’aveva assecondata, si era lasciato guidare.
Aveva avuto fiducia.
L’aveva presa come era venuta.
 
 
 
Barty ora ricordava poco di quella notte.
Visioni confuse, distorte, allucinate. Alterate dall’alcol e da lei, dalla sua lucida follia.
Estasi e abbandono.
Delirio e dolore.
Il fuoco divampante della passione e il gelo amaro del risveglio.
 
 
-E’ meglio che tu te ne vada, ragazzo, e in fretta- gli aveva ordinato lei il mattino dopo.
 
-Avanti! Che aspetti?- aveva ripetuto, dato che lui non accennava a muoversi.
 
 
Per Barty quelle parole erano come pugnalate.
 
“Ma è colpa mia, solo colpa mia” si era rimproverato.
“Lo sapevo fin dall’inizio”
 
 
-Dimentica quel che è successo. Non osare farne parola con nessuno, o giuro che te ne pentirai- lo aveva ammonito, impietosa.
 
 
-Naturalmente… Come vuoi- era stata la docile risposta.
 
 
-Bene. Ora va’.
 
 
E lui era andato.
Fuori, via da quella stanza e da quella donna.
 
 
Barty ci aveva provato, a dimenticare quel che era successo.
Aveva tentato di eliminare ogni traccia della propria debolezza, di cui mai come quella volta aveva dato prova.
E c’era riuscito.
 
Aveva scordato tutto: Bellatrix, l’ebbrezza, l’amore e il brusco ritorno alla realtà.
 
Una cosa, però, una sola, l’aveva gelosamente custodita nei propri ricordi, senza permettere a nessuno di portargliela via: la sua voce beffarda, canzonatoria, che convinta di deriderlo e ignara di stargli dando invece una lezione di vita, sussurrava suadente: “Non preoccuparti, tesoro. Prendila come viene
 
 
 
 
Note:
Ebbene sì, l’ho fatto… Mi sono decisa a scrivere qualcosa su Bellatrix… o perlomeno ci ho provato! ;)
 Un grazie speciale ad ElePads e alla sua originalità, senza le quali probabilmente sarebbero passati anni prima che mi decidessi ad iscrivermi ad un contest.
Chiunque volesse lasciare una recensione è il benvenuto! ^^
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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