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Autore: sorika    04/06/2012    9 recensioni
«Quindi tu sei vergine?»
Steve sentiva che stava morendo.
«Eh?» fece, pregando di aver udito male.
«Ho chiesto: Sei vergine?».
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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tonyxsteve

Domande indiscrete

 

 

Quando aveva sentito bussare alla porta del proprio appartamento, Steve Rogers stava facendo delle flessioni.

Non che ne avesse particolare bisogno- il suo fisico, dopo l’esperimento, aveva subito un cambiamento permanente che non richiedeva particolari cure di mantenimento- ma faticare, sudare e sentire i muscoli tirare lo facevano tornare indietro, gli permettevano di rivivere ancora la guerra, e Teschio Rosso, i suoi amici, Howard e Peggy.

Ma quel giorno, a quanto sembrava, non doveva pensarci.

Sospirando si tirò su, scrollò le spalle e le braccia indolenzite, e si avvicinò alla porta.

Dall’altra parte, con un sorriso strafottente appena accennato sulle labbra, c’era Tony Stark, infilato in uno dei suoi soliti completi da magnate dell’industria e l’espressione più strafottente che avesse nel suo repertorio.

«Beh? Ce ne hai messo di tempo per aprirmi, Capitano» disse, entrando senza che l’altro l’avesse invitato a farlo, e guardandosi intorno.

Steve neanche rispose, per evitare inutili battibecchi, e Tony continuò a guardarsi intorno, incuriosito e a tratti divertito dal bizzarro modo in cui aveva arredato il salotto, senza parlare né fare commenti.

Cosa che l’altro trovò un po’ strana. Se c’era una cosa che aveva capito sin dal loro primo incontro era che Tony non riusciva a stare zitto, non riusciva a non commentare, aveva un opinione su tutto, doveva sempre dire la sua, non riusciva proprio a tenersela per sé, doveva condividere anche se sapeva che sarebbe stato poco carino. Anzi meno la cosa era carina da dire più sentiva la necessità impellente di dirla.

Ma quel silenzio era strano.

«C’è qualcosa che volevi dirmi, Stark?» chiese, dopo aver chiuso la porta di casa.

Tony sembrò ricordarsi improvvisamente di qualcosa e si voltò a guardarlo, mentre giocherellava a schioccare le dita e battersi il pugno sul palmo aperto.

«Penso che prendo un goccio di Scotch» e gli fece un sorrisone, tornando a dargli le spalle.

Steve sospirò, incrociando le spalle al petto e poggiandosi al muro.

«Non ho alcolici» disse, aspettandosi una battuta da parte dell’altro che, come previsto, non si lasciò sfuggire l’occasione.

«Non hai alcolici?» ripetè, come per metabolizzare meglio la notizia «Che vita triste che conduci Cap!»

«Gli alcolici non mi fanno effetto» spiegò «Si può sapere cosa sei venuto a fare?» chiese di nuovo.

Non riusciva a capire perché ma la presenza di Tony lo scombussolava sempre, gli provocava rossori, rigonfiamenti dove non dovevano esserci, e poche facoltà mentali.

Aveva cercato di evitarlo o di starci poco a contatto proprio per non fargli intuire che era cambiato il modo in cui lo guardava e che si svegliava nel bel mezzo della notte perché l’aveva sognato in atteggiamenti poco casti.

Ma lui non afferrava i segnali e gli stava sempre intorno, faceva sempre allusioni e più di una volta l’aveva sorpreso a guardarlo- cosa che l’aveva veramente destabilizzato e fatto arrossire come una scolaretta.

E ora se lo ritrovava in casa, con il chiaro intento di non voler sloggiare facilmente.

«Allora?» chiese di nuovo, stavolta con più enfasi.

Tony si voltò a guardarlo, smettendo si smanettare come un bambino tra le sue cose, e disse:

«Avevo delle domande da farti» e indicando il divano «Ci accomodiamo?» come se fosse a casa propria.

Steve alzò un sopracciglio ma si sedette composto, con la schiena dritta e poggiata perfettamente allo schienale. Tony aveva uno sguardo strano, uno sguardo che l’altro non riusciva a decifrare ma che lo stava facendo arrossire- aveva le punte delle orecchie che gli andavano a fuoco.

«Avevi la ragazza, ai tuoi tempi?» domandò di getto Tony.

Steve arrossì definitivamente, ma mantenne l’autocontrollo.

«Sei venuto fino a casa mia per chiedermi se avevo la ragazza?» chiese, per essere sicuro che non fosse un parto della propria mente.

«Si» rispose secco l’altro «Trovi che sia strano?»

«Hai fatto quasi 20 miglia per chiedermi se avevo la ragazza?»

«Cap mi sembri un tantino lento oggi. Il ghiaccio non si è completamente sciolto nel tuo cervello?»

Steve si portò una mano in faccia, sconfortato. Non riusciva proprio a capirlo.

«Una telefonata sarebbe bastata» disse.

«Non sapevo se eri in grado di usarlo un telefono, vista l’epoca in cui tu viv-»

«C’erano i telefoni, nella mia epoca» lo fermò, quasi ringhiando.

«Sì, beh, altri tipi di telefono, troppo antiquati. Quelli di adesso hanno molte più funzioni e vista la tua lentezza di comprendonio ho seri dubbi che saresti riuscito a rispondere» e si alzò in piedi, girando intorno alla poltrona sulla quale si era accomodato poco prima e poggiando le mani sullo schienale della stessa.

Steve lo seguì con lo sguardo.

«Allora?» chiese Tony, con aria leggermente scocciata.

Steve corrugò la fronte, cercando di mantenere la calma e chiuse un attimo gli occhi.

«No, Tony, non avevo la ragazza» e tornò a guardarlo, attendendo la sua reazione.

Tony battè i palmi sul tessuto morbido della poltrona e si allontanò, passeggiando avanti e indietro.

«Quindi tu non avevi fidanzate, amanti, donne…»

«No» ripetè, vergognandosi.

«Ma hai baciato qualcuno almeno?».

Il tono con cui gli aveva posto la domanda suonava così sconcertato che Steve arrossì di getto, pensando a dove nascondersi pur di non dover più rispondere alle sue domande invadenti.

«Mi spieghi cosa te ne deve importare di chi frequentavo?» domandò, alterato.

«Niente, in realtà, ma mi diverte vedere le tue reazioni» e gli fece un altro dei suoi sorrisoni strafottenti, mentre Steve si tirava in piedi e stringeva i pugni, innervosito e rosso fino alla radice dei capelli.

«Beh, visto che ho saziato la tua sete di curiosità, ora puoi anche andartene!» e fece per accompagnarlo alla porta, ma l’altro, con una prontezza di spirito che non si riconosceva, gli mise una mano sul petto e lo spinse sul divano.

Sorpreso dal gesto Cap non riuscì a reggersi e cadde di sedere, in modo scomposto. Non fece in tempo a tirarsi su che Tony gli salì cavalcioni sopra, facendogli schizzare il cuore in gola.

«S-Stark!» gracchiò, cercando di toglierselo di dosso senza toccarlo «Cosa stai facendo!?».

Ghignando maliziosamente e allentandosi la cravatta, Tony lo ignorò in pieno e disse:

«Ho un'altra domanda, Capitano» e si accomodò meglio sulle gambe irrigidite dal nervoso di Steve.

«C-cosa?» balbettò, tenendo il busto inclinato all’indietro.

La situazione era assurda, Steve non riusciva a capacitarsene. Come poteva essergli sfuggita così dalle mani?

Tony si sporse in avanti per raggiungere il suo viso, mentre scioglieva definitivamente il nodo della cravatta.

«Quindi tu sei vergine?»

Steve sentiva che stava morendo.

«Eh?» fece, pregando di aver udito male.

«Ho chiesto: Sei vergine?».

«S-Sì» gli sfuggì, e arrossì di colpo perché il viso di Tony si distese in un espressione così maliziosa e compiaciuta da fargli sospettare che era quello il suo piano si dall’inizio, sin da quando aveva bussato a casa sua con la scusa di fargli qualche domanda invadente.

E infatti, sistemandosi così vicino da permettergli di sentire il suo respiro sulle labbra, Tony lo costrinse a sdraiarsi, mentre gli pioveva sopra come una catastrofe.

Aveva ancora quel sorriso maledettamente compiaciuto sulla bocca e Steve voleva cancellarglielo con un pugno ben assestato, perché non riusciva a credere che l’avesse infinocchiato così bene. Aveva cercato di non dargli nessun motivo a cui aggrapparsi per farlo vergognare ed invece, a quanto pareva, gliene aveva fornito più di uno. E lo aveva per giunta attaccato dove era più debole.

Forse la teoria che Tony non si era accorto dei suoi sentimenti era sbagliata; forse lui l’aveva sempre saputo e aveva aspettato solo il momento buono per approfittare di lui.

Sperava solo che non lo stesse prendendo in giro, che non lo stesso usando perché poi ci sarebbe rimasto male e non aveva voglia di soffrire per uno come lui, megalomane, egoista, autodistruttivo, stron-

«Capitano?» lo chiamò, guardandolo dritto negli occhi.

«Si?» fece l’altro.

«Ti distrai in un momento simile?» gli chiese, quasi indignato.

Steve boccheggiò senza sapere cosa rispondere, rosso in viso come un pomodoro maturo e con un nodo allo stomaco così doloroso da farlo piegare in due.

Voleva eclissarsi.

Poggiandosi sui gomiti fece per tirarsi su e togliersi da quell’imbarazzante situazione, ma Tony, che era visibilmente in disaccordo, lo spinse di nuovo giù, e avvicinò pericolosamente il viso a quello dell’altro.

«No Rogie , non puoi andartene.» disse, rendendo ancora più chiare le sue intenzioni.

Steve si rese conto, in un momento di chiara lucidità con se stesso, che non voleva proprio andarsene da nessuna parte, anche se si vergognava a morte e voleva picchiarlo a sangue.

«Che v-vuoi fare?» chiese, mentre Tony si avvicinava di più, sempre di più, finchè le loro labbra non si sfiorarono appena, un tocco leggerissimo, percepibile solo perché le muovevano per parlare.

«Cosa voglio?» rispose, sibillino «Voglio rimediare alla tua deprecabile situazione!» e lo baciò, mentre Steve sentiva che stava per vomitare il cuore, i polmoni e la sua dignità, ma che, in un certo qual modo, gli stava bene. E lo voleva anche lui.

Perciò, abbandonò qualsiasi difesa e si godette il momento, mentre il suo cervello elaborava un piano per vendicarsi di tutto l’imbarazzo e di tutta la vergogna che gli aveva fatto provare in una sola mattinata.

 

 

Note: Allora... ehm.... diciamo che è la prima che scrivo in assoluto su questo fandom e che sono abbastanza emozionata xD non so, a me è piaciuta, mi sono ispirata deliberatamente a quest'immagine https://www.facebook.com/photo.php?fbid=234064470036794&set=a.234064330036808.45370.218702251573016&type=3&theater
E niente, spero vi piaccia, lasciatemi un commento^^
  
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